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Il Mediterraneo come luogo della mente

Memorie di un vagabandaggio (ph. Martino Zummo)

Memorie di vagabondaggi (ph. Martino Zummo)

di Anna Fici 

Con il 2023 un nuovo Collettivo fotografico è venuto alla luce a Palermo. Si tratta di Collettivof (www.collettivof.com). Ciò che i suoi membri auspicano è di poter avviare una riflessione ampia e partecipata sulla «fotografia classica». Ovvero su quella fotografia che, nei vari ambiti, mantiene uno stretto rapporto con la memoria, e si presta ancora a sacralizzare l’irripetibilità del tempo.

Rientra in questa intenzione la Rassegna espositiva CollettivoF Anno Zero che prevede sei mostre fotografiche, spalmate lungo tutto il 2023, della durata di quattordici giorni ciascuna, ospitate dalla sala Pollaci dell’Archivio Storico del Comune di Palermo.

La prima di queste mostre è quella di Martino Zummo, un fotografo di grande sensibilità ed esperienza. Si tratta di una raccolta antologica di fotografie che l’autore ha realizzato nell’arco di circa trent’anni, vagando per i Paesi del Mediterraneo; il lavoro di una vita e che, proprio per questo, non poteva avere altro titolo che: “Memorie di vagabondaggi”.  

Memorie di vagabandaggi (ph. Martino Zummo)

Memorie di vagabondaggi (ph. Martino Zummo)

Vagando anche voi tra i suoi scatti (fruibili pure attraverso un libro [1]), avrete la possibilità di attraversare atmosfere che attirano lo sguardo come remote sirene e hanno la capacità di far affiorare alla mente memorie personali e archetipiche, dell’infanzia nostra e dell’infanzia di questa parte di mondo troppo a lungo oggetto di stereotipi culturali ascritti al sud, un mondo che mostra invece una specifica vivacità, non assimilabile alla stressante accelerazione che chiamano “Occidente”. Ma ancora per quanto?

Memorie di vagabandaggi (ph. Martino Zummo)

Memorie di vagabondaggi (ph. Martino Zummo)

Il Mediterraneo è una realtà di luoghi concreti e diversi, gioiosi e sofferenti. Sta vivendo una transizione complessa che vede contrapporsi istanze identitarie e spinte all’emancipazione culturale, politica ed economica. L’arrivo del turismo in Grecia, la politica di Erdoğan e la controversa gestione della questione curda in Turchia, la questione femminile nel Magreb sono solo alcuni esempi del processo in atto. Che le foto in mostra lasciano apparentemente fuori. Si, perché il Mediterraneo che Martino Zummo ci presenta è soprattutto una categoria della mente, un luogo metaforico o più che altro un pensiero già pensato e sempre creativamente ripensato da centinaia di poeti. Frammenti di una vita essenziale, in cui il tempo sonnecchia in una polvere di luce.

Memorie di vagabandaggi (ph. Martino Zummo)

Memorie di vagabondaggi (ph. Martino Zummo)

La ricerca di Martino è una ricerca poetica, perseguita ritornando a vivere, in viaggio, il tempo infinito dei bambini. Una ricerca alla quale non interessano la cronaca dei fatti e la descrizione socio-geografica dei territori e dei popoli, bensì l’alchimia e il mito.

Con i trenta scatti che si è scelto di esporre, il pubblico ha potuto esperire altrettante intuizioni visive, rivelazioni sintetiche ed essenziali. Estrapolazioni pensierose. Così, attraverso la fotografia di Martino Zummo possiamo ancora toccare con mano che per fortuna il concetto di “fotografia” come specchio, non della realtà ma della memoria, non è mai cambiato, che esiste ancora una fotografia più di emozione che di informazione.

Memorie di vagabandaggi (ph. Martino Zummo)

Memorie di vagabondaggi (ph. Martino Zummo)

Annotare le rivelazioni che la luce ci presenta, saperle riconoscere e saperle restituire è quanto i cultori della scrittura fotografica continuano a fare, magari con lo smartphone, per la propria e l’altrui memoria. Ma ciò che oggi probabilmente manca ai più, ciò che rende raro e prezioso l’approccio di Martino, è la pazienza della ricerca. Manca la capacità di attesa e di investimento nel proprio istinto. Questo impedisce all’istinto di trasformarsi in poetica, linguaggio, stile.

Memorie di vagabandaggi (ph. Martino Zummo)

Memorie di vagabondaggi (ph. Martino Zummo)

Martino Zummo ha saputo attendere. Come un vero flâneur, ha saputo viaggiare attraverso se stesso cercando di riconoscersi nelle strade che ha percorso e negli incontri che ha fatto. L’attesa, unitamente all’accettazione del rischio di perdersi, di mollare il controllo, ne hanno lievitato la visione.

La fotografia è nata per la memoria. Ma la memoria è infedele al passato, è fantasiosa perché impregnata della nostra emozione del tempo. Nell’infanzia del mondo ci siamo nutriti di vicoli ombrosi, di case silenziose abitate da vite umili, da gesti sapienti che saziavano il giorno, che toglievano ai nostri progenitori quella fame di vita che ai noi non passa mai. Attraverso Martino, un aspro ma sereno Mediterraneo ci acquieta, ci ricorda che il tempo può ancora essere pieno e vero. È sempre l’Arte ad indicarci quella dimensione mitica che fa del quotidiano una piena e vera rivelazione.

Memorie di vagabandaggi (ph. Martino Zummo)

Memorie di vagabondaggi (ph. Martino Zummo)

E penso a Eugenio Montale e alla prepotente presenza del segreto, nelle parole de “I limoni” che lo corteggiano: 

Vedi, in questi silenzi in cui le cose si abbandonano e sembrano vicine a tradire il loro ultimo segreto, talora ci si aspetta di scoprire uno sbaglio di Natura, il punto morto del mondo, l’anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità. 


8Oggi bisogna purtroppo scavare tra le macerie di terremoti e guerre per intravedere ancora il giallo dei limoni. Proprio in questi giorni, appena dopo l’inaugurazione della mostra avvenuta il 4 febbraio, Turchia e Siria, due dei Paesi toccati dal peregrinare di Martino, sono ripiombati nella tragedia di un devastante terremoto che ha accelerato la graduale scomparsa di ciò che resta di una identità così ricca ed antica.

Memorie di vagabandaggi (ph. Martino Zummo)

Memorie di vagabondaggi (ph. Martino Zummo)

Ne La storia infinita, Michael Hende ricorre alla metafora del nulla che avanza divorando la realtà. Il grande nulla è la perdita delle differenze, delle identità, dei contrasti, delle peculiarità. Un grande grigio che assorbe tutti i colori, scioglie i contrasti in una uniforme nebbia. È la globalizzazione che avanza producendo omologazione. Una nebbia opaca in cui non c’è fotografia significante, in cui non c’è ossigeno, nutrimento per lei. Perché da sempre la fotografia interpreta le increspature del tempo, i confini, le fratture… la luce accanto all’ombra.

Memorie di vagabandaggi (ph. Martino Zummo)

Memorie di vagabondaggi (ph. Martino Zummo)

Nell’arco degli ultimi trent’anni Martino Zummo ha fotografato le atmosfere del Mediterraneo contrastando l’avanzata del grande nulla. I suoi scatti stanno sulla soglia di una nullificazione che sembra essere il triste destino che ci siamo scelti. Ogni bancarella con le calamite del Colosseo, ogni pennetta laser, ogni portachiavi con i pupi siciliani o Padre Pio, è un morso del grande nulla al sapore della vita. E poi, a volte, come è accaduto di recente, la natura dà una grande mano alla nostra idiozia autolesionista. Il recente, terribile terremoto in Siria e Turchia, è un’impietosa accelerazione della distruzione. Che da a queste fotografie il valore di una celebrazione della irripetibilità del tempo. E questo la fotografia è, soprattutto. 

Dialoghi Mediterranei, n. 60, marzo 2023 
Note
[1] https://www.martinozummo.it/contact-4

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Anna Fici, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi per i Corsi di Laurea di Scienze della Comunicazione presso l’Università di Palermo, ha coltivato parallelamente alla carriera accademica la pratica fotografica, che l’ha portata a vincere nel 2002 l’Internazionale di Fotografia di Solighetto (Tv), con il lavoro «Facce di Ballarò». A partire da quell’anno ha ricevuto numerosi riconoscimenti e ha svolto diverse mostre personali, prevalentemente nell’ambito dei Festival della Fotografia italiani. Oggi coordina dei laboratori di Fotogiornalismo per i corsi di Scienze della Comunicazione. È inoltre Direttore artistico di Collettivof – http://collettivof.com – un collettivo di fotografi di recente costituzione. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Nella giostra della Social Photography, Mondadori (2018); La linea spezzata. Una ricostruzione critica dell’attuale deficit di coerenza, Libreriauniversitaria.it Editrice (2021).

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