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Il serpente di Butera: un rito, un gioco, un enigma

 

Butera, U sirpintazzu (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu (ph. Gaetano Pagano)

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di Gaetano Pagano 

Alla vigilia dei festeggiamenti del patrono S. Rocco, a Butera si svolge un rituale che vede protagonista la maschera di un serpente che, come accade a tante altre maschere che scendono per strada tra la folla festante, diventa elemento di divertita ed affascinata curiosità per i più piccoli e momento di sollazzo e gioco delle parti per i più grandi.

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Questa la descrizione più schematica della festa del “sirpintazzu” o, per dirla con Pitrè, del “giuoco del serpente”. Un cultore locale delle tradizioni popolari, quasi duecento anni addietro, descriveva la festa: (il sirpintazzu) «ha del pesce, dell’uccello e di qualche altro animale insieme; munito di coda ad una estremità, e di testa, che finisce con un largo e lungo becco, dall’altra, ha il corpo simile a quello del tonno ed è coperto di tela colorata a squame verdastre, chiazzate di giallo, rosso e nero; presenta due aperture sotto il collo. Questo animale è portato da un uomo che vi si ficca dentro lasciando comparire al difuori la parte inferiore del suo corpo coperta di un calzone dello stesso colore, cosicchè il tutto insieme piglia la figura di un bipede che noi potremmo assomigliare ad un’oca piuttostochè ad un serpente, non mancando neppure delle ali quantunque compariscano appena cennate».

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

In buona sostanza e con qualche approssimazione: la rappresentazione di un grosso rettile che da sempre, come attestano le scienze neurologiche, evoca istintive ancestrali paure, diviene la rappresentazione di un domestico pennuto! Più che un rito di esorcizzazione, la messa in scena di un gioco carnevalesco.

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

In questa contraddizione sta tutta la difficoltà di delineare una funzionalità antropologica a quanto accade il 15 agosto di ogni anno a Butera. Probabilmente l’unica suggestione cui fare riferimento potrebbe essere costituita dalla credenza che le campagne di Butera, segnatamente i corsi d’acqua, fossero teatro di feroci aggressioni, a persone ed animali, da parte di un grosso serpente, “a biddrina”.

Questa mostruosa creatura, evoluzione fantastica di una semplice biscia rimasta nascosta per ben sette anni, sarebbe stata catturata ed uccisa un 15 agosto adescandola con un’oca! In questo modo si spiegherebbe anche lo svolgimento all’interno della manifestazione paesana di un momento di uccisione di una povera oca fatta penzolare da una corda, a mo’ di pentolaccia, giusto per evocare altri momenti di ludico popolare intrattenimento.

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Butera, U sirpintazzu, 1978 (ph. Gaetano Pagano)

Ovviamente ho riportato notizie e credenze che nulla hanno di organico e risultano totalmente prive di un qualsiasi riferimento storico. Cosa rappresenta il “sirpintazzu”? L’ancestrale fobia dell’uomo verso i rettili? La memoria di qualche impresa coraggiosa? Il residuo di una carnevalata? Il richiamo ad un rito sacrificale? 

Dialoghi Mediterranei, n. 59, gennaio 2023

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Gaetano Pagano, è stato per dieci anni segretario generale del Folkstudio di Palermo e ha condotto campagne di rilevamento fotografico su aspetti, festività e cicli lavorativi della cultura tradizionale siciliana.  Sue fotografie sono state pubblicate su riviste nazionali ed internazionali e diverse le mostre fotografiche allestite all’interno di festival e convegni di studi antropologici (Aarhus, Colonia, Copenaghen, Montecatini, Nuoro, Palermo). Ha pubblicato testi ed articoli su momenti della vita tradizionale siciliana (la mattanza, le gare dei carrettieri, l’agrumicoltura, feste popolari).

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