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Talè cu c’è

 

Talè cu c'è (ph. Salvatore Clemente)

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

immagini

di Salvatore Clemente 

“Talè cu c’è!” È l’esclamazione che ogni tanto rimbomba per le vie di Palermo quando, senza averlo in alcun modo previsto, ci si incontra inaspettatamente fra amici. 

Questa volta è stato Pino che, bighellonando per le stradine del Quartiere Capo, lancia un’occhiata al salone del barbiere e scopre all’interno tre suoi amici che non vedeva da tempo. 

Causa Covid 19 e tanti altri impedimenti, era da molto che non si incontravano in presenza. Qualche collegamento streaming e delle sporadiche email erano stati gli unici contatti con alcuni di loro. La passione per la fotografia è anche il comun denominatore che li unisce e la leggerezza nei rapporti costituisce un altrettanto importante collante.

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

Ma che ci fate qui? Chi l’avrebbe mai detto? Ci siamo riproposti tante volte d’incontrarci e, senza farlo apposta, ci ritroviamo tutti insieme dal signor Luciano. Il salone da barba, del quale io e Salvo siamo ormai clienti, è uno di quei locali di una volta che fa ancora respirare quell’aria antica. La sua frequentazione è un caldo ritrovo, prescinde infatti dalla prestazione professionale, rappresenta un salotto popolare nel quale ci si incontra fra amici per discutere del più e del meno e, vista l’età media dei frequentatori, anche per farsi reciproca compagnia.

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

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Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

Il quartiere Capo è una miniera di colori, di sguardi, di circostanze che offrono spunti per fare fotografia. I risultati non hanno molta importanza ma il divertimento nel cercare angoli, luci, scorci, dettagli è motivo sufficiente per divertirsi. Nell’incontro casuale il solo Pino circolava disarmato. Noi che avevamo programmato il taglio di capelli da qualche tempo eravamo infatti tutti con la macchina fotografica pronta allo scatto.

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

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Come sanno bene tutti i fotoamatori, ogni pretesto è utile per divertirsi a fare dei click. Quindi, anche il rituale taglio offre l’occasione e pone il soggetto a modello a beneficio degli altri, per sfogare liberamente l’infantile goliardia. In questi casi l’età non conta, o forse sì perché l’anzianità induce a vedere il mondo in maniera disincantata, appare naturale divertirsi con poco e giocare felicemente con la tua macchinetta. Da questi incontri nascono fotografie di un album che documentano momenti di vita, senza pretese o manie di protagonismo, con l’intento di avere immagini utili solo a ricordare. 

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

L’arredamento del salone di Luciano è abbastanza sobrio e non ha un vero stile, è un ambiente semplice che fa anche da punto di riferimento per gli ambulanti locali anche per necessità impellenti. L’aria che qui si respira è la stessa di quegli anni settanta, di quando eravamo giovani e il barbiere era anche opportunità per incontri generazionali. “A cu appartieni?” Ci chiedevano gli anziani per cercare di capire le discendenze o, più semplicemente, come curiosità anche per legare i discorsi che ascoltavano al ceto sociale di appartenenza.

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

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Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

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L’arrivo casuale di Pino è stato anche l’occasione per rivelare l’identità di un frequentatore costante del salone. Ad un certo punto Pino, rivolgendosi al soggetto ebbe a dire un’altra fatidica frase: «A me pare di conoscerla, ma non saprei dire né come e né perché». 

«Forse in un campo di calcio o come spettatore» venne a rispondere prontamente l’interloquito. Proseguì dicendo “Io sono Schiavo, Giuseppe Schiavo, il centromediano del Palermo calcio negli anni sessanta.” La Carrà avrebbe detto: “Caramba che sorpresa!”. 

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

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Il nostro Pino era un incallito appassionato di calcio, che ha praticato nel tempo anche a buoni livelli. Accadde dunque come un’illuminazione che lo investì di ricordi. Il riconoscimento reciproco fu per Schiavo anche la rimozione di un tappo. Tante considerazioni del tempo e aneddoti vari cominciarono a fluire, in una narrazione che anche a noi vecchi appariva riferirsi ad un tempo recente, appena trascorso. 

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

Io riuscivo persino a rivedere il mezzo busto di tante figurine della Panini che, da giovani, eravamo tutti impegnati a raccogliere nel classico album. Con acquisto di bustine, il mercato degli scambi dei reciproci doppioni e la ricerca delle rarità. Dieci Sandro Bolchi valevano un Gianni Rivera. E poi Sarti, Burgnich, Facchetti, Altafini, Maldini Senior, Trapattoni, Sivori, Bercellino primo e secondo (quest’ultimo, quando giocava nel Palermo, nelle giornate assolate, amava stazionare sempre nelle zone di campo dove c’era ombra), Guarneri, Sandrino Mazzola, Pizzaballa, Vavassori e via dicendo. Quanti nomi! 

Talè cu c'è (ph. Salvatore Clemente)

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

La discussione fra i due ex calciatori inesorabilmente portava a dire: «quello sì che era calcio vero, no quello di adesso che, con ossessionanti tatticismi e schemi elaborati, rendono difficile cogliere le differenze fra una partita vista dal vivo e una simulata in play station». 

Talè cu c'è (ph. Salvatore Clemente)

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Talè cu c'è (ph. Salvatore Clemente)

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

Il classico ritornello nostalgico in uso negli anziani che ricordando solo aspetti positivi di quei tempi tendono sempre a trasfigurare tutto quanto appartiene al loro tempo passato che coincide con la loro giovinezza. 

Per tornare alla sacralità degli ormai rari saloni da barba vintage, centrale rimane l’opportunità d’incontro che offre a una classe di età sempre più emarginata, in un mondo che va troppo veloce, che corre e non trova mai tempo per capire e riflettere sul tempo che trascorre. 

Talè cu c'è (ph. Salvatore Clemente)

Talè cu c’è (ph. Salvatore Clemente)

Se vi capita di incontrare accrocchi di anziani intenti a discutere e riuscite a guardarli, negli occhi di chi racconta vedrete riaccendersi una luce, quella dei ricordi. Mentre negli altri che ascoltano e partecipano, come svegliandosi da un incantesimo, riemergono tanti avvenimenti, personaggi, usi e costumi di una loro vita che, come fece osservare un’amica a Pippo, saprà pure di naftalina, ma che assai bene ancora si conserva. 

Una volta la storia tramandata, i racconti dei vecchi, le loro parole erano vissuti come fonti d’insegnamento, saggezze di esperienze. Ora riescono a sopravvivere in riserve indiane, come i negozi di barbieri anziani, o più di frequente nelle case di riposo che in gergo moderno sono denominate RSA. 

Dialoghi Mediterranei, n. 59, gennaio 2023

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Salvatore Clemente (detto Toti), palermitano, scopre la passione per la fotografia negli anni settanta. Ha realizzato molteplici reportage nel corso di diversi viaggi (Cina, India, Pakistan, Perù, Vietnam, Cile, Argentina, Marocco, Sud Africa, Birmania, Bolivia, ecc…). Ama la street photografy e con M. Lo Chirco è autore del volume Un’immagine, un racconto, pref. Nino Giaramidaro, Palermo 2009. Nello scorso 2021 ha pubblicato il volume Fotogazzeggiando, con prefazioni di Nino Giaramidaro e Pippo Pappalardo, in cui ha alternato una serie di immagini con ampie dissertazioni sulla fotografia. Più recentemente ha pubblicato Dissertazioni  su Street art. Ne vogliamo parlare?, con prefazione di Pippo Pappalardo.

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