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Il mare dalle finestre della scuola: Acqua dei Corsari a Palermo

 

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Palermo, Acqua dei Corsari, Ingresso al Parco “Libero Grassi” (ph. Salvina Chetta)

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di Salvina Chetta

La scuola dove insegno è a due passi dal mare, nella costa sud di Palermo, ad Acqua dei Corsari, ma dalle finestre delle aule non si vede uno spicchio di azzurro. Il mare, eppure, è proprio là, oltre la strada, la via Messina Marine, l’asse viario che si sviluppa dalla foce del fiume Oreto e che collega il centro della città con Ficarazzi e Villabate; il mare è oltre una collinetta leggera di spini e di sterpi, gialla nelle stagioni calde e verde nei mesi più piovosi.

Non poche volte, chiusi i libri, occhi alle finestre, i colleghi hanno puntato il dito verso il promontorio, affinché i bambini guardassero e comprendessero, attraverso l’osservazione della natura, il mutare delle stagioni, lo scorrere del tempo. Ma la collina non lascia vedere il mare: «luogo di meditazione, una voce impersonale che mette, forse solo per un’assonanza tutta italiana tra mare e are, tutti i verbi all’infinito, un cielo raddoppiato e diventato terrestre, una parete sfondata, un confine libero, un orizzonte che richiama proprio perché sfugge».

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Palermo, Il mammellone di Acqua dei Corsari (ph. Salvina Chetta)

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Palermo, Il mammellone di Acqua dei Corsari (ph. Salvina Chetta)

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Palermo, Il mammellone di Acqua dei Corsari (ph. Salvina Chetta)

L’orogenesi del leggero promontorio che serra lo sguardo non è naturale, ma disegno diabolico dell’uomo. Il mammellone di Acqua dei Corsari, di questa borgata che un tempo fu marinara e contadina, è, infatti, un cumulo di calcinacci, sfabbricidi, materiali di risulta degli sbancamenti del Sacco di Palermo, così definita, in una inchiesta del giornale L’Ora del 1961 a firma di Roberto Ciuni, una delle più grandi devastazioni criminali e sistematiche di un territorio: la Conca d’Oro, un paesaggio agrario di «grandiosa e impareggiabile bellezza».

Tra il 1955 e il 1975, ogni anno trecento milioni di metri cubi di cemento e centinaia di chilometri di asfalto hanno soffocato un milione di metri quadrati di suolo e cancellato più di un milione di alberi, «jacarande dai fiori blu, chorisie panciute e spinose, falsi pepi dai piccoli frutti rosa», ville liberty, maioliche, giardini di aranci e limoni.

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Palermo, Il mammellone di Acqua dei Corsari (ph. Salvina Chetta)

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Palermo, Il mammellone di Acqua dei Corsari (ph. Salvina Chetta)

Nel 1983 Leonardo Sciascia, nel saggio “Palermo felicissima”, definisce la città «una biancastra fungaia che tutto invade e cancella». Giuseppe Barbera, ne Il giardino del Mediterraneo, sostiene che in Sicilia l’Antropocene abbia avuto inizio proprio nella seconda metà del secolo XX, «sotto il segno delle ruspe e il loro avanzare inarrestabile sui giardini fruttiferi ai margini delle città distrutte dai bombardamenti e sulle pianure costiere, sulle misere campagne e sulle improduttive distese di dune sabbiose e macchia mediterranea».

Palermo si sviluppava «informe amorfa, quasi che le case lievitassero e proliferassero inarrestabilmente» e nell’espandersi il centro confinava le sue scorie ai margini; nella periferia sud, sulla costa, cresceva la discarica, il mammellone della borgata di Acqua dei Corsari, scempio sull’azzurro, disprezzo verso la campagna. 

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Acqua dei Corsari, Fabbrica di laterizi dismessa (ph. Salvina Chetta)

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Acqua dei Corsari, Fabbrica di laterizi dismessa (ph. Salvina Chetta)

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Acqua dei Corsari, Fabbrica di laterizi dismessa (ph. Salvina Chetta)

Non occorrono esperimenti sociali, teorie dei vetri rotti, per spiegare la spirale di degrado, il disordine urbano, i comportamenti anti-sociali che tuttora caratterizzano questo luogo. Lungo i viottoli del mammellone copertoni, bottiglie di vetro, carcasse di auto, rifiuti di ogni sorta, divani, materassi, sedie rotte. Nelle scuole del territorio quotidianamente si punta il dito contro il cattivo esempio per educare alla bellezza e al rispetto dei luoghi. 

Percorro la strada sterrata che da nord a sud attraversa il mammellone, cammino forse sulla polvere di Villa Deliella, la villa liberty progettata dall’architetto Ernesto Basile e demolita dal principe di Scalea il 28 dicembre del 1959, in una notte, con l’approvazione del sindaco Lima e dell’assessore Ciancimino. Due giorni dopo, il 31 dicembre, sarebbero passati 50 anni dalla costruzione e il gioiello architettonico sarebbe diventato, secondo la legge nazionale di salvaguardia, bene di interesse storico e artistico.

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Acqua dei Corsari, Teatro del Sole (ph. Salvina Chetta)

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Monte Catalfano, dal Teatro del Sole (ph. Salvina Chetta)

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Acqua dei Corsari, Teatro del Sole (ph. Salvina Chetta)

In questa collina quasi lunare, spettrale, ma non dell’aldilà, desolata, ma piena di tutto, negli anni Ottanta Daniele Ciprì e Franco Maresco hanno girato diversi cortometraggi di “Cinico TV”, filmando una realtà di sofferenza ed emarginazione, accettata passivamente, come un ineluttabile destino, dai protagonisti non attori, persone per nulla personaggi.

Tra il 2007 e il 2009 nell’area del mammellone è stato fatto un primo intervento di bonifica e nel 2013, per interessamento di un comitato spontaneo di cittadini, di professionisti ed esponenti dell’Associazione Addiopizzo, è stato inaugurato il “Parco Libero Grassi”, in memoria dell’imprenditore siciliano ucciso dalla mafia nel 1991 per essersi opposto al racket delle estorsioni.

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Acqua dei Corsari, Teatro del Sole (ph. Salvina Chetta)

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Via Messina Marine nei pressi del Mammellone (ph. Salvina Chetta)

L’intento della politica urbana era quello di riscattare un luogo dal degrado paesaggistico e sociale e sanare, seppure minimamente, il debito nei confronti degli abitanti della borgata e di tutta Palermo. All’interno del parco, nel declivio più a sud, verso il mare, è stato realizzato un teatro semicircolare, il Teatro del Sole, in stile greco, con la cavea sul declivio della collina e la scena spalle all’azzurro. Questo luogo magnifico e spaesante non ha mai ospitato una rappresentazione teatrale o forse, mi viene da pensare, come in un clip di “Cinico TV”, la scena è la realtà stessa.

Dalla inaugurazione il parco è stato abbandonato a se stesso. Non un’insegna ai cancelli sempre chiusi, per accedere nell’area è stato lasciato uno stretto varco pedonale. L’erba ha nascosto i gradoni del teatro. Solo una volta l’anno, d’estate, in prossimità del 29 agosto, data dell’uccisione dell’imprenditore siciliano, il parco viene ripulito per le iniziative di commemorazione.

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Via Messina Marine nei pressi del Mammellone (ph. Salvina Chetta)

Occorrono ulteriori interventi di bonifica e riqualificazione del luogo: nell’estate del 2020 è stato chiuso il bando per l’inizio dei lavori, ma tra lungaggini burocratiche e assegnazioni di gare d’appalto i cancelli del parco rimangono ancora chiusi e crescono gli sterpi a nascondere i gradoni del Teatro del Sole.   

Dal parco si vede il mare, Monte Pellegrino, Monte Cuccio, Monte Grifone, Monte Cane, Monte Catalfano, i palazzi della città, le navi che approdano al porto o che vanno lontano. In prossimità del mammellone svettano le ciminiere di antiche fabbriche di laterizi.

«I paesaggi raccontano il passato, spiegano il presente, lasciano vedere il futuro». In questa periferia a sud di Palermo, in questo sud della civiltà, in questa collina deputata agli scarti e alle macerie che dalle finestre della scuola non ci lascia vedere l’azzurro, in questo luogo pur bello ma potenzialmente magnifico, io vi immagino tutte le meraviglie della Conca d’Oro, financo gli elefanti di Maredolce, i coccodrilli del Papireto, le streghe di Brancaccio, le fabbriche di zucchero,  l’odore di gelsomini e di pomelie e cancelli sempre aperti, un pubblico seduto sui gradoni del Teatro del Sole e applausi sotto le stelle, al mare.

Dialoghi Mediterranei, n. 50, luglio 2021
Riferimenti bibliografici
Aa.Vv., Manifesto per riabitare l’Italia, Donzelli Editore, Roma, 2020.
Barbera G., Conca d’oro, Sellerio editore, Palermo, 2012.
Barbera G., Il giardino del Mediterraneo, il Saggiatore, Milano, 2021.
Cancila O., Palermo, Editori Laterza, Bari, 1999.
Cassano F., Il pensiero meridiano, Editori Laterza, Bari, 2019.
Morreale A., L’Isola di zucchero, Torri del vento edizioni, Palermo, 2016.
Russo N., Storie di Maredolce, Mesogea, Messina, 2021.
Sciascia L., Cruciverba, Adelphi Edizioni, Milano, 1998.
Teti V., Nostalgia, Marietti, Bologna, 2020.
Sitografia
www.raiplayradio.it/audio/2020/01/LE-MERAVIGLIE—In-cammino-per-lItalia
www.repubblica.it/cronaca/2021/02/25/news/acqua_dei_corsari_parco_libero_grassi_

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Salvina Chetta, vive a Mezzojuso (PA). Si è laureata in Lettere moderne ed è insegnante di Sostegno nella scuola primaria. Ha fatto parte della Compagnia del Teatro del Baglio di Villafrati (PA). Studia fisarmonica e si interessa di musicoterapia. È appassionata di fotografia e ha pubblicato alcuni saggi sull’emigrazione siciliana in Tunisia. Per la rivista “Nuova Busambra” ha curato la rubrica “Nìvura simenza” sulle scritture popolari.

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