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La cronaca per racconto, il racconto di una vita per immagini

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di Ilaria Guidantoni

Quando si incontrano e dialogano linguaggi diversi si producono scintille di nuove esperienze conoscitive, originali progetti di opere che attraversando i confini tra mondi e saperi aprono prospettive e scenari inediti. La contaminazione tra la parola scritta e la fotografia, tra la letteratura e la cultura visuale, tra la cronaca e le immagini è una suggestiva sfida intellettuale, un avvincente esercizio culturale. In questo irresistibile confronto è impegnato il giornalista marchigiano Francesco Vitali Gentilini, con un curriculum oltre ventennale nella comunicazione e una conoscenza approfondita di geopolitica. Debutta sulla scena letteraria con il libro Le immagini non mentono quasi mai (Poderosa Edizioni 2022), in cui racconta oltre cinquant’anni di cronaca italiana e internazionale attraverso l’occhio di Claudio Speranza, anch’egli marchigiano, marinaio prestato alla telecamera, grande telecinereporter della RAI, per conto della quale ha ripreso gli avvenimenti più significativi degli ultimi cinquant’anni: terrorismo italiano ed estero, contestazioni studentesche, stragi, delitti di mafia, crollo dell’Unione Sovietica, attentato alle torri gemelle e numerose zone di guerra tra cui Libano, Afghanistan, assedio di Sarajevo, Kosovo, Eritrea, Somalia, Iraq, Ruanda, Vietnam. Ha partecipato a spedizioni scientifiche in Antartide, Polo Nord e Himalaya.

Kabul, Afgano in fuga dai talebani, 2001 (ph. Claudio Speranza)

Kabul, Afgano in fuga dai talebani, 2001 (ph. Claudio Speranza)

Hebron, Cisgiordania, Intifada, 1989 (ph. Claudio Speranza)

Hebron, Cisgiordania, Intifada, 1989 (ph. Claudio Speranza)

Il testo di piacevole lettura, ancorché denso di molte informazioni, è decisamente originale per lo sguardo che si posa non su un inviato speciale, un giornalista, ma appunto un telecineoperatore. Si tratta di una lunga conversazione, con un ricco corredo fotografico, di oltre cento scatti, alcuni dei quali inediti, ricostruendo un viaggio in giro per il mondo in presa diretta che ha il pregio di avere uno sguardo a 360 gradi, non solo sui fronti di guerra.

Tirana, Guerra civile, 1997 (ph. Claudio Speranza)

Tirana, Guerra civile, 1997 (ph. Claudio Speranza)

Sarajevo, 1995 (ph. Claudio Speranza)

Sarajevo, 1995 (ph. Claudio Speranza)

Testimonianze di terremoti, attentati terroristici, viaggi spaziali, incontri sportivi e teatrali, eventi storici, incluso quello tra Ronald Reagan e Michail Gorbaciov a Reykjavík; fino al conflitto russo-ucraino e al proliferare delle fake news, dove le immagini, come le parole, possono diventare il mezzo per indirizzare la verità.

Sarajevo, 1994 (ph. Claudio Speranza)

Sarajevo, 1994 (ph. Claudio Speranza)

Sarajevo, Caschi blu dell'Onu, 1995 (ph. Claudio Speranza)

Sarajevo, Caschi blu dell’Onu, 1995 (ph. Claudio Speranza)

Tropoje, Albania, 1999 (ph. Claudio Speranza)

Tropoje, Albania, 1999 (ph. Claudio Speranza)

“Protagonisti senza protagonismo” potrebbe essere un sottotitolo perché Claudio Speranza si nasconde dietro l’obbiettivo, guarda e accoglie la realtà, qualunque essa sia con entusiasmo, disponibilità, curiosità intelligente senza voyerismo, così come l’autore che lo intervista. Non è un libro celebrativo o ancor peggio autocelebrativo, come lo sono quasi tutti i libri scritti da inviati speciali o su giornalisti noti che hanno sempre la voglia, qualche volta la presunzione, di spiegare come va il mondo, naturalmente di sapere sempre qualcosa più degli altri. Non è il libro-racconto di un eroe e accoglie un coro di voci, tutte coprotagoniste, molte delle quali saranno note al lettore.

Il Processo alla tappa al Giro d'Italia, 1966 (ph. Claudio Speranza)

Il Processo alla tappa al Giro d’Italia, 1966 (ph. Claudio Speranza)

Ci sono, credo, almeno tre ragioni, per leggerlo: la storia di un uomo che se fosse un romanzo sarebbe un romanzo di formazione, un ragazzo di provincia che diventa cittadino del mondo, le incertezze, il rapporto con la famiglia; la storia di un mestiere, quello del giornalismo e dell’azienda Rai che in parte ha fatto l’Italia nelle sue profonde trasformazioni lungo questo mezzo secolo, con informazioni anche tecniche, senza mai cedere al tecnicismo; e poi certamente c’è l’affresco di un Paese, la mentalità che si evolve, decenni di costume e di cultura. C’è evidentemente anche una quarta ragione, quella palese, ovvero i fatti e i personaggi raccontati, filmati, immortalati da Claudio Speranza.

Il progetto del libro è nato da un incontro, suggerito da Sergio Zavoli, tra i due marchigiani, e ha avuto una lunga gestazione costruendo due storie intrecciate, quella del telecineoperatore Rai, oggi in pensione e quella di un’amicizia tra due generazioni, tra l’autore e l’intervistato.

Arquata del Tronto, 2018 (ph. Claudio Speranza)

Arquata del Tronto, 2018 (ph. Claudio Speranza)

Sarajevo, 1995 (ph. Claudio Speranza)

Sarajevo, 1995 (ph. Claudio Speranza)

In uno stile scorrevole e narrativo – con dei richiami giornalistici attraverso degli “strilli” molto efficaci, pur con domande incisive e serrate, il libro è una lettura non solo per addetti ai lavori o appassionati di cronaca, politica e giornalismo, e colpisce come Vitali abbia deciso di stare un passo indietro, di lasciare la scena a Speranza, con una funzione maieutica. Come Socrate nei dialoghi platonici riesce a mantenere la direzione della domanda, costruendo un viaggio a tappe attraverso diverse sessioni, partendo “Da anima ribelle a testimone della storia”, con la storia di un ragazzo che diventa giornalista; a “Raccontare con le immagini, tra passione, tecnica e rispetto dell’uomo”, il suo modo di fare giornalismo; a “L’evoluzione dell’immagine, consigli per giovani talenti” dove si percepisce la passione di un uomo che non è la smania di successo ma che si completa nella condivisione; a “la Rai, la TV di ieri e di oggi”, un capitolo che disegna la parabola dell’Italia dalla Rai degli inizi a com’è diventata, un modo di leggere il Belpaese attraverso uno dei simboli.

New York, Attentato alle Torri gemelle, 2001 (ph. Claudio Speranza)

New York, Attentato alle Torri gemelle, 2001 (ph. Claudio Speranza)

Sarajevo, 1994 (ph. Claudio Speranza)

Sarajevo, 1994 (ph. Claudio Speranza)

È un capitolo per certi versi amaro, forse un po’ per la nostalgia che contraddistingue il fatto di crescere e un po’ perché Speranza non riconosce più il mondo che lo ha formato e non sente più di appartenere al giornalismo di oggi del quale forse non condivide alcuni aspetti; in ogni caso un capitolo che non diventa né invettiva, né rimpianto ma un racconto sul campo per un homme de terrain qual è stato.

Saigon, Vietnam, 1995 (ph. Claudio Speranza)

Saigon, Vietnam, 1995 (ph. Claudio Speranza)

E ancora, “Il coraggio, la natura, gli uomini, la guerra”, ci porta al centro del suo impegno, che traspare sempre dalla parte degli uomini, l’ascolto delle voci, del sentire altrui, l’empatia che disegna anche sul fronte di guerra: inaspettatamente anche se il racconto è duro per ovvie ragioni c’è lo spazio per la tenerezza. Un sentimento che sembra paradossale ma che ci racconta molto di Speranza perché, come dice, l’adrenalina ha preferito sentirla volando con il deltaplano; perché non si sente di appartenere alla schiera di coloro che vanno in guerra per avere emozioni forti, che diventano un mito come Robert Capa.

Leggendo queste pagine non si intravede alcuna voglia di effetti speciali soprattutto perché il coraggio per questo operatore non deve mai diventare temerarietà. L’inviato deve mantenere possibilmente la sicurezza di una posizione per poter osservare e raccontare, per essere testimone, ponte. Questa è la sua funzione, non quella di essere un decorato di guerra. Così in “Paura, dolore, coraggio”, si confida nella sua inclinazione di non volersi abituare al dolore degli altri, ma di starci dentro, perché questo è il vero coraggio, aggiungerei, di essere profondamente umano, non di diventare altro, un mito, un eroe o una leggenda.

Kathmandu, Nepal, 1994 (ph. Claudio Speranza)

Kathmandu, Nepal, 2000 (ph. Claudio Speranza)

“I viaggi, la natura, i suoi ambienti estremi”, sono un’avventura che racconta un’altra sfida rispetto a guerre, epidemie e carestie, altrettanto esaltante – forse questa volta sì, si può dire che c’è anche il gusto della sfida – nel quale l’uomo misura la propria debolezza. E poi “Frammenti di cronaca e grandi personaggi” per certi aspetti il più avvincente capitolo dove ognuno troverà una parte di sé, di ricordi diretti o indiretti. “A telecamera spenta” si avvia verso la fine del percorso professionale dove quello che resta è soprattutto l’amicizia, sentimento che, insieme all’amore, è il ‘sugo’ della vita perché il vero viaggio che non ha termine è quello dentro l’altro ed è il dono più affascinante che la vita ci riserva. “Riflessioni sulla vita, sulla morte e su Dio”, lo lascio leggere nell’intimità al lettore ma non posso fare a meno di sottolineare che queste pagine trasudano una spiritualità oltre la religione, che abbraccia fedi e genti diverse, una ricerca autentica, non fanatica, ispirata a quello da cui non si può prescindere, la propria storia e memoria, in questo caso il Cristianesimo cattolico, come religione del Cristo, dell’uomo per l’uomo, che può incardinare amicizie tra persone diverse in nome di valori comuni, almeno così mi è sembrato di leggere. 

Dialoghi Mediterranei, n. 56, luglio 2022 
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Ilaria Guidantoni, laureata in Filosofia Teoretica all’Università Cattolica di Milano, giornalista fiorentina e scrittrice, si occupa di temi legati alla cultura del Mediterraneo soprattutto della sponda sud e del mondo arabo: dialogo tra le religioni, movimenti femminili e femministi, tradizioni e cibo; rilettura della storia e dei linguaggi mediterranei. Vive tra Firenze, la Toscana, Milano e Tunisi. Cura mostre d’arte ed eventi ed è presente in giurie di Festival teatrali. Tra i suoi ultimi lavori le traduzioni per la prima volta in italiano e curatela del Pasolini d’Algeria, Jean Sénac: Ritratto incompiuto del padre (2017) e Per una terra possibile (2017). Ha curato la traduzione dell’ultima opera di Jean-Jacques Rousseau per la Lorenzo De Medici Press con il titolo italiano Fantasticherie di un vagabondo solitario, di prossima uscita. È responsabile promozione libri per Poderosa Edizioni.

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