Stampa Articolo

La figura del padre secondo Jacques Lacan

Jacques Lacan

Jacques Lacan

di Piero di Giorgi [*]

Prima di affrontare il tema che mi è stato proposto, non posso non accennare al processo che porta all’identificazione col padre e soffermarmi quindi sul complesso edipico. Chiamato così perché Freud era affascinato dal mito di Edipo, l’eroe della tragedia di Sofocle, che involontariamente uccide il padre Laio e ne sposa la madre Giocasta. Il complesso edipico è centrale nella teoria freudiana della personalità. Freud colloca già nella fase fallica, a partire dai tre anni, il periodo in cui il bambino rivolge, inconsciamente, la sua affettività e il suo desiderio nei confronti della propria madre e i conseguenti sentimenti di gelosia e di odio verso il padre, cui succede una fase di latenza circa tra i 6 e gli 11 anni, per poi riattivarsi con maggiore virulenza, con lo sviluppo della pubertà-adolescenza. In questa fase, infatti, emergono di nuovo le inclinazioni infantili, rafforzate dallo sviluppo sessuale del figlio verso la madre e della figlia per il padre. Con il complesso edipico si designa la struttura fondamentale delle relazioni affettive e interpersonali nelle quali è immerso l’essere umano.

Insieme al superamento e al ripudio di queste fantasie chiaramente incestuose, si compie una delle più significative, ma anche dolorose prestazioni psichiche della pubertà e cioè il distacco dall’autorità dei genitori, che produce il contrasto, così importante per il progresso civile, della nuova generazione con la vecchia. Per Freud è un complesso universale e costituisce l’elemento fondante della strutturazione della personalità umana. Se non dovesse essere superato, costituirebbe il nucleo di base di tutte le psicopatologie e di un forte senso di colpa.

Questa è la forma positiva del complesso edipico che, però a volte, si presenta in forma negativa, cioè attraverso un amore per il genitore dello stesso sesso e un’ostilità verso il genitore dell’altro sesso. Un interessante sviluppo del concetto di complesso edipico si deve a J. Lacan che, alla fine degli anni cinquanta, nei seminari e negli scritti, sostiene che il divieto paterno all’intimità sessuale verso i genitori si estende all’introiezione di quelle che sono le leggi che regolano la convivenza umana in generale. La strutturazione triangolare dell’Edipo è il fondamento universale della vita psichica e delle strutture che compongono il mondo fantasmatico degli esseri umani. Anche la formazione del Super-io è il risultato della introiezione del divieto paterno d’intrattenere relazioni sessuali con i genitori, i fratelli e i membri della famiglia in generale e così anche l’ideale dell’Io, inteso come espressione dell’ideale al quale il soggetto aspira di poter diventare. Per Lacan, non c’è la questione dell’Edipo se non c’è il padre e parlare di Edipo vuol dire introdurre come essenziale la funzione paterna per lo sviluppo psichico del bambino e per la sua normalizzazione sessuale e, per Lacan, si concretizza attraverso una triplice rappresentazione del padre: padre reale, simbolico e immaginario.

Sul padre reale, mi pare che ci sia poco da dire se non quello che si presenta nella sua essenza normale, cioè del pater familias in carne e ossa, con il suo carattere, quello che interviene concretamente con i suoi modi di fare, coi suoi comportamenti, in quanto dà o non dà alla madre, che ci dà la legge della tradizione. È noto che quando il bambino nasce, la madre ha un rapporto di vicinanza stretta con il bambino, una relazione quasi simbiotica. Con il passare del tempo è importante che il padre intervenga in qualche modo concretamente per porre un limite e separare la madre dal figlio per evitare un’interazione troppo stretta e patologica, cioè una situazione simbiotica, e proporsi come modello d’identificazione. È ciò che Lacan chiama castrazione simbolica. Egli intrattiene una relazione con la madre, che è l’oggetto del desiderio, la quale vede in lui quello che la può soddisfare. Di contro, è possibile anche la situazione in cui la madre non mostra un desiderio e un trasporto sentimentale verso il padre ma lo rigetta e quindi ciò comporta un effetto e un’incidenza negativa.

Passiamo adesso al padre simbolico, il quale, in qualche modo racchiude in sé l’interdetto, la legge che, tuttavia, non è evocata dal padre ma è veicolata dalla società ed incide sulla famiglia. Accanto a questa funzione di rappresentare la legge, ci sono altre funzioni del padre simbolico: dare il proprio nome, la lingua, l’educazione e altre funzioni che possono essere aggiunte (il modo di vivere e di pensare, i comportamenti quotidiani und so weiter, come dicono i tedeschi). 

978880617357graMa il padre simbolico può subire, talvolta un rischio di emarginazione. È il caso che Lacan aveva esposto nelle psicosi, in cui si fa riferimento alla mamma, nella fase in cui è vicina al bambino e si crea quel rapporto duale e fusionale, in cui non si fa riferimento al padre, non si nomina il padre, vale a dire che tutto fa riferimento alla relazione madre-bambino. Per sganciarsi da questa fase, vediamo come questa funzione paterna si concretizza nel pensiero di S. Freud. Secondo Freud, il padre è uno dei soggetti che contribuiscono in modo decisivo alla formazione della psiche umana, in quanto si trova al centro del tabù dell’incesto. Basta richiamare il mito che egli aveva costruito, che in sostanza è un racconto secondo dati antropologici, secondo cui il padre primordiale, che gode di tutte le donne, viene ucciso dai figli per potere godere anche loro delle donne. Si tratta di un mito, che trasmette un interdetto e una trasmissione simbolica di un racconto di significanti della legge. Oltre a strutturare la psiche del bambino, il tabù dell’incesto costituisce la prima norma in assoluto della relazione familiare e, quindi, della società. Ciò nonostante, il padre è concepito da Freud in un modo essenzialmente negativo, come un essere tirannico, che perciò è odiato dai figli. L’odio nei confronti del padre-padrone finisce per condurre i figli ad ucciderlo. Si tratta di un’uccisione che, sul piano simbolico, dà luogo ad una società destrutturata, senza leggi. 

Il padre simbolico non è altro che il significante del nome del padre, Lacan introduce la formula “Nome del Padre”, che definisce l’accettazione della legge e segna il passaggio da una condizione potenzialmente psicotica e pre-umana a quella umana. Infatti, a suo parere, gli psicotici non avrebbero interiorizzato la “legge del padre” e quindi sarebbero al di fuori della sanità mentale, in conformità con la tesi di Claude Lévi-Strauss, secondo la quale il divieto dell’incesto è una legge universale, che differenzia lo stato della civiltà umana dallo stato di natura. Il nome del padre non è soltanto l’interdizione ma anche la simbolizzazione della funzione della madre. In un primo tempo c’è una simbiosi, cui segue un tempo in cui interviene la funzione del padre, con funzione di fallo che orienta il desiderio della madre al di là del bambino. Allora il desiderio del bambino può essere quello d’incarnare il fallo della madre. Però quando interviene il nome del padre, questa possibilità, questa occasione che il bambino cerca per recuperare la precedente tappa in cui era nella fase fusionale, il nome del padre rende impossibile questa possibilità. L’intervento del padre rappresenta una rottura contro una chiusura e l’apertura, l’opportunità di esplorare nuove esperienze, a partire dall’identificazione dell’ideale dell’Io. 

«Che cosa è allora un padre?». La risposta di Lacan è molto chiara: «Un nome che implica la fede». Tutti i dati della scienza, della religione e della filosofia portano Lacan a questa conclusione: attraverso il nome del Padre, la catena di significanti che appartengono all’immaginario è ordinata simbolicamente e trasformata in desiderio. La morte del Padre porta con sé l’assenza dell’interdizione («se Dio non esiste, tutto mi è permesso») e, di conseguenza, l’angoscia di fronte all’ondata di un permissivismo che impedisce al desiderio di giungere al godimento. Ma, dalla fine degli anni ’60, Lacan non parla più di crisi del legame sociale, fondato sul Nome del Padre ma di quella che, nel 1974, egli designerà come la “degenerazione catastrofica” del legame sociale, in quanto non più sorretto dall’amore tra un uomo e una donna nel Nome del padre. E Lacan non esita ad assimilare questa “degenerazione catastrofica” a una forclusione del Nome del Padre nel sociale, insomma alla psicosi.  Il Nome del Padre non ha nessuna incidenza sulla strutturazione psichica del bambino, se non in quanto il padre è nominato dalla madre nel duplice significato: di essere designato, mediante il conferimento di un’autorità, a una funzione, a una dignità; di essere chiamato a rispondere al desiderio della madre come donna, come partner del suo godimento. 

978880617844graLacan, interpretando l’Edipo, nell’Amleto di Shakespeare, si sofferma sul desiderio che ogni soggetto vive verso la madre. E qui egli sembra seguire le linee guida di Freud, ma se ci soffermiamo bene sui particolari ci rendiamo conto che la sua interpretazione è l’opposto di quella di Freud. Apro una parentesi per confrontare i due racconti, il mito di Edipo e la tragedia di Shakespeare: nel mito di Edipo il re è vivo, nel racconto di Shakespeare, la tragedia si apre con la morte di Edipo. Secondo punto: nel mito di Edipo, questi non sa di uccidere il padre; invece, nel racconto di Shakespeare, Amleto, sin dall’inizio, sa tutto. È il padre stesso a dirgli come è morto e chi lo ha ucciso. E il figlio Amleto lo deve vendicare. E ancora, nel mito di Edipo, questi uccide il padre senza problemi perché non sa che è il padre. Nel racconto di Shakespeare, Amleto sa che deve vendicare il padre ma ogni volta procrastina, rinvia l’azione. Infine, nel mito di Edipo, la madre è viva e il figlio, avendo ucciso il re, si sposa con la madre. Nella tragedia di Shakespeare, quando alla fine Amleto compie l’azione, che ha procrastinato per tutta la tragedia, alla fine la madre, la regina Gertrude muore. Amleto rimane sospeso a esplicitare il desiderio della madre. Il padre di Amleto, il padre simbolico e immaginario non ha una presenza reale e le parole che dice non hanno alcun impatto sulla madre e sulla relazione tra Amleto e sua madre. Ecco che ritroviamo la rilettura di Lacan del complesso edipico. Il figlio rimane sospeso nel desiderio interno: “cosa devo fare per soddisfare il desiderio di mia madre?”. E il padre lascia sospeso il desiderio del figlio e solo quando compirà l’atto, la madre muore. E in modo simbolico si stacca il desiderio dell’altro. 

Nei due racconti c’è uno sdoppiamento dello stesso racconto, che Lacan stava da qualche anno facendo nella stessa rilettura dettagliata del complesso edipico di Freud. Qual è questo sdoppiamento? Per Freud, la parte centrale è il desiderio verso la madre. Lacan dice che c’è questo desiderio verso la madre, che è centrale e sarà centrale per tutto lo sviluppo psichico e per lo sviluppo edipico. Poi ci sarà uno sviluppo diverso per il bambino, il quale interroga il desiderio della madre per soddisfarla. Ma durante lo sviluppo, man a mano subentra il desiderio di staccarsi grazie all’intervento del padre. In sintesi, nell’Edipo, il padre non è un oggetto reale (anche se deve intervenire come tale per dar corpo alla castrazione), non è neanche, soltanto, un oggetto ideale, è un simbolo, è il padre simbolico, diremo che è una metafora. Cioè è un significante che viene al posto di un altro significante. È questo il padre nel complesso di Edipo, vale a dire che è questa la sua sostanza, è ciò che lo rende il perno di una organizzazione strutturale. È dunque il significante sostituito al primo significante, vale a dire al significante materno, cioè legato alla madre. Dunque al posto dell’oggetto del desiderio della madre si è instaurato il fallo grazie all’intervento di un secondo significante che Lacan chiamerà Nome del padre. 

Infine, passiamo al padre immaginario, che è colui che il bambino si rappresenta, cioè che il bambino s’immagina nella sua fantasia, ma ciò può dipendere anche dal padre reale; per esempio se il bambino vuole un padre forte e invece il padre si presenta debole, il bambino costruisce la fantasia di un padre molto forte e viceversa. Oppure ci può essere anche il caso, molto ricorrente nella storia della psicoanalisi, di cui parla Freud stesso, del bambino che nutre odio e che proietta la sua aggressività verso il padre e poi avrà paura del padre. Certamente, questa proiezione si fa costruendo un padre immaginario terrificante, di cui il bambino ha paura e certe volte si può confondere con il padre reale.  La paura della castrazione, come prima esperienza del complesso edipico, si presenta come una ritorsione all’interno di un rapporto aggressivo. Se l’oggetto privilegiato è la madre e questo oggetto gli è interdetto, è verosimile pensare che l’aggressività del bambino si rivolga contro il padre, ma poiché si tratta del rapporto duale immaginario, dominato dalla specularità, questa aggressività gli si rivolge contro sotto forma del timore di subire lui stesso la castrazione da parte del padre. Afferma Lacan: «se il bambino sente il taglio è perché se lo immagina». La castrazione è un atto simbolico, l’agente è reale (il padre o la madre) e l’oggetto è immaginario. 

Cosa proibisce il padre? Egli proibisce la madre: “come oggetto lei è sua, non è del bambino”. Questo vale per il bambino come per la bambina: entrambi passano attraverso questa rivalità per il padre che genera l’aggressione. Il padre dunque frustra il bambino o la bambina dell’oggetto che è la madre. Infine, il padre si fa preferire alla madre e questo permette l’instaurarsi dell’Ideale dell’io. Dice Lacan: «Che ciò accada per la via della forza o per quella della debolezza, il padre deve diventare un oggetto preferibile alla madre per potersi stabilire l’identificazione terminale». 

9788833972237_0_536_0_75Il complesso di Edipo era stato riconosciuto da Freud come elemento fondamentale nella nevrosi ma era diventato anche qualcosa di universale. In verità, nel pensiero post-freudiano, sviluppatasi dopo Melanie Klein, si è affermata l’idea di una struttura ancora più primitiva. Per questo il Super Io materno, visibile in filigrana dietro al Super io paterno, apparirebbe ben più intransigente e feroce fino al punto di svolgere per il soggetto una vera e propria funzione persecutoria. In sostanza, bisogna considerare anche una fase preedipica. 

Cinque anni dopo L’Interpretazione dei sogni, Freud ha scritto I tre saggi sulla teoria sessuale (1905) da cui si evince l’importanza sessuale di quanto accade anche prima dello strutturarsi dell’Edipo e c’è un punto importante di cui tener conto, vale a dire il fatto che il valore sessuale di queste esperienze si qualifica come tale solo a posteriori, grazie all’entrata in gioco del complesso di Edipo. Una delle cose più sorprendenti e più importanti è il fatto che più la Klein lavora in epoche precoci dello sviluppo, epoche definite preedipiche, più si trova confrontata con l’interrogazione edipica. Nel suo lavoro sul complesso di Edipo, la Klein descrive lo stadio di formazione degli oggetti cattivi, lo stadio schizo-paranoide anteriore alla cosiddetta posizione depressiva in cui il soggetto si trova confrontato con l’oggetto totale, vale a dire, dice Lacan: «con l’apparizione del corpo della madre nella sua totalità». Dice ancora Lacan: «più ella risale sul piano immaginario e più constata la precocità a partire dalle prime fasi immaginarie del bambino».

Ecco dunque collocati i primi due poli della storia dell’Edipo in psicoanalisi: il primo relativo al Super-Io e alle nevrosi senza Edipo, entrambi riconducibili al rapporto col materno, il secondo relativo alle perturbazioni del “campo della realtà” vale a dire perversioni e psicosi in quanto legate a queste prime fasi immaginarie. Poiché il complesso di Edipo, grazie al suo legame col Super Io, ha una funzione normativa, ciò significa che esso ha un peso non solo nella struttura morale del soggetto, ma, cito ancora Lacan: «La virilità e la femminilizzazione sono i due termini che traducono ciò che è essenzialmente la funzione dell’Edipo». Ciò significa che l’Edipo ha a che fare con la funzione dell’Ideale dell’io dal momento che, cito ancora: «la genitalità, una volta assunta, diventa elemento dell’Ideale dell’Io» nei rapporti con la realtà ma anche nell’assunzione del proprio sesso. 

Jacques Lacan, Melanie Klein

Jacques Lacan, Melanie Klein

Insomma l’Edipo è un nodo centrale che strutturalmente rende ragione di diverse, fondamentali istanze ed azioni psichiche: la realtà, l’Ideale, il Super Io. Tornando alla castrazione, potremmo intendere la castrazione in relazione alla proibizione dell’incesto, come un taglio, taglio di un legame, qualcosa che sancisce una perdita irrevocabile. Il termine evoca infatti l’immagine truculenta del taglio dell’organo genitale inteso come trait d’union del rapporto sessuale e condensa in sé il riferimento al desiderio alla sua proibizione quindi alla legge, e alla perdita in quanto perdita simbolica. Non per niente un noto aforisma lacaniano recita: «Il rapporto sessuale non esiste», questo ha proprio a che fare con la castrazione. 

Lacan parla anche di un Edipo rovesciato, mai assente nel complesso d’Edipo, nel senso che la componente di amore per il padre non può essere elusa. Freud, nel suo lavoro Il declino del complesso edipico (1924) dichiara che l’amore per il padre e l’identificazione che ne consegue rappresentano la via d’uscita dall’Edipo. È nella misura in cui il soggetto può amare il padre ed identificarsi con lui che trova la soluzione del complesso. Tuttavia, amore e identificazione sono due cose legate ma non sono la stessa cosa, sono legate perché l’identificazione ha le proprie radici nell’amore ma tuttavia, cito ancora Lacan: «ci si può identificare con qualcuno senza amarlo e viceversa». Dunque al posto dell’oggetto del desiderio della madre si è instaurato il fallo, grazie all’intervento di un secondo significante che – come abbiamo già detto – Lacan chiamerà Nome del padre.

51-ghqhs8glConcludo soffermandomi sul fatto che quanto sono venuto dicendo, credo che sia poco attuale oggi e lo dico, anche in conformità a quanto scritto da Lacan stesso, il cui punto di partenza è la situazione di degrado etico che attraversa la nostra società, manifestata in molteplici modi, a partire dai crimini commessi contro i propri genitori o i propri figli.

A mio modesto parere, il vero male si trova nella quasi scomparsa della figura del padre. Massimo Recalcati, nel suo libro Il complesso di Telemaco, parla di “evaporazione del padre”. Nel 1996, nel mio libro La crisi del ruolo dei genitori (ed. Kappa, Roma), avevo evidenziato l’abdicazione dei genitori al loro ruolo educativo. Dalla società senza padre, analizzata, negli anni ‘60 da Alexander Mitscherlich, si è passato a una società senza genitori, impegnati dalla mattina alla sera nel processo produttivo e le nuove generazioni crescono in un vuoto affettivo e pedagogico. Al declino dell’educazione genitoriale subentra la scuola, il post-scuola, i centri sportivi e sociali, i social network, la TV e i mass-media.

Dialoghi Mediterranei, n. 63, settembre 2023 
[*] Il testo è la relazione presentata in occasione del Convegno internazionale di Psicanalisi, Giornate in onore di Moustapha Safouan, tenutosi a Mazara del Vallo il 7 e 8 luglio 2023.

_____________________________________________________________ 

Piero Di Giorgi, già docente presso la Facoltà di Psicologia di Roma “La Sapienza” e di Palermo, psicologo e avvocato, già redattore del Manifesto, fondatore dell’Agenzia di stampa Adista, ha diretto diverse riviste e scritto molti saggi. Tra i più recenti: Persona, globalizzazione e democrazia partecipativa (F. Angeli, Milano 2004); Dalle oligarchie alla democrazia partecipata (Sellerio, Palermo 2009); Il ’68 dei cristiani: Il Vaticano II e le due Chiese (Luiss University, Roma 2008), Il codice del cosmo e la sfinge della mente (2014); Siamo tutti politici (2018); Scuola ed educazione alla democrazia (2021).

______________________________________________________________

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Print Friendly and PDF
Questa voce è stata pubblicata in Cultura, Letture. Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>