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Il Cultural Heritage Hub di UNITA

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il centro in periferia

di Giovanna Hendel

Il dialogo tra popolazioni, studiandone ciò che le unisce senza per questo dover rinunciare alle loro specificità, e la collaborazione tra ricercatori i cui progetti riflettono la ricchezza di questo patrimonio culturale comune, materiale e immateriale, sono al centro di Dialoghi Mediterranei come del Polo ‘Patrimonio Culturale’ del giovane consorzio di università europee ‘UNITA-Universitas Montium’.

In questo contributo a Dialoghi Mediterranei sono brevemente presentati UNITA ed in particolare il suo ‘Cultural Heritage Research & Innovation Hub’, sottolineando più specificamente ciò che li rende di potenziale interesse ai lettori della rivista.

UNITA

UNITA è un consorzio di sei università di cinque paesi con diverse dimensioni e orientamenti, che riuniscono più di 160 000 studenti e 13 000 membri del personale. Da Ovest a Est: Universidade de Beira Interior, Universidad de Zaragoza, Université de Pau et des Pays de l’Adour, Université Savoie Mont Blanc, Università di Torino, e Universitatea de Vest din Timisoara. 

ll nome UNITA – quasi lo stesso dell’italiano ‘unità’ – evoca i forti legami e i punti in comune che uniscono le università consociate per creare un’alleanza innovativa che mira ad una più stretta integrazione.

Il sottotitolo ‘Universitas Montium’, scritto in latino, sottolinea che le università UNITA parlano tutte lingue romanze e si impegnano a favorire la diversità linguistica e lo sviluppo delle zone rurali e transfrontaliere di montagna.

L’ambizione è di stabilire un nuovo modello di insegnamento, ricerca e innovazione sempre più collaborativo e integrato attraverso una maggiore mobilità e con forti legami con i nostri ecosistemi.

UNITA non è composta solo da università, ma anche da attori pertinenti in ogni ecosistema regionale, rappresentati dal settore socio-economico, dalle autorità pubbliche, dai responsabili politici e dalle organizzazioni civili.

Oltre a condividere l’impegno di contribuire allo sviluppo delle nostre società e dei nostri territori in una dimensione europea, i membri di UNITA hanno in comune tre caratteristiche fondamentali:

  • sono situati in regioni rurali e transfrontaliere di montagna nell’Europa meridionale, centrale e orientale: Serra da Estrela (Beira Interior), i Pirenei (Pau e Zaragoza), le Alpi (Savoie Mont Blanc e Torino), e la regione montagnosa di Banat (Timisoara), vale a dire in ecosistemi che condividono le stesse sfide;
  • intendono utilizzare attivamente le lingue romanze oltre all’inglese, favorendo così la diversità linguistica e promuovendo l’inclusione;
  • condividono aree didattiche e di ricerca innovative, specialmente nei campi del Patrimonio Culturale, delle Energie Rinnovabili e dell’Economia Circolare, che hanno un notevole impatto propagativo, sia in termini di sostenibilità degli ecosistemi che di impiego per studenti e cittadini.

2aIl ‘R&I Cultural Heritage Hub’

Dato che Patrimonio Culturale costituisce, insieme a Energie Rinnovabili e a Economia Circolare, uno dei tre assi di attività di UNITA, è stato creato un apposito ‘R&I Cultural Heritage Hub’ (Polo di Ricerca & Innovazione Patrimonio Culturale), come uno dei tre poli strutturanti di UNITA.

Il primo compito del CH Hub è stato quello di tracciare una mappa di tutti i diversi progetti ‘Patrimonio Culturale’ delle università consociate. Questo ha portato ad una cartografia online di 267 progetti, raggruppati nei seguenti temi e sottotemi: 

  • Studio e conservazione del patrimonio culturale materiale:
    arti visive, monumenti ed edifici, siti archeologici, paleontologia, archeologia industriale, luoghi della memoria, musei e collezioni, conservazione e restauro, legislazione per la protezione del patrimonio culturale e naturale.
  • Patrimonio culturale immateriale e narrative identitarie:
    tradizioni orali, lingue e letterature romanze, arti dello spettacolo (musica, danza, teatro), rituali, viaggi, identità culturale, religione, memoria collettiva e individuale, migrazioni, comunità vulnerabili, gender studies, storia transnazionale, valori, diritti umani.
  • Valorizzazione e diffusione del patrimonio culturale e naturale:
    turismo e valorizzazione, educazione, comunicazione, gestione del patrimonio, digitalizzazione/strumenti digitali, storytelling, istituzioni e patrimonio.
  • Politiche di innovazione per lo sviluppo delle aree marginalizzate:
    patrimonio naturale e paesaggi culturali, impatto del clima sulle zone montane/rurali, flora, agricoltura e paesaggio, cultura e alimentazione, fauna, allevamento e biodiversità.

Il 14 e 15 ottobre 2021 si è tenuto presso l’Università di Torino il primo workshop del CH Hub, con titolo ‘Empowering vulnerable communities in marginalised areas’. Alcuni dei progetti di ricerca sono stati brevemente presentati e discussi, e i ricercatori hanno avuto l’opportunità di fare networking, trovando basi comuni per lo sviluppo di progetti collaborativi. 

Ora le priorità del CH Hub sono: 

  1. Rinforzare la rete di ricerca stabilita tra le università consociate.
  2. Inscrivere la rete di ricerca UNITA CH all’interno di reti di ricerca sul patrimonio culturale più ampie, in particolare all’interno della Comunità Europea.
  3. Creare partenariati con istituzioni non-universitarie e in particolare con organizzazioni del patrimonio che sviluppano la ricerca nei territori, stabilendo un legame tra la ricerca accademica e le comunità locali.

Una collaborazione con la comunità scientifica di Dialoghi Mediterranei sarebbe particolarmente pertinente al secondo obbiettivo del CH Hub, basandosi, per di più, su affinità di approcci di ricerca, soprattutto nel campo degli studi antropologici, concepiti come essenzialmente interdisciplinari. 

Per l’inizio del 2022 sono previsti l’accesso pubblico alla cartografia dei progetti di ricerca CH Hub e la creazione di un CH Hub’s online forum, luogo di Dialogo a cui tutti saranno benvenuti.

Dialoghi Mediterranei, n. 53, gennaio 2022 

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Giovanna Hendel, lavora all’Université de Pau et des Pays de l’Adour come Chargée de mission scientifique, axe de recherche Patrimoine Culturel, per UNITA-Universitas Montium. Precedentemente (in senso cronologico inverso), ha lavorato per: l’UNESCO (pubblicando, con Carole Naggar e Karin Priem, il libro They Did Not Stop at Eboli: UNESCO and the Campaign against Illiteracy in a Reportage by David “Chim” Seymour and Texts by Carlo Levi (1950), UNESCO-De Gruyter, 2019); il Musée national de la Renaissance, Écouen (pubblicando Les livres d’heures imprimés de la collection du Musée national de la Renaissance, Réunion des musées nationaux, 2017); la Bibliothèque nationale de France ; la Wallace Collection, London. Ha svolto tutti i suoi studi universitari in Gran Bretagna (University of Saint Andrews e University College London), conseguendo il suo dottorato in filosofia a University College London.

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