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Rigenerazione e valorizzazione delle Aree Interne: criticità e sfide. Un caso di studio nel Salento

Il Salento sud

Il Salento sud

CIP 

di Caterina De Marzo [*] 

In Italia, un Paese ricco di diversità geografiche e culturali, emergono luoghi ai margini dell’attenzione collettiva che custodiscono autentiche e intricate narrazioni. Questi luoghi narrano storie che si estendono dalle valli e montagne alpine alle regioni interne dell’Appennino e alle isole del Mediterraneo.

Attualmente, il concetto di “area interna” ha attraversato un’evoluzione significativa rispetto al passato. In tempi passati, era principalmente associato a territori rurali poco sviluppati, caratterizzati da scarsa densità demografica, economie fragili e limitata attrattività. Oggi, invece, l’idea di area interna rappresenta una collezione di contesti autentici e complessi, ciascuno con la propria identità e condizione di marginalità. Tuttavia, queste condizioni marginali possono essere superate adottando un approccio olistico, che valorizzi le risorse locali coinvolgendo sia le istituzioni che le comunità. In questo contesto, il concetto di ‘turismo relazionale integrato’ emerge come un potenziale mezzo per contrastare l’emorragia demografica e promuovere lo sviluppo sostenibile, rappresentando un progetto completo, informativo e operativo che tiene conto della programmazione dei Fondi Europei finalizzati alla rinascita di queste aree. La globalizzazione e la bassa crescita economica che caratterizzano molte delle zone avanzate, negli ultimi anni, hanno suscitato un dibattito sulla natura delle politiche di sviluppo e competitività e sulla loro portata, contenuti e beneficiari.

Nel contesto del mio lavoro di ricerca mi sono concentrata sugli obiettivi della SNAI volti allo sviluppo locale, in particolare sulla valorizzazione del capitale naturale e culturale attraverso il turismo sostenibile. Ho preso in considerazione l’individuazione delle risorse, il superamento delle sfide e la promozione della collaborazione tra imprese locali, la valorizzazione del patrimonio culturale e la consapevolezza che le politiche siano adattate alle peculiarità e unicità locali e fondate su un approccio integrato tra le istituzioni e le comunità locali. Le politiche pubbliche passate, spesso incentrate sull’infrastrutturazione, trascuravano infatti le specificità territoriali. La sfida attuale è creare opportunità sociali ed economiche sostenibili per le popolazioni attraverso politiche a scala regionale e locale.

Sebbene le aree interne costituiscano circa il 60% del territorio nazionale, ospitano soltanto il 23% della popolazione italiana. La Strategia Nazionale mira a rovesciare questa tendenza, promuovendo la creazione di comunità sostenibili mediante investimenti nelle infrastrutture e nei servizi pubblici. Una comprensione approfondita delle sfide che affrontano le aree interne emerge attraverso tre narrative rilevanti: “l’Italia montana”, che sottolinea le battaglie delle zone montuose e interne; “l’Italia delle disuguaglianze civiche”, che mette in evidenza gli squilibri tra Nord e Sud; e “le Italie in declino”, riferentesi alle regioni in forte regresso economico [1]. Queste narrazioni presuppongono l’importanza di un approccio integrato per lo sviluppo territoriale.

Acquarica-Presicce

Presicce- Acquarica

L’area interna oggetto specifico della mia analisi è il “Sud Salento” [2], con le sue peculiarità geografiche, radici storiche profonde e indicatori socio-economici distintivi. Un’area che comprende i comuni di Specchia (4.602 abitanti), Salve (4.485 abitanti) e Presicce-Acquarica (9.518 abitanti), per una popolazione totale di 18.605 abitanti [3]. Conformemente a dati recenti, il PIL di questa area manifesta una dinamica in evoluzione, caratterizzata da significative opportunità ma anche sfide notevoli. ll rischio di spopolamento è un problema che accomuna le aree interne, sebbene possa essere sovrastimato. Evidenze dalla ricerca “Giovani dentro” [4] condotta dall’Associazione Riabitare l’Italia dimostrano che due giovani su tre che risiedono in queste regioni desiderano rimanervi. Questo desiderio è guidato dalla percezione di una migliore qualità della vita in termini ambientali e da legami sociali più forti all’interno delle comunità locali. Molte delle persone intervistate partecipano attivamente ad attività associative o iniziative locali, contribuendo alla vitalità del territorio. Coloro che contemplano l’idea di partire sono motivati dall’opportunità di trovare lavoro altrove e di arricchire le loro esperienze di vita.

Una delle principali lamentele degli abitanti delle aree interne è la necessità di recarsi fuori dal proprio comune per accedere a servizi essenziali, un disagio particolarmente sentito dagli anziani. Superare queste difficoltà richiede una visione strategica che non solo affronti le sfide principali, ma anche promuova lo sviluppo locale sfruttando le specifiche risorse e valorizzando il principio di sussidiarietà sancito dalla Costituzione, nonché le opportunità offerte dalla complementarietà degli interventi europei, nazionali e locali. È su queste basi che si fondano la politica di sviluppo rurale e la strategia nazionale per le aree interne, costituendo il più ampio meccanismo di sviluppo territoriale integrato e di sviluppo locale disponibile per i decisori pubblici.

Negli ultimi anni, si è purtroppo registrata una inarrestabile tendenza al declino demografico. A titolo di esempio si riporta in questo grafico l’andamento della popolazione dal 2001-2021 di Acquarica-Presicce. La stessa situazione si riscontra per gli altri due comuni, di Specchia e di Salve. 

 

Presicce

Presicce

Questa situazione pone interrogativi cruciali sull’integrità economica e sociale dell’area, oltre che sulla sua sostenibilità a lungo termine. La prospettiva di un territorio che vede diminuire gradualmente la sua popolazione residente solleva quesiti relativi alla salvaguardia e alla promozione del benessere delle comunità locali. Al fine di comprendere appieno questo contesto ho inteso adottare un approccio di natura empirica, con l’obiettivo di trascendere il mero ambito delle considerazioni teoriche e immergermi appieno nella realtà delle aree interne. Ho pensato pertanto di rivolgere alcune interviste a personaggi che hanno ricoperto e ricoprono ruoli importanti nella gestione della “cosa pubblica” sul territorio di riferimento, dal momento che ho ritenuto che queste persone potessero soddisfare il mio desiderio di scoprire elementi poco o del tutto inesplorati delle comunità locali e dei loro rapporti con il patrimonio culturale e ambientale. Le interviste possono rivelare le sfumature nascoste, le voci soffocate dalla quiete delle campagne, i pensieri dei “residenti attivi politicamente” che a volte si svelano solo nell’intimità di un confronto. Nella formulazione dei quesiti ho attentamente selezionato una gamma diversificata di aspetti, temi, interrogativi e curiosità che hanno guidato l’approccio adottato per questa indagine. Tra gli aspetti chiave che ho considerato vi sono:

  • Dinamiche Socioeconomiche: ho esaminato elementi quali occupazione, reddito, infrastrutture e servizi pubblici;
  • Partecipazione Comunitaria: ho esplorato il grado di coinvolgimento e partecipazione attiva delle comunità locali nelle decisioni che riguardano lo sviluppo del territorio;
  • Politiche Pubbliche: ho analizzato gli interventi attuati per promuovere lo sviluppo delle aree interne, valutando il loro impatto e le sfide incontrate.
  • Cultura e Patrimonio: ho preso in considerazione il ruolo del patrimonio culturale e ambientale nelle comunità, valutando come questo possa influenzare lo sviluppo locale e l’attrattività turistica;
  • Sostenibilità Ambientale: ho considerato come le pratiche di sviluppo locale influenzino l’ambiente e la sostenibilità a lungo termine delle regioni interne.

Tra i temi cruciali affrontati durante le interviste:

  • Leadership Politica: ho esaminato il ruolo dei leader politici nel plasmare o influenzare il futuro delle comunità locali.
  • Economie Locali: ho approfondito le economie locali, esaminando settori chiave come agricoltura, turismo e industrie emergenti.
  • Cambiamenti Demografici: ho osservato le tendenze demografiche, come lo spopolamento, e le loro implicazioni per lo sviluppo locale.
  • Frammentazione Istituzionale: ho valutato come la frammentazione delle istituzioni possa influenzare il processo decisionale e la gestione delle risorse
  • Collaborazione e Rete: ho indagato sulla presenza di collaborazioni tra diverse istituzioni e attori locali per promuovere lo sviluppo e affrontare le sfide.
Specchia

Specchia

La ricerca è stata guidata da un quadro teorico e progettuale che ha tracciato il lavoro. La pedagogia di comunità è stata la bussola, incanalando il focus verso l’empowerment e la partecipazione delle comunità nell’arte di costruire il loro destino. Le interviste condotte includono la voce di Antonio Lia, ex presidente del GAL Capo di Leuca ed ex Sindaco di Specchia, Giacomo Cazzato, Sindaco di Tiggiano e presidente dell’Area Interna, Antonio Ciriolo, attuale Presidente del GAL Capo di Leuca.

Antonio Lia, ex presidente del GAL Capo di Leuca ed ex Sindaco di Specchia (ex parlamentare)
Mi racconti la sua pluridecennale esperienza, mettendo in luce la visione che lo ha guidato nel “progettare” il borgo di Specchia, a quali esempi ha guardato.
Mio padre era Sindaco di Specchia e da lui ho appreso la passione per la politica, per il realizzare le cose a beneficio della comunità. Sono stato parlamentare e Presidente fondatore del Gal Capo di Leuca, oltre che più volte sindaco di Specchia. La mia esperienza acquisita su più campi mi ha permesso di strutturare una visione del territorio che andava al di là del presente e immaginare Specchia come è oggi: uno dei borghi più belli d’Italia. Per realizzare questo sogno mi sono attivato attraverso il PSR (Piano di Sviluppo Rurale) proprio del Gal Capo di Leuca, che all’epoca consentiva incentivi per chi avesse una casetta da ristrutturare in centro. Sono poi seguite altre iniziative di riqualificazione, come il programma di “Rigenerazione Urbana” della Regione Puglia e successivi interventi di animazione del territorio dagli eventi alle rassegne (vedi Cinema del Reale), dagli itinerari organizzati alla promozione fieristica, tutte azioni che hanno consentito continuità alla valorizzazione del territorio nel tempo.
Come pensa possa essere organizzato il “turismo” quale opportunità economica per i piccoli centri? Come pensa si possa incrementare l’attrattività dei luoghi?
Un turista, meglio chiamarlo “ospite”, deve essere per noi qualcuno che viene a vivere il territorio e non solo a godere del mare in estate. Un ospite è più di un turista e prendendo parte della vita locale, fa esattamente ciò che fanno le persone del posto, quindi di fatto partecipa attivamente all’economia dei nostri piccoli centri a cominciare dalle attività enogastronomiche alle botteghe artigianali, ai servizi alla persona e così via. L’attrattività dei luoghi è valorizzabile attraverso la riqualificazione dei centri storici, la vivibilità degli spazi pubblici, i servizi di trasporto sostenibile e il coinvolgimento della cittadinanza attiva nella conoscenza e nella promozione del territorio (in questo l’associazionismo di qualità può svolgere un ruolo fondamentale). Il turismo ha anche bisogno di mobilità e in questo l’utilizzo strategico dei porti è fondamentale. Per questo già da molti anni ho cercato di proporre un intervento integrato tra i porti di Leuca, Brindisi e Taranto in modo da consentire un sistema logistico favorevole all’entroterra. Purtroppo però, i campanilismi e la miopia di visione politica non hanno consentito grandi scelte determinanti.
Il cinema può concorrere a questo scopo?
Certamente sì ed è per questo che ho già citato la rassegna del “Cinema del Reale” che ogni anno si tiene a Specchia, coinvolgendo artisti minori accanto ai più affermati e dando voce ai ragazzi dei nostri comuni del Capo di Leuca in particolare, consentendo loro di esprimersi attraverso questa stupenda arte e portando il paesaggio, la cultura e le tradizioni salentine, la vita reale appunto di questi luoghi, sul grande schermo nelle estati in cui i nostri borghi si riempiono di vita.
Come pensa si possa oggi valorizzare Cardigliano?
Cardigliano è un grande complesso attualmente in una fase di stallo. È stato pensato come un vero e proprio villaggio esperienziale dove il turista potesse vivere la vita locale a 360°. Attualmente avrebbe bisogno di un piano di riqualificazione adeguato alle sue potenzialità. La complessità degli interventi e le ingenti risorse necessarie, tuttavia, richiedono tempo e impegno amministrativo.
L’agricoltura (quale?) può essere un’opportunità per i giovani?
Oggi l’agricoltura si sta evolvendo. Dopo il disastro del problema Xylella anche il paesaggio salentino si sta rinnovando. Siamo in un’epoca di profondi cambiamenti e fra qualche anno l’agricoltura in particolare, con l’avvento delle nuove tecnologie, non sarà più quella di oggi. In questo processo evolutivo si possono inserire nuove energie giovanili ma anche questo richiede sforzi economici che spesso il nostro territorio non è in grado da solo di avviare. Pertanto, io vedo la crescita dell’agricoltura di qualità nella nostra economia, in particolare con il coinvolgimento dei giovani e in questo specifico contesto storico, solo attraverso la realizzazione di iniziative progettuali che coinvolgano ricerca, impresa, associazionismo e istituzioni tutte insieme.
Quale funzione possono avere i GAL?
Il Gal ha avuto nel tempo la funzione di valorizzare il settore agricolo anche dal punto di vista turistico, in interconnessione con i centri storici che si facevano portatori ed espositori dei prodotti e delle tradizioni sapienti del mondo rurale. Oggi anche il Gal si sta evolvendo dal punto di vista non più solo del turismo rurale ma anche in quello socio-educativo e in questo sono necessarie nuove figure all’altezza delle sfide importanti che abbiamo davanti.

Nella voce di Antonio Lia, emerge una figura di grande orgoglio professionale e dedizione al proprio territorio. La sua esperienza, radicata nella politica e nella leadership, si manifesta attraverso la trasformazione del borgo di Specchia in uno dei borghi più belli d’Italia. Tuttavia, questo successo solleva una domanda cruciale: la classe politica odierna è in grado di comprendere le sfide dei territori che è chiamata a governare? L’esperienza di Antonio Lia ci fa riflettere sulla differenza tra una leadership politica con una visione lungimirante e un approccio più contingente. Il suo coinvolgimento profondo nel progresso di Specchia indica una comprensione della necessità di promuovere una crescita sostenibile, rispettando la cultura e il patrimonio delle comunità locali. Il confronto tra l’approccio di Antonio Lia e l’attuale panorama politico ci spinge a considerare l’importanza di una visione a lungo termine e di una leadership politica informata. Mentre alcune figure politiche potrebbero essere mosse da interessi immediati o da un approccio a breve termine, il successo di iniziative di rigenerazione come quella di Specchia suggerisce che un’impronta duratura può essere realizzata attraverso la comprensione profonda delle esigenze locali e delle risorse disponibili.

Tiggiano

Tiggiano

Nella voce di Giacomo Cazzato, Sindaco di Tiggiano e presidente dell’area interna, emerge una nota di speranza. Le aree interne hanno una forza nascosta, basata su economie di servizi forti e coesione sociale. Tuttavia, sfida dopo sfida, tra cui la frammentazione istituzionale e la mancanza di collegamenti efficaci, devono essere superate per liberare il vero potenziale. La collaborazione è il filo conduttore di Giacomo Cazzato, che invoca una visione condivisa. L’unità tra i comuni è vitale per un futuro armonioso, dove lo sviluppo è equilibrato e le risorse sono allocate correttamente. Il suo appello per la creazione di una rete sinergica è un richiamo a superare le barriere per creare una realtà sostenibile e prospera.

Giacomo Cazzato, Sindaco di Tiggiano, presidente dell’area interna
Le aree interne cercano di individuare problematiche specifiche, legate alle caratteristiche dei luoghi, e a forme di soluzione anch’esse altrettanto specifiche. Nell’area interna di sua pertinenza, quali sono a suo giudizio le criticità e le opportunità?
Iniziamo con le opportunità. Una delle principali è rappresentata da un’economia forte di servizi, che si contrappone all’assenza di un’economia di sopravvivenza. Questo offre un solido fondamento per lo sviluppo sostenibile dell’area interna. Inoltre, la qualità della socialità è un’opportunità da non trascurare, poiché favorisce l’interazione tra le persone e promuove uno spirito di comunità. Il controllo forte e la bassa incidenza della criminalità sono altri elementi positivi che contribuiscono a creare un ambiente sicuro e stabile per la popolazione. Da non dimenticare anche la vicinanza tra i comuni, che li rende facilmente raggiungibili e favorisce la collaborazione tra le diverse realtà locali. Infine, il patrimonio ambientale rappresentato dalle aree SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e dai parchi offre opportunità per uno sviluppo sostenibile e la valorizzazione delle risorse naturali. Inoltre, l’artigianato di nicchia può rappresentare un’opportunità economica da sfruttare per la promozione del territorio.
Passiamo ora alle criticità. Una delle principali problematiche è la frammentazione istituzionale, che rende difficile coordinare le azioni e sviluppare una strategia comune. È necessario superare questa sfida e lavorare per una maggiore integrazione e collaborazione tra i diversi enti e istituzioni presenti nell’area interna. Un’altra criticità è rappresentata dall’assenza di un sistema di trasporto pubblico adeguato. La mancanza di collegamenti efficienti può limitare la mobilità delle persone e ostacolare lo sviluppo economico e sociale dell’area. È quindi importante investire nella creazione di una rete di trasporti pubblici efficiente e accessibile a tutti. Infine, un’altra problematica è l’allocazione errata delle risorse. È fondamentale garantire una corretta distribuzione delle risorse finanziarie e infrastrutturali per sostenere lo sviluppo equilibrato dell’area interna, evitando disuguaglianze e concentrazioni eccessive in determinate zone.
Per affrontare queste criticità e sfruttare appieno le opportunità, è necessario un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle comunità locali e degli attori economici e sociali. Attraverso una strategia comune, basata sulla collaborazione e sulla condivisione delle risorse, possiamo superare le difficoltà e creare un futuro migliore per l’area interna. Grazie per l’attenzione e per l’impegno che ognuno di noi può mettere per contribuire al progresso di questa regione. Insieme possiamo fare la differenza.
Su cosa pensa prioritariamente che debbano concentrarsi gli sforzi per promuovere nell’area interna sviluppo locale?
Una delle principali aree di intervento è la rigenerazione dei centri storici. Spesso, questi luoghi rappresentano un importante patrimonio culturale e architettonico, ma possono trovarsi in uno stato di degrado e abbandono. Concentrare gli sforzi nella loro riqualificazione e restauro può contribuire a creare luoghi attraenti per i residenti e i visitatori, favorendo lo sviluppo di attività commerciali e culturali.
Un’altra priorità è la regolamentazione urbana, attraverso l’adozione di piani urbanistici che coinvolgano tutti i comuni dell’area interna. Questo è fondamentale per garantire uno sviluppo armonioso e sostenibile del territorio. I piani urbanistici possono definire le direttive per la pianificazione del territorio, l’uso del suolo, la creazione di spazi pubblici e la protezione dell’ambiente. Un’adeguata regolamentazione urbana favorisce l’equilibrio tra le diverse esigenze della comunità e promuove uno sviluppo ordinato e coerente.
Infine, un’altra priorità su cui concentrare gli sforzi è l’interconnessione sostenibile tra tutti i centri dell’area interna. Una buona rete di collegamenti e infrastrutture efficienti è essenziale per favorire la mobilità delle persone, la circolazione delle merci e lo sviluppo economico. Questa interconnessione può avvenire attraverso una combinazione di mezzi di trasporto pubblico, piste ciclabili e percorsi pedonali, che favoriscono la mobilità lenta e sostenibile.
Affrontare queste priorità richiede un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle comunità locali e degli attori economici e sociali. È importante promuovere la partecipazione attiva dei cittadini e delle organizzazioni locali nella definizione delle strategie e nella realizzazione dei progetti. Inoltre, è necessario garantire una corretta allocazione delle risorse finanziarie e infrastrutturali per sostenere queste iniziative. Promuovere lo sviluppo locale nell’area interna richiede un approccio olistico e integrato, che tenga conto delle peculiarità del territorio, delle sue risorse e delle aspirazioni della comunità. Solo attraverso un impegno comune possiamo costruire un futuro sostenibile, equo e prospero per tutti.
Che entità ha il fenomeno nell’area interna dello spopolamento? Come crede si possa contrastare?
Drammatico soprattutto sul versante ionico, più contenuto su quello adriatico, per un’assenza di una vera e propria economia dei servizi. Il fatto che Tricase sia la sede di uffici pubblici più importanti penalizza ad esempio il versante ionico. Pensiamo che Giuliano aveva 1000 abitanti negli anni 90 e poco meno di 400 oggi. È necessaria una forte infrastrutturazione sociale del territorio, con l’aiuto fondamentale del Terzo Settore e dell’Università.
Di quali servizi di infrastrutturazione avrebbe bisogno l’area interna per diventare attrattiva per le attività economiche?
Un contratto di servizio pubblico con intervento della Regione per il potenziamento delle Ferrovie Sud Est, più efficienza e maggiore numero di corse, un fondo per la progettazione dei sottopassi e l’eliminazione dei passaggi a livello. Una infrastrutturazione sostenibile con le ciclabili da Comune a Comune perché i luoghi sono facilmente raggiungibili e basterebbe servirli meglio con interventi agevoli. Esiste il degrado ambientale e abitativo delle aree costiere dovute ad un turismo intensivo e di massa.
Ritiene che si possa proporre un modello alternativo di turismo, che interessi oltre che le coste anche i paesi retrostanti?
Su Morciano, Salve, Patù e il versante ionico in particolare, a causa della forte intensità di presenza estiva e poi lo spopolamento progressivo che perdura ormai da anni. Stiamo lavorando con due avvisi sia ai paesaggi interni che alla rigenerazione dei centri storici. Il progetto Waterfront va da Castrignano del Capo (Leuca) a Ugento, è un progetto preliminare che presto sarà esecutivo perché finanziato con circa otto milioni di euro. Riguarda la riqualificazione di tutto il litorale. Specchia, Miggiano e Montesano, hanno anche loro attivi progetti sperimentali sul paesaggio. Per il collegamento delle stazioni stiamo partecipando a un bando da dieci milioni di euro proprio questa settimana, riguarda tutti comuni delle aree interne.
 
Salve

Salve

Antonio Ciriolo, attuale presidente del GAL Capo di Leuca, porta l’attenzione sull’integrazione tra agricoltura e turismo. Questa sinergia non solo promuove la produzione locale, ma coinvolge anche i turisti nella vita autentica dei luoghi. Il GAL si posiziona come catalizzatore per l’innovazione e la rigenerazione rurale, un ponte tra tradizioni radicate e opportunità moderne. La valorizzazione delle tradizioni locali è il focus di Antonio Ciriolo, che vede nell’innovazione una via per coinvolgere i giovani e abbracciare il cambiamento. Questa evoluzione richiede un impegno collettivo, una partnership tra ricerca, imprenditorialità, associazionismo e istituzioni.

Antonio Ciriolo. attuale presidente del GAL Capo di Leuca
 Quale pensa possa essere la funzione del GAL per favorire una politica di rigenerazione rurale nel contesto dell’area interna in cui esso è inserito?
Collegare agricoltura e turismo anche al sociale, in sinergia con la rigenerazione dei centri storici e la promozione del territorio, riabilitando la filiera e accorciandola a beneficio di una produzione tipica locale al 100%
Ritiene che il GAL possa assumersi il ruolo di soggetto capace di spronare e proporre forme di turismo relazionale in connessione coi progetti di rigenerazione rurale?
Recentemente il GAL Capo di Leuca ha modificato il suo statuto, prevedendo anche interventi socio-educativi, di inclusione, di partecipazione pubblica, in sinergia con il Terzo Settore molto attivo sul nostro territorio: questa nuova direzione può consentire di aprire possibilità prima inesplorate, con il contributo di tutti a 360°.
Quali caratteristiche dovrebbe avere questa forma di turismo per costituire un’integrazione del reddito da attività agrarie?
Sinergia con le attività produttive locali, valorizzazione delle tradizioni come esperienze di vita locale da far vivere al turista, coinvolgimento del turista nella quotidianità per il gusto della sana lentezza che è tipica del nostro territorio e che significa anche relax ovvero entrare in un’altra dimensione rispetto alla vacanza standard, una dimensione unica che solo il Salento sa offrire.
Come favorire un processo di avvicinamento dei giovani alla terra? Che modello di agricoltura ritiene sia praticabile oggi nel Salento, dopo la devastazione conseguente al fenomeno xylella?
Accorciando la filiera, rafforzando le capacità promozionali dei giovani, formando in maniera integrata gli stessi giovani a sviluppare competenza e innovazione continua. Con il cambiamento del paesaggio e le nuove tecnologie occorre puntare a investimenti nella ricerca e in modalità creative di valorizzazione delle tipicità, anche esplorando nuovi mercati e puntando su azioni di marketing mirato.

In tutte e tre le interviste, si evidenzia la richiesta di collaborazione e coinvolgimento per la valorizzazione e sviluppo delle aree interne. Una pedagogia di comunità si snoda attraverso queste narrazioni, un appello all’azione collettiva per creare coesione e generatività e può essere potenziata attraverso l’implementazione di una rete di collaborazione. Le reti consentono alle comunità di connettersi con altre realtà simili, condividere buone pratiche, risorse e esperienze.

All’inizio del mio percorso di indagine, ho affrontato questo studio con una serie di aspettative e ipotesi ben definite. Nel delineare il quadro delle aree interne e dei loro destini in evoluzione, mi sono concentrata su diverse prospettive e scenari che potrebbero essere sviluppati. Da un lato, mi aspettavo di scoprire segnali di declino socio economico nelle aree interne, un quadro caratterizzato da una fuga di popolazione, un calo delle attività economiche e una possibile carenza di opportunità. Ero curiosa di individuare, nel contempo, opportunità che potessero costituire il fondamento di una rinascita e valorizzazione delle risorse interne, legate a settori come il turismo relazionale e le innovazioni imprenditoriali.

La partecipazione attiva delle comunità locali nella definizione del loro futuro era un altro aspetto che mi incuriosiva. Immaginavo che le voci delle persone attive politicamente nelle aree interne fossero importanti per plasmare gli orientamenti dello sviluppo locale.  Il ricco patrimonio materiale e immateriale delle aree interne era un elemento su cui ho focalizzato molta della mia attenzione. Ritenevo che queste risorse potessero costituire una base solida per l’identità e l’attrattività delle comunità, potenzialmente rappresentando un motore di sviluppo.

Man mano che avanzavo nelle mie interviste, le mie aspettative hanno subìto una riflessione critica profonda. Le conclusioni alle quali sono giunta hanno rivelato una realtà più complessa e sfaccettata di quanto avessi inizialmente immaginato. Mentre alcuni aspetti delle mie ipotesi sono stati confermati, altri si sono rivelati meno lineari. Ho constatato che il declino e le opportunità spesso non seguivano una separazione netta. Piuttosto, erano strettamente intrecciati e le soluzioni non si presentavano in modo lineare. Le conversazioni con i politici locali mi hanno confermato la necessità di un ruolo attivo delle comunità locali nell’orientare il proprio futuro. Questo mi ha fatto riflettere sull’importanza di considerare non solo gli aspetti economici, ma anche quelli culturali e relazionali per raggiungere una prospettiva di progresso sostenibile.

Mi sono resa conto che il quadro delle aree interne richiedeva una lettura più profonda, autentica e le conclusioni tratte dalle interviste mi ha spinto a riconsiderare l’importanza di un approccio flessibile e dinamico nell’analisi delle aree interne, riconoscendo che la realtà è spesso più complessa di quanto possa apparire inizialmente.

9788872837894_0_424_0_75Il Salento si trova al crocevia tra tradizione e innovazione, una terra di opportunità nascoste pronta a essere scoperta attraverso una prospettiva comunitaria e sostenibile. Da questa prospettiva, il patrimonio culturale e ambientale si rivela un elemento fondamentale per promuovere uno sviluppo equo e duraturo. Tuttavia, ogni azione di valorizzazione necessita, come ho già detto, di un pieno coinvolgimento delle comunità locali, che devono essere le autentiche protagoniste dei processi di creazione del valore.

Assumendo tale strategia, è apparso estremamente utile approfondire il costrutto di “turismo relazionale”, poiché in grado di favorire una connessione autentica tra i visitatori e le comunità locali. Valorizzando le relazioni umane, il turismo relazionale può creare esperienze significative e profonde per entrambe le parti coinvolte.

L’ecomuseo è stato identificato come uno strumento cruciale per promuovere il turismo relazionale e, conseguentemente, lo sviluppo delle comunità nelle aree interne. La sua definizione e le sue caratteristiche mostrano come possa agire da catalizzatore per l’impegno comunitario, incoraggiando la partecipazione attiva e la valorizzazione del patrimonio locale. La progettazione partecipata, inoltre, si è rivelata un elemento chiave per il successo di queste iniziative, poiché coinvolge i membri della comunità nel processo decisionale e nell’elaborazione delle strategie di sviluppo. Questo coinvolgimento è essenziale per garantire che la comunità residente sia la vera protagonista nel valorizzare il proprio patrimonio e nell’offrire autentiche esperienze di interazione dell’ospite col territorio.

Nel contesto specifico del Salento, ho evidenziato e progettato l’opportunità di istituire un “Ecomuseo delle Relazioni Comunitarie” come Living Lab per la Ricerca, l’Innovazione e la Risonanza nelle Aree Interne. Questo ecomuseo fungerebbe da punto di riferimento per la comunità locale e stimolerebbe la collaborazione tra istituzioni, associazioni e singoli individui.

9788831717946_0_350_0_75Per una progettista di interventi di comunità, il problema di quale futuro contribuire a realizzare – con riferimento specifico a queste aree – è essenzialmente capire come concorrere al costituirsi di volontà collettive e di visioni condivise, possibili e realistiche (Eco, 1997; Palermo, 2009; Vitale, 2009; Gregotti, 2014), maturare e far maturare l’idea di quanto e di come lo spazio e la sua organizzazione contino, quali elementi fisici fondamentali e imprescindibili delle stesse reti e infrastrutture digitali; ma anche la necessaria e consapevole presa in carico della dimensione del rischio, quale componente strutturale della società, della città, dei territori (Beck, 2000), da assumere all’interno di una prospettiva di governo del territorio multilivello.

Per affrontare queste sfide, è necessario considerare almeno quattro aspetti. Innanzitutto, bisogna ripartire dall’analisi della dimensione strutturale dei problemi, compresa la densità abitativa, la mobilità, gli spazi aperti e il benessere urbano. È cruciale anche prestare attenzione alle disuguaglianze sociali e spaziali, nonché ai divari di capitale sociale e culturale, per combattere tali disuguaglianze e promuovere l’equilibrio tra cittadini, governi, istituzioni e aziende. Inoltre, per una progettazione efficace del futuro è necessario coinvolgere attivamente la comunità e il suo patrimonio, considerando le possibilità d’azione e la cura delle fragilità territoriali e sociali. Questo può avvenire attraverso processi collaborativi e partecipativi che permettano di costruire una visione di futuro comune e di coordinare le azioni autentiche tra l’uomo e il capitale naturale. Le aree interne sono caratterizzate da una forte identità culturale e da un patrimonio naturale e architettonico di valore. Attraverso gli ecomusei, è possibile ricostruire e valorizzare la storia e la cultura locale, creare un turismo relazionale che integri l’offerta agroalimentare con l’ospitalità e le attrattive naturalistiche, storiche e artistiche del territorio.

8677033911a9c9d0d65d48ba732668f4Per raggiungere questi obiettivi, è necessario sviluppare un percorso di studio e ricerca che coinvolga i vari attori del territorio, compresi i cittadini, le amministrazioni locali, le università e le associazioni culturali. È importante anche promuovere il dialogo tra le diverse regioni e le politiche di sviluppo nazionali e internazionali per condividere esperienze e buone pratiche. Va abbandonata l’idea di modelli stabili e di previsioni a lungo termine, e invece adottare un approccio aperto alle eventualità, che consenta alle comunità di imparare e di assumersi la responsabilità del proprio futuro. È importante considerare lo spazio urbano come una fonte di relazioni e interazioni umane, e utilizzare il pensiero spaziale come accesso privilegiato alle forme concrete di vita e azione dei soggetti.

A guardar bene, le aree interne rappresentano una riserva di capacità che può essere rigenerata attraverso processi partecipativi e adattivi di rigenerazione sociale e urbana. È necessario promuovere un ritorno al territorio, un desiderio alla restanza valorizzando le infrastrutture sociali e sviluppando competenze e regole adattate alle specificità dei territori. Sapendo che l’intervento è da farsi sì direttamente sulle aree interne, ma immaginandole parti di sistemi più ampi, in grado di assicurare servizi. Deve affermarsi un principio ecologico, che connettendo realtà urbane e rurali, territori più sviluppati con territori meno sviluppati promuova comunanza, inclusione e relazioni più autentiche tra le persone, ma anche tra queste e l’ambiente.

Dialoghi Mediterranei, n. 63, settembre 2023
[*] Il presente articolo è ricavato dall’elaborato di tesi di laurea magistrale in Consulenza Pedagogica, discussa nel luglio 2023, presso l’Università del Salento, relatore il prof. Salvatore Colazzo
Note
[1] Lanzani, A., Curci F. (2017), Le sei Italie-Viaggio in un paese diverso, Laterza.
[2] cfr https://www.agenziacoesione.gov.it/strategia-nazionale-aree-interne/regione- puglia/sud-salento/L’area interna Sud Salento si divide in 14 comuni dell’Area Progetto, che racchiude i beneficiari della strategia aree interne e nel quale si realizzano gli interventi, e in 4 comuni dell’Area Strategia, che completano il perimetro di tutti i comuni associati all’area interna Sud Salento  Comuni Area Progetto (n. 14)  Acquarica del Capo, Alessano, Castrignano del Capo, Corsano, Gagliano del Capo, Montesano, Miggiano, Morciano di Leuca, Patù, Presicce, Taurisano, Salve, Specchia, Tiggiano. Comuni area strategia (n.4) Casarano, Ruffano, Tricase, Ugento (Casarano non ha sottoscritto la Convenzione per la partecipazione alla Strategia). 
[3] I dati sono al 31 dicembre 2021.
[4] Cfr.  https://riabitareitalia.it/giovani-dentro-la-percezionedei-giovani-delle-aree-interne-del-paese/ 
Riferimenti bibliografici
Costa, M. (2022), Fu Turismo. Un accorato appello contro la monocultura turistica, Raetia.
De Rossi, A. (a cura di). (2018), Riabitare l’Italia: Le aree interne tra abbandoni e riconquiste, Donzelli
De Varine, H. (1993), L’ecomuseo: La fascinazione del tempo riconquistato, Armando Editore.
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Caterina De Marzo, ha conseguito la laurea magistrale in Consulenza Pedagogica all’Università del Salento, con una tesi sul tema “Ecomuseo, Turismo relazionale e sviluppo di comunità nelle aree interne. Un caso di studio nel Salento”, relatore il prof. Salvatore Colazzo. Ha collaborato con alcune riviste, tra cui “Nuova Secondaria”, su cui ha pubblicato un saggio sull’Outdoor education sonora.

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