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Per Roberto

Roberto Sottile

Roberto Sottile

In limine

di Giovanni Ruffino

Mi dispongo a tratteggiare un ricordo di Roberto Sottile, scomparso lo scorso 7 agosto all’età di 51 anni, e convivono in questo penoso ripercorrere i miei rapporti con lui, il linguista di straordinario acume, il promotore infaticabile di iniziative, l’amico affettuoso, estroverso. Il vuoto che Egli lascia è enorme: negli affetti familiari e in quelli amicali, negli studi dialettologici da Lui prediletti, nell’insegnamento.

Il mio primo vero incontro con Roberto Sottile risale all’autunno del 2003, dopo il conseguimento del Dottorato di ricerca in Africanistica presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”. Altri incontri fugaci devono esserci stati durante gli anni che precedettero la laurea a Palermo in Lingue e Letterature straniere moderne.

Dopo i primi contatti fui colpito dalla sua spiccata predisposizione alla ricerca sul campo, maturata nell’impegnativo tirocinio etiopico nell’ambito di un progetto promosso dalle Università di Napoli, Trieste e Addis Abeba. Ben presto entrò a far parte del gruppo di ricerca dell’Atlante Linguistico della Sicilia, che sarebbe ben presto diventato la sua seconda famiglia. Il suo esordio fu contrassegnato dallo straordinario impegno didattico, dal 2005 al 2008, presso il Dipartimento di lingua e cultura italiana dell’Università di Bengasi. Il Dipartimento era stato istituito poco tempo prima grazie all’iniziativa dell’Università di Palermo e della Facoltà di Lettere, di cui in quegli anni ero preside. Furono allora mobilitati alcuni dei giovani docenti palermitani di Linguistica italiana in un’azione meritoria che ha lasciato il segno.

Ho voluto sottolineare la particolare importanza di questo meritorio servizio offerto da Roberto Sottile, che precedette il conseguimento del titolo di ricercatore universitario e poi di professore associato idoneo alla prima fascia della docenza.

Il contributo di Roberto Sottile al progresso delle scienze linguistiche è stato grande, sia per la qualità e la vastità della sua produzione scientifica, sia per la capacità di porsi come punto di riferimento nella sperimentazione di percorsi originali di ricerca, pur nella tradizione della ricerca dialettologica in Sicilia. Testimonia questa sua inesauribile vitalità l’impegno ininterrotto per l’Atlante Linguistico della Sicilia (ha diretto la collana “L’ALS per la Scuola e il Territorio”) e, più in generale, nell’attività del Centro di studi filologici e linguistici siciliani.

Negli ultimi anni, accanto agli studi dialettologici e geolinguistici, aveva aperto nuovi fronti di ricerca, in particolare sui rapporti tra lingua e canzone (Il dialetto nella canzone italiana degli ultimi venti anni, Aracne Ed., Roma 2013; Dialetto e canzone, uno sguardo sulla Sicilia di oggi, Cesati Ed., Firenze 2018) e sulla lingua dei narratori siciliani contemporanei (Le parole del tempo perduto. Ritrovate tra le pagine di Camilleri, Sciascia, Consolo e tanti altri, Navarra Ed., Palermo 2016; Sciasciario dialettale. 67 parole delle Parrocchie siciliane, Cesati Ed., Firenze 2021).

Negli ultimi mesi era stato pubblicato un suo originalissimo e accattivante saggio dal titolo Suca. Storia e usi di una parola, Navarra Ed., nel quale ripercorre la miriade di significati e usi figurati che il noto imperativo di impronta triviale ha sviluppato, tanto che «a Palermo, dove l’imperativo è nato, continua a reinventarsi».

Ma i progetti erano tanti: penso alla cartografia multimediale dell’ALS, in collaborazione con un gruppo di ricerca dell’Università di Monaco di Baviera; penso a un nostro comune impegno per un Vocabolario-atlante del lessico venatorio siciliano.

Il suo ricordo e la sua eredità scientifica saranno di stimolo per i tanti giovani ricercatori che vorranno mantenere vivo l’interesse per gli studi dialettologici in Sicilia.

Dialoghi Mediterranei, n. 51, settembre 2021

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Giovanni Ruffino, ha insegnato Linguistica italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo, di cui è stato Preside dal 1998 al 2007. Il suo prevalente impegno scientifico è rivolto alla dialettologia, alla geografia linguistica, alla sociolinguistica e alla lessicografia. È direttore del Centro di studi filologici e linguistici siciliani e responsabile del progetto ALS – Atlante Linguistico della Sicilia –, nonché promotore e fondatore dell’“Archivio delle parlate siciliane”.  È componente del Comitato scientifico della “Rivista Italiana di Dialettologia (Bologna) e di “Geolinguistique” (Grenoble). Dal 2017 è accademico ordinario dell’Accademia della Crusca. Autore di numerose pubblicazioni, ha tra laltro dato alle stampe un Profilo linguistico della Sicilia (2005), Parole migranti tra Oriente e Occidente (con R. Sottile, 2015) e recentemente La Sicilia dei soprannomi (2020).

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