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Il problema Dio e le relazioni tra scienza e religioni

Charles Darwin

Charles Darwin

di Piero Di Giorgi

Ho letto con molto interesse e mi ha molto intrigato il colto articolo dell’amico Leo Di Simone, dal titolo Oltre il silenzio: Logos e tempo, sul numero 59 del primo gennaio di quest’anno di Dialoghi Mediterranei, ma soprattutto mi ha riportato all’annosa questione del rapporto tra scienza e religioni.

Leo Di Simone sostiene che poiché dal Big Bang è iniziato un processo evolutivo che, a un certo punto, ha prodotto anche noi umani, osservatori coscienti e capaci di porsi domande, è evidente che tutto ciò non può provenire dal nulla (ex nihilo nihil oritur), perciò ci deve essere un Ente e cioè Dio. Egli si sofferma in particolare sul mistero del tempo, dentro il quale noi umani siamo apparsi per ultimi, ponendosi una serie di domande sul come e perché l’universo è in continua espansione e come mai, a un certo punto della sua evoluzione, si crearono condizioni per rendere possibile la vita. Da qui ha sviluppato una riflessione sul rapporto tra Logos e tempo.

Non c’è dubbio che i processi evolutivi della fisica e della bio-chimica ci sollecitano una serie di domande come quelle che si pone il teologo Di Simone. Le conoscenze della scienza, attualmente, ci dicono che se la quantità di carbonio, azoto e ossigeno fossero state diverse, se non ci fosse stata la giusta temperatura e la giusta distanza del sole dal nostro pianeta, l’universo esisterebbe ugualmente, ma noi no. Senza l’attività di fusione nucleare che avviene all’interno delle stelle, noi non ci saremmo. Sappiamo, infatti, che le stelle progressivamente si arricchiscono, oltre che di idrogeno e di elio, anche di carbonio, ossigeno, azoto e quando le stelle collassano, si contraggono. Ciò fa aumentare la temperatura nel nucleo innescando una nuova reazione termonucleare, per cui tre nuclei di elio danno vita a un atomo di carbonio, che è alla base della nostra esistenza. Aggiungendo un nucleo di elio al carbonio nasce l’ossigeno, altro componente indispensabile per gli esseri viventi.

In sostanza, noi siamo figli delle stelle. Con la nascita della vita, prende avvio un processo evolutivo biologico che, dai microrganismi batterici conduce gradualmente alla nascita dell’uomo e del suo cervello, sul quale non c’è alcun mistero. Dall’evoluzione biologica, grazie alla nascita del linguaggio e della cultura si sono sviluppati il pensiero e la coscienza. Il processo evolutivo dell’uomo è ormai un dato acquisito scientificamente grazie a Charles Darwin che, oltre 150 anni fa, all’età di 30 anni, con la sua teoria dell’evoluzione, irrompeva nella storia, detronizzando l’uomo dal centro del creato e affermando che non c’era alcuna creazione o disegno divino circa la nascita della vita. Egli collocava l’uomo all’interno di un processo evolutivo della natura, mostrando che le mutazioni casuali, combinate con la lotta per la riproduzione, spiegano il grande processo evolutivo, dal momento del sorgere della vita e fino alla proliferazione e differenziazione delle diverse specie fino alla nostra.

Ciò ha provocato uno shock agli esseri umani, tanto da fare dire a Sigmund Freud, che Darwin aveva inflitto la seconda ferita narcisistica all’uomo, dopo quella inflitta da Copernico, riservando la terza ferita narcisistica alla sua psicoanalisi, che sostituiva la centralità dell’Io con quella dell’Inconscio. Si è capito che la grande diversità dei viventi è stata prodotta dalla vita stessa grazie alla capacità di ogni organismo di autoriprodursi generando una copia quasi perfetta di sé stesso. Darwin, che è passato gradualmente dalla fede cristiana a un suo affievolimento, non si è, tuttavia, mai dichiarato ateo ma agnostico. Fu un frate agostiniano, Gregor Mendel, al monastero di Brno, a confermare la teoria di Darwin, coi suoi esperimenti sui caratteri ereditari. La scoperta dell’universalità del codice genetico da parte di Marshall Niremberg, nel 1966, ha dimostrato come le forme di vita siano tutte legate tra loro e derivino da un comune antenato.

Questo è quanto appurato dalla scienza. Tuttavia, resta inevasa la domanda: l’uomo è il prodotto del caso o esiste un disegno dietro il divenire dell’evoluzione? La vita dell’uomo, che è anche coscienza e autocoscienza, sentimenti, aspirazioni, delusioni, dolori, piaceri, si può ridurre al comportamento di atomi e molecole? È possibile ipotizzare in futuro l’individuazione di altre forme di vita? E come reagirebbero le religioni e in particolare i cristiani? Non verrebbe meno quanto scritto nella Bibbia sulla centralità dell’uomo nell’universo e sulla discesa del figlio di Dio sulla terra, che è come un granello di sabbia nell’immensità dell’universo?

Queste alcune delle domande che attraversano da molto tempo il dibattito tra gli scienziati sul caso e la necessità e cioè tra coloro che tendono a trovare risposte all’interno delle leggi della fisica e della matematica e coloro che, invece, postulano il progetto di una Mente divina. Un dibattito che non coinvolge soltanto cosmologi, fisici, chimici e biologi, ma anche filosofi e teologi. Attraverso la storia delle religioni si evince che l’uomo ha cercato sempre di aggrapparsi a un’entità superiore, per paura della morte, per senso di solitudine, per il dolore della perdita di quei forti e intensi legami affettivi che abbiamo costruito in questo mondo. Come diceva Petronio: Primus timor fecit deus. Certamente, la morte è la vera fonte di tutti i discorsi religiosi, come aveva già sostenuto Democrito.

monodI nostri antenati primitivi, quando presero coscienza di sé e del mondo intorno a loro, di fronte alle asprezze della natura, cominciarono a credere in una qualche potenza che governasse la vita e la morte. All’inizio credevano in una varietà di fenomeni atmosferici (sole, luna, tuono), o in un grande animale sacro. La prima adorazione risale al periodo tra 30 mila e 25 mila anni a. C. ed è rivolta a una statuetta, ricoperta da un copricapo, con seni grandi, che richiamano l’allattamento con il quale cresciamo, con ventre grande, che rappresenta la maternità e con gli organi genitali da dove nasce la vita, cioè l’idea della divinità veniva incarnata in una dea madre, da cui origina la vita. Poi si giunse al pantheon delle religioni pagane. Secondo Erodoto, sono stati Esiodo e Omero che hanno composto una teogonia per i Greci, attribuendo un nome ai singoli dèi e distinguendo le loro competenze. Dopo sono seguite le fantasiose e affascinanti narrazioni delle mitologie dei profeti orientali, fino alla nascita delle religioni monoteiste.

La differenza fondamentale tra le religioni politeiste, che hanno una teogonia, e quelle monoteiste, è che le prime, avendo una pluralità di divinità e non avendo libri ispirati a cui riferirsi, sono più tolleranti e anche più aperte a influssi e contaminazioni culturali, rispetto a quelle monoteiste la cui ipotesi cosmica è che l’universo derivi dall’Uno. In particolare, la religione cristiana promette una prospettazione metafisica con la soluzione Dio, senza potere dare una spiegazione scientifica. Ma anche la scienza, finora, non offre soluzione a tutti gli interrogativi. Nel corso del Novecento, a fronte dei progressi della fisica e della biologia, il dibattito si è spostato sul caso e la necessità, come recita il titolo omonimo del libro del biologo francese, premio Nobel, Jacques Monod [1],  il quale opta per il caso, affermando che 

«La scienza, compresa la biologia, può prescindere da ogni idea di finalismo, mostrando all’uomo quale sia il suo autentico posto nell’universo: un essere che deve costruire il suo futuro in base alle sue conoscenze scientifiche, senza necessità di sentirsi vincolato da alcuna concezione etica valoriale…La pietra angolare del metodo scientifico è il postulato dell’oggettività della Natura, vale a dire il rifiuto sistematico a considerare la possibilità di pervenire ad una conoscenza “vera” mediante qualsiasi interpretazione dei fenomeni in termini di cause finali, cioè di “progetto». 

E tuttavia, Monod dice che ciò vale indubbiamente a livello microscopico, in quanto le mutazioni nella struttura del DNA sono casuali. Ma non esclude, invece, una teleonomia quando l’organismo mutato verrà replicato in miliardi di esemplari.

2habernas-ratzingerUn vero confronto/conflitto tra scienza e fede è cominciato a partire dall’affermarsi della scienza moderna e cioè a partire da Galileo Galilei, allorché è emersa una conoscenza della realtà che confliggeva con la spiegazione data dalle religioni ed è proseguito fino a quello più recente tra Jürgen Habermas e Joseph Ratzinger [2] e con l’Enciclica Fides et ratio di papa G. Paolo II.

Talvolta, al dogmatismo delle religioni si è opposto un atteggiamento pregiudiziale e, a sua volta, dogmatico della scienza, come lo scientismo positivistico. Certo, la scienza e la religione si occupano di aspetti e campi diversi e tuttavia sono entrambe molto importanti per l’uomo, perché riguardano questioni di senso. La religione si pone questioni circa il senso ultimo dell’esistenza, ma non può dimostrarle. Gli stessi S. Paolo e S. Tommaso ammettevano che la fede richiedeva un sacrificium intellectus. La scienza ha come obiettivo una ricerca finalizzata a conoscere le leggi fondamentali della vita, dell’universo, della mente, ma è consapevole che le sue sono verità provvisorie, soggette sempre a possibili falsificazioni [3] Le religioni spesso hanno avuto la pretesa d’imporre agli scienziati la loro visione della scienza (vedi il caso Galilei). Talaltra gli scienziati pretendono di potere dire parola sull’esistenza o non esistenza di Dio. I teologi dovrebbero attenersi di più ai fatti scoperti dalla scienza e gli scienziati non possono non porsi domande fondamentali e riflettere di più sul perché, sin dall’origine del Big-Bang, esistevano già delle leggi fondamentali, che regolano la vita dell’universo o che hanno reso possibile la nascita degli esseri viventi.

4freud-sigmund-opere-1886Sigmund Freud [4] ha definito la religione una nevrosi dell’umanità e sostenuto che dietro l’immagine del padre, che siede nell’alto dei cieli, ci sono le paure e i desideri di rassicurazione di un uomo rimasto bambino, fragile e sperduto. Egli ha ricostruito la storia del primo monoteismo sotto l’influsso dei sacerdoti del dio del sole, allorquando è sorta l’idea di un dio universale, Atòn, non più ristretto a un paese e a un popolo e, quando è divenuto faraone il giovane Amenofi IV – siamo intorno al 1350 a. C. – ha elevato la religione di Atòn a religione di Stato, come avverrà nel 380 sotto l’imperatore Teodosio per il cristianesimo.  In seguito – scrive Freud – nel popolo ebraico, «un agitatore politico-religioso ha fornito l’occasione che ha provocato il distacco di una nuova religione, quella cristiana dall’ebraismo. Paolo, un ebreo romano di Tarso, ha recuperato questo senso di colpa…». Il giudaismo era stato una religione del padre, il cristianesimo è diventata una religione del figlio.

Diversamente, Karl Gustav Jung vede nell’esperienza religiosa un ambito cui attingere e nel quale si depositano tutte quelle esperienze che non trovano posto nella nostra vita desta, rischiarata dalla ragione. La religione è una sorta di repertorio di simboli, che vanno oltre le capacità della ragione e che rimettono in comunicazione l‘Io con il regno delle esperienze archetipiche. David Strauss [5] ha considerato la figura di Cristo un’incarnazione dello spirito del mondo, il cristianesimo un mito e i testi biblici ed evangelici l’espressione storica delle aspirazioni del popolo ebraico.

5-straussIl cristianesimo si ritiene la religione più vera, in quanto si fonda su un Dio che è sceso sulla terra, assumendo tutta la sofferenza umana e morendo sulla croce per riscattare gli uomini dal peccato. Le prime notizie su Gesù risalgono alla metà del I secolo e si trovano nelle lettere di Paolo, che sono antecedenti ai vangeli. Il cristianesimo è, in qualche modo, una creazione di Paolo di Tarso. Nei documenti storici contemporanei alla vita di Gesù, non vi è traccia di lui. Ne parla, verso la fine del I secolo, Flavio Giuseppe. Plinio il giovane, in una lettera del 112 a Traiano, parla genericamente dei cristiani che si riuniscono in nome di Cristo per seguire il suo insegnamento. Una terza traccia si trova nelle “Vite dei Cesari” di Gaio Svetonio, il quale fa riferimento all’espulsione da Roma degli ebrei, che fomentavano disturbi su istigazione di Cristo. Un ultimo frammento si trova in Tacito, il quale cita i cristiani nei suoi “Annali”, dicendo che erano presenti a Roma ai tempi dell’imperatore Nerone e che Cristo fu condannato a morte da Ponzio Pilato, procuratore romano della Giudea, ai tempi di Tiberio e quindi tra il 26 e il 36.

La religione cattolica promette una vita eterna, dove ci ritroveremo con i nostri familiari e i nostri amici. Paradigmatico di ciò è quanto scrive il monaco trappista Thomas Merton [6]: Dio ti ringrazio, perché tu mi dai la certezza che, nel tuo regno, rivedrò mia madre e mio padre. Il cristianesimo, oltre i c. d. libri sacri o ispirati, ha qualcosa che attrae le forze irrazionali dei credenti: i miracoli. Già nei vangeli si narra di vari prodigi compiuti da Gesù, dalla trasformazione dell’acqua in vino, di cui parla solo Giovanni, alle guarigioni e alla resurrezione dei morti. Lo stesso Gesù negò di averli compiuti, allorché disse che «una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta». Spesso la casualità viene assunta come miracolo. Se una macchina piomba su una persona e questa si salva si grida al miracolo, se, invece, muore, no. Così, su tante persone che sono ammalate di cancro, alcune muoiono e altre si salvano e quest’ultime si sentono salvate da Dio. Se c’è un terremoto, non si pensa ai tanti morti, ma i sopravvissuti ringraziano Dio perché li ha miracolati. Sono tutti esempi che rivelano una concezione antropomorfica di Dio, ossia costruita a propria immagine e somiglianza e a cui si ricorre in ogni circostanza, dalla vincita al superenalotto alla guarigione di una persona cara.

6-mertonI vangeli sono stati scritti alcuni decenni dopo la predicazione di Cristo e non possono costituire una prova certa di storicità. I primi tre vangeli, Marco, Matteo e Luca, il primo scritto verso il 70 e gli altri due tra il 70 e il 100, vengono chiamati sinottici per il legame e la visione d’insieme degli eventi, pur con qualche differenziazione, mentre quello di Giovanni, scritto verso il 100 appare una rielaborazione con alcune variazioni sui contenuti della vita di Gesù. Accanto ai vangeli sinottici, esistono i vangeli apocrifi, che furono rimossi dalla Chiesa, perché non ritenuti autentici. Essi narrano episodi diversi della vita di Gesù, della Madonna e degli apostoli. Del Nuovo testamento, oltre ai vangeli canonici, fanno parte gli Atti di Luca, ventuno Lettere degli apostoli e l’Apocalisse di Giovanni. Alcuni biblisti americani, in un seminario su Gesù del 1985, usando metodi antropologici, storici e linguistici per vedere il grado di veridicità dei fatti narrati nei vangeli, sono approdati a due pubblicazioni: la prima del 1995, intitolata I cinque vangeli: cosa ha veramente detto Gesù (5, perché è stato aggiunto il vangelo secondo Tommaso); la seconda, nel 1998, intitolata Atti di Gesù: che cosa ha veramente fatto Gesù. È risultato che l’80% dei detti evangelici non può considerarsi autentico, mentre, per quanto riguarda la storicità dei fatti, Gesù è stato ridotto a un uomo, nato da un padre naturale diverso da Giuseppe, abile guaritore di malattie psicosomatiche e morto in croce per disturbo alla quiete pubblica, il resto è privo di autenticità (citato in Piergiorgio Odifreddi)[7].

8-odifreddiLa religione cristiana si fonda sostanzialmente sulla resurrezione di Cristo. Infatti, come dice S. Paolo, nella Prima lettera ai corinzi «se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede». Nel Vangelo di Marco, il più antico, si parla di resurrezione solo indirettamente. Tre donne, la domenica mattina, si recarono al sepolcro e videro un giovane, con una veste bianca che disse loro che Gesù era risorto. Nei vangeli non vi è traccia di testimoni oculari della resurrezione di Cristo ma delle sue successive apparizioni, pur in versioni discordanti nei singoli vangeli. Ed è proprio dalle diverse versioni ed interpretazioni dei vangeli e dalle lettere ed atti degli apostoli che poi si svilupperanno tutte le discussioni teologiche e i vari concili di condanna di parecchie eresie o di scissioni all’interno del cristianesimo.

E che dire della credenza, in un racconto biblico, che presenta l’immagine di un Dio violento, geloso, crudele e vendicativo? Di un Dio parziale che sceglie un solo popolo, escludendo tutti gli altri abitanti della terra? Di un Dio che chiede ad Abramo di sacrificargli il proprio figlio, che nella fattispecie ha un lieto fine, ma, come si evince anche dal Levitico, non si escludevano sacrifici umani? Di un Dio che stermina Sodoma e Gomorra, mentre rapporti plurimi e incestuosi tra genitori e figli, fratelli e sorelle, suocero e nuora sono la norma all’interno della progenie di Abramo? E che dire di un Dio, che condanna lo stesso suo popolo a 40 anni di peregrinazioni nel deserto e che, quando entra nella terra promessa, compie uno stermino di tutti i popoli vicini; di un Mosè che ordina di sterminare tutti i figli maschi e le donne non vergini? Di un Dio che, quando scende dal monte Oreb con le tavole delle leggi e vede gli ebrei che offrono sacrifici al vitello d’oro, ordina a ciascuno di passare nell’accampamento porta per porta e di uccidere il proprio fratello, amico o parente? E di Giosuè, successore di Mosè, che chiede a Jahvé, che lo concede, di fermare il sole per sterminare i suoi nemici o del Dio degli eserciti invocato da David nel suo duello contro Golia?

Il problema di Dio è stato gestito sempre da gerarchie di potere, depositari di verità, che vogliono imporre agli altri, sicché le religioni si trasformano in partiti e ciascuna confligge con le altre, perché il proprio Dio è l’unico vero e gli altri sono infedeli. Da ciò, come la storia insegna, scaturiscono intolleranze, crociate, guerre di religione. La religione cattolica ha prodotto, nel corso dei secoli, milioni di morti per guerre e centinaia di martiri per intolleranza. Chi non ricorda Ipazia, la scienziata, filosofa e matematica di Alessandria, che aveva già intuito che era la terra a girare intorno al sole e che venne sadicamente spogliata dai vestiti e assassinata, nel 415, per ordine del vescovo Cirillo, poi proclamato santo. E che dire di Giordano Bruno e dell’Inquisizione? Ed ancora, come si può credere in una religione che dice che Cristo è figlio di Dio e Dio egli stesso, che egli ha amato gli uomini e si è schierato coi più deboli, con gli ultimi, che ha predicato un mondo di uguaglianza e di fratellanza, e, dall’altra parte, la Chiesa ufficiale che si è schierata, nel corso della storia, non già con i più deboli ma con i potenti, non già con i poveri ma con i ricchi, non ha scelto la fratellanza e la tolleranza ma la guerra, l’oppressione, e l’arroganza, non già il perdono ma la condanna. La religione cattolica è responsabile della morte per fame e per sfruttamento di miliardi di persone nel corso dei secoli, almeno da Costantino in poi, e in particolare nel 381, con il codice teodosiano, con il quale la religione cristiana fu dichiarata religione di Stato. Una religione che, nel momento in cui sostiene di essere l’unica depositaria della verità, dall’altra, nega ai non credenti la dignità di persone, crea barriere e fondamentalismi e nella storia ha esercitato violenze inaudite, dalle crociate, a partire dal 1099, alla colonizzazione di Cristoforo Colombo, alla guerra dei matrimoni misti tra cattolici e protestanti del XIX e XX secolo. Una religione dell’amore non dovrebbe portare ad una tolleranza interreligiosa?

Non si può non accennare alla mortificazione del corpo, operata dal cristianesimo, una religione costruita sul c. d. peccato originale, risalente ad Adamo ed Eva, attraverso la criminalizzazione della sessualità, ossia il presupposto della vita stessa, che ci avrebbe dato Dio. Una repressione della sessualità, dovuta alla perversione ossessiva predicata dal sessuofobico Paolo, come si evince soprattutto dalla prima lettera ai corinzi, dove egli sostiene che è cosa buona non toccare donna per l’uomo; ma, se egli proprio non riesce a vivere in continenza, si sposi pure, perché «è meglio sposarsi che ardere». Non meno sessuofobo risulta Agostino, il quale, forse per i suoi trascorsi di concubino, era agito da un senso di colpa ossessivo verso il sesso, fino a sostenere nel testo Le nozze e la concupiscenza che la sessualità non è un bene pur se proviene dal matrimonio, ma un male derivante dal peccato originale e che un rapporto sessuale è giustificato nel matrimonio solo se finalizzato a fini procreativi, mentre farlo per piacere è un peccato.

Il Catechismo è costruito su queste premesse, così come le encicliche Casti connubi del 1930 di Pio XI e la Humane vitae di Paolo VI. In sostanza, come è possibile credere in una religione che ha demonizzato la sessualità, che crea la vita, anziché considerarla un dono di Dio? La religione cattolica ha prodotto miliardi di nevrotici nel corso dei secoli, suscitando ossessione e fobia del sesso, considerato come sporco e impuro e negando la sessualità anche ai suoi rappresentanti, cioè ai sacerdoti, alcuni dei quali esercitano la loro sessualità repressa, violentando migliaia di bambini.  Chi non ricorda la storia di Abelardo ed Eloisa?

9-khunÈ difficile credere in una religione, la quale si è sempre arroccata nelle sue credenze mitologiche, ostacolando la scienza, frenando il progresso, generando pregiudizi, come hanno messo in luce gli storici, ma anche credenti o epistemologi, come Thomas Kuhn [8]. Che dire dell’Inquisizione, a cui preziose pagine ha dedicato Dostoevskij, che ha condannato Giordano Bruno al rogo a Campo dei fiori in Roma, per la sua teoria sulla molteplicità di mondi; e di Galileo Galilei, che ha dovuto fare abiura della sua teoria eliocentrica per non fare la stessa fine di Bruno; e dello stesso Copernico, la cui teoria, nonostante fosse un canonico, fu osteggiata e, nel 1616, il Sant’uffizio mise all’indice tutti i libri che sostenevano la teoria eliocentrica?

Il Concilio Vaticano II aveva acceso una speranza di rinnovamento della Chiesa cattolica, ma è stata un’illusione durata poco. Come ha detto il cardinale Suenens «il concilio ha tutto cominciato ma nulla terminato». La Gaudium et Spes, una delle costituzioni più importanti e progressiste, cui ha dato un grande contributo il mio amico salesiano Giulio Girardi, tramite il cardinale Suenens, ha riconosciuto i valori positivi della scienza e ha ribadito anche che la Chiesa afferma la legittima autonomia della cultura. Il Concilio ha ribadito una necessaria alleanza tra scienza e fede nella comune tensione a cercare la verità.

Durante gli anni sessanta si è svolto un dialogo tra cattolici e comunisti, tra credenti e non credenti, di cui ho fatto parte anch’io, nel 1968, attraverso la rivista Religioni Oggi dialogo, di cui ero redattore, ma soprattutto sono stati protagonisti a livello internazionale il matematico comunista Lucio Lombardo-Radice e il salesiano Giulio Girardi [9]. Ma, con il passar del tempo, l’euforia conciliare si è affievolita e la Chiesa è tornata gradualmente alla tradizione, prima con Giovanni Paolo II e poi ancor più con Benedetto XVI, anche se Giovanni Paolo II, nel 1996, ha riconosciuto l’evoluzionismo, mentre papa Ratzinger, nella conferenza di Bratislava, ha fatto un passo indietro, facendo coincidere la “ragione estesa” con la fede e la “ragione ristretta” con il darwinismo, dotato di minore razionalità.

Infine, non si può non accennare al fatto che la religione cattolica ha sostituito l’iconografia, introdotta nel IV secolo dopo la legalizzazione del cristianesimo, con una sorta di religione feticcia, che adora le immagini, accendendo lumini a santi e madonne, invece di seguire ed imitare l’esempio del Cristo. Una religione antropomorfa, che riduce Dio ad una sorta di mago, cui ci si rivolge per avere risolti i propri problemi quotidiani. E che dire di una religione che ha predicato la rassegnazione e l’obbedienza alle autorità costituite, anche quando queste governano all’insegna dell’oppressione e della violenza, basandosi sulla lettera di S. Paolo ai romani, che invita, per l’appunto, a sottomettersi alle autorità, il cui potere deriva da Dio. E ancora di una religione che ha praticato la simonia e venduto indulgenze e amnistie in nome di Dio, monetizzando sui diversi rituali religiosi che accompagnano la vita dei credenti, dal battesimo alla cresima, al matrimonio, alla stessa morte. Fondamentalmente, la religione cattolica è un sistema di dogmi, formatisi storicamente, cioè stabiliti dalla Chiesa, da quelli cristologici e mariani all’infallibilità papale, alla presenza reale del Cristo nell’eucarestia, alla dottrina del peccato originale e così via.

10-tommasoAcclarato che le religioni sono invenzioni umane, altra cosa è, a mio modesto avviso, l’esistenza di Dio o di una mente divina, questione che si può annoverare all’interno del “teorema dell’incompletezza” di Kurt Gödel, e cioè tra le proposizioni indecidibili, perché non si può dimostrarne né l’esistenza né l’inesistenza. Si può riconoscere un posto al creatore, ma solo come Colui che ha dato il là e poi lascia scorrere la creazione in piena autonomia. Oltre ai padri della Chiesa, anche tanti scienziati si sono confrontati con il problema di Dio. Tommaso D’Aquino [10] ha sottolineato l’importanza della ragione per capire la fede, pur ammettendo che la ragione non è capace di comprendere tutto. Dello stesso avviso è anche il filosofo e chimico Michael Polanyi [11]. Per Galileo, il libro della natura e quello delle scritture sono scritti da un unico autore e perciò non possono essere in conflitto tra loro. Niccolò Copernico, presbitero della cattedrale di Frombork in Polonia e scienziato, noto per la sua teoria eliocentrica, con il De revolutionibus orbium coelestium, nel 1543 non ha avuto remore a detronizzare la terra da centro dell’Universo, come sostenevano le Scritture. Isaac Newton ha considerato l’universo una meravigliosa macchina perfetta, regolata da un Dio ingegnere, che aveva dato la spinta iniziale al mondo e che poi interveniva costantemente. Nei suoi Principia si poneva una serie di domande sull’ordine e la bellezza dell’universo, sui pianeti che si muovono in tutte le orbite concentriche, sulla meraviglia di organi così perfetti e complessi come l’occhio e l’orecchio, concludendo che esiste una Causa prima.

12-daviesDi contra, Pierre-Simon de Laplace, nel 1796, in occasione della presentazione della sua Esposizione del sistema del mondo, in risposta a Napoleone che gli chiedeva come mai non avesse mai menzionato, nella sua opera, il grande Architetto, ha risposto semplicemente che non aveva «avuto bisogno di quest’ipotesi». Ludwig Boltzmann, scienziato e teologo, criticando la visione antropomorfica di Dio, ha affermato che le scoperte scientifiche non possono costituire un pericolo per la fede. Alcuni cosmologi sono schierati in favore del principio antropico, secondo il quale, le leggi fisiche sono necessarie perché gli esseri umani possano esistere e sembrano indicare un agente esterno che si preoccupa degli esseri viventi. Secondo il rappresentante di questo orientamento, il fisico e cosmologo Paul Davis [12], le probabilità che un processo spontaneo produca la vita sono infinitesimali. Nel suo libro Il cosmo intelligente, afferma che le prove di un’intelligenza superiore sono schiaccianti e sostiene che i quesiti filosofici e teologici sono ora anche di pertinenza dello scienziato. I suoi scritti tentano di rispondere alle domande ultime, sull’esistenza o meno di un disegno cosmico che possa giustificare la complessità e l’ordine dell’universo [13].

Leonard Suskind [14] ha sostenuto che «il nostro universo sembra progettato in maniera estremamente accurata per rendere possibile la nostra esistenza. È troppo improbabile per essere attribuito al caso». Le leggi di gravità, la meccanica quantistica, l’esistenza di un ricco paesaggio, la legge dei grandi numeri sono tutto ciò che serve per spiegare le condizioni favorevoli alla nostra vita. Ma, allo stesso tempo, aggiunge l’autore, non si può negare la probabilità che l’universo sia stato creato da un essere intelligente con precisi scopi. Il fisico premio Nobel Arno Penzias ha affermato che è verosimile che la nostra conoscenza debba restare incompleta e che non possiamo sapere nulla prima di quel fatidico 10-43 secondi dal Big Bang, a causa del principio d’indeterminazione di Heisenberg.

12-suskiaParadossalmente, padre George Coyne, astronomo del papa e gesuita, morto recentemente, ha affermato di non volere utilizzare Dio come spiegazione dei fenomeni naturali. L’universo rivela il dinamismo dell’evoluzione e padre Coyne ha rifiutato l’idea di Dio che gli hanno insegnato nel catechismo e cioè di un Dio onnipotente, che mette ogni cosa al suo posto. Secondo lui, Dio non avrebbe potuto neppure prevedere che, dopo miliardi di anni, saremmo comparsi noi esseri umani, che siamo frutto del caso e della necessità. Per lui, Dio crea continuamente e questo collima con quanto sappiamo dell’evoluzione.

Alcuni scienziati non credono in un Dio antropomorfico e tuttavia non rifiutano ogni idea di trascendenza. Il già citato Ricardo Penzias non crede in un Dio che interviene nel mondo e che risponde ai desideri delle singole persone. Riccardo Chiaberge [15] ritiene che nessuno può dimostrare un ipotetico disegno divino di costruire il cosmo a misura dell’uomo. Fred Hoyle [16], fisico-matematico e astronomo, non credente e agnostico, sostenitore del principio cosmologico perfetto e della creazione continua, ha coniato il termine Big Bang per l’origine del mondo. Egli afferma che è come se un intelletto superiore avesse giocato con la fisica, la chimica e la biologia. Albert Einstein [17] di cui è nota l’espressione «Dio non gioca a dadi», scriveva che «sottile è il Signore, ma non malizioso». Egli credeva nel «Dio di Spinoza, che si rivela nell’ordinaria armonia di ciò che esiste, non in un Dio che si preoccupa del fato e delle azioni degli esseri umani». Contemporaneamente aveva diffidenza verso gli “atei fanatici” che «non possono sentire la musica delle sfere». Einstein si dichiarava non credente ma profondamente religioso, di una religiosità dell’universo, mentre considerava la Bibbia un libro di favole.  Egli credeva in una sorta di religione cosmica, derivante dalla bellezza e dall’ordine dell’universo e auspicava la necessità di una religione capace di rinunciare alle regole etiche delle religioni tradizionali, per un’idea più trascendente e meno antropomorfa di Dio [18].

13-mancusoIlya Prigogine, Nobel per la chimica nel 1977, ha scritto che l’origine della vita deriva da proprietà e leggi intrinseche della materia, in base alle quali l’universo tende all’aumento progressivo della complessità e dell’ordine. Ovviamente, questo non significa che vi sia necessariamente un Dio ordinatore, ma può essere l’energia stessa ad avere questa tendenza all’organizzazione. Il teologo Vito Mancuso [19] prospetta una sua visione particolare di Dio, all’interno di un principio ordinatore, che si fonda sulla fisica quantistica. Sostiene che se il cristianesimo ha la pretesa di verità, non deve avere paura di dialogare con la filosofia e con la scienza. Se Dio esiste, va pensato come natura, magari la più alta, ma sempre natura. Per lui esiste un principio Ordinatore immanente all’essere del mondo, in conformità alla conclusione cui sono pervenuti, in qualche modo, Farady, Maxwell, Planck, Gödel e Einstein, ma soprattutto Theilard de Chardin. Per Vito Mancuso, l’immortalità dell’anima non è riconducibile ad un evento del passato quale la resurrezione di Cristo o come il riscatto dal peccato originale, bensì alla tendenza dell’essere verso l’ordine e a superare l’entropia, orientato verso la vita e quindi legittimato a pensare a una continuazione della vita. Secondo Mancuso, sciagure naturali, malattie, violenze, ingiustizie dimostrano che il mondo non è ancora un disegno compiuto ma un processo in evoluzione come diceva Th. De Chardin.

Una teoria sorretta da una parvenza di razionalità è quella nota come Intelligent Design, cioè Progetto intelligente, il cui guru è Michael Behe. I suoi seguaci accettano la mutazione casuale e la selezione per specie vicine ma sostengono che la maggior parte delle mutazioni che riguardano le strutture fondamentali della vita richiedono una causa esterna, una Causa Prima e Intelligente, cioè un Architetto. Ma, poiché il mondo è pieno di storture e di orrori, si potrebbe obiettare che il Progettista non sia tanto intelligente.

illusioneDi contra, vi sono ancora coloro che negano l’evoluzione, come i creazionisti, i quali ritengono che la narrazione biblica ricalca fedelmente la realtà e che tutte le teorie scientifiche, a cominciare dal darwinismo sono inganni privi di fondamento. Contro queste posizioni si sono scagliati molti scienziati, in particolare l’ateo Richard Dawkins [20], per il quale gli esseri umani sono “macchine di sopravvivenza” al servizio dei loro geni, cioè macchine sostenute dal nostro materiale genetico. Egli considera la religione un prodotto indiretto della tendenza umana all’obbedienza, una malattia mentale, un disturbo psichico incompatibile con il lavoro scientifico e definisce Dio un “delinquente psicotico”, inventato da gente disturbata e delusa.

Nonostante ci siano degli scienziati credenti, compresi premi Nobel, come Werner Arber e Charles Townes, da indagini effettuate dall’Accademia delle scienze statunitensi e dalla Royal Society inglese, emerge che il 93% dei membri sono atei o agnostici. Un sondaggio pubblicato nel 1996 su Nature, ha mostrato che la stragrande maggioranza degli scienziati non crede in Dio. Altre indagini successive hanno messo in luce che soltanto il 4,7% degli scienziati crede in un Dio personale, altri protendono per un Dio astratto, avulso dalle cose del mondo. Tuttavia, il bosone di Higgs è stato denominato “particella di Dio”, oppure il libro di Gian Carlo Ghirardi [21] ha per titolo Un’occhiata alle carte di Dio.

ghilardiPiergiorgio Odifreddi e Paolo Flores D’Arcais sostengono che ormai sappiamo chi siamo, da dove veniamo, come è nato e si è evoluto l’universo e come è per caso che sia nata la vita organica, una probabilità su qualche miliardo e ritengono il caso come fattore determinante dell’evoluzione, compresa la comparsa dell’uomo. Inoltre, data la presenza di centinaia di miliardi di galassie, ciascuna con circa 100 miliardi stelle, si possono ipotizzare forme di vita in altri pianeti. C’è da dire, a mio parere, che lo stesso Odifreddi, insieme a Richard Dawkins, hanno, come tanti altri ateisti, una fede, una sorta di religione ed è lo scientismo. Christopher Hitchens [22] ha dichiarato che la scienza ha scalzato i fondamenti delle religioni e che soltanto l’ignoranza permette ancora la sopravvivenza della fede.

Tra gli scienziati, prevale, in sostanza, una fascinazione verso la magnificenza dell’universo, come mostra lo stesso Stephen Hawking [23], allorché dice che la scoperta di una teoria unificata della fisica, forse, «sarebbe il più grande trionfo della ragione umana, perché a quel punto conosceremmo la mente di Dio Egli, nel suo ultimo libro, The Grand Design, scritto insieme al fisico americano Leonard Mlodinow, precisa che nel suo precedente libro è stato male interpretato, perché per lui scienza e fede sono stati sempre inconciliabili, afferma che non c’è bisogno di Dio per spiegare l’universo, che esso si è potuto creare da sé, in virtù della legge di gravità e quanto prima la fisica scoprirà una legge del tutto. Sembra una sfida della scienza alla religione. Wolfang Pauli, premio Nobel per la fisica, ossessionato dalla metafisica, ha considerato il rapporto mente-mondo platonicamente. Influenzato da Jung, ha sostenuto una concordanza tra immagini interne preesistenti nella psiche umana e oggetti del mondo esterno. Il mondo metafisico è rappresentato da immagini originarie e archetipiche, che rappresentano il contenuto simbolico dell’inconscio.

Fatta questa sommaria rassegna sul pensiero degli scienziati più noti, mi pongo un interrogativo: Al di là dell’opportunismo di Pascal, chi è ateo o agnostico e si comporta operando il bene, perché ritiene che sia la cosa più giusta da fare, non dovrebbe avere più meriti di chi lo fa solo per evitare la punizione divina? Forse, può valere quanto scritto da Stiven Weinberger «Con o senza religione, le persone buone faranno il bene e le persone malvagie il male, ma, perché le persone buone facciano il male, ci vuole la religione».

buchi-neriNon si può non accennare al problema del male, che è una presenza costante nella nostra vita. Il male ha assillato sempre il pensiero umano, compreso quello teologico, Unde malum? Se Dio esiste ed è il sommo Bene, come si spiega l’esistenza del male nel mondo? Qual è la sua origine? Di fronte alle disgrazie, alle perdite di persone care, ci chiediamo: perché proprio a me? Oppure di fronte alle catastrofi naturali, alle guerre e devastazioni, ci chiediamo: dov’è Dio? Sul tema, un testo classico potrebbe essere considerato il libro di Giobbe. Il povero Giobbe si chiede perché Dio lo punisca in modo così crudele. Diversi episodi della Bibbia testimoniano la presenza del male: il delitto fratricida di Caino, la gelosia di Esaù verso Giacobbe o quella dei fratelli di Giuseppe e di Saul verso David. Già Epicuro si era posto il problema, formulando alcune ipotesi: «Dio, o vorrebbe eliminare il male ma non è in grado di farlo, o è in grado di farlo ma non vuole; o non vuole e non è in grado, o vuole ed è in grado». Nei primi tre casi, Dio sarebbe impotente o malvagio o l’uno e l’altro. Dostoevskij ha scritto su questo argomento pagine strazianti e Hans Jonas, sconvolto dalla Shoah, ha scritto che «dopo Auschwitz dobbiamo dubitare o dell’onnipotenza di Dio o della sua bontà».

Secondo la religione cattolica, Dio ci ha dato il libero arbitrio, che ci consente di scegliere tra il Bene e il Male e di queste scelte siamo responsabili di fronte a Dio. In verità, l’uomo è condizionato da molteplici fattori, che ne limitano la libertà totale, da fattori ambientali, economici, educativi, ideologici, tra i quali l’Io deve fare un grande sforzo di mediazione. La psicoanalisi ha messo in luce che la più parte dei nostri comportamenti sono agiti da fattori pulsionali inconsci e che la nostra coscienza è la punta di un iceberg che si affaccia dal grande oceano dell’inconscio. Forse, anche la risposta al problema del male ce la può dare la scienza, per la quale ordine e disordine convivono. Quindi male e bene coesistono in ciascuno di noi.

s-l1600Da qualche tempo si parla di post-ateismo, il cui tema è il superamento dell’immagine di Dio come un essere onnipotente e onnisciente e dai tratti antropomorfi e patriarcali, creatore e giudice, verso una ricerca spirituale, svincolata da ogni pretesa di verità e da ogni appartenenza che non sia quella della nostra comune umanità. Di questi temi si è occupata la rivista Adista (n. 35 del 9 ottobre 2021), di cui mi onoro di essere l’unico fondatore vivente. Un tema, quest’ultimo, in cui ha un ruolo attivo l’amico Augusto Cavadi.

A conclusione di questo articolo, confesso di essere stato da giovane un credente critico, sono stato anche presidente della FUCI e, nel mio impegno politico e giornalistico, ho militato all’interno del mondo cattolico progressista partecipando attivamente al ’68 dei gruppi spontanei cristiani fino all’esperienza dei cristiani per il socialismo, il cui maggiore artefice è stato in Italia il salesiano Giulio Girardi, grande intellettuale, filosofo e teologo, membro del  dialogo internazionale tra cristiani e marxiani e sempre dalla parte degli ultimi, sia in America latina, sia in Italia fino a fare l’operaio tra i metalmeccanici. E proprio per questo è stato espulso dall’Ateneo salesiano, dove insegnava, insieme all’altro salesiano Gerard Lutte, che faceva le lotte per la casa dei senza tetto e, dopo l’espulsione dall’ateneo, è divenuto mio collega e amico alla Sapienza di Roma, anch’egli trasferitosi in Guatemala, dove ha fondato l’associazione Amistad, recuperando le ragazze e i ragazzi di strada. Esperienza che ho fatto anch’io per un breve periodo andando con lui in Guatemala.

Mi sono sempre abbeverato alle letture di teologi e credenti molto progressisti, perché ho avuto la fortuna di leggere teologi come Dietrich Bonhoeffer e di frequentare uomini e donne di fede e teologi come Adriana Zarri, Ernesto Balducci, Giorgio La Pira, David Maria Turoldo, Raniero La Valle. Non mi proclamo ateo o non credente ma agnostico. La mia idea di Dio è einsteiniana e quindi fondamentalmente spinoziana. È l’idea di un Dio che, probabilmente, è all’origine di tutte le cose, ma non, certo, un Dio a immagine dell’uomo, a cui elevare preghiere e per chiedere sempre qualcosa, né un Dio che dispensa premi e castighi. Einstein, al cospetto della bellezza e della grandiosità dell’universo, esprimeva una sorta di religiosità laica, un sentimento cosmico, che è affine all’ amor intellectualis Dei di Spinoza. Un’ipotesi affascinante con cui misurarsi è senza dubbio quella di Theilard de Chardin, che afferma che non c’è contraddizione tra evoluzione ed esistenza di Dio ed è una teoria circolare, dall’alfa all’omega, dalla cosmogenesi, all’antropogenesi, alla noogenesi, cioè quella evoluzione continua in cui la nostra mente si evolve sempre più fino a ricongiungersi alla Mente assoluta. 

Dialoghi Mediterranei, n. 60, marzo 2023
Note
[1] Monod J., Il caso e la necessità, trad it. Mondadori, Milano 1974: 29-30
[2] Jürgen Habermas e Joseph Ratzinger, Ragione e fede in dialogo, I libri di Reset, 2005; J. Habermas, Tra scienza e fede, Laterza Bari 2008.
[3] Popper K., La ricerca non ha fine, trad. it., Armando, Roma 2019
[4] Freud S., Opere, Boringhieri, Torino 1979 vol. XI: 380 e ss.,
[5] Strauss D., Vita di Gesù, Ed. La vita felice, Milano 2014)
[6] Merton Th., La montagna delle sette balze, trad. it. Garzanti, Milano 2916)
[7] Odifreddi P., Perché non possiamo essere cristiani, Ed. Longanesi, Milano 2007.
[8] Kuhn Th., La rivoluzione copernicana, trad. it. Einaudi editore Torino 2000.
[9] Piero Di Giorgi, Il ’68 dei cristiani, Il Vaticano II e le due Chiese, Luiss University Press, Roma, 2008.
[10] D’Acquino T., Fede e ragione, Laterza, Bari 1949
[11] Polanyi M., Fede e ragione, Morcelliana, Brescia 2012.
[12] Davis P., Il cosmo intelligente. Le nuove scoperte sulla natura e l’ordine dell’universo, trad. it. Mondadori, Milano 1994.
[13] Davis P., Da dove viene la vita, trad. it. Mondadori, Milano 2000.
[14] Suskind Leonard, Dalla teoria delle stringhe al megaverso, trad. it. Adelphi, Milano 2007.
[15] Chiaberge Riccardo, La variabile Dio, Longanesi, Milano 2008.
[16] Hoyle Fred, L’origine dell’universo e della religione, Ed. Castelvecchi, Roma 2013.
[17] Einstein A., Come io vedo il mondo, trad. it. Newton Compton Editori, Roma, 2015.
[18] Einstein A., Pensieri, idee, opinioni, Ed. Newton Compton. Roma 1996.
[19] Mancuso Vito, L’anima e il suo destino, Cortina, Milano 2007.
[20] Dawkins Richard, L’illusione di Dio, trad. it. Mondadori, Milano 2007.
[21] Ghirardi G. C.., Un’occhiata alle carte di Dio, Il Saggiatore, Milano 2015.
[22] Hitchens Cr., Dio non è grande, trad. it. Einaudi, Torino 2013.
[23] Hawking St., Dal big-bang ai buchi neri, trad. it. Rizzoli, Milano 1988; The Grand Design, Mondadori, Milano 2017. 

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Piero Di Giorgi, già docente presso la Facoltà di Psicologia di Roma “La Sapienza” e di Palermo, psicologo e avvocato, già redattore del Manifesto, fondatore dell’Agenzia di stampa Adista, ha diretto diverse riviste e scritto molti saggi. Tra i più recenti: Persona, globalizzazione e democrazia partecipativa (F. Angeli, Milano 2004); Dalle oligarchie alla democrazia partecipata (Sellerio, Palermo 2009); Il ’68 dei cristiani: Il Vaticano II e le due Chiese (Luiss University, Roma 2008), Il codice del cosmo e la sfinge della mente (2014); Siamo tutti politici (2018); Scuola ed educazione alla democrazia (2021).

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