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Profezie e folQlore. Il ritorno di Kennedy nella narrazione complottista di QAnon

Supporter di di QAnon radunata a Dallas, in attesa del ritorno di Kennedy jr

Supporter di di QAnon radunata a Dallas, in attesa del ritorno di Kennedy jr

di Nicola Martellozzo

Q: Isn’t QAnon Just Another Radical Group? Not really

(Bloom & Moskalenko 2021: 142)

Aspettando Kennedy, confidando in Trump

Il 2 novembre 2021 poche centinaia persone cominciano a radunarsi nei pressi della Dealey Plaza di Dallas, in Texas. Aprono sgabelli e tavolini da campeggio, sedendo lungo i bordi della strada, chi chiacchierando, chi mangiando uno spuntino. Molti di loro non sono di quelle parti, anzi, non sono neppure texani. Tutti, però, sono lì per lo stesso identico motivo: attendere l’arrivo di John F. Kennedy jr., figlio del già 35° Presidente degli Stati Uniti assassinato proprio su quella strada nel novembre del 1963. Il fatto che anche “John John” – come lo chiamano gli amici – sia morto in un incidente aereo nel 1999 non crea alcun disagio alle persone lì radunate. Al contrario, sono lì proprio perché una profezia ha previsto il suo ritorno dalla morte, dopo il quale concorrerà insieme a Trump nelle elezioni del 2024 (Vyse 2021). Solo la forza congiunta di questi due eroi potrà mettere fine al dominio dell’oscura cabala di miliardari ebrei, attori hollywoodiani e politici del Partito Democratico che da decenni controllano la società mondiale, rapendo e violentando bambini per berne il sangue in riti satanisti. Questo è ciò in cui credono quelle persone radunate a Dallas, ciò in cui crede lo “sciamano” di Capitol Hill Jake Angeli, e con loro decine di migliaia di statunitensi: in una parola, QAnon.

Molti osservatori statunitensi hanno commentato cinicamente che più improbabile di un ritorno dalla morte di John Kennedy jr. ci sarebbe solo il fatto che si schierasse con il Partito Repubblicano. Personalmente, trovo ci sia ben poco di ironico nel fatto che oggi circa il 17% degli statunitensi creda alle teorie di QAnon, anche se non fa direttamente parte del movimento; che, inoltre, un altro 37% non escluda completamente il fatto che possa esserci un fondo di verità (Bloom & Moskalenko 2021: 5). A ciò si aggiungono i risultati di un sondaggio del 2014, nel quale più della metà della popolazione statunitense crede, o è culturalmente predisposta a credere, a una o più teorie complottiste (Oliver & Wood 2014: 964).

Da fenomeno di nicchia, QAnon sta progressivamente attirando l’attenzione di analisti, studiosi e politici; negli ultimi tre anni sono stati pubblicati decine di articoli d’approfondimento, saggi e volumi che trattano di questo movimento e delle sue teorie (Wu Ming 1 2021; Bloom & Moskalenko 2021; Leone 2021; Salvia 2020; LaFrance 2020). Non abbiamo più a che fare con credenze esoteriche relegate a piccoli gruppi marginali online, bensì con una vera e propria mitologia contemporanea che ormai vanta tanta eco quanto ogni altra rappresentazione mainstream. Inutile dunque derubricare simili credenze, per quanto strane ci possano sembrare, alle visioni di matti con cappelli di carta stagnola: QAnon rappresenta una forma eterodossa di teoria sociale, nel senso che propone una (sovra-)interpretazione della politica, della società e finanche della Storia. Un approccio alla realtà basato su una realtà – o una cosmologia, se si preferisce – alternativa, con un’alta capacità di integrare fatti e avvenimenti apparentemente inconciliabili (Zuckerman 2019). QAnon rientra perfettamente nella definizione di Popper: 

«Quella che chiamo la teoria cospiratoria della società […] consiste nella convinzione che la spiegazione di un fenomeno sociale consista nella scoperta degli uomini o dei gruppi che sono interessati al verificarsi di tale fenomeno (talvolta si tratta di un interesse nascosto che dev’essere prima rivelato) e che hanno progettato e congiurato per promuoverlo» (Popper 2002: 127).

Per comprendere il successo di questo movimento eterogeneo e la sua particolare concezione della realtà, ripercorreremo brevemente alcuni momenti chiave del suo sviluppo. Come vedremo, quella del ritorno di Kennedy non è la prima profezia di QAnon. L’evento che ha per così dire inaugurato la creazione di QAnon e il passaggio da subcultura digitale a fenomeno pubblico è stato il Pizzagate del 2016. Alcune delle mail private di Hillary Clinton che vennero fatte trapelare dal sito Wikileaks furono oggetto di una interpretazione complottistica, in cui la politica americana era al centro di un traffico di bambini violentati negli scantinati della pizzeria Comet Ping Pong. Il “salto di qualità” è avvenuto quando nel dicembre 2016 un uomo armato ha fatto irruzione nella pizzeria con l’obbiettivo di salvare i bambini rinchiusi e smascherare la rete di pedofili, finendo immediatamente arrestato dopo aver scoperto che il locale non aveva nemmeno uno scantinato. 

Insegna della Comet Ping Pong, locale al centro del “Pizzagate”

Insegna della Comet Ping Pong, locale al centro del “Pizzagate”

L’attacco è stato indubbiamente il risultato di un’escalation di accuse e minacce ai proprietari della pizzeria, un clima di sospetto alimentato nel web e in alcuni social media. Già in questa fase vediamo ben delineato il profilo del gruppo occulto di pedofili satanisti: si tratta di membri dell’alta finanza, quasi tutti ebrei, come George Soros, miliardari, Bill Gates in testa, esponenti di spicco del Partito Democratico ed ex-Presidenti, nonché agenti governativi dei servizi segreti. Anche le loro pratiche illecite sono piuttosto precise: il rapimento dei bambini è seguito da torture e stupri, in modo da ottenere dal loro sangue l’adrenocromo; si tratta di un composto chimico realmente esistente, ma che nulla ha a che vedere con la sostanza immaginata da QAnon, usata di volta in volta come elisir di giovinezza, droga o – dal 2020 in poi – come cura segreta per il Covid-19. Già qui è facile trovare una somiglianza con le accuse del sangue di stampo (blood libel) antisemita, di cui l’adrenocromo non è che la versione contemporanea.

La prima delle profezie di QAnon è anche il primo delle migliaia di messaggi rivolti al mondo da “Q Clearance Patriot”, un utente anonimo del sito 4chan che nel 2017, un anno dopo gli eventi del Pizzagate, tornò ad accusare Hillary Clinton profetizzandone l’imminente arresto. Nonostante, neanche a dirlo, non sia accaduto nulla del genere, da quel momento i messaggi di Q diventarono in breve tempo la base di un nuovo complesso sistema di credenze e interpretazione della realtà, quello che oggi identifichiamo con QAnon. Le ipotesi sull’identità di Q si sprecano: chi ritiene sia uno degli amministratori del sito web, chi presta fede alle sue dichiarazioni e lo reputa un funzionario governativo di altissimo livello, chi – e sono moltissimi – pensa sia lo stesso Trump, o al limite un membro del suo entourage. L’autore Wu Ming 1 ha proposto un’ipotesi decisamente originale, anche se un po’ autoreferenziale, che vede dietro Q un’articolata operazione di beffa mediatica ispirata alle azioni di Luther Blisset in Italia (Wu Ming 1 2018b). Tuttavia, quali che fossero le intenzioni originali di Q e al di là delle sue possibili identità, QAnon è ormai andato ben oltre e possiede una vita propria (Dunning 2021).

Scopo dichiarato degli aderenti al movimento è cercare la verità e resistere in vista della tempesta (The Storm), ossia il momento in cui Trump sconfiggerà il male e imprigionerà tutti i suoi avversari a Guantanamo. Questa palingenesi era attesa per il 20 gennaio 2021, data dell’insediamento del nuovo Presidente, ma le cose non sono andate come previsto. Nel prossimo paragrafo approfondiremo meglio il problema della mancata apocalisse, ma per ora basti dire che i sostenitori di QAnon sono stati invitati a “fidarsi del Piano” (Trust the Plan) in attesa della prossima mossa di Trump. Questa fissazione per l’ex-Presidente non è affatto casuale. Anzitutto Trump non è nuovo a letture complottiste: è rimasta celebre l’accusa mossa nel 2011 all’ex-Presidente Obama, che secondo Trump era originario di Haiti e come tale ineleggibile. Inoltre, la prima campagna elettorale nel 2016 ha giocato molto con i riferimenti a QAnon, e anche dopo la sua elezione Trump ha continuato a “strizzare l’occhio” agli aderenti del movimento, dando loro un inedito riconoscimento pubblico, rapidamente capitalizzato dai seguaci di Q come una sorta di legittimazione (LaFrance 2020; Ong 2020: 2).

L’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 è stato un altro momento fondamentale per la storia di QAnon. Un evento che rimane ancora difficile da definire (manifestazione? insurrezione? scontro civile? rivolta?) ma che ha lasciato in tutti gli osservatori, americani e non, un senso di incredulità. Nessuno pareva aspettarsi davvero che nella (tanto vantata) più grande democrazia del mondo occidentale potesse accadere qualcosa del genere. L’attacco a Capitol Hill ha rappresentato un momento di svolta non solo per QAnon ma per tutta la galassia alt-right, in cui quello che Boyer definisce “fascismo virtuale” (Boyer 2021) si è concretizzato nella realtà. Abbiamo visto all’opera movimenti che a giusto titolo si possono definire fascisti, giacché usano la violenza come strumento di lotta politica. Sotto l’amministrazione Trump le azioni violente di QAnon sono state trattate come reati violenti o crimini d’odio, non come una forma di terrorismo domestico (Ong 2020: 5) e i fatti del 6 gennaio non sembrano aver cambiato davvero questa tendenza: lo “sciamano” di Capitol Hill è stato infatti recentemente condannato a poco meno di 4 anni di carcere per l’accusa di “intralcio alla giustizia”. Le condanne giudiziarie ai membri di QAnon e in generale il modus operandi di questo movimento mostrano, secondo Kyler Ong, la necessità di ricalibrare il concetto di terrorismo, cogliendo in tal modo la crescente militarizzazione e l’atteggiamento estremista sviluppatosi durante il periodo del Covid-19 (Ong 2020: 3-5). 

Assalto a Capitol Hill, 6 gennaio 2021

Assalto a Capitol Hill, 6 gennaio 2021

Va fatta una precisazione importante per quanto riguarda le dinamiche di genere all’interno di QAnon. Come abbiamo visto, il movimento nasce su 4chan e si sviluppa inizialmente all’interno di altrettanti spazi web ultra-maschilizzati (Reddit, gruppi redpill, 8kun), ma la sua diffusione massiccia tra la popolazione si deve al ruolo delle donne e al loro utilizzo di piattaforme social come Instagram e gruppi chiusi su Telegram, Whatsapp e Facebook. Le due autrici di Pastels and Pedophiles (Bloom & Moskalenko 2021), tra le più recenti analisi di QAnon, sottolineano il ruolo cruciale e troppo spesso occultato delle donne nello sviluppo di movimenti reazionari, fanatici o violenti, dove il tema della pedofilia può probabilmente catalizzare l’attenzione e il coinvolgimento di madri e famiglie. Non è perciò solo un caso che, durante la fallita insurrezione di Capitol Hill, tra i manifestanti siano state uccise proprio due donne, diventate a stretto giro martiri della causa. Allo stesso modo non è un caso che un’azione collettiva e armata di QAnon sia avvenuta proprio nel 2021.

Nel suo articolo (2018b), Wu Ming 1 registrava una progressiva perdita di interesse di QAnon sia da parte dell’opinione pubblica americana che dalla galassia dei movimenti alt-right. È l’ottobre del 2018; poco più di un anno dopo, il Covid-19 diventa una pandemia, cambiando profondamente la società globale. Tra gli innumerevoli fenomeni che il Coronavirus ha influenzato c’è anche QAnon, che dal marzo 2020 registra un’impennata nei trend di ricerca, nei profili, post e pagine dedicate, nella quantità di informazioni e utenti che gravitano intorno ad esso. Un’analisi dettagliata della relazione tra la diffusione del Covid-19 e di QAnon è ancora difficile da tentare, men che meno nelle poche pagine di questo contributo [1]. Va registrato tuttavia l’effetto boost della pandemia sul movimento statunitense, che da allora ha continuato a crescere anche grazie al contributo di personaggi pubblici, politici e influencer. Proprio da quest’ultimi ha ottenuto una sorta di “legittimazione pubblica”. Su questo tema rimandiamo alla recente etnografia digitale di Peter Forberg (2021), che evidenzia la capacità di QAnon di sfruttare gli algoritmi delle piattaforme digitali per accrescere la propria visibilità, sia attraverso una manipolazione consapevole che tramite una “capitalizzazione” involontaria. 

Sostenitori di QAnon ad un comizio dell'ex-Presidente Trump nel 2018

Sostenitori di QAnon ad un comizio dell’ex-Presidente Trump nel 2018

Quando le profezie falliscono 

È superfluo aggiungere che John Kennedy jr. non si è palesato a Dallas. È vero che la profezia del suo ritorno era sostenuta solo da un gruppo minoritario all’interno del movimento, ma è significativo che costoro non abbiano ceduto neppure dopo la sconfessione pubblica da parte di Q (Kornfield 2021). Tuttavia, questa è perlomeno la terza profezia di QAnon che si rivela infondata [2], un fatto che ha provocato numerose defezioni tra i “fedeli” ma che non ha davvero minato la stabilità del movimento. A ben vedere, il termine “fedeli” non è poi così strano da usare in riferimento ai membri di QAnon, considerando i numerosi riferimenti all’immaginario cristiano fatti propri da questo movimento.

Susan Harding ed Emily Martin (2021) per esempio, si soffermano sul ritorno alla Casa Bianca dell’ex-Presidente Trump dopo la guarigione dal Covid-19, un evento mediatico attentamente confezionato in cui entrano in gioco certe narrazioni messianiche (mosaiche, più che cristologiche), prontamente recepite dai membri di QAnon: un leader invincibile, che ha sconfitto la morte e torna per guidare i suoi fedeli. L’elemento messianico è indubbiamente presente anche nel caso Kennedy. Una lettura alternativa della morte di John Kennedy jr. lo vede vittima di un attentato ordito da Hillary Clinton (nuovamente lei!), facendone un martire contro la cabala satanista (LaFrance 2020). Per alcune frange del movimento, Kennedy jr. è il rappresentante umano designato presso la Federazione Galattica della Luce, una sorta di ONU extra-terrestre che, come in una precedente profezia del 1996, si rivelerà all’umanità per inaugurare una nuova era di pace (Salvia 2020: 20).

L’idea di Kennedy jr. come eminenza grigia del governo Trump ricorda da vicino la figura del Messia occultato, nascosto al mondo in attesa di una rivelazione che coincide immancabilmente con la palingenesi e, spesso, con il riscatto di una minoranza perseguitata, con leader occultato che tornerà dal suo stato di morte apparente per rivelarsi al mondo. Nell’escatologia islamica, in particolare in quella shi’ita, il Mahdi comparirà alla fine dei tempi per opporsi al Dajjāl, incarnazione del male che dominerà gli uomini prima del giudizio finale. Oppure si pensi all’imperatore Federico II, che secondo certe profezie medievali sarebbe tornato dalla morte per regnare sui Cristiani, giudicando i potenti malvagi e corrotti (Cohn 1965: 110-112).

9788845935916_0_424_0_75C’è da dire che la credenza nell’avvento del Messia o nella fine dei tempi è un tratto caratterizzante di tutte le teorie complottiste (Oliver & Wood 2014: 961). Per quanto riguarda QAnon, l’attesa del Grande Risveglio (Great Awakening) dopo la Tempesta è facilmente interpretabile in senso millenaristico. Un ulteriore anello di congiunzione tra i due fenomeni è dato da Michael Barkun, secondo cui ogni «conspiracy theories locate and describe evil, while millennialism explains the mechanism for its ultimate defeat» (Barkun 2006: 3), presupponendo in entrambi i casi un mondo e una Storia pervasi da super-agenti occulti, nascosti alla percezione quotidiana o perché trascendono il mondo (Dio, Satana) o perché ne sono assolutamente implicati (Deep State, culti segreti). La storia diventa una cospirazione continua (Hofstadter 2021: 56; Popper 2002), in cui la rivoluzione, la parusia o il millennio sono sempre imminenti agli occhi degli “eletti”.

Quest’ultima in effetti è una questione che affligge il Cristianesimo fin dalle origini: la lettura metaforica che S. Agostino fa del messaggio millenarista evangelico e paolino ha trasformato paradossalmente il fallimento della profezia di Cristo nella principale conferma della sua verità sostanziale. Questa tensione fondamentale all’interno della Chiesa cristiana è stata brillantemente analizzata da de Martino, il quale sottolinea come il problema della parusia, di una seconda venuta costantemente rimandata, rese necessaria l’organizzazione della Chiesa come istituzione: «ciò che fece del Cristianesimo una religione fondatrice di civiltà, ciò che in esso dischiuse la storia, fu appunto questa paradossale tensione fra già e non ancora, questo stare permanentemente in tensione vigilante fra l’uno e l’altro, questo sentirsi garantito dal primo e sospinto verso il secondo” (de Martino 1977: 289).

Ne ritroviamo gli echi nelle centinaia di movimenti profetici e millenaristi che per secoli hanno predetto apocalissi, immancabilmente mancate e rinviate [3]. Tra i tanti esempi scegliamo un caso relativamente vicino ai nostri tempi e soprattutto vicino al contesto culturale di cui ci stiamo occupando. Nella prima metà dell’Ottocento gli Stati Uniti attraversarono una fase di grande fervore religioso, con abbondanza di predicatori, movimenti e profezie. Una di queste, elaborata e propagandata dal filosofo battista William Miller, collocava il Secondo avvento di Gesù tra il 21 marzo 1843 e lo stesso giorno del 1844. Nemmeno una doppia correzione, giustificata da errati conteggi tra calendari ebraici, evitò al movimento di Miller quella che venne definita la “Grande Delusione” (Great Disappointment). Da notare come il ricalcolo sia stato fatto anche dai seguaci di QAnon all’indomani del 1novembre, adducendo come motivazione un errore nel conteggio dovuto alla differenza tra calendario giuliano e gregoriano (Kornfield 2019).

Tornando alla profezia di Miller, oltre all’abbandono dei fedeli ci furono interessanti reazioni alla delusione: una parte del movimento, poi diventata la Chiesa Cristiana Avventista, ritenne che la data fosse sbagliata; un secondo gruppo, capeggiato dal predicatore Hiram Edson e confluito nella Chiesa Avventista del Settimo Giorno, ritenne che il giorno fosse corretto, ma che a causa del culto domenicale “canonico” il Messia non poté rivelarsi come previsto.

Anche il fallimento della profezia di gennaio 2021 ha provocato nei tanti aderenti di QAnon una crisi di fede – una dissonanza cognitiva se si preferisce il termine secolare – in cui però la rottura nella narrazione di Q è stata risolta ricalibrando la mitologia del movimento e aggiungendo nuovi tasselli: nello specifico, il tema delle elezioni rubate, frutto dell’ennesima cospirazione dei Democratici e degli agenti governativi. Dopo la prima reazione di sconforto c’è stato il tentativo di spostare la data al 4 maggio, “l’autentico” giorno dell’insediamento del Presidente americano fino al 1933, quando venne spostato a gennaio. Si tratta di una correzione minore, che abbiamo già visto nel caso di Miller o nel più recente ritorno di Kennedy. Una piccola differita non guasta. Quando però comincia a passare troppo tempo e anche l’ennesimo ricalcolo fallisce, allora c’è il rischio di una crisi più ampia e difficile da contenere [4]. Tuttavia, l’esempio dell’Avventismo e di decine di altri movimenti religiosi che sono sopravvissuti alle proprie apocalissi ci dimostra la straordinaria capacità di sovrainterpretare del reale e della storia: «Victors may write history, but the vanquished may own the future in ways victors never can. So the people who inhabit prophetic time or the time of a lost cause survive failed prophecies and further defeats by deploying them to bring about future visions and victories» (Harding & Martin 2021: 34).

Se le teorie complottiste nascono da una secolarizzazione di millenarismi religiosi, dei loro temi e linguaggi, nel caso di QAnon assistiamo a una sorta di nuova sacralizzazione, attuata assorbendo e cooptando specifiche narrazioni religiose. In effetti i riferimenti al Cristianesimo non marcano solo la stretta parentela con il millenarismo protestante, ma agiscono come una sorta di lingua franca che accomuna tutti i gruppi eterogenei all’interno di QAnon (Harding & Martin 2021: 34). Questa posizione è fortemente sostenuta da Adrienne LaFrance, che commentando la genesi e lo sviluppo del movimento afferma che «to look at QAnon is to see not just a conspiracy theory but the birth of a new religion» (LaFrance 2020); la fede religiosa si aggiunge così al “classico” populismo e alla paranoia propria del complottismo americano (Hofstadter (2021).

Dobbiamo tenere conto anche della capacità di Qanon di catalizzare il magma anti-sistema e complottista statunitense (Bloom & Moskalenko 2021: 62). Con la felice espressione di Mattia Salvia, «assecondando questa sua natura di principio ordinatore del molteplice, QAnon si è strutturato come una ur-teoria del complotto» (Salvia 2020: 6); anche in questo caso, la dimensione religiosa fornisce degli strumenti cruciali per tale operazione. Una seconda capacità, in parte corollario della prima, è il fatto che QAnon sia riuscito a diffondersi anche in Europa adattandosi agli specifici contesti nazionali e alle diverse narrazioni complottiste preesistenti. Il report di Labbe e colleghi (2020) si sofferma in particolare su Francia, Italia e Germania. Quest’ultima è la nazione dove le narrazioni di QAnon hanno maggiormente attecchito, legandosi anche ai movimenti di estrema destra. Per quanto riguarda il nostro Paese, QAnon ha trovato largo seguito tra gli anti-vaccinisti, raggiungendo anche sedi istituzionali come lo stesso Parlamento con un intervento della deputata Sara Cunial. È interessante osservare come le macro-narrazioni di Q siano state adattate alle vicende politiche italiane, proponendo ad esempio un’interpretazione della caduta del governo Conte come parte del Piano di Trump, in cui Matteo Salvini è considerato un personaggio alleato, al pari di Putin.

Dopo aver dato una descrizione sommaria di QAnon, della sua genesi come movimento sociale e dei principali aspetti religiosi presenti nella sua teoria del complotto, rimane ancora una domanda di fondo: perché, nonostante l’incoerenza e la contraddittorietà delle sue teorie, e perfino nonostante il ripetuto fallimento delle sue profezie, QAnon ha così tanto successo? 

Slogan di QAnon e Thin Blue Line su un'auto statunitense

Slogan di QAnon e Thin Blue Line su un’auto statunitense

Agency, risentimento e folQlore 

Richard Hofstadter ha scritto uno dei saggi più brillanti sullo stile paranoide tipico di diversi movimenti politici minoritari negli Stati Uniti, tutti caratterizzati da una forte sospettosità verso certi gruppi sociali o religiosi, un’esagerazione delle tematiche e una precisa fantasia cospiratoria. Dal Maccartismo alla fluorizzazione dell’acqua, il tema cardine vede una rete internazionale di potenti cospiratori dediti a pratiche malvagie (Hofstadter 2021: 18-30). Apparentemente, le teorie della cospirazione hanno la capacità di infrangere l’integrità e la presa dell’egemonia culturale mainstream, approfittando di momenti di crisi o tensione (Oliver & Wood 2014: 953). Fenomeni come catastrofi naturali, guerre o epidemie, sono tutte situazioni capaci di generare incertezza, una condizione fondamentale – anche se non sufficiente di per sé – per la formazione di sistemi di credenze eterodosse come quella di QAnon.

Ora, come scrivevamo un anno fa (su Dialoghi Mediterranei, n. 47, gennaio 2021), il fatto che la condizione di dubbio preceda sempre la negazione mostra come, in termini sociali, ogni posizione eterodossa nasca sempre all’interno di un sistema ortodosso. Questo ovviamente non esclude una gradualità di questi processi, né il fatto che successivamente entrambi i sistemi di credenze si ridefiniscano per opposizione tra loro. Le teorie del complotto si basano sull’esistenza (e il mantenimento) di lacune e “punti neutri” passibili di interpretazioni soggettive, che permettono di adattare questi sistemi eterodossi a molteplici punti di vista. Le esperienze traumatiche che sfuggono ad una spiegazione immediata generano incertezza, portano ad una «sospensione angosciosa del giudizio» (Severi 2000: 78). Fallimenti terapeutici, effetti collaterali dei farmaci, malasanità, tutte queste esperienze pregresse costituiscono quella che, nel campo biomedico, Fassin chiama “economia del risentimento” (Fassin 2007: XIX), una riserva di memorie dolorose che si congiunge all’economia del sospetto, basata invece su una sfiducia presente verso certe istituzioni. Abbiamo a che fare con una “verità emotiva” che rimane valida anche dopo il debunking delle teorie e l’evidenza dei fatti, agganciata e sostenuta da un forte senso di comunità (Bloom & Moskalenko 2021: 66). 

Trasposto in una dimensione sociale più ampia, il risentimento della white middle class statunitense ha portato migliaia di persone ad abbracciare la visione del sospetto di QAnon. Quel senso di espropriazione della destra moderna di cui parla Hofstadter (2021: 46) ha trovato oggi nuova spinta e voce nel suprematismo bianco, cui Trump ha saputo cor-rispondere perfettamente durante la propria campagna elettorale. Anche dopo il fallimento delle varie profezie, pensare Trump come vittima di poteri occulti permette di giustificare il fatto che abbia disatteso le aspettative dopo essere diventato Presidente (Wu Ming 1 2018b). QAnon può essere letta come una sorta di convergenza nella galassia alt-right statunitense, composta da movimenti di nicchia (fringe movements), sottoculture online e milizie auto-organizzate (Proud Boys) amalgamate in una ricca matrice complottista. La dimensione partecipativa acquista dunque un ruolo cruciale, e secondo Ethan Zuckerman ne rappresenta anche uno degli aspetti caratterizzanti [5]. Le criptiche “briciole” seminate da Q nelle sue migliaia di post online vengono raccolte da (auto-definiti) “panettieri” (bakers), che svolgono un compito di esegesi e divulgazione amalgamando man mano le briciole nel corpo della macro-teoria di QAnon, fino ad ottenere un “impasto” grezzo per tutti i seguaci (Wu Ming 2018a; 2021: 3-4). La diffusione attraverso i social media corrisponde all’ultima fase di “cottura” dell’impasto, dopo la quale il “folQlore” viene consumato da milioni di persone in tutto il globo [6]. Sul folQlore rimandiamo alla bella indagine del Centro Studi sul XXI secolo, che in un numero monografico curato da Mattia Salvia (2020) si occupa di districare la matassa dei diversi filoni complottisti che percorrono la macro-teoria di QAnon.

popperFassin ci ha recentemente ricordato l’importanza di questo tipo di analisi, richiamando l’antropologia a occuparsi delle teorie complottiste in quanto fenomeni necessari per comprendere certi aspetti ambigui e sfuggenti delle società contemporanee (Fassin 2021). In particolare, queste credenze eterodosse sono significative di una crisi e di una forte sfiducia nei confronti sia delle “verità ufficiali” che delle autorità (politiche, mediche, sociali) che le sostengono. Esse rispondono inoltre a precisi bisogni e atteggiamenti culturali, che per quanto riguarda QAnon vengono raggruppati in quattro categorie da Bloom e Moskalenko: «FolQlore satisfies four important needs for QAnon followers: a need to feel smart (cognitive utility); a need to feel connected (social utility); a need to feel positive emotions (emotional utility); and a need to feel like one’s life has a purpose (personal utility)» (Bloom & Moskalenko 2021: 79). Possiamo aggiungere una quinta forma di utilità, che Wu Ming 1 estende a tutte le teorie della cospirazione: la possibilità – altamente conservativa in senso sociale – di addossare a pochi individui o gruppi le carenze o gli errori del sistema (politico, giudiziario, economico), garantendo in tal modo lo status quo (Wu Ming 2018b). Secondo Oliver e Wood (2014) questa fertile “ideatività cospirativa” deriva dalla tendenza, tutta culturale, ad attribuire l’origine di eventi straordinari o inspiegabili a cause superiori o segrete, così come ad una certa attrazione per le “interpretazioni melodrammatiche” (sic!) degli avvenimenti. In entrambi i casi, possiamo aggiungere, si tratta comunque di modalità che permettono di personificare la Storia attribuendole un’intenzionalità pervasiva, un’agency iper-inflazionata che si concretizza in attori occulti (Saltman 2020: 59).

Queste brevi riflessioni non bastano certamente a spiegare il successo di QAnon, fenomeno sociale complesso e in continua trasformazione, ma forniscono per così dire delle coordinate imprescindibili per articolare analisi future. C’è infine un’ultima ragione per occuparci seriamente di questo movimento e delle sue teorie complottiste, espressa in un brano di Popper con cui concludiamo: 

«Esse diventano importanti, per esempio, tutte le volte che pervengono al potere persone che credono nella teoria della cospirazione. E persone che credono sinceramente di sapere come si realizza il cielo in terra sono facili quant’altre mai ad adottare la teoria della cospirazione e a impegnarsi in una contro-cospirazione contro inesistenti cospiratori» (Popper 2002: 128).
Dialoghi Mediterranei, n. 53, gennaio 2022
Note
[1] Possiamo comunque rifarci alla ricerca di Bruns, Harrington e Hurcombe (2020) sulla presenza online di rumors circa la relazione tra Covid-19 e 5G per distinguere cinque fasi nella diffusione di teorie complottiste: (a) presenza preesistente di ipotesi e teorie; (b) affermarsi di una o più teorie nei social media; (c) “raffinamento” della teoria e radicamento in certe regioni geografiche; (d) contro-reazione a misure politiche o sanitarie controverse; (e) massima eco grazie a contributo di divulgatori professionisti, celebrità e influencer.
[2] Il titolo che abbiamo scelto per questo paragrafo riprende il nome (When Prophecy Fails) del famoso volume dedicato ai fedeli di una religione ufologica di Chicago dopo la mancata apocalisse prevista per il 1954 (Festinger, Riecken & Schachter 1956).
[3]  Per quelli che fossero interessati ad approfondire, oltre al volume di Cohn anche Wikipedia riporta una lunga lista di casi: https://en.wikipedia.org/wiki/Unfulfilled_Christian_religious_predictions [controllato 24/11/21].
[4] La serie TV i Simpson affronta precisamente questo argomento nell’episodio 16×19 (Thank God It’s Doomsday). Il riferimento pop non è gratuito, dato che le qualità profetiche dei Simpson sono state sovente tirate in ballo durante la campagna elettorale e la presidenza Trump, a cominciare dall’episodio (11×17) che sembra preconizzare la candidatura del tycoon americano nel 2016.
[5] Gli altri due sono il supporto informale da parte della politica (ma che nelle ultime elezioni è diventato esplicito e formale), e il riferimento al media landscape come “nuova normalità” (con gli annessi problemi della post-verità) (Zuckerman 2019: 4-5).
[6] È curioso come alcuni mesi fa abbia proposto involontariamente una metafora simile a quella della “panificazione” di QAnon, trattando proprio della nascita e della diffusione delle teorie complottiste (Martellozzo 2021). 
Riferimenti bibliografici 
Barkun, Michael, 2003, A Culture of Conspiracy. Apocalyptic Visions in Contemporary America, Berkely: University of California Press. 
Bloom, Mia, Moskalenko, Sophia, 2021, Pastels and Pedophiles. Inside the Mind of QAnon, Stanford: Redwood Press. 
Boyer, Dominic, 2021, “Digital fascism”, https://culanth.org/fieldsights/digital-fascism [controllato 24/11/21]. 
Bruns, Axel, Harrington, Stephen, Hurcombe, Edward, 2020, “‘Corona? 5G? or both?’: the dynamics of COVID-19/5G conspiracy theories on Facebook”, Media International Australia 177(1): 12-29. 
Cohn, Norman, 1965, I fanatici dell’apocalisse, Milano: Edizioni di Comunità. 
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Nicola Martellozzo, dottorando presso la Scuola di Scienze Umane e Sociali (Università di Torino), negli ultimi due anni ha partecipato come relatore ai principali convegni nazionali di settore (SIAM 2018; SIAC 2018, 2019; SIAA-ANPIA 2018). Con l’associazione Officina Mentis conduce un ciclo di seminari su Ernesto de Martino in collaborazione con l’Università di Bologna. Ha condotto periodi di ricerca etnografica nel Sud e Centro Italia, e continua tuttora una ricerca pluriennale sulle “Corse a vuoto” di Ronciglione (VT).

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