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Il paesaggio inquieto

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Piana degli Albanesi (ph. Dario Guarneri)

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di Dario Guarneri

La nostra specie esiste solo in dipendenza da qualcosa d’altro, in relazione a qualcosa d’altro. Per natura siamo costantemente correlati ad altri esseri viventi, legati ad un ecosistema, ad un territorio. Eppure le nostre attività, le nostre preoccupazioni, le nostre concezioni, spesso rispondono ad interessi individuali, poggiano su posizioni egocentriche, si concentrano sull’io più che sul noi

Gli accadimenti che caratterizzano la nostra attualità ci avvertono che questo atteggiamento psicologico, cui segue in culto dell’individuo, non porta certo bei frutti. È il caso dei cambiamenti climatici in corso e ancor di più della pandemia da Sars-covid19 che sta flagellando l’intero Pianeta. Siamo consapevoli del nesso inscindibile tra questi eventi e il nostro stile di vita, il nostro sistema economico e sociale. Eppure non si scorgono all’orizzonte provvedimenti seri, atteggiamenti, decisioni che possano porre termine a questa deriva o quanto meno provare ad arginarla.

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Piana degli Albanesi (ph. Dario Guarneri)

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Piana degli Albanesi (ph. Dario Guarneri)

Il problema è culturale. Il filosofo Vito Mancuso (2015) suggerisce che per ripristinare un rapporto corretto con il Pianeta dobbiamo prima di tutto risanare l’idea che abbiamo della Natura a livello filosofico. Mancuso pone l’accento sulla necessità di una presa di coscienza del legame, dell’interconnessione, del singolo con il tutto e vede nella relazione una categoria filosofica primaria.

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Piana degli Albanesi (ph. Dario Guarneri)

Dello stesso parere lo psicologo Ugo Morelli, autore di Mente e paesaggio (2011) e fautore «di una rifigurazione mentale, individuale e collettiva, del paesaggio come spazio per vivere, esito delle nostre configurazioni mentali alla base delle nostre scelte pratiche nell’uso delle risorse naturali». Ad appoggiare la tesi delle interazioni-relazioni è anche la scienza.

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Piana degli Albanesi (ph. Dario Guarneri)

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Piana degli Albanesi (ph. Dario Guarneri)

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Piana degli Albanesi (ph. Dario Guarneri)

Carlo Rovelli (2014) ha approfondito studi di Fisica che dimostrano come «nella meccanica quantistica gli oggetti sembrano misteriosamente esistere solo influenzando altri oggetti. La fisica moderna pullula di nozioni relazionali, non solo nei quanti: la velocità di un oggetto non esiste in sé, esiste solo rispetto a un altro oggetto; un campo in sé non è elettrico o magnetico, lo è solo rispetto ad altro, e così via».

Le relazioni quando si spezzano portano inevitabilmente ad una perdita, ad un trauma, alla base dell’inquietudine che ci coglie osservando certi paesaggi distrutti, certi scenari degradati, la devastazione del territorio di cui siamo gli artefici. E d’altronde il nostro non è e non potrà che essere un paesaggio inquieto, che non trova pace, in perpetua mutazione, finché non saremo noi, come specie, a trovare un nuovo stato di coscienza, di quiete, di equilibrio.

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Piana degli Albanesi (ph. Dario Guarneri)

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Piana degli Albanesi (ph. Dario Guarneri)

Se non rimediamo ai danni fatti, se non ci fermiamo a riflettere sulle nostre azioni, sul futuro, sulle decisioni da prendere, rischiamo di compromettere per sempre il legame che ci unisce al nostro ambiente. Siamo di fronte ad un bivio: da una parte un modello sociale ed economico basato sul consumismo, la crescita perpetua, l’antropizzazione totale del territorio; dall’altro un sistema virtuoso ed eco-sostenibile, che tenga conto della vivibilità dei luoghi, della tutela e della valorizzazione del paesaggio naturale e degli altri esseri viventi, del benessere collettivo. È una scelta politica, culturale e morale, che siamo chiamati a fare. Dobbiamo riscoprire i valori del limite, della responsabilità e dell’educazione al bene comune, per ridare senso e felicità alla vita.

Il progetto fotografico presentato in questa sede risponde a questa volontà partecipativa e tenta di individuare un caso emblematico sul tema, che nella sua singolarità stia per il tutto.

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Piana degli Albanesi (ph. Dario Guarneri)

La serie dal titolo Siccità è stata realizzata a Piana degli Albanesi, un piccolo paese siciliano non lontano da Palermo, il più grande stanziamento Arbëreshë d’Italia. In questo comune, nel 1921, è stata costruita una diga unitamente ad una centrale idroelettrica, dalla quale è sorto un lago artificiale. L’intera vita economica e sociale di Piana vi ruota intorno. A febbraio 2018 il lago è stato colpito dall’ondata di siccità che ha interessato tutta la Sicilia. Il livello dell’acqua è sceso di 5 metri e quel che rimaneva era fango e detriti. La siccità, la desertificazione, l’alternanza di fenomeni climatici estremi, sono imputabili al riscaldamento globale del Pianeta, di cui noi umani siamo i primi responsabili.

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Piana degli Albanesi (ph. Dario Guarneri)

Oggi per fortuna le condizioni del lago sono tornate alla normalità, ma lo scenario documentato dalle immagini in futuro potrebbe riproporsi fino a diventare una realtà costante. D’altronde l’intero territorio siciliano, così come certificato da numerosi studi scientifici (basta fare una ricerca online), è caratterizzato da una forte tendenza alla desertificazione e all’erosione del suolo. Secondo le stime dell’ONU, entro la metà del secolo, 200 milioni di persone saranno costrette a lasciare i loro luoghi d’origine a causa dei cambiamenti climatici (i cosiddetti migranti ambientali). Potremmo anche noi trovarci in queste stesse condizioni? Cosa accadrà nei prossimi anni al nostro territorio? E se fossimo anche noi costretti ad abbandonare la nostra casa?

Dialoghi Mediterranei, n. 47, gennaio 2021
Riferimenti bibliografici
V. Mancuso, Questa vita, Garzanti, Milano 2015.
U. Morelli, Mente e paesaggio, una teoria della vivibilità, Bollati Boringhieri, Torino 2011.
C. Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi, Milano 2014

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Dario Guarneri, ha concluso gli studi universitari in Arte e Letteratura per poi diplomarsi in Regia presso la Scuola Nazionale di Cinema. Parallelamente ha curato la sua produzione fotografica, con un interesse privilegiato per la paesaggistica e sulla relazione tra individuo e natura, soggetto e paesaggio, sue raffigurazioni. Sulla scia di queste suggestioni sono nati tre progetti collettivi di cui è ideatore e curatore: Dove cresce l’ulivo, la cui mostra inaugurale è stata ospitata dal Centro Internazionale di Fotografia di Palermo, Relazioni scambi sconfinamenti, inserito nel programma della Biennale Arte del Mediterraneo-BAM e La Sicilia come paesaggio, in fase di realizzazione.

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