SOMMARIO N. 69

Memorie del sottosuolo, Nisseno (ph. Salvo Cuccia

Memorie del sottosuolo, Nisseno (ph. Salvo Cuccia)

PRIMO PIANO

EDITORIALE; Stefano Allievi, Daniela Melfa, L’Italia tra demografia e migrazioni; Ewelina Berdowicz, Health and wealth. Principles of social influence and their practical implementation by Prosperity Gospel proclaimers; Aberto G. Biuso, La “Longue durée”. Sulla storiografia di Fernand Braudel e delle “Annales”; Iain Chambers, Un “Mediterraneo Nero”?; Continua a leggere

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EDITORIALE

Giuseppe Modica, Luci della notte, inseguire la pittura, 2000 (olio su tela, 210x185) Giuseppe Modica, Luci della notte, inseguire la pittura, 2000 (olio su tela, 210x185)

Giuseppe Modica, Luci della notte, inseguire la pittura, 2000 (olio su tela, 210×185)

C’è naufragio e naufragio. A distanza di più di dieci giorni la cronaca non cessa di raccontare i dettagli dell’affondamento nelle acque antistanti le coste siciliane del mega yacht Bayesian. Legittimo il grande rumore mediatico del caso, condivisibili la trepidazione e la commozione per i dispersi, l’attenzione e la sollecitudine dei soccorsi ma tutto questo stride a fronte del silenzio e dell’indifferenza per la sorte dei tanti naufraghi che tentano la traversata dello stesso tratto di mare per cercare una nuova vita in Europa. Non si era mai visto un così largo dispiegamento di mezzi (navi, droni, elicotteri) per recuperare gli scampati del veliero. Una rappresentazione quanto mai eclatante della sperequazione che presiede il modo di gestire salvataggi e accoglienza a secondo del passaporto posseduto dai naufraghi. La pratica della diseguaglianza tra gli uomini e le loro vite messa esemplarmente in scena nello stesso spazio e nello stesso tempo. Come una dimostrazione militare, una lezione, un monito. Continua a leggere

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L’Italia tra demografia e migrazioni

coverdi Stefano Allievi,  Daniela Melfa 

Il testo riprende e amplia la conversazione intercorsa tra Stefano Allievi, autore del volume Governare le migrazioni. Si deve, si può (Laterza, 2023), e Daniela Melfa nel quadro di Presente Alternativo VIII edizione del Festival 38° parallelo, svoltosi a Marsala dal 16 al 18 maggio 2024 con la direzione artistica di Giuseppe Prode. L’incontro si è svolto presso le Cantine “Vite ad Ovest” il 17 maggio 2024 in presenza delle studentesse del Liceo statale Pascasino di Marsala. 

Daniela Melfa. Grazie dell’invito e dell’occasione di conversare con Stefano Allievi, autorevole sociologo delle religioni, dell’islam, delle migrazioni. Questa conversazione mi è particolarmente gradita anche perché mi consente di ritornare su interessi di ricerca coltivati da giovane laureanda e neolaureata (l’immigrazione musulmana) e di riannodare i fili di un percorso che è proseguito con una tesi di dottorato sugli italiani di Tunisia (un caso di “migrazione al rovescio”) ed è approdato – come “collocazione” accademica – alla Storia e istituzioni dell’Africa. Continua a leggere

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Health and wealth. Principles of social influence and their practical implementation by Prosperity Gospel proclaimers

Sabaoth Church Roma.

Sabaoth Church Roma (ph. Ewelina Berdowicz)

di Ewelina Berdowicz [*]

Introduction

The Italian religious marketplace features the emergence of many brands represented by resourceful entrepreneurs whose modus operandi resembles that of the corporate world. Roger Finke and Rodney Stark’s (1988) theory of religious economies seems to account for what is currently happening among Italian Christians acting in accordance with the Neo-Pentecostal (Third Wave) legacy. This investigation focuses primarily on what has been termed by Donald E. Miller and Tetsunao Yamamori (2007) the most dynamic orientation within Pentecostalism, namely the Prosperity Gospel, often called the Health and Wealth Theology or Seed Faith interchangeably. Nevertheless, it should be remembered that some scholars, take for example Richard Quebedeaux (1976), handle the above-mentioned terminology differently. Continua a leggere

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La “Longue durée”. Sulla storiografia di Fernand Braudel e delle “Annales”

braudel_annalesdi Alberto Giovanni Biuso

Les Annales

Les Annales rappresentano «una complessa rivoluzione storiografica» – secondo la definizione che ne ha dato Fernand Braudel – cominciata nel 1929 [1]. La rivista ha infatti permesso di cogliere, o almeno questo ha tentato di fare, una storia globale in grado di aggiungere ai nomi, alle date, agli eventi, la difficile completezza della vita quotidiana, i movimenti dei gruppi e delle cose, il permanere delle mentalità, la vita materiale. Quest’ultima, ad esempio, comprende «cinque settori abbastanza vicini: l’alimentazione; l’alloggio e il vestiario; i livelli di vita; le tecniche; i dati biologici» [2].
Les Annales hanno posto in profonda relazione la storiografia con le scienze umane, a volte persino identificandola con esse ma più spesso salvandone il peculiare carattere. Continua a leggere

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Un “Mediterraneo nero”?

Foto Keystone Agency

Foto Keystone Agency

di Iain Chambers 

Corpi gettati in mare, lasciati a morire. Questa volta non per colpa di capitani delle navi negriere senza scrupoli, ma della legislazione europea. Spostarci tra la tratta degli schiavi nell’Atlantico di ieri e le persone espulse e gettate in mare nell’ordine europeo di oggi ci incoraggia certamente a interrompere e a sgualcire il nostro spaziotempo con vicinanze insospettate, indesiderate. Le navi schiaviste nell’Atlantico della prima età moderna e le piccole imbarcazioni che attraversano il Mediterraneo di oggi sono rese inquietantemente vicine. In entrambi i casi, la vita umana è ridotta a un carico deperibile, a un oggetto di guadagno economico e di oggettività giuridica. Continua a leggere

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Le razze non esistono, ma il razzismo sì. Ricordando Danilo Dolci, Ludovico Corrao e Alberto Piazza

61nm5xytyzl-_ac_uf10001000_ql80_di Francesca Maria Corrao

Potrebbe sembrare un’affermazione paradossale, ma invece è quanto emerge dalla lettura di Genetica e destino. Riflessioni su identità e memoria (Codice edizioni 2020), l’ultimo libro del genetista di fama mondiale, Alberto Piazza, recentemente scomparso. All’inizio del capitolo ‘Variabilità genetica e razzismo’, afferma «La genetica umana ha dimostrato che la diversità biologica tra due individui qualsiasi della nostra specie è dovuta all’85% al fatto che appartengono appunto alla stessa specie e per il 10% al fatto che la loro origine geografica si colloca in continenti diversi» (Piazza 2020: 69). 

Siamo tutti esseri umani, siamo uguali ma diversi. Essere uguali è un principio sancito da molte Costituzioni, ed essere diversi è un valore che ogni persona desidera che gli sia riconosciuto. Tuttavia al principio dell’uguaglianza non sempre corrisponde un pari trattamento, anzi! Continua a leggere

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Antropologia e progresso

Fardello (ph. Daniela D'Ottavi)

Fardello (ph. Daniela D’Ottavi)

di Fabio Dei [*]

1Dialoghi Mediterranei è forse l’unica rivista di dibattito che esiste oggi nell’antropologia italiana: agile, deanvurizzata, non impone standard rigidi e consente di porre problemi senza bisogno di eccessive formalizzazioni, di esercizi di equilibrismo e diplomazia, etc. Aiuta insomma a pensare, cosa che non sempre si può dire dei prodotti levigati e uniformati – ma non di rado più piatti – delle riviste accademiche. Approfitto allora della cortese e appassionata disponibilità del suo Direttore per porre uno dei problemi che spesso mi frullano in testa, e forse non solo a me: uno di quelli “che avreste sempre voluto sapere, ma non avete mai osato chiedere”. Che uso possiamo fare in antropologia della nozione di progresso? Parto dal constatare che si tratta di uno di quei termini che tutta la nostra socializzazione disciplinare ci ha abituato a evitare, o al massimo a usare fra virgolette, come espressione di una concezione della storia o della diversità umana ingenua, etnocentrica, superata (lo stesso vale per termini come “civiltà” o “civile”, e i suoi contrari “barbaro” o “primitivo”). Continua a leggere

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La radice unitaria delle tre religioni abramitiche. Storia, antropologia, teologia

interrdi Leo Di Simone [*] 

Occuparsi, oggi, delle tre religioni abramitiche, non può costituire un mero esercizio accademico, sulla scorta della Storia delle religioni e della Fenomenologia della religione come scienze che da più di un secolo hanno registrato un susseguirsi di discussioni, teorie, metodologie, in costante confronto con gli studi linguistici, filologici, antropologici, storici, sociologici, psicologici, filosofici, teologici, unitamente alla ricerca di sempre nuove prospettive metodologiche. Continua a leggere

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Il pluralismo religioso in Italia: il caso dei rapporti tra cattolicesimo e buddismo Soka Gakkai

Bologna, Università, la presenza di Lukadu

Bologna, Università, la presenza di Daisaku Ikeda per una lectio magistralis, 1994

di Antonio La Spina [*]

Ikeda e l’Italia 

In molte occasioni Daisaku Ikeda ha espresso un profondo apprezzamento per l’Italia, la sua storia e alcuni dei suoi più rilevanti scrittori e artisti, tra i quali Leonardo da Vinci o Michelangelo Buonarroti. Gli ideali e i risultati dell’Umanesimo e del Rinascimento in Italia sono stati una ben nota fonte di ispirazione per lui e per i suoi seguaci italiani (infatti il titolo di una delle riviste dell’Istituto Buddista italiano Soka Gakkai è Nuovo Rinascimento). Il pensiero di Ikeda a volte è stato formulato in connessione con lauree honoris causa, riconoscimenti accademici, cittadinanze onorarie e altre attestazioni di stima conferitigli in Italia. Continua a leggere

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Hilma Granqvist (Suppu 1890 – Helsinki 1972) e le donne di Artas in Palestina

Hilma ilma Granqvist (dall' archivio digitale di Hilma Granqvist. URN:NBN:fi:sls-1542959586)

Hilma Granqvist (dall’ archivio digitale di Hilma Granqvist. URN:NBN:fi:sls-1542959586)

di Vanessa Maher, Bianca Tarozzi

La vita e il lavoro di un’antropologa finlandese, Hilma Granqvist, sono al centro di questo saggio. Granqvist nacque nel 1890, primogenita di una famiglia agiata di Suppu, trasferitasi a Helsinki e parte della minoranza finlandese di lingua svedese, allora circa il 15% e adesso circa il 5% della popolazione in Finlandia. Il movimento nazionalista finlandese promuoveva gli interessi della popolazione contadina e la lingua finlandese come veicoli di emancipazione dal controllo svedese e tendeva a mettere in cattiva luce chi ancora parlava svedese, una élite con caratteristiche borghesi.

Possiamo immaginare che Hilma Granqvist, nata alla fine dell’Ottocento, oltre al fatto di far parte di una minoranza non benvista in patria, incontrasse anche alcuni ostacoli di genere sulla strada dell’emancipazione. Continua a leggere

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Arcipelaghi. Dal Tirreno al Pacifico. America mediterranea e Rinascimentalismo postcoloniale, tra vigneti, Missioni, sante, pionieri e schiavi

The Cantino Planisphere, 1502 (biblioteca Estense universitaria Modea9

The Cantino Planisphere, 1502 (Biblioteca Estense universitaria Modena)

di Roberta Morosini                                                          

L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna,

 fin nel Morrocco, e l’isola d’i Sardi,

 e l’altre che quel mare intorno bagna (Inf. XXVI, 103-105). 

«Ogni realtà è un arcipelago; vivere e scrivere significa errare da un’isola all’altra, ognuna delle quali diventa un po’ la nostra patria»(E. Glissant, Poetica della relazione).  Continua a leggere

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L’Utopia che non vide la Merica

Immagine del piroscafo Utopia (Archivio iconografico dell’autore)

Immagine del piroscafo Utopia (Archivio iconografico dell’autore)

di Gianni Palumbo 

Utopia era il nome del piroscafo della compagnia inglese Anchor Line, varato il 14 febbraio 1874 a Glasgow, con stazza di 2720 tonnellate lorde, lunghezza di 350,3 piedi (circa 107 metri), larghezza di 35,2 piedi (circa 11 metri) e altezza di 29,5 piedi (circa 9 metri), nato con motore a doppia espansione, poi modificato a tripla espansione nel 1890, e con velocità di viaggio di 13 nodi. Il piroscafo era destinato al trasporto transoceanico di passeggeri ma diversi decenni dovevano ancora passare prima di vedere le acque solcate dagli immensi e possenti transatlantici nello stile del Titanic. Continua a leggere

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Stare nel mondo: note su tribalismo e manicheismo dogmatico come antitesi della legge morale

Monaci manichei, manoscritto da Gaochang, Bacino del Tarim

Monaci manichei, manoscritto da Gaochang, Bacino del Tarim

di Roberto Settembre 

Ci sono più modi di stare nel mondo, nel quale abitiamo così provvisoriamente da avere sempre bisogno di punti di riferimento che ci diano la sensazione di esistere: l’appartenenza a identità collettive politiche o territoriali, di genere, religiose, culturali; eppure, tutte, ancorate al bisogno della memoria.

E su questi modi si innestano due grandi pulsioni del sapiens, una prevalente e l’altra residuale: quella predatoria e questa accudente. Le grandi religioni non fanno eccezione, poiché il concetto di misericordia e di amore fraterno è sempre stato escludente e feroce. Ma esistono anche modi diversi, che, tacendo sui presupposti identitari, culturali, sociali, economici, vengono abbracciati in modo totalizzante dagli individui che vivono per soddisfare i propri desiderata camuffati da esigenze vitali, che non li liberano dalle angosce esistenziali, ma li spingono a scaricarle non tanto fuori di sé (meccanismo di autodifesa inscritto nell’istinto di conservazione), quanto nell’usarle come scudo contro i rumori molesti del mondo. Continua a leggere

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Diritti e visioni. Suggestioni di lettura

anjmot-xiv-618850di Lauso Zagato 

Nel corso del 2023 la rivista semestrale Animot, in occasione del suo decimo anniversario ha pubblicato un volume a cura di Monica Gazzola dal titolo Diritti e visioni. Animali non umani e diritto [1]. Il libro, uscito come numero speciale della rivista, ha giustamente goduto di qualificate presentazioni in questi mesi, ma tuttavia mi sento in dovere di ritornarci. Ciò non solo perché – e ne vado orgoglioso – c’è, con la curatrice, un percorso che in parte ci accumuna, in parte torna a sovrapporsi ad intervalli. A ciò si può aggiungere che la stessa, avvocato in Venezia, è stata ed è tuttora membro del Centro studi sui diritti umani (Cestudir) dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, di cui sono stato a suo tempo tra i fondatori; nel contempo, le comuni origini nella bassa padovana (Este nel suo caso), ne fanno il referente (con il suo compagno Fabio) per apprezzate – dai fortunati fruitori, quorum ego – serate conviviali estive con cene rigorosamente vegetariane nei nostri colli. Continua a leggere

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Gaza e il destino di Israele

9788807174506_quarta-jpg-800x800_q75di Federico Costanza

Il nuovo libro di Gad Lerner si intitola Gaza, ma non parla di Gaza, né della Palestina. Il termine stesso “Palestina”, d’altronde, è frutto di fraintendimenti, a partire dalle stesse disposizioni della Risoluzione 181 delle Nazioni Unite che pose le basi per la suddivisione della regione mediorientale in due Stati, operazione mai di fatto avvenuta concretamente.

L’oggetto dell’ultimo libro di Gad Lerner è perciò, per stessa ammissione dell’autore, l’ebraismo nella sua più recente evoluzione, una riflessione che procede alla cadenza dei fatti di cronaca che dallo scorso 7 ottobre 2023 hanno subìto un’improvvisa accelerazione. Continua a leggere

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Parole in gioco e vittime sul terreno. Note sulla sacralizzazione del 7 ottobre e sull’invisibilità del massacro a Gaza

Gaza, agosto 2024

Gaza, agosto 2024

di Dario Inglese 

Premessa

Quello che sta succedendo a Gaza interessa ciascuno di noi e non può essere ignorato. Per quanto ad alcuni possa ancora apparire un problema lontano, o comunque strettamente “regionale” (mediorientale cioè) e con tenui legami con la realtà sociopolitica “occidentale” (euro-americana), il massacro cui la popolazione della Striscia è sottoposta da ormai più di dieci mesi ad opera del governo e dell’esercito israeliano interroga le nostre coscienze, scuote dal profondo i principi etici su cui organizziamo le nostre collettività e mette profondamente in discussione i tropi fondanti delle nostre democrazie: uguaglianza, libertà, pace, diritti. Continua a leggere

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The interpreter of shadows for numbed consciences

Nizar Qabbabi

Nizar Qabbani

di Aldo Nicosia [*]

My friends, I announce to you the death of the old language/ and the old books/ I announce the death of / our speech that is full of holes like old shoes/ and of the terms of prostitution, satire and cursing/ I announce to you. I announce to you/ the end of the thought that led to the defeat [1].

These verses, with which Nizar Qabbani began his famous poem Margins on the Notebook of the Naksa, sparked and continue to spark widespread debates in the Middle East, since 1967 setback. Recently, a critic mocked the Syrian poet, concluding from his verses that «the old language and the old books were among the causes and victims of the defeat» and that «these verses are the personal venting of a poet (…) who is good at destroying everything, (…) just temporary emotions (…) or perhaps one of the manifestations of the fatal disease that struck many poets, as stated in the Holy Quran “…Hast thou not seen how they stray in every valley, and that they say what they do not do?”» [2]. Continua a leggere

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Continuare a pensare, continuare a sperare

Sandra Puccini

Sandra Puccini

 CIP

di Pietro Clemente

Continuare a pensare

Nelle classiche pagine di Ernesto De Martino sul lamento funebre (Morte e pianto rituale), la morte individuale e le morti collettive si intrecciano nell’affrontare il tema del ‘rischio di non esserci nella storia umana’, della ‘destorificazione’ di chi resta senza riuscire ad affrontare e superare la morte col trascendimento nel valore. Il rischio di perdersi con colui che non c’è più, apre all’esigenza etica di farlo morire dentro di noi e di portarlo nel futuro come valore che supera la morte. Vi è un forte nesso tra il ricordare i nostri morti e portarli con noi nel futuro, e il vivere il dramma quotidiano dei massacri delle guerre che ci circondano. Continua a leggere

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Cirese. Un lungo sodalizio scientifico e una tenace amicizia. In ricordo di Sandra Puccini

Sandra Puccini con Alberto Mario Cirese

Sandra Puccini con Alberto Mario Cirese

CIP

di Sandra Puccini [*]

Sono passati oltre cinquant’anni, eppure mi sembra ieri, quando ho varcato per la prima volta il portone di Piazza Capri, senza conoscere – se non di nome – il padrone di casa. Cirese mi venne ad aprire sorridente e mi precedette verso il suo studio dove mi invitò a sedermi di fronte a lui, al lato opposto della scrivania. La stanza era ordinata, i libri occupavano gli spazi giusti e c’era perfino una nicchia – nascosta da una tenda – dove credo fossero sistemati i suoi scritti. Nel lungo tempo che ci siamo frequentati libri e carte ricoprirono pian piano tavoli e pavimento e l’intero corridoio. Alla fine – quando il figlio Eugenio era andato via di casa – Cirese aveva spostato nella sua camera il suo tavolo e tutti i macchinari (computer, stampanti, ecc.) che sempre più usava per lavorare. Continua a leggere

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Giovanna Marini. Canti di lotta alla Pantanella occupata (1971)

Giovanna marini

“Giovanna Marini all’occupazione del pastificio Pantanella”

CIP

di Roberta Tucci 

Nel numero 68 di “Dialoghi Mediterranei” del 1° luglio 2024, il bell’articolo di Ignazio Macchiarella Giovanna Marini. Un singolare percorso fra timbri e colori delle voci tradizionali restituisce egregiamente la figura “poliedrica” di Giovanna in tutta la sua complessità e unicità, mettendo in luce la ricerca musicale e la sperimentazione compositiva ed esecutiva che la musicista ha effettuato nel corso della sua lunga carriera, soprattutto intorno alla vocalità, a partire dalle forme cantate e dagli stili esecutivi che caratterizzano in modo peculiare le musiche di tradizione orale italiane. Continua a leggere

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Un nuovo alfabeto per cambiare lo sguardo sul paesaggio

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CIP

di Antonella Tarpino 

Riparare il paesaggio fragile, ai margini, significa in via prelimare ri-raccontarlo, quel paesaggio, con parametri accorti non più legati al linguaggio obsoleto delle “geografie negative” proprio dello Stato nazione (margini, centro, limiti, confini..) Dispiegando, al contrario, la potenza che il linguaggio ha di rinominare ogni volta le cose in tal modo da prefigurare, per successivi scarti, nuovi orizzonti. Ecco allora che spetta anzitutto alle parole, corrette non meno dalla memoria profonda dell’abitare (ciò che io definisco Ecomemoria) il compito di ritrovarne il senso: oltre lo sguardo, questo sì opaco (e troppo corto) del presente, con il suo lessico infranto, per poterlo riguardare, quel paesaggio e insieme, insegna Vito Teti,  averne riguardo. Continua a leggere

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Idee e suggestioni dalla montagna reggiana nella fotografia di Karim al Maktafi

Mostra Appennino, Palazzo da Mosto, Reggio Emilia, Rassegna fotografica PALAZZO DA MOSTO  IN OCCASIONE DELLA XIX EDIZIONE DELLA RASSEGNA FOTOGRAFIA EUROPEA

Mostra Appennino, Palazzo da Mosto, Reggio Emilia, Rassegna Fotografia Europea

CIP 

di Giampiero Lupatelli [*]

Vorrei partire dal racconto di un episodio della mia vita professionale, apparentemente molto distante dai temi e dalle considerazioni che ci hanno portato ad essere oggi qui, non fosse che sempre di montagna si parla, e della mia montagna di elezione, la Montagna del Latte, in particolare. Continua a leggere

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Etnografia dei rapporti di potere: Ferrero e le nocciole della Tuscia Viterbese

Noccioleto nel Comune di Vasanello (VT)

Noccioleto nel Comune di Vasanello (VT)

CIP 

di Alessandro Parisi 

La domanda di ricerca

«Accanto a me succedevano queste cose da anni e io non me ne sono mai accorto». È stata l’ultima cosa appuntata nel Diario di campo che ha accompagnato la presente ricerca. Chi scrive infatti, in quei luoghi conosce persone, svolge attività quotidiane e per quelle strade passa abitualmente, ma non si è mai accorto di nulla, così lo studio ha favorito la conoscenza che troppo spesso è catturata dall’abitudine e dalla poca attenzione. Parole, colori, odori e sapori acquistano un nuovo significato ed è la prova che l’antropologia coinvolge l’osservatore in ciò che studia e nel caso specifico l’ha condotto alla consapevolezza che la nocciola ha aperto un fazzoletto di terra (la Bassa Tuscia Viterbese) a scenari che senza di essa altrimenti non sarebbero così come si presentano oggi. Continua a leggere

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Tra declino e rinascita: i vigneti ‘eroici’ a Meana sardo

Meana

Meana (ph. Luigina Muggianu)

CIP 

di Giovanni Cogoni, Giuseppe Fulghesu [*] 

Dopo l’emigrazione tracce di ripresa

Negli anni 80 la nostra comunità iniziava a uscire dall’arretratezza, legata alla carenza di servizi essenziali, e a intravedere un futuro più sereno rispetto al passato recente, sia in termini di lavoro che di condizioni sociali. La nuova società chiedeva spazi più idonei per le abitazioni, la viabilità interna e campestre per continuare a portare avanti le attività agricole ancora presenti: viticoltura e allevamento.

Quel periodo per la pastorizia è stato alquanto redditizio, il prezzo del latte aveva raggiunto le mille lire al litro un elemento questo importante, visto che parliamo di quasi 40 anni fa. Inoltre, Meana con altri due comuni del territorio (Atzara e Ortueri) era stato destinato a un finanziamento di circa 15 MLD delle vecchie lire per l’attuazione del piano della riforma agropastorale, che prevedeva la realizzazione di stalle, fienili, case di appoggio per tutti gli operatori, recinzioni, ricerche idriche, viabilità interna ed esterna. Si è passati di fatto da una condizione arcaica dell’attività ad una condizione razionale. Continua a leggere

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Intorno alla centesima edizione del Festival des Cerises di Sefrou: processi di patrimonializzazione, politiche agricole e immaginari translocali del fruit des Rois

. Stand dedicato alla vendita delle ciliegie, centesima edizione del Festival des Cerises, Sefrou. ph. Miichela Buonvino

Stand dedicato alla vendita delle ciliegie, centesima edizione del Festival des Cerises, Sefrou (ph. Miichela Buonvino)

CIP 

di Michela Buonvino, Daria De Grazia [*] 

Patrimonializzazione del rurale e socializzazione delle politiche agricole statali in Marocco: il caso di Sefrou 

Il 3 aprile 2024, durante una cerimonia organizzata dal Comune di Sefrou e dal Ministero della Gioventù, della Cultura e della Comunicazione nel quadro dei preparativi del centenario del Festival des Cerises di Sefrou (tenutosi dal 6 al 9 giugno 2024, sotto l’Alto Patronato di Sua Maestà Re Mohammed VI), cento ciliegi sono stati piantati nelle aree verdi e nei jardins delle pubbliche istituzioni cittadine. In una dichiarazione rilasciata alla MAP (Maghreb Arabe Presse), Samira El Malizi, segretario generale del Ministero della Cultura, ha riaffermato l’impegno del Ministero nell’organizzazione del centenario del Festival des Cerises (iscritto dal 2012 alla Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità), sottolineando il profondo attaccamento della società civile a questo evento pubblico, la cui realizzazione è il frutto della collaborazione tra autorità locali e abitanti di Sefrou, uniti dalla volontà di perpetuare i valori culturali locali e di trasmettere alle future generazioni i savoir faire sefrioui legati all’agricoltura e ai mestieri tradizionali. Continua a leggere

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L’intelligenza patrimoniale: etnografia storica intorno ad una cooperativa sarda

Museo Archeologico Villa Abbas

Museo Archeologico Villa Abbas

CIP 

di Nicolò Atzori

nel ricordo di Sandra Puccini

Sono 38 gli anni che separano la nascita della Soc. Cooperativa Villa Abbas, oggetto di questo contributo, dal tempo di chi scrive, ammaliato da un senso di rispetto che già spera una cifra tonda. Le righe che seguono, in effetti, intendono proporre una ricostruzione temporale nella quale si avvicendano fatti e persone, raccontati sulla base dell’intersecarsi di diacronie e sincronie che solo pensate insieme e organicamente consentono all’antropologo di approssimarsi al cuore dei fenomeni culturali. Soprattutto “dal didentro” come nel mio caso, quello dello specialista che tenta di restituire l’immagine di un organismo operante nell’ambito del patrimonio culturale e nel quadro del territorio di Sardara, paese di nemmeno 4000 anime situato nel cuore del Campidano centrale, verso le prime alture della silente Marmilla. Continua a leggere

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Le Pro Loco, il dialogo con le comunità e i progetti contro lo spopolamento

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CIP

di Gabriele Desiderio

Le Pro Loco

Le Pro Loco sono associazioni senza scopo di lucro formate da volontari che si impegnano per la promozione del luogo, per la scoperta e la tutela delle tradizioni locali, per migliorare la qualità della vita di chi vi abita, per valorizzare i prodotti e le bellezze del territorio. Le Pro Loco organizzano manifestazioni in ambito turistico culturale, storico ambientale, folcloristico, gastronomico, sportivo. Sono un punto di riferimento sia per gli abitanti sia per i visitatori di una località. Dalle ricerche e dalle ricostruzioni storiche effettuate risulta che la prima Pro Loco fu fondata a Pieve Tesino (TN) nel 1881. Continua a leggere

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Che giorno è? Un giorno ad Aliano

Aliano (ph. Del casino)

Aliano (ph. Francesco Del Casino)

CIP 

di Francesco Del Casino 

Sono le nove, facciamo una colazione veloce in un agriturismo che abbiamo trovato casualmente ieri sera sotto il paese di Santarcangelo (Matera). Fortunatamente si tratta di un vero agriturismo dove si mangiano i prodotti della fattoria. Siamo nella val d’Agri nel mezzo di una distesa di olivi. L’agriturismo è gestito da uno strano personaggio, rampollo di una nobile famiglia, che in passato, era proprietaria di gran parte delle terre della zona. Ieri sera, quando siamo arrivati, ha cominciato a raccontarci la storia della sua famiglia e a snocciolare il suo albero genealogico. Continua a leggere

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Ripensare lo spazio liminale: fra la terra e l’acqua

Fucecchio, padule

Fucecchio, padule

CIP 

di Paolo Nardini 

«Le rappresentazioni e gli usi delle piante, degli animali e dei luoghi cosiddetti “selvatici” sono costitutivi della nostra cultura, allo stesso modo delle conoscenze legate ad un ambiente “addomesticato” (vigneti, orti)» (Exergo, Terrain n. 6, 1986).

La didattica della palude

Le zone paludose svolgono una funzione ecologica fondamentale perché fungono da regolatori del flusso delle acque. Continua a leggere

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La vita sociale delle cose nel Medio Campidano

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CIP

di Felice Tiragallo

Dal 7 giugno al 15 luglio 2024 si è tenuta a Sardara (provincia del Sud Sardegna) una esposizione dal titolo: “La rivolta nell’oggetto. Passato, presente e futuro nella cultura materiale contadina: la collezione Garau-Atzori”, allestita nella casa Pilloni.

Il curatore, Nicolò Atzori, chiarisce nella locandina il suo proposito di cercare una convergenza fra linguaggi demologici, concettuali e modi di comunicazione digitale capaci di restituire una sia pure limitata provvisoria interpretazione della quotidianità moderna del mondo contadino campidanese, di cui Sardara è uno dei centri più importanti. Continua a leggere

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Giuseppe Panzeri, storico di comunità: alle origini del MEAB

Giuseppe Panzeri, a sinistra, discute di toponomastica con il linguista svizzero Ottavio Lurati (2006)

Giuseppe Panzeri, a sinistra, discute di toponomastica con il linguista svizzero Ottavio Lurati (2006)

CIP

di Massimo Pirovano 

Per comprendere il senso di questo scritto si potrebbe cominciare richiamando il titolo che abbiamo dato ad una sezione del sito del Museo Etnografico dell’Alta Brianza, che suona “Antenati e maestri” [1]. Il MEAB, infatti, esiste e vive grazie al contributo di idee, di lavoro, di passione, di risorse economiche che studiosi, amministratori, protagonisti delle culture indagate e documentate dal museo hanno messo a disposizione della collettività, come patrimonio duraturo. Qui si ricorda l’opera di molte persone, più o meno note, che hanno dato un contributo significativo alla vita e all’opera del museo; persone che potrebbero meritare – almeno idealmente – quel “culto degli antenati” che tutte le società umane praticano. Continua a leggere

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Lettera dal Molise. Rinnovabili non significa sostenibili

Palata (ph.Radatta)

Palata (ph. Nicoletta Radatta)

CIP 

di Antonietta Di Vito

Nel piccolo centro di Palata, fra Campobasso e l’Adriatico, la cronaca di un’intensa assemblea cittadina durante la quale si è discusso di tutela del territorio, impoverimento dell’agricoltura e proliferazione d’impianti che snaturano l’identità locale. Un caso che ne racconta molti altri. Continua a leggere

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La torsione beffarda della transizione ecologica

Istallazione di pale eoliche in Molise

Installazione di pale eoliche in Molise

CIP 

di Rossano Pazzagli 

La transizione ecologica a modello invariato non consentirà di risolvere la questione ambientale. Se insistiamo sulla via della crescita, della competizione, dei consumi energetici crescenti e degli affari, anche le cosiddette strategie green finiranno per fare da puntello al sistema morente, anziché prefigurare un modello diverso, basato sull’equilibrio uomo-natura, sulla cooperazione e la solidarietà. Sappiamo quanto è importante superare l’uso massiccio delle risorse fossili che si riproducono soltanto su una scala temporale geologica, mentre il loro consumo è avvenuto nel ben più breve tempo storico, per ristabilire un rapporto equilibrato con la natura, in primo luogo per quanto riguarda la produzione energetica. Continua a leggere

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“T’invidio turista che arrivi…”. Fenomeni e fenomenologia del turismo italiano

citta-piu-affollata-in-italiadi Aldo Aledda

Non solo tra i fiorentini e i veneziani vi è una larga fascia di contestatori delle orde di turisti che a ogni stagione festiva sarebbero occupati a invadere il sacro suolo della nostra patria stravolgendo il volto delle città, alterando le culture locali, seviziando l’ambiente, ecc. ecc., ma comunico che anche dove vivo io, in Sardegna, nonostante il mito di terra ospitale che molti le hanno attribuito, esiste un filone di residenti discretamente ostile agli arrivi dei cosiddetti vacanzieri accusati anche nel nostro caso di distruggere il paesaggio e inquinare i tratti più profondi dell’identità culturale isolana. Continua a leggere

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Turismo indigeno. Un progetto per un Totem Resting Park a Vancouver Island

Totem Pole in Stanley parK (ph. Linda Armano)

Totem Pole in Stanley Park (ph. Linda Armano)

di Linda Armano

Diversi fattori rendono il turismo un interessante ambito di studio per l’antropologia soprattutto per il fatto che spesso vengono implicati incontri faccia a faccia tra persone con background culturali diversi (Lett 1989). Pratiche turistiche sono presenti nella maggior parte delle società umane. Itinerari che fino a qualche tempo fa costituivano dei meri contesti di ricerca etnografica per gli antropologi e sembravano essere poco attraenti per i turisti, oggi si stanno aprendo sempre più ai flussi sempre più massici anche grazie a miglioramenti delle reti transnazionali e delle infrastrutture (Lanfant et al 1995). L’importanza economica del turismo è un altro interessante ambito di ricerca per gli antropologi. In questo caso, il turismo viene considerato come un contesto in cui transitano beni, servizi e persone (Greenwood 1989). Continua a leggere

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I piedi in laguna e gli occhi all’Appennino. Riflessioni sparse su overtourism e mercificazione delle destinazioni turistiche

da Welcome Venice di

da Welcome Venice di Andrea Segre

di Letizia Bindi 

Welcome Venice 

C’è un film di Andrea Segre del 2021 – Welcome Venice – che mette in scena con delicata potenza le frizioni estreme che si vivono nella laguna e nella città a causa dell’overtourism e della crescente mercificazione degli spazi di vita e di produzione (pesca, artigianato). Racconta la storia di due fratelli, Pietro e Alvise, eredi di una famiglia di pescatori della Giudecca e del loro scontro in un certo modo epocale sullo sfondo della trasformazione più grande e generale cui l’intera città e la sua gente sono esposte: un cambiamento radicale fatto di globalizzazione turistica, di estrazione materiale e immateriale dei suoli e delle memorie che va a scardinare il rapporto tra città e cittadinanza, tra casa e valore relazionale e materiale, tra saper fare e saper guadagnare. Continua a leggere

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Montagna per tutti?

overtourism-e1716807775146di Chiara Dallavalle 

Di recente ho letto con molto interesse l’articolo di Irene Borgna “Il primo passo” sul numero di luglio 2024 della Rivista del CAI, in cui si pone una questione cruciale: fino a che punto vogliamo spingere la colonizzazione della montagna? Ormai lo spazio montano è stato completamente appropriato, seguendo la logica secondo cui anche le aree più recondite e selvagge vanno rese fruibili a tutti. La montagna deve essere accessibile in toto, a qualunque altitudine, in qualunque periodo dell’anno, e da parte di qualunque tipo di turista. Continua a leggere

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Accelerazioni palermitane. Rin-correre uno schianto di globalizzazione

Palermo (ph. Maria Rosaria Di Giacinto)

Palermo

di Maria Rosaria Di Giacinto 

«Purtroppo a Palermo si è fatto ben poco. In verità il Comune di Palermo ha approntato un piano, con l’intento di fornire le norme di comportamento per il Centro storico, e costruire uno strumento regolatore accurato e rispettoso delle peculiarità di una parte notevole della città antica, consentendo anche trasformazioni profonde; ma con un’attenta analisi delle forme e del rispetto della cultura del recupero.

Chi vivrà vedrà» (Muccioli, 1998: 13).  Continua a leggere

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Il paradosso del successo: Sorrento tra turismo di massa e fragilità

Sorrento (ph. Antonia Gugg, 2024)

Sorrento (ph. Antonia Gugg, 2024)

di Giovanni Gugg 

Dieci anni fa ho partecipato alla redazione di un libro sul turismo a Sorrento, in provincia di Napoli, commissionato dal CMEA, il Centro Meridionale di Educazione Ambientale e curato da Giovanni Fiorentino (2014a), intitolato Il destino del luogo – Sorrento, turismo, ambiente, cultura e immaginario [1]. Il volume raccoglieva saggi di vari autori e di diverse prospettive disciplinari, dall’economia alla semiologia, dalla sociologia all’antropologia ed oggi, nel 2024, ne ripercorro alcune tematiche e contenuti, tentando di capire cosa è rimasto immutato e cosa, invece, è cambiato, soprattutto alla luce di un concetto nuovo e sempre più diffuso, quello di overtourism. Continua a leggere

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Florentia

Firenze (ph. Iris Horowitz)

Firenze (ph. Iris Horowitz)

di Sabina Leoncini

«Da alcuni mesi il dibattito sull’overtourism ha acquisito un’importanza crescente nel discorso pubblico. Questo fenomeno, che indica un’elevata concentrazione di visitatori in specifiche destinazioni come Venezia, Firenze e Roma è spesso “illustrato” con immagini di strade storiche, tipiche di queste città, ultra-affollate di turisti. Queste rappresentazioni hanno innescato intense reazioni sui social media, tingendosi persino, in alcuni casi, di aperta avversione nei confronti dei turisti. Per altro, alla descrizione di carattere generale e indistinta, si aggiunge una scelta di linguaggio con una semantica per cui il turista sembra un alieno, un’entità remota, di cui non si conosce l’identità, né ciò che lo muove a visitare un luogo e, soprattutto, non si coglie il senso profondo del significato insito nel fatto che ci ha scelti: ha scelto proprio noi. Si potrebbe, al proposito, suggerire una terminologia più inclusiva, riferendosi ai visitatori come “ospiti”, promuovendo così una cultura di accoglienza e di comprensione reciproca» [1]. Continua a leggere

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Turismo: impatto ecologico e nuovi orizzonti pedagogici

@Agribimbi

@Agribimbi

di Lina Romano 

Il turista? Un nuovo Ulisse. Parlare di turismo è parlare dell’homo mobilis e consumens nelle sue diverse situazioni e molteplici sfaccettature, come ci ricorda nel suo recente contributo su Dialoghi Mediterranei Elena Nicolai [1]. Si è di fronte a un nuovo Ulisse figlio della modernità, del globalismo, della cultura del consumo, che costruisce la sua identità sul carpe diem, sull’ “usa e getta”, nell’ossessione di avere o fare sempre qualcosa di nuovo per essere felice. Ma, la sua felicità dura fino al prossimo imminente bisogno di fare, comprare, viaggiare, vivere una nuova esperienza immerso in una rete di scambi e di rapporti umani per niente umani o edificanti perché indotti dal consumismo. Il turista, oggi, impersona la nascita dell’io moderno in una comunità non sostenuta dal plebiscito quotidiano dei suoi membri, immersi in un nuovo concetto di libertà, nutrita dall’indottrinamento della civiltà globalizzata e individualizzata, espressa nella fedeltà ad acquistare-viaggiare-fare qualcosa di diverso sempre. Si tratta di una illusione di libertà che celebra l’appartenenza, lo stare insieme nel piacere, nel divertimento, nella seduzione di un nuovo acquisto o di un nuovo viaggio da intraprendere. Continua a leggere

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Che fine faranno i luoghi? La città del futuro fra turismo, credenze e conflittualità

Firenze

Firenze

di Giuseppe Sorce 

Giugno 2009. Il caldo cocente fra le vie di marmo. Il bianco e il verde delle basiliche di pietra. E poi il fiume tanto raccontato da molti, dividere in due un mondo. Un ragazzo che lì viveva mi disse così, in una formula istantanea di psicopaesaggio che ricordo più o meno: “da questa parte dell’Arno è la città vera, da quell’altra ci sono i turisti”. Continua a leggere

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Com’è triste Venezia!

Giovanni Iudice, Nuvole a Venezia

Giovanni Iudice, Nuvole a Venezia, 2012

di Sergio Todesco

Nel quadro Nuvole a Venezia, un olio del 2012 di Giovanni Iudice, pittore siciliano di rara maestria, viene raffigurato un barcone di migranti che percorre il Canal Grande. Il realismo magico del quadro coniuga la contemporaneità delle migrazioni con un paesaggio metafisico che si nutre di citazioni colte come le vedute di Canaletto. Arrivati in quel luogo quei disperati chissà da dove, ma miracolosamente in procinto di approdare in quelle plaghe, forse dall’alto guidati dalla figura numinosa della quale scorgiamo i soli piedi che fanno capolino dalle nuvole che danno il titolo al dipinto. Noi sappiamo che quell’approdo non ha avuto né avrà mai luogo, che mai alcun barcone potrà giungere a percorrere quella via fluviale, troppo lontana essa si trova dalle ormai tristi rotte della migrazione nel Mediterraneo. Continua a leggere

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Usi sociali del fuoco nella Sardegna bassomedievale. Una prospettiva storica e alcune notazioni antropologiche

Mappa

Mappa

di Francesco Borghero 

Introduzione

Un recente rapporto dell’UNEP – United Nations Environment Programme – ha evidenziato come negli ultimi anni la calamità degli incendi stia affliggendo varie parti del pianeta, effetto combinato delle attività umane e del riscaldamento globale [1]. Le coste del Mediterraneo sono tra le aree più soggette a queste condizioni. In Italia, secondo l’ultimo rapporto dell’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – nel 2023 gli incendi boschivi hanno interessato una superficie complessiva di 1073 kmq, un 36% in più rispetto all’anno precedente, con un incremento nelle regioni del Meridione e nelle isole; in particolare, in Sardegna, sono andati distrutti oltre 480 ettari di bosco a causa di grandi incendi [2]. Continua a leggere

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Stazzi e città-natura in un libro di Lidia De Candia

contentdi Pietro Clemente 

Spesso i libri che riguardano i luoghi, le aree, il territorio variegato dell’Italia sono caratterizzati da sistemi ampi di analisi di dati statistici, oppure giocati su singole comunità, oppure le teorie di riferimento mettono le rilevazioni quasi in nota. In ogni caso quasi mai si dà la voce ai protagonisti. Difficile trovare l’equilibrio tra approcci teorici e dati, tra territori parziali e tendenze generali, tra voce di chi scrive e voci di chi l’autore ha incontrato. In 350 pagine dense, nel volume Territori in trasformazione. Il caso dell’Alta Gallura (Donzelli 2023), Lidia De Candia sembra riuscire in questa impresa. Lidia è un architetto [1] che ha aperto dialoghi larghi, con altre discipline, felicemente irrispettosa dei confini. Continua a leggere

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Realtà e finzione sillabati in un enigmatico alfabeto notturno

savina-d-massa-_cop-web_perche-il-vento_2024-599x1024di Costantino Cossu 

«La discrasia tra visibile e invisibile nelle mani di Savina Dolores Massa diventa duttilità generativa tra pensare e sentire, nel solco che da Cristina Campo fa sponda con Maria Zambrano. Lo dice bene Izta, protagonista di queste pagine, che, al pari di molte delle donne al centro dei romanzi di Massa – da Maddalenina di “Mia figlia follia” (2010) a Elsa di A un garofano fuggito fu dato il mio nome (2019) – ci interroga su quanto ignavi e stolti siano gli umani che non conoscono la forza di raccogliere e rilasciare il tempo. Perché in fondo è questo ciò che dà la stoffa nascosta della sua scrittura, conduce la parola al limite di un realismo magico ammonendoci si tratti dell’altra parte di un’esperienza diretta del mondo, fatto di spettri con cui fare amicizia, presagi poco indulgenti e ossessioni che ne slaccino la dittatura terrestre per aprirsi a una vista di presenze anarchiche sottilissime». Continua a leggere

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La Sardegna dei romanzi di Milena Agus: costruzioni, de-costruzioni e ri-costruzioni dello spazio letterario

Milena Agus

Milena Agus

di Veronica Medda

                                                                         «Vivere bene e vivere felici sono due cose diverse. 

E la seconda, senza qualche magia, non mi capiterà di certo». 

Milena Agus, Ali di Babbo (2008)  Continua a leggere

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Quel settembre del 1943 in Sardegna

2-3di Alessia Vacca

La posizione geografica e la configurazione topografica della Sardegna all’interno delle maglie del Mediterraneo avevano conferito all’isola uno status di sorvegliata speciale fin dall’inizio delle sorti del Secondo conflitto mondiale: il potenziale strategico soprattutto offensivo era correlato alla possibilità di usufruire di preziose ed ampie basi navali o aeree che avrebbero agevolato una comunicazione fluida e senza soluzione di continuità fra la sezione centrale e la occidentale del Mare Nostrum (Di Lauro, 1973: 2) [1]. Continua a leggere

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Marinette Pendola. Scolpire memoria

Marinette Pendola (ph. Marcello Bivona)

Marinette Pendola (ph. Marcello Bivona)

di Marcello Bivona 

Marinette Pendola è nata in Tunisia da genitori anch’essi nati in Tunisia ma di origine siciliana. Attualmente vive a Bologna, città di residenza scelta dai genitori dopo il rimpatrio. È studiosa della storia dell’emigrazione italiana in Tunisia ed è membro del gruppo costituente il “Progetto della memoria” voluto nei primi anni 2000 dall’Ambasciata Italiana di Tunisia che a tutt’oggi ha pubblicato diversi volumi di memorie sulla comunità italiana di quel Paese. Oltre a saggi e articoli, ha scritto quattro romanzi sul tema della memoria. I primi due sono autobiografici, i titoli sono: La riva Lontana, La traversata del deserto, L’Erba di Vento, Lunga è la notte. Continua a leggere

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La Madonna di Trapani-La Goulette. Proteggere i “dannati della Terra” al tempo dei respingimenti alle frontiere

Processione della Madonna di Trapani a Tunisi, La Goulette (ph. Gloria Frisone)

Processione della Madonna di Trapani a Tunisi, La Goulette (ph. Gloria Frisone)

di Gloria Frisone [*] 

15 agosto 2024. A un’ora dall’inizio della messa dell’Assunta che inizierà alle 18, il piazzale della Chiesa di Saint Augustin e Saint Fidèle de la Goulette, nel cuore della Petite Sicile, è già gremito. Nel cortile antistante, separato da un portone consuetudinariamente sprangato, sono stati allestiti dei banchetti di preghiera per accogliere i numerosi fedeli dando loro un po’ di refrigerio dalla calura estiva. Di fronte, un maxischermo consentirà di assistere a ogni momento della cerimonia. Ma alcuni tra i più ferventi devoti sfidano le difficili condizioni climatiche, cercano di entrare nel luogo sacro per sedersi accanto alla venerata statua, offrendole i propri omaggi fatti di fiori, ceri e monetine.  Continua a leggere

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“Kasba Africa è bella”: il caso delle donne tunisine e della Casbah a Mazara del Vallo

Mazara del Vallo (ph. Luigi Giacobbe)

Mazara del Vallo (ph. Luigi Giacobbe)

di Lavinia Giacobbe

Il concetto di “luogo” è sempre stato di grande interesse nell’ambito degli studi sociologici ed antropologici proprio per le sue innumerevoli caratteristiche nonché per le prospettive attraverso le quali indagare le forze e le azioni umane. Come sottolinea la sociologa Monica Musolino, «le forme spaziali, da quelle riferibili a una scala macro (ad esempio, le città o le metropoli) a quelle più puntiformi e singolari (edifici o strutture singole), sono in qualche modo una testimonianza viva, frutto di stadi di negoziazione o di esiti vittoriosi, dell’azione di differenti forze sociali sovente in conflitto» (Musolino, 2014). Continua a leggere

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La Medina di Tunisi, appunti per immagini tra storia e vita quotidiana

Minareto della Moschea Al-Zaytouna, che domina il paesaggio da Rue Sidi Ben Arous (Ph. Davide Renda)

Minareto della Moschea Al-Zaytouna, che domina il paesaggio da Rue Sidi Ben Arous (ph. Davide Renda)

di Davide Renda

La Medina di Tunisi è un mosaico di storia, cultura e vita quotidiana, dove passato e presente si incontrano in un affascinante contrasto. Iscritta nel Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO per il suo straordinario valore storico, la Medina è uno dei siti più antichi del mondo arabo-musulmano e continua a raccontare secoli di storia attraverso le sue strade tortuose e i suoi monumenti di grande valore architettonico.

Nella Tunisi odierna, una città che conta oltre 2 milioni di abitanti nel suo agglomerato urbano, la Medina rappresenta ancora una “città nella città”, trasportando i visitatori in una dimensione quasi parallela rispetto ai quartieri moderni in continua espansione dei Governatorati adiacenti e della banlieue. Continua a leggere

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Lucio Zinna e Mazara

Lucio Zinna (a destra) a Mazara in occasione della consegna di un premio

Lucio Zinna (a destra) a Mazara in occasione della consegna di un premio. A sinistra il poeta Nino De Vita

di Piero Di Giorgi

Parlare di Francesco Zinna, ovvero Lucio, come voleva essere chiamato, è come revocare buona parte della mia vita adolescenziale e giovanile mazarese. Abitavamo entrambi nella via Capitolo, Lucio nella parte finale, quella che incrocia la via Madonna del Paradiso, io nella parte iniziale, a pochi passi da piazza Matteotti. Perciò, la mattina passava davanti casa mia e insieme ci recavamo al liceo Gian Giacomo Adria di Mazara del Vallo. Ma Lucio Zinna non finì gli studi nella sua città natale perché tormentato da vicende familiari. Continua a leggere

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Gli occhi “due bottoni grossi di vetro”. Una memoria per Lucio

le-ore-salvate-copertinadi Aldo Gerbino 

Non l’arrivo conta / né la solidità o fluidezza / del punto verso cui ti muovi. / Conta quel che ti attende / se qualcuno ti attende / che cosa ti attendi / il cuore che vi conduci / se sono nuove le tue pupille.

[Lucio Zinna (1938-2024), da “Partenze e Arrivi”, in Le ore salvate, 2016] 

Ho nitida memoria, du moins je l’espère, di tempi e luoghi in cui ho conosciuto Lucio Zinna [1]. Il tempo: la fine degli anni Sessanta; il luogo: una piccola quanto laboriosa galleria d’arte, “Il Vertice”, che spesso si dimentica di riportare, la quale altresì ispirò la presenza d’edizioni di nicchia, a volte una sorta di volantinaggio poetico alimentato dall’ingegno sensibile dello scrittore Carmelo Pirrera con il quale sovente mi incontravo condividendo anche la effervescente compagnia del poeta bagherese Ignazio Buttitta. Continua a leggere

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“Sparse mi ritorna sequenze”: la testimonianza poetica di Lucio Zinna

51opgedt1il-_ac_uf10001000_ql80_di Nicola Grato 

Come un pomeriggio al mare, sotto il sole che fa crescere e nutre, un pomeriggio solare come leggiamo in Camus, una estate mediterranea sempre alla ricerca di una misura delle cose, acque e terra, coste, movimento delle onde; come uno sguardo lungo all’altipiano poco prima del tramonto, un mare di terre sterminato, orizzonte lontano, ore che sembrano perdersi, conti che non possono tornare.

Avventurarsi sulla strada delle similitudini può sortire effetti appaganti per lo spirito, però se volessimo scrivere di cosa sia oggi (e forse anche ieri) la poesia, basterebbe osservare attentamente questo nostro evo: ne vediamo così l’individualismo spietato, le smagliature nei rapporti tra gli esseri umani e tra questi e il Mondo, casa comune in rovina. La poesia è laddove qualcosa si perde, laddove restare e partire coinvolgono e intrecciano le storie degli esseri umani, laddove un bambino parla con una pietra inventando avventure e incredibili storie. La poesia è l’esattezza del dire, la verità senza infingimenti, lo sguardo soprattutto, anche lo sguardo ironico e disincantato sulle dinamiche del Mondo. Continua a leggere

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A ciglio asciutto. La poetica di Lucio

poesie-a-mezzariadi Antonio Pane 

Il congedo di Lucio mi invita a recuperare nel folto di malsicure scansie le sue Poesie a mezz’aria, cartiglio che curiosamente arieggia la ‘sospensione’, il limbo in cui le ho relegate per un quindicennio. Mi avevano raggiunto sullo scorcio del 2009, in una fase di turbolenze che mi strinsero a rinviarne indefinitamente la lettura e quindi, come succede, a ‘rimuoverle’. Non so cosa l’autore abbia potuto pensare del protratto e poi sepolcrale silenzio che veniva a smentire le mie assidue disamine dei suoi versi (via via dedicate a Sagana e dopo, La casarca, Il verso di vivere, La porcellana più fine) [1] e a misconoscere l’omaggio che (me ne avvedo solo ora) vi era stato reso inserendo escerti della più recente nella scheda bio-bibliografica posta in fondo al volumetto (uno dei «Libriccini da collezione» allevati in quel di Faloppio dal calabrese Michelangelo Camelliti, ‘pastore transumante’ delle edizioni LietoColle) [2]. Continua a leggere

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Psiche e cultura nel bagaglio del migrante

11di Alfredo Ancora

Qualche persona “illuminata” tempo fa disse che “con la cultura non si mangia” banalizzando un termine tanto ricco e soprattutto composito.  Del resto, basti pensare come nella storia della politica italiana era considerato il Ministero della Cultura, massimo organo istituzionale, nella “spartizione” dei vari ministeri: un ente di serie B! Si dimentica con una certa superficialità la fortuna che è “capitata” all’Italia [1], sede di uno dei patrimoni artistico-culturali più ricchi ed unici della storia della umanità! Basterebbe considerarlo alla stregua di una risorsa fondamentale come se fosse petrolio!

La cultura, espressione di storia e tradizioni, è inscindibile dalla persona che la rappresenta. Essa conferisce valore e dignità e soprattutto rispetto, indipendentemente dall’importanza che riscuote. Non ci sono graduatorie (come vedremo in seguito) Questo è in contraddizione con quanto accade con i migranti, privati spesso dell’ “essere persona”, con buona pace di Marcel Mauss [2] che la considerava una categoria dello spirito! Continua a leggere

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I Castagneti dell’Alto Mugello. Sentinelle di cambiamenti climatici, storici, economici

Paesaggio boschivo nei mesi estivi, località Moscheta, Valle dell’Inferno

Paesaggio boschivo nei mesi estivi, località Moscheta, Valle dell’Inferno

di Viola Arinci

Da anni in Italia, soprattutto nel periodo estivo, ampie aree boschive bruciano a causa di incendi di vasta portata, talvolta di natura dolosa. Agevolato da una serie di condizioni metereologiche, fisiche e antropiche, il fuoco arriva a divampare con grande rapidità e a distruggere interi ettari di bosco. Nel periodo compreso tra gennaio e luglio 2022, ad esempio, il territorio della Toscana è stato interessato da 591 incendi boschivi, e gli ettari di superficie boscata percorsi dal fuoco, raggiungendo quasi i 2300, sono più che raddoppiati rispetto alla media degli anni 2015-2021 [1], tanto che nella stampa locale, nel linguaggio istituzionale e nei discorsi comuni si usa regolarmente la parola “disastro”. Continua a leggere

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Allure and ambivalence of Sicily in “The call of the blood” by Robert Smythe Hichens

W. von Gloeden, Pergola with a youth playing the flute, Soho photographic publishers, New York 1977.

W. von Gloeden, Pergola with a youth playing the flute, Soho photographic publishers, New York 1977

di Flaviana Astone [*]

At the beginning of the 20th century, Sicily represented a place of great allure and curiosity for many travelers and intellectuals from Northern Europe. For several centuries, the Grand Tour – a formative experience that engaged generations of young nobility and bourgeoisie, primarily English, German, and French – had established the historical, philosophical, artistic, and above all, archaeological coordinates of this curiosity. This interest was sparked by representatives of the European ruling class, from Philipp Clüver to Jacques P. D’ Orville, from Jean Houel to Jean-Claude R. de Saint-Non and Bertrand Russel (P. Clüver, 1659) [1]. Some of them were giants of the intellectual and scientific world of the 16th -18th centuries: Patrick Brydone, Johann Joachim Winckelmann, Johann Hermann von Riedesel, Johann Wolfgang von Goethe. Their works, seemingly travel accounts, have become cornerstones of modern and contemporary knowledge related to travel. Continua a leggere

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Gerald Bronner e Augusto Cavadi: pensare e (non) credere? Per uno spirito critico

12854268439_2di Francesco Azzarello 

Una lettera di Diderot a Voltaire 

1749. Un giovane scrittore in cerca di notorietà, Denis Diderot, appena pubblicata la Lettre sur les aveugles à l’usage de ceux qui voient – opera in cui presenta una visione del mondo materialista ed empirista – ne invia una copia al più maturo e già affermato Voltaire [1]. Il testo piace all’autore di Candide o così afferma lui stesso nella lettera d’inizio giugno di quell’anno in cui ringrazia Diderot, tanto da mandare insieme alle formule di rito un libro in controdono (il suo Les éléments de la philosophie de Newton) accompagnato da un invito a un repas philosophique […] avec quelques sages. Nella missiva Voltaire esprime insieme al suo apprezzamento per lo spirito del testo anche un chiaro dissenso rispetto alla posizione atea manifestata da Diderot nella Lettre, sostenendo piuttosto tesi deiste. Continua a leggere

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Con Ferruccio Busoni, musica, scuola e cosmopolitismo

S. Salvadori, Busoni, xilografia

S. Salvadori, Busoni, xilografia

di Franca Bellucci 

In questo tempo difficilissimo, tra sconvolgimenti gravi – che forse non escludono trattati, ma che intanto inquinano ogni codice di relazione – accende speranze il fatto che, a commento della bella prova complessiva sostenuta dalla squadra alle Olimpiadi di Parigi, si riapra l’argomento dell’integrazione. In particolare è l’ambiente “scuola” che si constata palestra di convivenza, e come tale da considerare e valorizzare. 

Pur se è da margini non operativi che osservo e seguo, convergo sul tema, subito desiderando il riesame della questione: tale da allargare l’ascolto dei gruppi sociali e delle culture attuali. Credo corretto assumere la prospettiva cosmopolitica, pur avvertendo che questo può trascinare un certo velleitarismo: vale comunque proporne l’orizzonte. Continua a leggere

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Il Mysterium divino tra filosofia, fede e ragione

Vangeli

Vangeli

di Antonio Bica 

John Wisdom è stato un filosofo britannico del ‘900; è conosciuto da molti per avere innescato un vero e proprio dibattito teologico sulla fede a partire dalla sua celebre ‘parabola del giardiniere invisibile’, un breve racconto in forma di dialogo che ha per tema l’esistenza di Dio.

Riporto qui di seguito la graziosa dissertazione: «Due persone ritornano al loro giardino a lungo dimenticato e si accorgono che, tra le piante infestanti, alcune delle vecchie piante sono sorprendentemente vigorose. Uno dice all’altro: “Si vede che un giardiniere è venuto a lavorare tra le piante invasive”. L’altro non è d’accordo e da questo nasce una discussione. Piantano quindi le loro tende e iniziano l’osservazione. Continua a leggere

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Puccini, le donne. “Turandot”: un cambiamento consapevole

5054197604836_0_536_0_75di Claudia Calabrese 

Tutte le eroine pucciniane alla fine muoiono, in un crescendo emotivo che cede grandezza creativa. Tutte, eccetto Turandot 

Una storia si legge, interpreta e medita definendo l’inizio, il momento centrale e la fine che talvolta riassume, come in un rapido montaggio, il cammino percorso. Turandot, compimento dell’itinerario umano e artistico di Puccini, riprende, sviluppa e trasforma gli echi delle vicende delle eroine che l’hanno preceduta, specchio fedele dell’indole del compositore, ambivalente e per molti aspetti femminea. Continua a leggere

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Erasmo da Rotterdam: un pioniere del pacifismo

cover1di Augusto Cavadi 

Erasmo (1466 – 1536) è nato a Rotterdam in Olanda ed è morto a Basilea. Visse dunque in un momento storico tra i più bellicosi della storia occidentale. 

Il capitalismo agrario avvia l’abolizione dei campi “aperti” e gli usi civici dei contadini scatenandone le insurrezioni; la cristianità si spacca in due blocchi ferocemente contrapposti (Chiesa cattolica romana e Chiese protestati riformate); perfino fra sovrani della stessa confessione religiosa (cattolica) come il re Francesco I e l’imperatore Carlo V si combatte ricorrendo ad armi inedite quali i cannoni (che Ludovico Ariosto, nell’Orlando furioso del 1516, chiama “machina infernal”) [1]; come se ciò non bastasse, navi dotate di cannoni vengono schierate contro l’impero turco e spedite ai quattro angoli del pianeta per colonizzare e schiavizzare le popolazioni più indifese.  Continua a leggere

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La scuola al Sud tra passato, presente, ricerca e impegno

9788855225823_0_536_0_75di Salvina Chetta 

Nell’aprile di quest’anno sono stati pubblicati due libri di grande rilevanza sociologica sul tema della scuola nel Meridione del nostro Paese: Fare scuola al Sud, della casa editrice Donzelli e a cura di Pancrazio Toscano, raccoglie alcuni scritti di Rocco Scotellaro e Manlio Rossi-Doria su divario educativo, disuguaglianza e democrazia; per la casa editrice Mondadori è andato in stampa Domani c’è scuola di Antonella Di Bartolo, dirigente scolastica dell’Istituto Sperone-Pertini di Palermo. C’è, a nostro avviso, una relazione dialogica tra le due pubblicazioni: nella linea della diacronia gli scritti di Scotellaro e Rossi-Doria, riferibili ai primi tempi dell’Italia repubblicana, e la testimonianza appassionata della Di Bartolo evidenziano un continuum tra l’ieri e l’oggi nel dibattito su povertà e analfabetismo e sul tema più ampio della questione meridionale; ma c’è anche una relazione sincronica non solo perché il luogo focus è il Mezzogiorno, ma anche perché Fare scuola al Sud raccoglie testi attualissimi e per molti versi lungimiranti. Dalla lettura di entrambi i libri scaturisce un’unica fondamentale riflessione che vuole essere il centro del nostro discorso: c’è una strettissima interdipendenza tra analfabetismo, povertà, devianza e democrazia: il problema della democrazia è prima di tutto un problema di istruzione. Continua a leggere

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La lingua e la cultura italiana nella Corea del Sud

torino-gwanju-1-768x512di Oui Suk Choi 

L’Italia come via d’accesso privilegiato alla cultura occidentale

Questo tema verrà qui affrontato secondo un’ottica culturale. Il primo punto di vista è quello della diplomazia culturale italiana, e perciò esamineremo gli elementi sui quali insiste la diplomazia culturale italiana, non solo orgogliosa del grande passato del Paese, ma anche della maniera in cui esso viene attualizzato nell’Italia odierna. Continua a leggere

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Cronache lunari

Magrittr

Magritte,, I misteri dell’orizzonte

di Sergio Ciappina

-          Che stai?

-          penso …

-          a cosa?

-    a come iniziare questo viaggio … lunare …

-         ma non era soltanto una fantasia?!

-        in realtà mi è stato suggerito un viaggio e sto immaginando da dove partire e come inanellare le tappe tra di loro, avendo la Luna come “trait d’union

-         mah!..  per me rimane un compito …

-     non importa: la vita stessa, in fondo è un viaggio che inizia dall’immaginare un viaggio.  Continua a leggere

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La diffusione e il futuro delle religioni

coverdi Roberto Cipriani 

La religione diffusa 

Il concetto di religione diffusa (Cipriani 2017) riguarda riti, valori, preghiere, simboli, vita, morte, lavoro e famiglia. La religione diffusa può nascere anche dalla non religione, ad esempio come sostituto funzionale di prospettive ideologiche, ma, in generale, ha origine nella famiglia e va oltre le generazioni. È il risultato di un continuum di socializzazione religiosa. La sua persistenza è resistente e più o meno invariata. Continua a leggere

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Il caso dell’airone e del perché c’è sempre bisogno di ripetere l’ovvio

Roma, tra Prima Porta e

Roma, tra Prima Porta e Labaro

di Fulvio Cozza 

Alcuni anni fa ho vissuto per qualche tempo nella zona nord di Roma, proprio a ridosso di una cosiddetta marana, termine che a Roma indica sempre un ruscello o un pantano e che in questo caso si riferisce ad un fosso che scorre verso il Tevere dividendo il quartiere di Prima Porta da quello di Labaro. Continua a leggere

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Il Mediterraneo di Giuseppe Modica

Giuseppe Modica, Sguardo a distanza, transito di navi, 2023 (acrilico su tela, polittico c, 150x150)

Giuseppe Modica, Sguardo a distanza, transito di navi, 2023 (acrilico su tela, polittico cm. 150×150)

di Antonino Cusumano

Prima di essere un mare il Mediterraneo è un’immagine, anzi il luogo elettivo di uno storico e mitico immaginario. Una costellazione di simboli. Un universo sistemico di connessioni, di narrazioni, di rifrazioni. Un concetto “buono da pensare”: topos letterario e snodo geografico, coagulo di memorie e crocevia di utopie e distopie. Se il mare è metafora della mobilità e dell’irrequietezza, principio e fine nelle cosmogonie di culture e religioni, paesaggio e passaggio dell’alterità magmatica ed enigmatica rispetto alla terraferma, frontiera della paura e orizzonte della speranza, il Mediterraneo è esemplare compendio di tutto questo, spazio destinato a fondare le prime città e a coltivare le piante di eminenti civiltà, teatro iconografico di fughe e approdi, di migrazioni e diaspore, di asili e esili, di exodus e nostos. E comunque di flussi e riflussi di uomini e cose. Continua a leggere

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Mistilinguismo e variazione linguistica nelle opere dello scrittore algerino Amara Lakhous

31731655078di Alaa Dabboussi

Il lavoro sulle lingue: Lakhous: «La letteratura senza la lingua diventa saggistica» [1]

Lo scrittore algerino Amara Lakhous è riconosciuto soprattutto per la scelta delle lingue usate nella sua scrittura. Egli sa bene quando usare una certa lingua. Questo scrittore, emigrato e arrivato in Italia nel 1995, già dopo pochi anni adotta, sfidando se stesso, l’italiano come lingua di scrittura. lnfatti ha imparato a usare l’italiano non soltanto per comunicare e sopravvivere, ma anche con l’ambizione di ricavarne una forma letteraria distintiva, caratterizzata da un ibridismo che utilizzasse una tavolozza di idiomi molto vari. Il miscuglio linguistico nelle opere lakhousiane è scoppiettante ed è un effetto voluto dallo scrittore, che viene riprodotto sia nella versione araba, che in quella italiana; ognuna con la sua specificità, il suo modo di combinare le parlate e i codici. Continua a leggere

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Shakespeare e il Mediterraneo

sdi Mariza D’Anna 

«Il mare è uno degli elementi naturali che William Shakespeare adopera più spesso, sia come scenario […] che come allegoria della vita e delle passioni umane». Da qui prende le mosse Luigi Giannitrapani, cultore di letteratura inglese e appassionato di mare, per ricucire le fila di una indagine che ha un unico tema: il mare in rapporto con la drammaturgia di Shakespeare che di mare, in verità, era davvero poco esperto.

Giannitrapani ha pubblicato nei mesi scorsi il suo ultimo saggio dal titolo Shakespeare e il richiamo del mare (Serel International – Stefano Termanini editore). Non ha titolato “Shakespeare e il mare” che avrebbe avuto un impatto più immediato ma vi ha aggiunto “il richiamo” per addentrarsi meglio e spaziare in campi ancora poco esplorati dagli studiosi e dagli esperti della poetica del grande drammaturgo inglese. Continua a leggere

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La diffusione della lingua italiana in Cina, la maggiore tra le lingue minori

1di Stefania Di Giorgi 

L’italiano, una delle lingue europee più affascinanti per la sua ricchezza storica e culturale, ha trovato negli ultimi decenni un crescente interesse anche nella Repubblica Popolare Cinese. La lingua italiana, infatti, è associata a una ricca tradizione artistica, letteraria, musicale e culinaria, e impararla permette ai cittadini cinesi di accedere direttamente a questa eredità culturale, favorendone maggiore comprensione e apprezzamento. Continua a leggere

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Occidentalizzazione o universalità? Esplorando le radici della burocrazia

Centro accoglienza ENTRO ACCOGLIENRimini "Intrecci" (ph. Anna Maria Francioni)

Centro accoglienza a Rimini “Intrecci” (ph. Anna Maria Francioni)

di Anna Maria Francioni 

Una parete bianca, un divano allegramente macchiato. Polvere, giochi ovunque. Una fredda mattina di gennaio ci riuniamo in una sala all’interno di una delle strutture di accoglienza per migranti. La parete bianca è visibilmente sporca e lo stile di pittura utilizzato da un ospite al quale è stato chiesto di riverniciarla non rispecchia certo i canoni di imbiancatura occidentali. Non ha dato, infatti, troppa importanza al battiscopa o all’onda della pennellata. La parte bassa della parete è disegnata dai bambini, che danno spazio alla loro fantasia animando la stanza. Il divano è ricoperto e, ovviamente, è vissuto. Continua a leggere

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Il Matteotti dileggiato

Gramsci e Matteotti

Gramsci e Matteotti

di Mariano Fresta 

Introduzione

Alcuni mesi fa, in una puntata del programma “Otto e mezzo”, curato dalla giornalista Lilli Gruber per l’emittente televisiva La7, si parlava di antifascismo; durante il dibattito fu ricordata la figura di Giacomo Matteotti su cui si soffermò uno dei partecipanti, Luca Josi, che chiuse il suo intervento con una battuta velenosa e sprezzante nei confronti di Gramsci e Togliatti, rei a suo dire, di aver avuto parole “vergognose” nei confronti di un eroe ammazzato dai fascisti. Nessuno replicò alla sua uscita, sia perché la trasmissione era in chiusura, sia perché i presenti non ebbero la prontezza di rispondere. Continua a leggere

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Capelli Afro e movimenti di riscatto politico e culturale

Angela Davis

Angela Davis

di Elena Giancarli 

La configurazione dei capelli ricci afro in America è un riflesso complesso e profondo delle esperienze sociali, culturali e politiche degli afroamericani. Questo simbolo di identità ha attraversato un lungo percorso di trasformazione, passando da un tempo di discriminazione e negazione a un’epoca di orgoglio e rivendicazione. I capelli afro, spesso osteggiati e considerati non conformi agli standard dominanti di bellezza, sono diventati un potente strumento di espressione culturale e politica. Questa evoluzione non solo ha segnato il cambiamento nelle percezioni individuali e collettive della bellezza, ma ha anche accompagnato le battaglie più ampie per i diritti civili e l’autoaffermazione. In questo contesto, esploreremo come l’acconciatura afro sia divenuta un simbolo di orgoglio e resistenza, rappresentando un viaggio dall’emarginazione all’affermazione culturale.  Continua a leggere

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Lo scrittore come sociologo implicito: Pirandello e “la riprova del guscio coniugale”

1-pirandello-la-tartarugadi Claudio Gnoffo 

La novella: La tartaruga 

Pubblicata originariamente sul mensile La lettura del 1° agosto 1936, La tartaruga è stata poi inserita nella raccolta postuma di novelle Una giornata del maggio 1937.  Il contesto della storia è insolito, per la narrativa pirandelliana: gli Stati Uniti d’America, a New York. I protagonisti sono il mite Mister Myshkow e una tartaruga che si rivelerà rivelatrice. I membri della sua famiglia, Mistress Myshkow e i figli Helen e John, fanno da coprotagonisti. Continua a leggere

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Noterella sull’incredibile viaggio del “tabbùto” dall’antico Egitto alla Bibbia, e dal Corano al dialetto siciliano

Barca funeraria dell'antico Egitto

Barca funeraria dell’antico Egitto

di Massimo Jevolella 

Quando Giuseppe Laras – allora Rabbino Capo della Comunità ebraica di Milano, grande studioso del pensiero di Maimonide 1 – mi recitò lentamente il versetto 3 del secondo capitolo dell’Esodo, dove si narra del salvataggio di Mosè neonato nella cesta sulle acque del Nilo, io ebbi un sussulto. E lo pregai di interrompersi, perché volevo porgli una domanda. Quella parola ebraica, tēvāt, (tēvāt gōme: תבת גמא), ossia “cesta di papiro”, subito mi aveva ricordato che nel Corano (XX, 39) la cesta di Mosè si era curiosamente trasformata in una “cassa”, o “cassetta”, presumibilmente di legno, e che il suo nome era tābūt (تابوت). Che in arabo vuol dire anche e soprattutto “cassa da morto”, “bara”, come nel siciliano tabbutu, nel napoletano tavuto, nello spagnolo ataúd, che dall’arabo appunto derivano. Dunque, come poteva una cesta galleggiante, strumento di salvezza e quindi di vita, essere diventata una bara? E quale mistero doveva celarsi dietro a quelle coincidenze linguistiche? 2 Continua a leggere

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La perfetta intersezione della colonna di Heinrich von Müralt nella città di Palermo

Figura 1: Stato dell’arte del monumento di Heinrich von Müralt -Escher, Cimitero acattolico “degli Inglesi” all’Acquasanta (ph. L. Leto, 2019)

Stato dell’arte del monumento di Heinrich von Müralt -Escher, Cimitero acattolico “degli Inglesi” all’Acquasanta (ph. L. Leto, 2019)

di Laura Leto

Il 20 luglio scorso ho ricevuto un altro avviso da parte degli abitanti della borgata Acquasanta di un’ulteriore infrazione del Cimitero acattolico “degli Inglesi”. Ho inviato l’ennesima segnalazione al Settore di competenza e continuo a sperare in un intervento di tutela. L’intero patrimonio culturale e storico-architettonico del Luogo è in pericolo.

La ricerca – seppur a distanza – procede e in questo contributo voglio condividere la mia ultima scoperta in merito ad un emblema araldico, ormai illeggibile che ha permesso l’identificazione e l’ipotetica ricostruzione del monumento funebre di Heinrich von Müralt-Escher. Quest’ultimo riporta nuovamente all’attenzione la presenza della comunità svizzera residente a Palermo nel corso del XIX secolo [1]. Continua a leggere

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“La Città-paese di Sicilia” di Luciana Natoli: sensibilità interpretativa e qualità letteraria

Alessi

Luciana Natoli

di Antonietta Iolanda Lima [*]

Ancor prima della raffinatezza intellettuale di Luciana era l’intera sua figura a destare immediato interesse. Una esilità singolare, di grande eleganza. Era bella Luciana con quel suo volto di un ovale allungato che sembrava aver preso vita venendo fuori da un dipinto di Modì. E poi quegli occhi, grandi e di un marrone dorato e la singolare determinatezza che da tutto emanava.

Una dama dell’architettura a Palermo è il titolo che Francesco Maggio dà ad uno scritto biografico. E gli dò ragione avendone condiviso per anni un quotidiano forgiato dallo studio, dalla ricerca, e dalla passione. Continua a leggere

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Migrazioni, genesi e tipologie

61nv9zteqtl-_ac_uf10001000_ql80_di Santo Lombino

«Muoversi, spostarsi nel territorio è una prerogativa umana, inscritta nella biologia e nella socialità degli individui». L’ultimo studio, Per terre e per mari. Quindici migrazioni dall’antichità ai nostri giorni (il Mulino, Bologna 2021), del demografo Massimo Livi Bacci, autore di innumerevoli articoli, saggi e volumi sulla popolazione italiana e sui mutamenti registrati in questo campo nella nostra realtà nazionale e non solo, affronta la classificazione dei diversi modi di dislocazione di popolazione nel corso della storia e nei diversi spazi del nostro pianeta. Le tipologie di tali spostamenti, infatti, pur avendo punti in comune, non sono uguali fra loro, ma mostrano diversità di origine, di modalità di svolgimento, di protagonisti e di conseguenze. A seconda del grado di libertà nella scelta da parte di chi emigra, si può quindi parlare di migrazioni organizzate, migrazioni forzate, migrazioni dovute a catastrofi naturali, migrazioni libere. Continua a leggere

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Manzoni, la pace e la guerra

Alessandro Manzoni, ritratto di Francesco Hayez (1841), Galleria d’Arte Moderna, Milano

Alessandro Manzoni, ritratto di Francesco Hayez (1841), Galleria d’Arte Moderna, Milano

di Umberto Melotti 

Introduzione

Questo articolo si ricollega alla mia trascrizione in italiano moderno dei Promessi Sposi, un libro bellissimo, ma che i cambiamenti avvenuti nella lingua nei densissimi centottant’anni trascorsi dalla sua edizione definitiva (1840-1842) rischiava di far lasciare sugli scaffali, dopo le parziali letture scolastiche, o, peggio, di far abbandonare alla «rodente critica dei topi» (per dirla con le parole che un grande contemporaneo del Manzoni ha utilizzato a proposito una propria importantissima opera). Ciò non accade in Italia per tanti altri classici dell’Ottocento, che per lo più leggiamo nella loro traduzione in italiano moderno, come, ad esempio, Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas (pubblicato nel 1844, due anni dopo I Promessi Sposi) e I miserabili di Victor Hugo (pubblicato nel 1862, cioè esattamente vent’anni dopo), per non parlare dei grandi romanzi russi, che ben pochi italiani sono in grado di leggere nella loro lingua originale. Continua a leggere

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La palestra popolare TPO di Bologna al campo di Shatila a Beirut: racconto di un’esperienza

bambine palestinesi a Shatila in un momento ludico (ph. Luisa Messina)

Bambine palestinesi nel campo di Shatila in un momento ludico (ph. Luisa Messina)

di Luisa C. Messina 

La Palestra Popolare TPO è una realtà sportiva attiva nella città di Bologna con sede nello spazio del Municipio Sociale TPO.  La palestra è parte della più ampia polisportiva Hic Sunt Leones, che accoglie al proprio interno diverse discipline sportive: dal calcio al basket, dal volley alla boxe e tanto altro. La polisportiva promuove i valori della solidarietà e dell’accoglienza e si fa garante di un ideale di sport accessibile a tutti e tutte contro ogni forma di discriminazione. A tal fine si rivolge con particolare attenzione alle fasce più marginali della popolazione, aprendo le proprie porte a persone migranti o in condizione di svantaggio sociale, e giovani che per vari motivi (economici, sociali…) non riescono a rientrare nei più classici circuiti sportivi. Continua a leggere

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Gli Amazigh del Nord Africa. Geografia, storia e realtà attuale

Donne touarg

Donne tuareg (ph. R. Ouhmatu)

di Karim Metref 

Per la maggior parte degli italiani, la parola “Amazigh” non dice nulla. “Berberi”, invece, evoca, per chi ha viaggiato un po’, vaghi ricordi di deserto, cene sotto una tenda al suono di strumenti primitivi e di ballerine in abiti coloratissimi. Ma i berberi – mi sento spesso dire – non sono i nomadi del deserto?  Continua a leggere

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Il pianoro “Le Case” di Marettimo: sacralità, storia, scienza

Complesso monumentale del sito Le Case nell’isola di Marettimo.

Complesso monumentale del sito Le Case nell’isola di Marettimo

di Emilio Milana 

Il contesto archeologico 

Su un pianoro dell’isola di Marettimo, Iera per gli antichi, a circa 200 m di altezza s.l. m, si trovano dei ruderi, datati all’interno di un arco temporale esteso dal periodo ultimo repubblicano romano fino al medievale del XII secolo. Continua a leggere

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Un cronista testimone alla frontiera della umanità

COP_Fusi_Frontiere DEF.qxp_Layout 1di Paolo Nardini 

Il cronista ha un proprio linguaggio ed è tenuto a riportare determinati fatti, e non altri, considerati, in termini generali, meno importanti. Ma quali sono questi fatti di cui può parlare il cronista? Quelli che rivestono un interesse generale e immediato. Il giornalismo vive di alcune regole: la principale è quella delle cinque dabliù: Who, When, What, Where, Why. Puoi cambiare l’ordine, ma nessuna delle cinque domande può restare senza risposta. E poi c’è quella del “diritto all’oblio”. Significa che non possono essere riportati fatti accaduti in passato, e che non abbiano un riscontro nell’immediato. Perciò il cronista, il bravo cronista, ha la strada obbligata: parlare di fatti immediati e di interesse generale. Fatti che riguardano capi di stato, personaggi di grande notorietà, masse di popolazione, fatti sociali. Continua a leggere

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Di ritorno dall’India

Puja indù sul Gange. (ph. Antonio Ortoleva)

Puja indù sul Gange. (ph. Antonio Ortoleva)

di Antonio Ortoleva 

Per raccontare l’India – perché, ogni volta che andiamo, quel mondo repentinamente è cambiato – conviene accostare due oggetti simbolici, in apparenza antitetici, sempre presenti nella vita della nuova borghesia in rapido avanzamento. Il primo è antico, forse millenario, il Lingam, non altro che il membro maschile, icona della fertilità e della vita, posto su un piedistallo rotondo che simboleggia l’organo femminile. L’altro è l’IPhone 15, l’emblema della modernità, ora che la Apple ne ha trasferito la produzione dalla Cina a Bangalore, e che, a differenza del primo totem, non si relaziona in verticale verso il paradiso induista, ma mette in comunicazione orizzontale centinaia di milioni di utenti. Continua a leggere

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Abitare la lettera. Kafka, Felice e l’essenza dell’inter-scrittura

11di Enrico Palma 

Le lettere kafkiane, in generale, costituiscono una testimonianza certamente fondamentale per ricostruire il carattere, la vita, le passioni e i desideri dell’uomo e del genio letterario tra i maggiori del XX secolo. E tuttavia non sono soltanto questo. Anzi, si può affermare che non possono esserlo. Uno dei tratti che emergono con maggiore evidenza dalla considerazione anche superficiale delle lettere è il modo in cui Kafka curava le sue relazioni. Nelle lettere agli amici si legge quanto contassero per lui il reciproco affido e la mutua rassicurazione esistenziale che le persone care costituiscono nella vita di un uomo: 

«Solo in quanto tendono tutte le forze e si aiutano amorevolmente a vicenda, gli uomini si mantengono a una passabile altezza sopra un abisso infernale al quale tendono. Tra di loro sono legati da funi, ed è già un guaio quando le funi si allentano intorno a uno e lui scende più in basso degli altri nel vuoto, ed è atroce quando le funi gli si spezzano intorno ed egli precipita. Per questo bisogna aggrapparsi agli altri» [1].  Continua a leggere
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Attraverso lo specchio: le vite e le opere del principe Cantemir

Il ritratto di Rouen

Il principe Dimitrie Cantemir, ritratto di Rouen

di Alessandro Perduca 

«Lo amavo […] come contemplo me stesso

con stolta ripulsa e gioia parimenti stolta» [1]. 

Il 28 agosto 1598 l’Hector, salpato da Londra nel gennaio di quello stesso anno, approda a Costantinopoli. Reca in dono, personalmente scelti da Elisabetta I, una carrozza per Safıye Sultan, favorita del sultano e un elaborato organo a orologeria per Mehmed III. Faceva parte dell’equipaggio il costruttore dell’organo: Thomas Dallam, un artigiano e musicista di Warrington, piccola cittadina del Lancashire. Il viaggio lungo e lontano dagli standard logistici di oggi, mette a dura prova lo strumento che giungerà alla capitale dell’impero danneggiato e sconnesso. Dallam si mette al lavoro e in un mese circa, sotto gli occhi curiosi e invidiosi del bailo veneziano, dell’ambasciatore francese e quelli preoccupati dell’ambasciatore inglese appronta lo strumento per un’esibizione al palazzo Topkapi alla presenza del sovrano. Continua a leggere

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La Madonna di Corpi Santi: culto, festa e tradizioni popolari tra passato e presente

Madonna dei Corpi Santi

Madonna dei Corpi Santi

di Amelio Pezzetta 

Introduzione 

Il presente lavoro ha finalità documentaristiche ed è volto ad analizzare le tradizioni indicate nel titolo al fine di farle conoscere, evitare che vadano disperse, evidenziare le trasformazioni che hanno subìto e i motivi che hanno portato in certi casi al loro abbandono, alla conservazione e/o alle innovazioni. Alcune parziali notizie riguardanti la devozione e il culto della Madonna di Corpi Santi sono state descritte da Verlengia (1910, 1958 e 2007), Caprara (1986), Del Pizzo (1999), Curzi (2007), Pezzetta (2015) e in altri saggi dello scrivente. Quanto riassunto nel presente saggio è l’esito di interviste, consultazione di fonti archivistiche e di materiale bibliografico.  Continua a leggere

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Identità di transito e storie di vita

copertina-volume-bozadi Valeria Salanitro 

«Immigrazione: prima attestazione risalente al 1851 deri­vato da immigrare+zione, per tradurre il francese immigra­tion, dal latino (im)migrare; “l’immigrare e il suo risulta­to”; in biologia, “l’insediarsi di specie vegetali o animali in zone nuove, dove prima non erano mai diffuse”.

Al di là della mera denotazione, esiste una connotazione negativa: l’immigrazione è un problema, gli immigrati vanno sistemati, sono tutti delinquenti, sarebbe meglio se stessero a casa loro. […] Fino all’incirca a una ventina di anni fa, si parlava prevalentemente di immigrati ed emi­grati: due participi passati che indicavano due movimenti conclusi, il risultato di una migrazione finita. […] Oggi, si parla piuttosto di migranti: un participio presente. […] Questo tempo verbale sottintende che il movimento non si sia concluso: i migranti, insomma, sono qui in transito non sono arrivati a destinazione, ma se ne devono andare, devono continuare il viaggio» [Gheno, 2023: 379].  Continua a leggere

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Il dolore e il bivio nella storia dell’uomo

wicki_noi_dolore_bdi Fabio Sebastiani 

Uno dei criteri che regolano il consesso sociale e culturale del mondo così come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi fa perno sul concetto di dolore. E sembra proprio che in questi continui, rapidi e profondi passaggi d’epoca – perché il tempo non può essere più misurato al singolare ma al plurale fissando di volta in volta il punto di sincronia tra ambiti e percorsi diversi – sia proprio il dolore a subire i cambiamenti più poderosi. Affidato al consumo, nella forma iper e pan in cui via via il mercato ha preso il sopravvento sulle scelte reali di alcuni stakeholders, e quindi trasformandolo sostanzialmente in lenizione materiale e in promessa di un momentaneo sollievo, il dolore (fisico e morale) sta uscendo definitivamente dalla percezione culturale e dal processo di culturalizzazione delle comunità. Sta uscendo dalla condivisione di pratiche di cura e reciprocità tra i soggetti. Continua a leggere

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Volando basso…si vede meglio ciò che si muove sul terreno. Una esperienza di movimento popolare spontaneo

duegiorni-frontedi Antonella Selva 

Sabato 27 luglio 2024, una mattinata caldissima. Il sindaco PD di Bologna, Matteo Lepore, uomo di Legacoop che si è speso senza risparmio per il rilancio in grande stile di mega opere di ogni tipo in città (allargamento dell’asse autostrada-tangenziale, nuovo tram, edilizia scolastica, nuovo stadio “provvisorio”, scoperchiamento del canale di Reno, contenitori culturali al ritmo ormai di un nuovo progetto alla settimana), annuncia a sorpresa il passo indietro (lui dice “passo di lato”) su un progetto di nuova scuola osteggiato fieramente da un agguerrito comitato civico. Il fulmine a ciel sereno – o piuttosto il raggio di sole che squarcia inaspettato nubi densissime – arriva proprio nel mezzo dell’evento “I territori sono di chi li vive”, una due giorni organizzata dal comitato per chiamare a raccolta la solidarietà dei concittadini e di tutti i comitati e i movimenti ambientalisti della penisola contro il temuto intervento della polizia. E il presidio si trasforma in festa.  Continua a leggere

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Un omaggio ad Annabella Rossi in una mostra di fotografie sul lavoro tradizionale

img-20240620-wa0007di Elisabetta Silvestrini 

La Biblioteca e l’Archivio Storico del Comune di Sora (FR) hanno organizzato una mostra di fotografie e documenti, “L’artigianato locale”, aperta dal 28 giugno al 21 luglio del 2024 nel Chiostro della Biblioteca stessa. La mostra ha avuto la sua motivazione nell’intento di valorizzare un corpus fotografico da tempo conservato nelle raccolte della Biblioteca: si tratta di documenti che, in base ad un progetto di realizzazione di un museo ideato nella prima metà degli anni Ottanta del Novecento, erano stati acquistati presso il Museo delle Civiltà di Roma (allora denominato Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari) nel 2001. Coerentemente con la progettazione di un museo del territorio, i contenuti delle fotografie (in tutto 34) e dei documenti archivistici riguardano infatti le attività di lavoro, l’artigianato e la cultura materiale del Sorano e in genere del Lazio meridionale. Continua a leggere

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Castellammare: da porto mercantile a città di loisir

Fig. 1 Castellammare, inizi Settecento, Cassiano da Silva (Amirante Pessolano, 2005).

Castellammare, inizi Settecento, Cassiano da Silva (Amirante Pessolano, 2005).

di Maria Sirago

Introduzione

La città, fiorente per le sue attività commerciali, nel 1420 aveva ricevuto alcuni privilegi, al termine della guerra tra Durazzeschi ed Angioini, quando la regina Giovanna aveva voluto ricompensare gli stabiesi per il loro appoggio. Il privilegio più importante era quello del regio demanio, disatteso nel 1437, quando la città fu venduta per problemi finanziari. Ma Alfonso d’Aragona dopo la conquista del regno aveva riconfermato il privilegio del regio demanio insieme a quello dell’esenzione delle tasse per merci acquistate in proprio e per i capitani delle navi che trasportavano merci per conto dei cittadini (Martucci, 1786; Vanacore, 2014: 198-203). Continua a leggere

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Montalbano e il suo ambiente: il Mediterraneo e la Sicilia

cover2di Silvano Tagliagambe

Montalbano e il Mediterraneo

Nato quasi per caso, almeno stando alle dichiarazioni del suo autore, il commissario Montalbano acquista via via un crescente spessore che lo differenzia in maniera sensibile dai modelli che inizialmente ne avevano ispirato la figura.

Come afferma lo stesso Andrea Camilleri, «ho cominciato a scrivere dei libri gialli per darmi una sorta di ordine, per avere una gabbia solida in cui imbrigliare il racconto. [...] Poi ho visto che funzionava e ho trattato Montalbano come un personaggio in progress, che si modifica di libro in libro» [1]. Continua a leggere

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Breve storia della comunità ebraica del Bahrain: dal primo insediamento agli Accordi di Abramo

Esterno della Sinagoga prima del restauro, 2019 (ph. Agnese Tati)

Esterno della Sinagoga prima del restauro, 2019 (ph. Agnese Tatì)

di  Agnese Tatì 

Introduzione

Questo articolo vuol esaminare, attraverso una ricostruzione storico-antropologica, il ruolo della piccola comunità ebraica del Regno del Bahrain nel suo sviluppo storico e nella sua rilevanza religiosa e politica attuale. A partire dal XIX secolo, le prime famiglie si trasferirono nell’arcipelago, considerato come luogo ‘sicuro’ e ‘ricco’ ma anche come punto di passaggio verso lidi economicamente più vantaggiosi, fino alla costituzione di una vera e propria comunità ancora oggi attiva. Continua a leggere

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Che ore sono. Integrare la Follia come condizione umana

111di Flavia Schiavo 

Per gli Sguardi sul cinema di settembre, abbiamo proposto ai nostri collaboratori e collaboratrici il documentario, della durata di 79 minuti, Che ore sono,  di Marta Basso e Tito Puglielli, uscito nel 2023, Per la densità e la specificità del tema affrontato abbiamo chiesto una riflessione a due psicoterapeuti, Amedeo Falci e Ferdinando Testa, che per la prima volta sono presenti su «Dialoghi Mediterranei», e abbiamo inoltre chiesto ai due giovani registi, che hanno realizzato il documentario nell’ambito della propria formazione presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo, sotto la direzione artistica di Costanza Quatriglio, un commento ai quattro contributi raccolti (Dall’Orzo; Falci; Salanitro; Testa) e una restituzione dell’intenso percorso che li ha condotti alla concretizzazione di Che ore sono. Continua a leggere

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Che ore sono. Sospensioni d’ombre e di luce

da Che ore sono?

da Che ore sono di Marta Bossi e Tito Puglielli

di Valeria Dell’Orzo 

«Le prime teogonie ci mostrano Prometeo incatenato a una colonna, ai confini del mondo, Martire eterno per sempre escluso da un perdono che egli rifiuta di sollecitare» (Camus, 2016: 35), perché, pur nello strazio imperituro, di quelle colpe non è reo, quella condotta trova la sua rivendicazione in un sistema cieco e privativo. Continua a leggere

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Vite in comunità e storie di naufragi affettivi, esistenziali e sociali

da Che ore sono? di Ma

da Che ore sono di Basso e Puglielli

di Amedeo Falci 

La legge 180 del 17 maggio 1978, detta ‘legge Basaglia’ dal nome del suo ispiratore, fu la prima al mondo a stabilire l’abolizione degli ospedali psichiatrici, vale a dire delle strutture in cui persone psichicamente ammalate, ma anche emarginate dalle famiglie e dalla società, erano rimaste per anni recluse contro la loro volontà e private dei loro diritti, solo sulla base delle attestazioni mediche. La legge a cui si era giunti era frutto di una sensibilizzazione sociale e politica portata avanti per anni dal movimento Psichiatria Democratica – ispirato all’esperienza dell’Ospedale Psichiatrico di Gorizia, dove era partita la riflessione e la pratica anti-istituzionale di Basaglia – e da movimenti politici e partiti di sinistra. Continua a leggere

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Tra i pazienti di una comunità psi­chiatrica di Palermo. Etnografia di un tempo vissuto e ritrovato

da "Che ore sono?" di Mattia Basso e Tito Puglietti

da Che ore sono di Marta Basso e Tito Puglielli

di Valeria Salanitro 

Il tempo, come dispositivo atto a “contabilizzare” l’ontologia dell’essere e il modo di stare al mondo – in­teso come Chronos – è una delle facce delle stessa medaglia raccontata nella pellicola Che ore sono. La dimensione latente, ma altresì evidenziata e auspicata, del genere mediale di cui si narra è, indub­biamente, il Kairos: il momento opportuno, il tempo scelto, l’ora più pertinente affinché si com­pia la rinascita di esseri umani dominati dagli umori più reconditi che la mente umana possa riservarci. Continua a leggere

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Il tempo dell’attesa

cheoresono_locandina1_whatsappdi Ferdinando Testa

Le immagini del cinema squarciano il velo della vita reale e proiettano in una dimensione fatta di storie, vissuti, emozioni, senso e mancanza di significato. Il disagio psicologico grave, tema del film Che ore sono, diventa una sberla all’onnipotenza del complesso dell’Io e invita ognuno a fare i conti con gli abissi profondi dell’Anima umana. Sguardi, gesti semplici, a tratti ingenui e infantili, senza nessuna sorta di idealizzazione romantica, toccano i nostri sentimenti e mettono in contatto con l’autenticità della sofferenza derivante dai paradossi dell’esistenza. Continua a leggere

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Raccontare persone, non pazienti, storie, non diagnosi

448562273_1002551451874419_847584571242142677_ndi Mattia Basso, Tito Puglielli 

«Bisognerebbe dunque tendere l’orecchio, chinarsi verso questo borbottio del mondo, cercare di scorgere tante immagini che non sono mai state poesia, tanti fantasmi che non hanno mai raggiunto i colori della veglia». Ci piace prendere le mosse da queste parole di Foucault, tratte dal suo imponente Storia della follia nell’età classica, per provare a tracciare un percorso, frammentato, che possa raccontare la nostra esperienza di persone e registi, nella realizzazione di Che ore sono.  Continua a leggere

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Diario di un viaggio in India

Japuir, Il Palazzo dei Venti (ph. Zino Citelli)

Japuir, Il Palazzo dei Venti (ph. Zino Citelli)

di Zino Citelli 

Il mio viaggio fotografico attraverso l’India è stata un’esperienza indimenticabile, un vortice di colori, suoni e profumi che ha catturato i miei sensi e la mia macchina fotografica; da Delhi a Varanasi, ho percorso un itinerario in macchina e in treno per migliaia di km che ha toccato alcune delle città più iconiche del Paese, ognuna con la sua storia, la sua cultura e la sua bellezza unica.  Continua a leggere

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“Idda”. Fuoco, seduzione e avventura

Etna (ph. Salvo Cristaudo)

Etna (ph. Salvo Cristaudo)

di Salvo Cristaudo 

Le attuali attività parossistiche dell’Etna e dello Stromboli mi riportano indietro nel tempo con ricordi indelebili e, a solo pensarci, mi si accappona ancora la pelle.

Una normale giornata lavorativa, una telefonata passatami dal centralino al mio interno, un invito ad una escursione sull’Etna in quel momento in cui manifestava una forte attività esplosiva a dir poco spettacolare. Per me costituiva, quindi, un invito a nozze, che non potevo assolutamente rifiutare. Continua a leggere

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Memorie del sottosuolo

Nisseno (ph. Salvo  uccia)

Nisseno (ph. Salvo Cuccia)

di Salvo Cuccia 

Siamo nel Nisseno. Per le vie di Sommatino, Riesi, Mazzarino, chiediamo ai giovani e agli anziani cosa sanno delle miniere, che memoria è rimasta del lavoro nelle miniere. 

Ci ritroviamo alla Miniera di Trabia Tallarita. Mi ritrovo nel silenzio, in un silenzio antico. Respiro e sento nell’aria ancora tracce di zolfo. Qui sorgevano le zolfare. Qui, sotto questa terra, a centinaia di metri, si aprivano varchi, tunnel e cunicoli. Qui venne Vittorio De Seta 70 anni fa a girare il suo “Surfarara”, a raccontare le miniere. Continua a leggere

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Federico Tavan: nostra preziosa eresia

Federico Tavan a Parigi (ph. Danilo De Marco)

Federico Tavan a Parigi (ph. Danilo De Marco)

di Danilo De Marco 

Undici anni fa, il 5 novembre, se ne andava il poeta Federico Tavan, visceralmente il più pasoliniano dei poeti italiani, e come Pasolini, poeta anche in lingua friulana, nella variante di Andreis. Quella lingua ‘debole’ il friulano, come la chiamava Pierluigi Cappello che «non avendo la possibilità numerica di tutti i vocaboli della lingua italiana, diventa lingua attaccata alle cose, tanto che si salda addosso alle cose». Continua a leggere

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Socialità e teatralità nelle feste in Sicilia

San Sebastiano - Palazzolo Acreide (ph. Andrea Lattuca)

San Sebastiano – Palazzolo Acreide (ph. Andrea Lattuca)

di Andrea Lattuca

Il popolo siciliano ama le feste, l’allegria, la socialità, il teatro. Il forestiero, il turista, il curioso, è uno spettatore gradito e rispettato e, spesso, privilegiato. 

Chi viene in Sicilia, certamente non si annoia. Si emoziona, si indigna, si incanta, si suggestiona o si smarrisce. Continua a leggere

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La terza immagine

La terza immagine (ph. Rosa Salvia)

La terza immagine (ph. Rosa Salvia)

di Rosa Salvia

Ho guardato, giorno dopo giorno, oltre l’immagine patinata di una rivista per ricercare e scoprire dentro quelle immagini tanto altro, non immediatamente percepibile. Cercare possibili suggestioni nelle trasparenze è stato un viaggio alla scoperta di possibili mondi nascosti al primo sguardo, ma lì presenti come in una dimensione parallela, nel tentativo di cogliere connessioni, senza tentare di spiegare o rendere tutto coerente, per accogliere opposti e contrasti, per espandere la visione. Continua a leggere

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