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“Transculturale”. Attraversamenti e pratiche di decolonizzazione

coverdi Alfredo Ancora, Raffaele Tumino

Su nostra iniziativa è nata recentemente (2022) la Rivista semestrale “Transculturale” che vuol arricchire ulteriormente un dibattito scientifico che in questo momento storico-politico dà l’impressione di volersi “appoggiare” solo su derive note e ben consolidate.

Transculturale nasce con l’obiettivo di provocare suggestioni del pensiero attraverso un confronto con culture differenti e di pari dignità, secondo l’insegnamento dell’antropologo Ferdinando Ortiz, allievo di Bronislaw Malinowski, che scrisse anche la prefazione al suo importante libro, Contrappunto cubano del tabacco e dello zucchero [1]. 2-ortizEgli coniò nella Cuba degli anni 40 il termine transculturacion per indicare come gli attraversamenti di diverse culture come la spagnola, la creola, la caraibica ed altre costituissero un arricchimento per l’influenzamento reciproco, senza prevaricazione dell’una sull’altra. Il “prodotto culturale” [2] era sicuramente vario e multiforme, dando luogo ad un bagaglio comune a cui tutti potevano attingere.

Viviamo in un’epoca all’interno della quale tutte le geografie e le culture perdono i loro confini, si ridefiniscono e vengono ridefinite contribuendovi migranti, artisti, nativi, stranieri, con i loro vissuti, le loro storie che rendono più variopinto il panorama culturale in cui ci immergiamo senza pretese egemoniche. Infatti, abitiamo tutti in una terra di frontiera e dovremmo, di conseguenza, pensare, agire, educare in una terra di frontiera. Come un methorios – direbbe Gianfranco Ravasi: «un uomo che sta sulla frontiera con i piedi ben piantati sul proprio terreno quello della fede, ma continuando a guardare ciò che sta al di là» [3]. Si capisce che in questa postazione di sentinella o di traghettatore, il passaggio da una linea di confine a terra di frontiera fa guardare diversamente le culture, le diverse esperienze, i valori e le strategie di sopravvivenza di quanti abitano, presidiano e attraversano le terre di mezzo. Per poter guardare veramente e più profondamente è necessario un decentramento osservativo di cui parlava il nostro maestro George Devereux, psicoanalista [4] ed antropologo per permettere al processo d‘osservazione uno sguardo interattivo fra osservato e osservatore.

4-etnopsichiatriaLa dimensione transculturale assegna all’alterità un ruolo cruciale nella costruzione identitaria in grado di promuovere autentiche relazioni tra le culture (contro ogni forma di sintesi), favorendo una maggiore capacità di esplorazione del proprio vissuto. Tale prospettiva ci esorta a decolonizzare la mente [5], monocolturale, per potere riscrivere la storia dell’altro senza tuttavia cadere in facili enfatizzazioni. L’approccio transculturale [6] può essere d’aiuto non solo per gli operatori che lavorano nei servizi psichiatrici, ma anche nelle relazioni educative e di aiuto per favorire processi di inclusione e contrastare ogni forma di assimilazione delle «culture di provenienza» alla cultura dominante. Parlare di una prospettiva transculturale significa quindi collocarla in una dimensione pedagogica, etnografica, storica, antropologica, psicologica e di ricerca puntate sugli attraversamenti interdisciplinari evidenziati oggi dalla fluidità delle comunicazioni.  

312281152_2009679252570920_3959535261800385834_nLa rivista non può quindi che mostrarsi mobile, dinamica ed attraversante, utilizzabile da parte di chi in un mondo in movimento è pronto a un nomadismo di pensiero/azione necessario a varcare le cosiddette “soglie di competenza” che spesso bloccano i processi evolutivi in molti ambiti. L’atteggiamento mentale suggerito è proprio dell’operatore transculturale del terzo millennio [7] che saggia i confini e soprattutto gli sconfinamenti per attingere maggiori elementi nel processo conoscitivo. Non è sufficiente nella società che si va configurando attenersi solo ad un mandato “neutro”, “istituzionale”, trascurando gli attraversamenti interni-esterni che ogni processo culturale richiede e produce.

Transculturale vuole aprirsi con una ottica transdisciplinare ai contributi provenienti da diversi campi del sapere. In questa direzione verranno evidenziate percorsi di idee, pratiche educative, ricerche nei contesti multiculturali, storie e vite di personaggi dimenticati in fretta in un’epoca che sembra non avere voglia e tempo di pensare e di andare oltre una visione “mercantile” delle traiettorie esistenziali.  

Siamo consapevoli della scommessa che ci attende in tempi così difficili e colmi di preoccupazioni di vario genere. Proprio per questo vogliamo offrire la possibilità di continuare a pensare anche in momenti come i nostri nei quali ci sono continui attentati al pensiero, sottoposto sempre di più a pressioni letargiche ed anestetiche, complice anche un clima di disimpegno e rassegnazione. 

Dialoghi Mediterranei, n. 63, settembre 2023
Note
[1] F. Ortiz, Contrappunto cubano del tabacco e dello zucchero, prima edizione 1940, prima traduzione in edizioni Città Aperta, 2007.  È prevista una nuova ristampa da parte delle Edizioni Borla Roma
[2] Il termine è mutuato da Gregory Bateson, Mente e natura una unità necessaria, Adelphi Milano 2008
[3] Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, riportato in A. Ancora Verso una cultura dell’incontro studi di terapia transculturale, FrancoAngeli Milano,2017
[4] G. Devereux Etnopsicoanalisi complementarista, FrancoAngeli Milano, 2014. Per George Devereux infatti è possibile, davanti a un fenomeno, non porsi il problema della sua realtà indipendente o della sua soggettività. Ogni fenomeno, se ammette una spiegazione, ne ammette anche altre, tutte egualmente soddisfacenti anche perché, se ci fosse un’unica spiegazione, esso rimarrebbe per così dire inesplicato, soprattutto se la prima spiegazione lo rende perfettamente comprensibile, controllabile e prevedibile nel quadro di riferimento che gli è proprio. Nel processo che unisce osservatore e osservato, Devereux teorizza la possibilità di poter utilizzare quei ponti fra scienze umane (psicologia, psicoanalisi, etnologia) e scienze esatte (matematica e fisica) – alla base del suo metodo complementarista.
[5] cfr. Ngugi wa Thiongʼo, Decolonizzare la mente: la politica della lingua nella letteratura africana, traduzione di Maria Teresa Carbone, Milano, Jaca Book, 2015.
[6] L’approccio transculturale nei servizi psichiatrici un confronto tra gli operatori (a cura di A. Ancora, A. Sbardella), Franco Angeli, Milano 201.
[7] «L’operatore per approssimarsi deve attraversare le culture (trans-culturale) lasciando qualche suo codice di riferimento ed assorbendone altri in un processo di reciprocità, senza cedere a buonismi o a facili idealizzazioni dell’altro. Si configura un processo di conoscenza a tutto campo con il rischio di “spaesarsi” ad un livello e ritrovarsi ad un altro» da A. Ancora L’operatore transculturale del terzo millennio, in “Dialoghi Mediterranei”, n.40 nov. 2019

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Alfredo Ancora, psichiatra e psicoterapeuta, Directeur Scientifique de l’Université “Ernesto De Martino-Diego Carpitella” Paris.Ordinary member of Society for Academic Research on Shamanism. Consulente Dipartimento Salute Mentale Roma 2 per la Formazione e Supervisione Transculturale. Co-direttore di Cahiers Trans-ire Editions l’Harmattan e della Rivista Transculturale Mimesis Edizioni. Il suo ultimo testo Verso una cultura dell’incontroStudi di Terapia Transculturale (FrancoAngeli 2017) è stato pubblicato anche in Francia da l’Harmattan, in Spagna da Aracne e prossimamente in Russia dall’Accademia delle Scienze di Mosca. 
Raffaele Tumino, nato ad Acarigua (Venezuela), laureato in filosofia nel 1992, con lode e dignità di stampa della tesi su epistemologia generale, presso l’Università degli Studi di Catania, ha conseguito nel 2000 il dottorato di ricerca in “Modelli di formazione, analisi teorica e comparazione”, l’Università degli Studi di Cosenza. Dal 2005 è professore associato di Antropologia pedagogica e Filosofia dell’educazione nei corsi di laurea in filosofia presso l’Università di Macerata. È autore di numerose pubblicazioni, che vertono sulla storia dell’educazione, la teoresi pedagogica, la dimensione estetica, gli studi transculturali.

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