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Nel viale della sera

Gangi (ph. Nino Giaramidaro)

Gangi (ph. Nino Giaramidaro)

di Nino Giaramidaro

Un cane sfinito, un olivo centenario seccato, un cavallo d’estate sotto il suo tiro, un uomo che indugiava sul limitare, abbarbicato all’albero come a volere trasformare per sua magia le foglie caduche in sempreverdi. Tutti più o meno rapidamente passati dall’altro lato. 

Sì, la vecchiaia. Ad un certo punto della vita ci si imbatte nel disagio del sentirsi irridere perché si sta per entrare in quel mondo in cui i ragionamenti sono traballanti, da meningi stanche. Senza il coraggio dei grandi letterati che la sottendono nei loro scritti oppure ne parlano come se discorressero di un’amica sincera, di qualcuno o qualcosa dalla quale rifugiarsi per un conforto fugace e inefficace.

Quando ognuno imbocca il proprio viale della sera non sa quanto sarà lungo, se sarà costellato di guai oppure leggero. «Caro Cefalo – scriveva Socrate – provo davvero un grande piacere a discorrere con le persone molto anziane. Credo infatti che da loro ci si debba informare, in quanto ci hanno preceduti su una strada che forse anche a noi toccherà percorrere, come sia quella strada: se aspra e dura oppure facile e agevole. E appunto vorrei proprio sapere da te, poiché ormai sei giunto a quell’età». Morire presto – si chiede James Joyce in Gente di Dublino – è «meglio che lasciarsi uccidere dal tempo e dalla vecchiaia, mentre la neve scende stancamente su Dublino, ricoprendo i vivi e i morti».

Villa Priolo (ph. Nino Giaramidaro)

Villapriolo, Enna (ph. Nino Giaramidaro)

Insomma, non riusciamo a capire quale vulgata del calendario decide sulla vecchiezza, malgrado i numerosi De senectute – da Cicerone a Noberto Bobbio – sino alla Senilità dell’ultimo Ottocento e del Novecento. Una definizione del concetto di anzianità – da 65 anni a 75 anni – si attribuisce a Otto Von Bismarck e ancora si adatta «alle performance fisiche e mentali dell’uomo e della donna di Paesi sviluppati e alla situazione demografica della popolazione italiana». Tentativi. Modalità per raggiungere una risposta seria al problema della vecchiaia.

Un terzo della popolazione italiana è composto da ultrasessantenni che hanno davanti ancora pezzi di vita. È una conquista o una condanna? Perché sia una conquista bisogna liberarsi di quelle «finte verità mai verificate ma consolidate che ci rendono pavidi e conformisti. Sono le sbarre della gabbia che imprigiona il terzo e il quarto tempo della nostra carriera di esseri umani». Non ricordo chi lo abbia detto ma avrebbe potuto dirlo chiunque. Come questo Pirandello: «C’è un oltre in tutto. Voi non volete o non sapete vederlo». Sì, c’è: intorno al Tempio della Concordia; come se la sua «distillata aria di senilità l’avesse protetta dal Tempo».                                

Ma riflessa nel mito vi è l’emarginazione della vecchiaia estrema, in cui finisce il dialogo, i lamenti diventano un fastidioso sonoro. Il disagio. La famiglia deve sopportare il desiderio di segregazione. E infine il sollievo della scomparsa. L’arrivo di una morte che ha tardato per l’efficacia della medicina, capace di prolungare la vita senza conservare la lucidità di mente.

Anziano di Toledo (ph. Nino Giaramidaro)

Anziano di Toledo (ph. Nino Giaramidaro)

Ma c’è chi pensa e scrive in maniera più decisa su facebook. «Incredibile, vogliono vendere il rimedio (Cardione, toccasana concepito in Italia n.d.r.) in Italia ad un prezzo di soli 39 euro mentre noi lo stiamo mandando all’estero! Tutto il mondo è pronto a pagare qualsiasi prezzo persino 3.200 euro per pezzo. Nessuno vuole morire di ictus o infarto. E loro stanno per vendere a 39 euro! A chi. A quei dannati mendicanti che non servono a nessuno. Operai che non creeranno mai nulla di utile. E anche ai pensionati. Perché? Sono del tutto inutili: lasciateli morire. Se non sarà la pressione o il cuore dolorante, allora li ucciderà qualcos’altro».                                                

Il 23 luglio scorso si è scoperto che Carmela Guidotti e tutta la direzione del Dipartimento farmaceutico sono stati licenziati ed è stata lanciata una revisione. Carmela Guidotti era vicepresidente dei farmacisti italiani. Licenziata con scandalo insieme a tutta la leadership. Le sue terribili farneticazioni, alle quali nemmeno un governo abbastanza a destra ha potuto rimanere inerme, lasciano intuire che cosa abbiamo sotto camici bianchi, sorrisi standard, mezze maniche e altra gente. E se questo principio umanitario la signora licenziata non l’avesse pubblicato su FB?

Cassiopea (ph. Federico Bellavia)

Cassiopea (ph. Federico Bellavia)

Insomma, sono cattivi pensieri che aggrediscono noi indifesi anche quando ci dedichiamo alla veduta del firmamento e alla ricerca delle costellazioni sul limitare dell’oblìo: Orione con la sua splendente cintura si vede anche d’estate? e Cassiopea, la bella Cassiopea quasi a perpendicolo sulla nostra Prima Stella con tutte le sue luci disposte a forma di M oppure di W a seconda delle stagioni? Divaghiamo.

Non sappiamo – o non vogliamo – rispondere all’ultimo quesito luminosamente posto da Cassiopea. Vuole dirci mirabile, magnifico, ovverosia prodigioso, oppure darci un avvertimento gentile ma preciso sulla destinazione alla quale tentiamo di sfuggire? Perché nemmeno con la ragione troviamo uno spazio per i colori splendidi come l’oro, l’azzurro, il rosso e la porpora delle piume di quell’aquila reale mai vista: l’Araba Fenice. Solo nei miti quest’uccello arde, muore e rinasce, noi mortali sappiamo che c’è in qualche posto del mondo con i suoi 500 anni di durata prima di bruciare e rinvenire.  E forse cerchiamo quei suoi colori invisibili sotto le bizzarre coloriture dei volatili di passo, stanziali o migratori, insomma quelli che al mattino volano via dai pini dagli eucalipti e dalle effimere acacie.

Campanula di sera (Federico Bellavia)

Campanula di sera (Federico Bellavia)

In un luogo di campagna ci si addormenta e ci si sveglia nel suono ritmato e preciso di tutta una popolazione poco visibile. E sembra che segua un turno che va dal frinire della cicala al monotono “chiu” dell’assiolo. Un qualcosa che nei pomeriggi d’agosto firma un armistizio che ci porta a interrogarci sul vero colore delle campanule vibranti al primo refolo di ponente. Viola o azzurro intenso entrambe tinte al di fuori della tavolozza di Triscina e della oramai semisconosciuta Gàggera, la hazzèra di ogni paese che fu musulmano.  Davanti alle campanule in attesa del loro raggrinzirsi sino alla sobria pseudo estinzione che accompagna il calar del sole: insomma, una morte apparente anche questa perché la campanula alle prime luci del giorno riprende colori e vita così come li aveva lasciati la sera prima. La “buona vecchiaia” diventa un’amante che rosseggia avvampa e si strugge nel suo consumarsi senza le speranze di nessuna Fenice. 

Dialoghi Mediterranei, n. 63, settembre 2023

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Nino Giaramidaro, giornalista prima a L’Ora poi al Giornale di Sicilia – nel quale, per oltre dieci anni, ha fatto il capocronista, ha scritto i corsivi e curato le terze pagine – è anche un attento fotografo documentarista. Ha pubblicato diversi libri fotografici ed è responsabile della Galleria visuale della Libreria del Mare di Palermo. In occasione dell’anniversario del terremoto del 1968 nel Belice, ha esposto una selezione delle sue fotografie scattate allora nei paesi distrutti.

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Nemo nostrum est idem in senectude, qui fuit iuvenis.    Nemo nostrum  est  idem in senectude, qui fuit iuvenis.

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