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Le Rotte Mediterranee di Imago Mundi e l’immagine contemporanea della Wunderkammer

Area d’ingresso alla mostra, Spazio ZAC, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, da Imago Mundi – Collezione Luciano Benetton (Foto Di Maggio)

Area d’ingresso alla mostra, Spazio ZAC, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, da Imago Mundi – Collezione Luciano Benetton (Foto Di Maggio)

di Fabiola Di Maggio

Imago Mundi è la collezione in progress di arte contemporanea composta da migliaia di opere, che Luciano Benetton da diversi anni commissiona e raccoglie nei suoi numerosi viaggi intorno al mondo coinvolgendo artisti famosi ed emergenti di vari Paesi. Ogni artista crea un’opera in assoluta libertà. Si tratta di un micro-artefatto che deve solo rispettare il vincolo del “formato cartolina” (10×12 cm) richiesto da Benetton.

Imago Mundi è una sorta di “inventario dei popoli”. Un progetto artistico senza fini di lucro, democratico e universale che, grazie al lavoro svolto dalla Fondazione Benetton Studi e Ricerche, promuove l’incontro e il dialogo tra i più diversi linguaggi visivi contemporanei, allo scopo di produrre una registrazione in fieri delle espressioni artistiche del mondo, differente dagli usuali modelli di raccolta, esposizione e fruizione museale legati al mercato dell’arte oggi.

Attualmente i Paesi, le regioni e le culture coinvolte nel progetto sono circa 120, mentre gli artisti e le opere quasi 20 mila. Ciascun Paese è raccontato e fotografato da una collezione che annovera 150/250 artisti scelti da curatori locali, esperti d’arte, artisti o direttori di musei. Lo scopo fondamentale di Imago Mundi è quello di cartografare e proiettare nel futuro una mappa visuale delle società umane su scala globale partendo dal locale, e promuovendo gli artisti attraverso media specifici come i classici cataloghi cartacei (la collezione di ogni Paese è registrata in un catalogo particolare contenente saggi introduttivi redatti da esperti del settore, le opere e le biografie degli artisti); il sempre aggiornato inventario virtuale della piattaforma on line www.imagomundiart.com, ovvero la forma digitale dei vari cataloghi; e infine, la partecipazione a mostre e rassegne nazionali e internazionali prodotte con il concorso di istituti pubblici e privati in tutto il mondo.

A livello fruitivo Imago Mundi intende coinvolgere e rendere percepibile agli spettatori una totalità artistica che si presenta certamente indefinita, e non invece conclusa, esatta o risolta come un’istantanea, ma mostra un paesaggio visuale carico, eterogeneo e frastagliato come è in fondo oggi la realtà in cui viviamo.

Al Mar Mediterraneo, da millenni spazio comune di popoli, crocevia antropologico di culture, storie e immagini, Imago Mundi dedica l’esposizione Rotte Mediterranee, in programma a Palermo dal 18 febbraio al 10 marzo, all’interno del palinsesto della prima Biennale Arcipelago Mediterraneo [1], presso lo Spazio Zac (Zona Arti Contemporanee) dei Cantieri Culturali alla Zisa.

 Visione d’insieme dell’esposizione, Spazio ZAC, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, da Imago Mundi – Collezione Luciano Benetton (Foto Di Maggio)

Visione d’insieme dell’esposizione, Spazio ZAC, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, da Imago Mundi – Collezione Luciano Benetton (Foto Di Maggio)

Il Mare Nostrum è stato per millenni ed è tutt’ora un luogo fluido di viaggi e incontri, di fusione, socializzazione e incrocio, sinonimo di prosperità e apertura per le civiltà nate sulle sue sponde e per quelle vicine che hanno sempre rivolto il loro sguardo verso questo paesaggio marittimo multiprospettico e in movimento operoso. Imago Mundi ha deciso di consacrare una tessera espositiva inedita al Mediterraneo al fine di esprimere il senso di appartenenza e condivisione, attraverso l’arte e le immagini, dei Paesi coinvolti accomunati dal mare, spazio elettivo e fondativo di storia e civiltà.

Rotte Mediterranee espone, all’interno delle ormai famose bacheche progettate dall’architetto Tobia Scarpa, le collezioni dei 19 Paesi, dal Medio Oriente – Palestina), Israele, Siria, Libano – alle coste del Nord Africa – Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco – percorrendo l’Europa – Albania, Montenegro, Croazia, Slovenia,Spagna, Portogallo, Grecia, Turchia, Francia e Italia con due focal point su Campania e Sicilia  [2].

.Palestina (particolare della raccolta), Spazio ZAC, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, da Imago Mundi – Collezione Luciano Benetton (Foto Di Maggio)

Palestina (particolare della raccolta), Spazio ZAC, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, da Imago Mundi – Collezione Luciano Benetton (Foto Di Maggio)

L’esposizione dello Zac offre uno sguardo contemporaneo originale e senza precedenti su questo ombelico del mondo: 19 Paesi, 21 collezioni e quasi 3500 artefatti descrivono un ritratto inedito e creativo del mare di mezzo e delle sue genti declinato nel linguaggio dell’arte con- temporanea. In un momento storico dalle dinamiche politiche, economiche e religiose alquanto schizofreniche, di guerre e accoglienze negate, l’arte di Imago Mundi e Rotte Mediterranee segnatamente, è una via possibile, utopica e reale allo stesso tempo, verso un dialogo libero e senza compromessi che ci  consegna un’immagine di Paesi come Palestina, Israele, Siria, Libano, Libia, Tunisia, Francia o Turchia diversa e non inevitabilmente infelice o compromessa come siamo invece abituati a vedere e sentire ogni giorno dai rapporti dei media.

Le immagini in mostra esplorano globalmente nuovi tragitti e nuovi viaggi in queste acque che negli ultimi decenni sono anche state una barriera, scenario di molteplici drammi, dolori e supplizi. Eppure il mare fisicamente non oppone. E l’arte sembra l’unica strategia possibile per comunicare un messaggio che la stessa natura, terrestre o marina, contiene e ci invia, ma che ci ostiniamo a non ascoltare. L’arte allora è la parola, la trasposizione di senso della natura, il simbolo del fatto che le barriere tra gli uomini non esistono perché naturalmente non esistono. Rotte Mediterranee propone infatti una rappresentazione complessiva, sinottica, dell’innata pluralità caratterizzante il Mare Nostrum che, malgrado i drammatici eventi del nostro tempo, desidera ancora essere un simbolo costruttivo di speranza, opportunità, futuro e bellezza. Un mondo visibilmente aperto e relazionale, senza muri, frontiere e steccati ideologici, politici o religiosi.

. Egitto (particolare della raccolta), Spazio ZAC, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, da Imago Mundi – Collezione Luciano Benetton (Foto Di Maggio)

Egitto (particolare della raccolta), Spazio ZAC, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, da Imago Mundi – Collezione Luciano Benetton (Foto Di Maggio)

Rotte Mediterranee, benché sia un’esposizione particolare, articolata e autonoma, è un frammento del suo più vasto generatore visuale, Imago Mundi, al quale va correttamente connesso per essere meglio colto e interpretato. Nella grande fucina di Imago Mundi gli artisti costruiscono collettivamente, e ognuno a modo proprio, un caleidoscopio di visioni, suggestioni e rappresentazioni che mettono in risalto le infinite sfumature del mondo globale. L’arte è sempre stata uno strumento di conoscenza. E lo è sicuramente nel caso di Imago Mundi, dove si rivela essere anche un mezzo di espressione comune, collettivo, universale, di sperimentazione e di confronto tra culture, poetiche e visioni diverse o antitetiche. L’arte vera, quella che comunica emozioni e conoscenza in una ineffabile sintesi, crea delle connessioni, anche quando le immagini sono distanti non solo dal punto di vista spaziale ma anche formale, simbolico e contenutistico.

Per essere compreso in modo da esprimere la complessità che incorpora, Imago Mundi è un dispositivo visivo che va analizzato dal punto di vista strutturale. A guardar bene, la sua configurazione, esito di pratiche di creazione, raccolta ed esposizione stabilite e strutturate, rinvia a significati epistemologici che vanno approfonditi nell’ambito di ricerca degli studi culturali visuali.

Imago Mundi è opera di mecenatismo contemporaneo. Un apparato visuale che rispecchia la nostra epoca visiva surmoderna: il tempo delle scatole cinesi visuali del web, delle piattaforme google, delle connessioni rapide, della indistinta osmosi tra reale e virtuale, della conoscenza breve e sufficiente, della rapidità omnicomprensiva della visione, della percezione euristica e integrativa.

.Francia (particolare della raccolta), Spazio ZAC, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, da Imago Mundi – Collezione Luciano Benetton (Foto Di Maggio)

Francia (particolare della raccolta), Spazio ZAC, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, da Imago Mundi – Collezione Luciano Benetton (Foto Di Maggio)

L’esistenza di Imago Mundi è legata al carattere antropologico-culturale incistato nell’idea e nella realtà dei viaggi di Benetton che ne costruiscono l’immagine giorno per giorno. Le sue caratteristiche sono la non completezza, il continuo incremento, il divenire, la ricerca, la consapevolezza che ciò che c’è rimanda necessariamente a ciò che non c’è e che potrebbe esserci. Tale presa di coscienza, dunque, rinvia a sua volta alla continua ricerca e all’importanza antropologica e conoscitiva dell’esplorazione geografica e della scoperta. È per questo che Imago Mundi non è una mostra nel senso comune del termine. È un incessante viaggio di ricerca. Una mappa visuale complessa, dinamica e metamorfica che compone delle scacchiere eterogenee non solo legate alle diversità spaziali, ma anche alle differenze, alle commistioni e alle similarità formali e tematiche.

In termini iconologici Imago Mundi non è un Atlante delle immagini come quello di Aby Warburg, nonostante il fondo nero delle bacheche rievochi i pannelli scuri di Mnemosyne realizzati dallo storico dell’arte amburghese. Il principio di Imago Mundi, benché possegga un’indole antropologica, è del tutto differente dall’Atlante di Warburg: non vi è ricerca delle analogia e delle sopravvivenze iconiche tra culture diverse e lontane nel tempo e nello spazio. Si tratta invece di una mappatura sincronica globale dello stato dell’arte contemporaneo. Imago Mundi non è nemmeno un Album delle immagini destinato a creare un Museo immaginario dell’arte del mondo come quello pensato da André Malraux. Sebbene possegga una vocazione universale, Imago Mundi non si basa sulla raccolta di fotografie di opere d’arte quali testimonianze delle corrispondenze formali tra artefatti prodotti da culture eterogenee in epoche storiche (e preistoriche) diverse, mostra invece opere di ogni tipo commissionate ad artisti che hanno la consapevolezza di contribuire alla creazione di un’immagine sinottica della cultura visuale odierna.

La Collezione Luciano Benetton – come Rotte Mediterranee mostra in scala ridotta – è un’operazione antropologica e visuale coraggiosa, unica e visionaria, un grande puzzle in divenire giocato tra la raccolta reale, materiale, delle collezioni e la loro registrazione virtuale nel catalogo digitale. Affiora e si dispiega in questo modo un’istantanea concomitante dell’arte contemporanea mondiale e dei molteplici contesti storico-culturali all’interno dei quali ogni movimento artistico locale è situato e connesso.

Sicilia (particolare della raccolta), Spazio ZAC, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, da Imago Mundi – Collezione Luciano Benetton (Foto Di Maggio)

Sicilia (particolare della raccolta), Spazio ZAC, Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo, da Imago Mundi – Collezione Luciano Benetton (Foto Di Maggio)

Il modello di raccolta cui Imago Mundi rimanda, dunque, se non è quello dell’Atlante e dell’Album, è esattamente quello dell’Archivio, mentre la struttura espositiva che rievoca, o meglio, che rimette in forma in modo inedito quale riflesso della cultura moderna, è quella enciclopedica delle Wunderkammern: un caleidoscopio frattale e meraviglioso di immagini dove locale e globale coesistono, dialogano e si citano a vicenda, dove, cioè, quello che c’è è un frammento particolare che cita una realtà globale più estesa, una certa identità culturale e artistica.

Oggetto frattale che si sviluppa ad infinitum, Imago Mundi è una grande vetrina composta da migliaia di piccole vetrine. Ogni artefatto di una collezione, sia esso una fotografia, un dipinto, una scultura o un’installazione, è come la tessera di un ampio e screziato mosaico. Ogni tessera rende per frammenti, il profilo più o meno netto dell’identità artistica di un dato Paese, il suo tratto visuale distintivo, la sua identità iconica. A sua volta, ciascun mosaico è come il tassello di un patchwork sempre più esteso e arricchito nel tempo, nel quale convivono migliaia di immagini.

Lo scopo più importante di questa mappa frattale globale dell’immaginazione artistica contemporanea sembra quello di tracciare un’immagine delle arti che compongono la cultura visuale della nostra contemporaneità molteplice e plurale. In questa immagine antropologico-culturale riflessa e riflettente, dissipativa, differente e metamorfica risiede il suo valore e la sua più grande energia.

Dialoghi Mediterranei, n.24, marzo 2017
Note
[1] La Biennale Arcipelago Mediterraneo – BAM – in programma a Palermo dal 10 febbraio al 12 marzo, promossa dall’Assessorato comunale alla Cultura, è la prima rassegna pensata per descrivere attraverso le molteplici culture, la cultura del Mediterraneo, laboratorio antropologico, spaziale, linguistico, artistico, in cui tradizione e innovazione lavorano insieme per esprimere l’identità eterogenea che il Mare Nostrum mette in forma senza sosta. BAM è una macchina artistica di teatro, musica e arti visive consacrata alle società e alle culture dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, al fine di patrocinarne il confronto, valorizzandone e tutelandone il patrimonio artistico-culturale nelle sue diverse forme sotto l’egida del dialogo che spiana frontiere e diversità.
[2] Proprio a Palermo viene presentata in prima visione mondiale, la collezione dedicata alla Sicilia, Identità siciliane. Contemporary Artists from Sicily, che raccoglie ed espone 220 opere frutto di vocazioni, creatività, espressioni, contesti, modi di espressione, elaborazione e a zione, desideri, idee e nuance diverse in cui oggi la Sicilia crea e mostra la sua storia attraverso le immagini della propria cultura visuale.

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Fabiola Di Maggio, laureata nel 2012 in Antropologia culturale ed etnologia presso l’Università degli Studi di Palermo, dal 2013 è dottoranda di ricerca in Studi culturali europei/Europāische Kulturstudien presso il Dipartimento di Culture e Società dell’Università di Palermo. I suoi ambiti di ricerca sono l’antropologia culturale, l’antropologia dell’arte e delle immagini, l’etnomuseografia, i Visual Cultural Studies e la letteratura distopica e fantascientifica. La sua tesi di dottorato è incentrata sullo studio delle forme di produzione e ricezione delle immagini nella cultura visuale contemporanea.

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