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Quando la fotografia è fatta della stessa sostanza dei sogni

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

di Antonino Cusumano

Quando la fotografia è fatta della stessa sostanza dei sogni, la luce si fa rarefatta, pulviscolare, impalpabile. I contorni delle cose sfumano, le presenze umane trascolorano. Sono le Visioni di Anna Maria Colace, non semplici immagini ma opere dell’immaginario, scenari in bilico tra il peso della materia e la levità dell’evanescente, tra la fisicità dei luoghi e la loro densità simbolica, tra la molteplicità delle inferenze e la originalità autoriale delle creazioni.

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

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Paesaggi fissati in una sospensione straniata, in un chiarore luminescente, in trasparenze velate o svelate, tra opacità e iridescenze. Nulla è casuale nel sogno diurno, nella realtà che vive solo all’ombra delle nostre palpebre abbassate, nelle “città invisibili” inventate da Calvino. Nulla è più reale della realtà vagheggiata, evocata, dissimulata, incorniciata, rappresentata.

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

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La fotografia – si sa – non è l’ingenuo e innocente rispecchiamento del mondo ma s’incarica di dare un senso nuovo al mondo che vediamo o che crediamo di vedere, potente dispositivo alchemico che può insegnarci quanta rozza sia la presunzione di credere che la realtà sia solo quella che vediamo e tocchiamo, quella visibile e tangibile. Nel sottrarre l’istante all’effimero della contingenza, consegna il tempo del divenire alla eternità dell’essere.

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

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Visioni (ph. Anna Maria Colace)

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

La verità è che la fotografia può dimostrarci che non sono meno reali i mondi immaginati e inventati nel gioco fantasmagorico della luce, nelle inedite soluzioni prospettiche, nell’estensione delle facoltà fisiche del vedere e del percepire. Perché la fotografia altro non è che creazione fin dalla sua nascita e in quanto tale è magia, incantesimo, fascinazione, epifania, meraviglia.

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

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Visioni (ph. Anna Maria Colace)

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

Questa la cifra delle Visioni di Anna Maria Colace che evocano e alludono, citano e trascendono, tracimano il reale e confinano con il surreale. Nell’abbandono dei crepuscoli, nell’incanto delle attese, nello stupore della natura, nel velo lieve che copre ogni cosa, la fotografia dialoga con la pittura, ne attraversa la soglia, ne attinge gli orizzonti, le atmosfere oniriche, la poetica.

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

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Irriflesso o consapevole, istintivo o ricercato, il rimando iconografico a cui paesaggi e soggetti sembrano ispirarsi moltiplica le potenzialità dello sguardo, realizza imprevedibili corrispondenze, ineffabili verosimiglianze, magiche sinestesie. Sovrappone arte ad altra arte, dipana i fili inestricabili della memoria.

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

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Nelle composizioni ad alto valore formale sono forse riconoscibili Monet e Turner, Boudin e Hopper, Fattori e Guccione, impressionisti e vedutisti, realisti e surrealisti, macchiaioli e astrattisti: i casolari spersi tra i vigneti dei campi, i prati di papaveri, la bambina che rincorre l’aquilone, le donne dietro gli ombrellini sedute davanti al mare, gli stabilimenti balneari dismessi come metafisiche nature morte e le spiagge affondate nella bruma cangiante, nelle maree che salgono, uniscono e confondono il cielo, la sabbia e l’acqua.

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

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Visioni (ph. Anna Maria Colace)

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Non è certo solo l’effetto di una sapiente perizia di pixel a creare questo mondo liminare e visionario. C’è in filigrana la cultura delle arti visuali del Novecento, il cinema di Antonioni e di Fellini, le raffinate sperimentazioni del batik, la preziosa tradizione artigianale del ricamo, il minimalismo del maestro Luigi Ghirri che ha insegnato a fotografare l’invisibile nascosto nel quotidiano. 

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

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Se è vero che qualcosa di quanto si è letto, studiato, osservato e vissuto finisce stratificato, distillato e coagulato in forme e soluzioni diverse nelle nostre parole, nei nostri gesti e nei nostri pensieri, per l’artista che lavora per immagini più mnemoniche che retiniche la storia della produzione figurativa è un ineludibile patrimonio di segni e simboli, un’eredità destinata a depositarsi nelle strutture profonde dell’immaginario, nelle dinamiche della percezione, nei paradigmi dello sguardo.  

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

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La fotografia di Anna Maria Colace ama gli sconfinamenti, le dissolvenze, le connessioni, le sovrapposizioni. Ama i colori, le loro diverse sfumature, dalle pennellate più accese alle tonalità più tenui ed acquarellate. L’arte della composizione, che non è mai mera illustrazione né tanto meno leziosa oleografia, è sicuramente il campo in cui esercita con grazia ed eleganza femminile il suo modo di tradurre l’immagine in fotografia, il sogno in visione.

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

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L’aria, l’acqua, la terra e il fuoco ovvero la luce che dilata e acceca diffusa in ampie campiture, i quattro elementi della natura protagonisti assoluti di tutta la sua produzione, nell’assenza di peso e di forma tendono a mimetizzarsi, a legarsi fino a fondersi in una indistinta commistione, in una mobile fluidità. L’uomo è un viandante straniero e solitario in questi paesaggi che trapassano senza soluzione di continuità dal regno animale a quello vegetale, dalla spiaggia d’autunno alla campagna d’inverno.

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

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Visioni (ph. Anna Maria Colace)

Nel segno delle contaminazioni e delle trasfigurazioni le immagini esitano una attenta e raffinata ricerca estetica, una opera concettuale e sperimentale, uno studio metodico e sistematico, da esperta naturalista e da botanica qual è, del contesto ambientale, di questo universo abitato da alberi diafani con i rami aggrappati a cieli turchesi, da fiori e uccelli che sembrano ricamati su stoffe di gusto orientale, da esili fusti di canne e giunchi piegati sull’acqua, da una moltitudine di pesci rossi che sciamano nel mare della nostra immaginazione: uno scrutinio poetico e pure eminentemente empirico che riverbera sensibilità, percezioni e concezioni del mondo e sul mondo.

Visioni (ph. Anna Maria Colace)

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Quel mondo che si riesce a vedere e a comprendere quanto più è immaginato e inventato, quanto più è costruito e plasmato in una dimensione ‘altra’ che sfida la realtà e la trascende. Non sappiamo se sia già postfotografia quella di Colace, criticamente impegnata nell’indagine sulle sorprendenti virtualità del digitale. Certo ne riconosciamo l’iconicità degli spazi e dei tempi, l’inconfondibile aura dell’arte, la bellezza delle visioni. Cos’è in fondo la fotografia se non è bellezza, esperienza estetica ed estatica, folgorazione ed emozione? Non c’è altra via che conduca alla conoscenza e al desiderio di trasformare il mondo, se non attraverso un irragionevole moto di passione. La fotografia di Anna Maria Colace è, in questo senso, documento di verità oltre la realtà e di suggestioni oltre le apparenti sensazioni. Frutto paziente di una incessante e inimitabile ricerca di luce, di cielo, di bellezza.

Dialoghi Mediterranei, n. 60, marzo 2023

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Antonino Cusumano, ha insegnato nel corso di laurea in Beni Demoetnoantropologici presso l’Università degli Studi di Palermo. La sua pubblicazione, Il ritorno infelice, edita da Sellerio nel 1976, rappresenta la prima indagine condotta in Sicilia sull’immigrazione straniera. Sullo stesso argomento ha scritto un rapporto edito dal Cresm nel 2000, Cittadini senza cittadinanza, nonché numerosi altri saggi e articoli su riviste specializzate e volumi collettanei. Ha dedicato particolare attenzione anche ai temi dell’arte popolare, della cultura materiale e della museografia. È autore di diversi studi. Nel 2015 ha curato un libro-intervista ad Antonino Buttitta, Orizzonti della memoria (De Lorenzo editore)La sua ultima pubblicazione, Per fili e per segni. Un percorso di ricerca, è stata edita dal Museo Pasqualino di Palermo (2020). 
Anna Maria Colace, originaria di Parghelia in Calabria, si trasferisce a diciotto anni a Firenze dove studia e si laurea in Scienze Forestali e Ambientali. Oggi vive e lavora a Torino. Approda alla fotografia da autodidatta e gli studi naturalistici sono stati uno degli elementi determinanti del suo approccio alla ricerca artistica per immagini. La rappresentazione di paesaggi è sicuramente uno dei temi privilegiati della sua produzione. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive, tra le quali: a Torino (2016, 2017), a Boston (2017), a Parigi (2018), ad Arles (2019), a Pinerolo (2021), a Caltagirone (2021), a Catania (2021). Nel 2017 ha partecipato al Festival internazionale della fotografia di Lishui, dove ha presentato una selezione delle sue opere intitolate “Visioni oceaniche”. Sue foto e testi sono stati pubblicati su riviste specialistiche , tra le quali  “Gente di fotografia”.
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