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ONG attori e mediatori della cooperazione del futuro

ongdi Federico Costanza 

Il volto nuovo della cooperazione italiana

Il governo italiano ha nominato nello scorso autunno un nuovo rappresentante per la cooperazione allo sviluppo, il Vice Ministro agli Affari Esteri Edmondo Cirielli, una figura di formazione militare. Molti enti del terzo settore e della cooperazione attendevano piuttosto la nomina di una figura tecnica, e non hanno nascosto la loro delusione. La nomina di Cirielli indica inoltre una direzione ben precisa della politica estera italiana, un rafforzamento della visione securitaria e un maggiore controllo delle rotte migratorie.

Il cosiddetto decreto sulle ONG, successivamente, ha condotto a uno scontro aperto e a tratti aspro con le organizzazioni che si occupano di soccorso in mare e accoglienza degli immigrati, provocando anche qualche attrito nei rapporti con gli altri Paesi UE. Questi confronti ormai frequenti nel dibattito politico italiano hanno inoltre alimentato un’ondata di crescente diffidenza da parte dell’opinione pubblica verso quel tipo di organizzazioni e veicolato un’informazione non corretta, anche rispetto alla natura di questi soggetti e alla loro importanza nelle società democratiche.

ong-730x310Cosa sono le ONG

La nozione di “organizzazioni non governative”, o ONG, è piuttosto recente ed entra a fare parte del lessico internazionale a partire dalla Carta Costituzionale delle Nazione Unite, al cui art. 71 si cita la possibilità da parte del Consiglio Economico e Sociale di consultare le «organizzazioni non governative interessate alle questioni che rientrano nella sua competenza».

La definizione fa riferimento a entità volontarie e senza scopo di lucro, organizzate a livello locale, nazionale o internazionale. Il numero di ONG nel mondo è cresciuto rapidamente dalla loro nascita dopo la Seconda Guerra Mondiale e oggi costituiscono attori imprescindibili a livello globale, non solo per la capacità di intervento diretto in situazioni di crisi, ma anche come protagoniste di mediazioni regionali in caso di conflitti annosi o nella negoziazione di accordi internazionali.

Le ONG nel mondo sono accomunate da tratti univoci come l’indipendenza, il non essere controllate o influenzate da governi e partiti politici, soprattutto nei Paesi in cui operano, differenziandosi dalle organizzazioni “governative” proprio in virtù di tale indipendenza e per l’autonomia organizzativa. Le loro funzioni nelle società si sono evolute molto nel tempo, passando da semplici organizzazioni che intervenivano in situazioni di emergenza, fornendo aiuti o rifugi temporanei durante crisi umanitarie, ad azioni sempre più complesse con valore sociale e di assistenza o di surroga alle attività dello Stato.

Oggi sono coinvolte in un’ampia gamma di settori e coprono quasi tutti gli aspetti della società, dalla salute, all’istruzione e alla cultura, fino alla protezione dell’ambiente, la lotta contro la povertà, la tutela dei diritti umani, l’intervento umanitario; le loro azioni sono monitorate da istituzioni globali come le Nazioni Unite e le sue agenzie.

Guardando all’Italia, la tradizione degli enti religiosi ha storicamente animato il settore del cosiddetto “non profit”, attribuendo a queste missioni, già dal tardo Medioevo, il compito di svolgere specifici servizi di bene pubblico come il trasporto di infermi, la sepoltura dei defunti, l’assistenza alle persone più povere o malate. È considerata ancora oggi fra le prime istituzioni private di volontariato al mondo la Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze, fondata nel 1244, cui seguirono iniziative similari in tutta Europa. La forza del volontariato rappresenta un aspetto significativo del coinvolgimento e della fiducia che ispirano ancora buona parte delle ONG operanti in Italia e all’estero. Questa storia di impegno civile e attivismo è la linfa che nutre la cooperazione italiana.

Eppure, è il termometro dello stesso volontariato, secondo uno dei massimi esperti del settore e mente progettuale di un’epocale riforma nel nostro Paese, l’economista Stefano Zamagni, a segnalare i primi sintomi di una crisi che cresce dietro le quinte. Questo, nonostante il sistema della cooperazione italiana ancora oggi regga e goda di grande dinamismo, come si evince dalla lettura dei dati presenti sul portale Open Cooperazione: migliaia di progetti in tutto il mondo che hanno innalzato bilanci aggregati per oltre un miliardo di euro.

D’altronde, è sempre più chiaro che le ONG svolgono ormai un incarico più ampio rispetto al loro mandato iniziale. Nel corso degli anni, stanno acquisendo un ruolo chiave parallelamente alla diminuzione dei servizi di welfare nelle società, si arricchiscono di nuove funzioni contribuendo allo sviluppo in diversi modi, dalla fornitura di servizi alla partecipazione e l’empowerment della comunità, fino al monitoraggio delle iniziative istituzionali pubbliche. 

whatsapp-image-2022-03-23-at-12-10-40Le fonti di finanziamento e la loro importanza

Uno dei punti più discussi è indubbiamente quello sulla provenienza delle risorse. Queste organizzazioni spesso ricevono fondi da partner istituzionali come i governi nazionali e i loro dipartimenti, la UE, le Nazioni Unite, con lo scopo di svolgere programmi o progetti specifici. Gran parte dei finanziamenti provengono però da donatori privati, attraverso quel fundraising mix che è un piano strategicamente pensato per mischiare le sorgenti di finanziamento sulla base delle diverse esigenze di funzionamento dell’organizzazione.

I finanziatori privati possono essere individui, fondazioni, aziende, sollecitati da campagne di advocacy e ricerca fondi, in cui il ruolo principale lo recita la comunicazione e gli strumenti di controllo e acquisizione provengono dal mondo del marketing sociale. La “taglia” di queste organizzazioni è spesso determinante per le capacità di promuovere progetti e realizzare interventi sul territorio, oppure di interfacciarsi con i diversi portatori di interesse.

La dimensione dell’organizzazione caratterizza però anche il budget di gestione, spesso principale oggetto di critica e conseguente diffidenza da parte dell’opinione pubblica. In realtà, uno degli aspetti considerati ormai più rilevanti per l’immagine di una ONG è la “trasparenza”, nei bilanci come nell’efficacia e la comunicazione delle sue azioni, che devono potere essere sempre misurabili. Si tratta di un aspetto che, al contrario, non è sempre altrettanto riscontrabile in altri enti o soggetti politici.

Inoltre, le ONG, in un momento di disillusione generale verso la politica, conservano una qualità unica perché non hanno altro scopo se non quello definito dalla volontà dei loro membri. Il loro successo dipende interamente dalla capacità di convincere la società che vale la pena sostenere la loro causa, che può essere molto soggettiva e quindi difficile da definire in anticipo.

migranti_ongLa sfida allo Stato

Le ONG di maggior successo sono quelle che hanno saputo trovare una nicchia e poi riempirla con competenza e dedizione. Molti governi le vedono come una minaccia perché riescono a essere più flessibili dello Stato stesso, con un accesso diretto ai beneficiari dell’assistenza. La sfida consiste nel fatto che le ONG sono indipendenti dallo Stato e quindi fuori dal suo controllo, il che rappresenta una minaccia per chi è al potere.

Nel caso italiano delle polemiche sui soccorsi ai migranti nel Canale di Sicilia un aspetto rilevante è stata la capacità delle ONG di sfidare lo Stato in punto di diritto: questi soggetti legittimano il loro intervento proprio alla luce di normative stringenti e internazionalmente riconosciute, che non possono essere soggette a interpretazioni se non nel senso di rivelare l’incapacità della politica di gestire e di adottare adeguate soluzioni.  

Ancora più eloquente è l’interesse sempre più crescente per progetti da sviluppare all’interno dei confini nazionali, come nel caso dei programmi di assistenza sanitaria o educativa che hanno avuto come target cittadini italiani durante la crisi pandemica, oppure l’intervento di diverse ONG nelle baraccopoli sorte attorno alle coltivazioni intensive nel Sud Italia in cui si sfruttano lavoratori immigrati.

Un fenomeno che fa emergere sempre di più la difficoltà dello Stato di intervenire sull’emarginazione di fasce crescenti della popolazione o di mettere in atto politiche efficaci di integrazione, e la semplificazione “aiutiamoli a casa loro” assume invece i connotati di una realtà beffarda, dimostratasi ben più complessa e feroce.

Questa svolta più recente delle ONG sconvolge il paradigma della cooperazione: nei Paesi più poveri, le ONG lavorano a livello microscopico per migliorare ad esempio l’assistenza sanitaria e l’istruzione, fornendo aiuti diretti ai bambini che hanno bisogno di vaccinazioni o alle famiglie che vivono in condizioni di estrema povertà; mentre, nei Paesi più ricchi, si concentrano più su un livello macro, cercando di cambiare le politiche governative in materia di affari internazionali o spingendo per uno sviluppo sostenibile. Rimane, piuttosto, la ineludibile capacità delle ONG di essere fondamentali nell’intermediazione fra istituzioni e società. 

loghi-ong-loghi-non-profit-768x403Il futuro delle ONG

È stato dimostrato che questi soggetti ottengono risultati migliori rispetto ai governi, perché sono in grado di fornire soluzioni più localizzate rispetto a quelle ottenibili con le politiche nazionali. E anche se a volte possono risultare ridondanti, offrono opportunità per i singoli dei Paesi poveri di far sentire la propria voce, creando uno spazio di dialogo tra il governo e la popolazione.

Si sono quindi dimostrati centrali nello sviluppo della società civile in tutto il mondo, incentivando la partecipazione democratica, sensibilizzando, fungendo da osservatori e rimbalzando all’esterno le istanze dei popoli obiettivo dei loro programmi.

Le ONG sono spesso le uniche organizzazioni in grado di lavorare su questioni difficili o impossibili da affrontare per gli Stati, come le violazioni dei diritti umani. Danno voce alle minoranze emarginate o vittime di discriminazione come le donne, i bambini e le popolazioni indigene. Svolgono inoltre un ruolo fondamentale nell’informare il pubblico su importanti questioni sociali attraverso la ricerca e l’educazione. Spesso costituiscono anche un importante canale di comunicazione tra le popolazioni locali e il loro governo, soprattutto in aree rurali dove la gente ha scarso accesso alle informazioni sulle politiche pubbliche o sugli affari politici.

Questo aspetto è molto importante perché caratterizza l’evoluzione più recente delle ONG, superando quelle che sono fin qui apparse come le derive e i principali fallimenti delle organizzazioni che operano nella cooperazione allo sviluppo verso i Paesi del sud del mondo.

L’approccio è ormai mutato. Le organizzazioni che ricevono i fondi dai grandi donors internazionali (governi, agenzie governative, grandi fondazioni private) preferiscono puntare sui programmi di capacity building delle società civili locali, creando nuove competenze e affidando sempre più la gestione dei fondi agli attori locali. Si tratta di un programma di disintermediazione delle ONG che si allinea alla consapevolezza da parte dei governi locali di essere sempre più capaci di gestire i fondi in maniera autonoma, lasciando alle organizzazioni straniere la possibilità di coltivare azioni di advocacy o lobbying sui singoli progetti. Questo è l’esempio del diffondersi di iniziative dal basso promosse dalla società civile o dagli stessi governi ma veicolate da attori locali come le piattaforme di microcredito e impresa sociale.

71t4xohdwblQuesto lento ritirarsi delle ONG ha avuto però l’effetto di lasciare il campo a nuovi attori, non meno ingombranti: la rilevanza sempre più forte delle ingerenze di altri Stati che hanno sostituito le vecchie potenze occidentali nel controllo dello sfruttamento economico delle risorse o come vera e propria ingerenza politica, attuata attraverso quello che viene definito “soft power”.

Per nulla secondaria, infine, è la crescita del cosiddetto “filantro-capitalismo”, cioè l’attivismo di grandi fondazioni private o di multinazionali, le corporations, che attraverso massicci interventi di aiuto e finanziamento, così come di sviluppo tecnologico, puntano a gestire risorse sempre più ingenti che sfuggono al controllo dei governi.

Rimane infine problematico definire oggi il concetto di “sviluppo”, quello che è stato per secoli un totem della civiltà occidentale e che, come invece avverte l’economista e intellettuale senegalese Felwine Sarr, pone numerose criticità, al punto da considerarlo «un pensiero che ha razionalizzato il mondo prima di possedere i mezzi per trasformarlo» (Sarr F., Afrotopia, Ed. dell’Asino, 2018).

Su queste nuove sfide si confronterà il processo di trasformazione delle ONG moderne, sempre come attori di cambiamento, magari su palcoscenici più ristretti geograficamente, ma pur sempre mediatori di società in continua evoluzione. 

Dialoghi Mediterranei, n. 60, marzo 2023
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Federico Costanza, si occupa di progettazione e management strategico culturale, con un’attenzione specifica all’area euro-mediterranea e alle società islamiche. Ha diretto per diversi anni la sede della Fondazione Orestiadi di Gibellina in Tunisia, promuovendo numerose iniziative e sostenendo le avanguardie artistiche tunisine attraverso il centro culturale di Dar Bach Hamba, nella Medina di Tunisi.

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