il centro in periferia
di Gian Paolo Borghi
La rivista “Il Cantastorie” e le ricerche di Giorgio Vezzani
Lo scorso 12 gennaio è deceduto a Reggio Emilia Giorgio Vezzani, figura di rilievo nell’ambito degli studi di cultura tradizionale e costante punto di riferimento per coloro che un tempo venivano definiti “ricercatori di base”. Nato a Reggio Emilia il 15 luglio 1937, nel 2015 ha donato il suo monumentale archivio all’Istituto Superiore di Studi Musicali “Peri-Merulo” di Reggio Emilia, ivi depositato nel 2004. L’istituzione reggiana sta meritoriamente procedendo alla sistematica inventariazione e digitalizzazione dei materiali, come si può rilevare dal suo sito Internet istituzionale.
Giorgio Vezzani ha dedicato quasi un sessantennio della sua vita alla ricerca, con l’autentica passione del dilettante (nella più felice accezione del termine), privilegiando in primo luogo lo spettacolo popolare italiano di tradizione, dai cantastorie ai burattinai, dai marionettisti ai pupari. Un’attenzione di pari rilievo ha pure incentrato sulle varie fenomenologie del “maggio” (lirico, sacro e profano, e drammatico), con sistematiche indagini sul campo tra Emilia e Toscana, in collaborazione con Romolo Fioroni, ricercatore e autore di copioni di maggi drammatici.
Le sue indagini sono state soprattutto divulgate attraverso la rivista di tradizioni popolari “Il Cantastorie”, da lui fondata e diretta dal 1963 al 2011. Le motivazioni della nascita del periodico traggono origine dai suoi incontri con i cantastorie, in particolare della terra emiliana e romagnola, l’attività dei quali documenta minuziosamente (con fotografie, registrazioni magnetofoniche e raccolta della loro produzione, inedita o stampata) sia durante i loro treppi nelle piazze, ai mercati e alle fiere, sia ai loro spettacoli sul palcoscenico, finalizzati alla loro sopravvivenza artistica, minacciata dalle restrizioni dei regolamenti municipali e dal contemporaneo mutare dei gusti musicali del loro pubblico.
Per i cantastorie, Vezzani è il giornalista per antonomasia e affidano alla sua penna i problemi e le voci del loro mestiere popolare in caduta libera. Marino Piazza e Lorenzo De Antiquis, leaders dei cantori itineranti padani, lo convincono a stampare la rivista e gli propongono testimonianze e materiali che pubblica a puntate nella loro versione integrale: i primi numeri de “Il Cantastorie” riservano, infatti, spazi di rilievo alle vicende e ai repertori di questi artisti. Nel corso degli anni e con la collaborazione degli stampatori delle sfojose, ovvero dei fogli volanti, acquisisce una soddisfacente conoscenza di quel mondo, ulteriormente facilitata anche dagli incontri alle annuali Sagre Nazionali dei Cantastorie che vengono organizzate in vari centri emiliani dal 1960 al 1975.
Commenta Giorgio Vezzani nel primo numero ciclostilato de “Il Cantastorie” del 1963 riferendosi agli ultimi artisti ambulanti tradizionali:
«E i cantastorie di oggi? I cantastorie degli anni sessanta conducono un’esistenza dura e difficile: in un’epoca come la nostra, dominata dal progresso della civiltà meccanizzata, rappresentano una nota patetica. Se fino a qualche decennio fa avevano un notevole pubblico che li ascoltava in occasione di fiere e mercati, oggi non è più così. Giornali, radio, televisione sono i rapidi mezzi di divulgazione delle notizie che fanno scadere, quasi ovunque, la funzione del cronista ambulante. A questo si aggiunge una inspiegabile quanto persistente avversità da parte delle autorità di alcuni comuni che regolarmente vietano ai cantastorie di esibirsi nelle piazze e nei mercati, abbassandoli al livello dei suonatori girovaghi e dei mendicanti».
Alla fine degli anni ’70, i cantastorie lo invitano a far parte della loro associazione che, dalle originarie finalità sindacali, si è trasformata in sodalizio per la difesa culturale della professione. Vezzani viene ripetutamente eletto consigliere nazionale e, in quest’ultimo decennio, è nominato, ad honorem, referente della stampa e della comunicazione. All’Associazione Italiana Cantastorie, oggi dedicata alla memoria di Lorenzo De Antiquis, riserverà costantemente spazio pubblicando, tra l’altro, i suoi bollettini periodici informativi. Vari numeri della rivista, inoltre, saranno specificamente riservati al sodalizio e ai cantastorie, a iniziare dal numero 13, datato 1967, celebrativo del ventennale dell’Associazione e della VI Sagra Nazionale dei Cantastorie.
Il suo rapporto con i cantastorie si sviluppa in progress anche con la pubblicazione dei loro canzonieri (alcuni saranno distribuiti al pubblico durante gli spettacoli, emulando i Canzonieri di un tempo), a volte come “estratto” dalla rivista: il bolognese Marino Piazza ne preparerà ben quattro (il primo è compreso nel numero 17 (1969) della rivista), cui seguiranno due repertori del romagnolo Lorenzo De Antiquis e del modenese Giovanni Parenti e i canzonieri del maremmano Eugenio Bargagli, dei savonesi Giampaolo e Agnese Pesce e dei catanesi Vito Santangelo e Franco Trincale (quest’ultimo, attivo soprattutto a Milano). Fedele alle scelte metodologiche originarie, Vezzani non correda analisi critiche ai testi pubblicati, riservando spazio esclusivo alle impressioni, al pensiero e alle motivazioni del comporre da parte degli stessi gli autori popolari.
Nel 1968, attiva una collaborazione con la Società del Maggio Costabonese di Costabona di Villa Minozzo (Reggio Emilia), presieduta da Romolo Fioroni, della quale pubblicherà in numeri speciali della rivista i copioni dei maggi epici di molte sue stagioni, anticipando di vari anni la più generale opera di divulgazione svolta dal Centro per le Tradizioni Popolari della Provincia di Lucca, diretto da Gastone Venturelli, con la collaborazione di Maria Elena Giusti. Questi i primi copioni che gli vengono affidati: Fermino ovvero I misteri del Monte Orziero (15, 1968), Amorotto (18, 1969), I figli della foresta (2, n.s., 1970), Ventura del leone (5, 1971). Qualche anno più tardi, curerà la stampa anche di Francesca da Rimini, della Compagnia Folkloristica del Maggio di Cerredolo (Reggio Emilia) e gli verrà pure commissionata l’edizione dei copioni delle compagnie emiliane partecipanti alla Rassegna Nazionale del Maggio del 1981 (III s., 3, 1981). Anche per i 15 copioni che complessivamente pubblica, applica la metodologia adottata per i canzonieri dei cantastorie.
L’attenzione di Vezzani è comunque estesa a tutto il mondo del maggio, al quale dedica costantemente articoli, studi e aggiornamenti, anche con la rubrica “Notizie dal Campo del Majo”. La sua opera di divulgazione del Teatro di Figura, attestata fin dai primi numeri de “Il Cantastorie”, si estrinseca sia attraverso la specifica rubrica “Burattini, Marionette, Pupi” sia soprattutto con l’apporto di Otello Sarzi Madidini, magistrale fondatore e coordinatore artistico del “Teatro Setaccio Burattini e Marionette”, con sede a Reggio Emilia.
Il sodalizio tra Vezzani e Sarzi, documentato nel numero 18 (1975) della nuova serie della rivista, darà pure vita, nel 1979, a “Ribalte di Fantasia”, un’associazione informale tendente al rinnovamento dei copioni del Teatro di Figura e, in particolare, del Teatro dei Burattini. Nel 1988, “Ribalte di Fantasia” (con il coordinamento di Vezzani, Sarzi e Gian Paolo Borghi) si concretizza in un annuale concorso nazionale, abbinato al Premio “Campogalliani d’Oro” (del quale Vezzani è componente della giuria), riservato ai maestri della tradizione burattinesca italiana, che da quello stesso anno verrà conferito alla Fiera Millenaria di Gonzaga (Mantova), allora attenta alla cultura del mondo popolare di tradizione. Il Concorso “Ribalte di Fantasia” è tuttora organizzato al Centro di Documentazione del Mondo Agricolo Ferrarese di Ferrara.
Per un decennio, e fino al 1977, Giorgio Vezzani stabilisce, inoltre, una collaborazione giornalistica con l’editoriale “Le Gazzette”: la sua rubrica, “Il Treppo”, occupa mensilmente una pagina di quotidiano nelle edizioni di Reggio Emilia, Modena e Ferrara e gli facilita i contatti territoriali con i protagonisti dello spettacolo popolare nella sua regione.
Fin dai primi anni della rivista, quando esercita la sua professione di impiegato a Brescia e a Milano (ritornerà a Reggio Emilia negli anni ’70), coltiva una profonda amicizia con Roberto Leydi, che conosce durante le Sagre Nazionali dei Cantastorie, e con Sandra Mantovani, che produrrà proficui rapporti di collaborazione culturale, a partire dal suo contributo sul maggio epico per il prestigioso periodico culturale “Marcatrè” (numeri 34/35/36 del 1967: 44-52), dal titolo Alla ricerca delle Scholae Cantorum del mondo popolare.
Tra le sue non folte collaborazioni istituzionali, cito le esposizioni che la Biblioteca Municipale Panizzi di Reggio Emilia gli commissiona, come, ad esempio, una mostra di fogli volanti della sua raccolta (1990) e, qualche anno più tardi, l’esposizione Le storie cantate, specificamente dedicata alla Tipografia La Reggiolese, di Reggiolo Emilia (calendari, canzonieri, fogli volanti e Pianeti della Fortuna di una nota stamperia per cantastorie e girovaghi), una sintesi della quale è tuttora visibile sul sito Internet della Biblioteca. Ma l’allestimento più rilevante è la mostra-studio su La tradizione del Maggio, esposta dal 23 maggio al 31 luglio 1983, corredata dell’omonimo catalogo, edito dalla stessa biblioteca, che gli consente, tra l’altro, di operare una sintesi sullo stato di questa forma di teatro popolare all’inizio degli anni ’80:
«Il Maggio epico o drammatico è una delle più antiche forme di teatro popolare ancor oggi esistenti nell’Appennino emiliano e costituisce una delle più interessanti realtà della cultura del mondo popolare della nostra Regione: si tratta di un vero e proprio spettacolo teatrale (si svolge durante i mesi estivi, all’aperto, in anfiteatri naturali tra i boschi o nelle piazze di paese), che ha quasi completamente perduto l’antica matrice rituale e da alcuni anni sta conoscendo un crescente interesse. Le ragioni di questa ripresa vanno cercate, oltre che nell’effettiva validità di questa forma artistica, anche negli sforzi sostenuti dagli animatori dei vari complessi, coscienti della necessità di continuare una tradizione, rinnovandola, usando gli strumenti moderni offerti dalla società attuale, pur nel rispetto dell’essenza del Maggio».
In stretto collegamento con quella mostra, è pure il saggio che redige in collaborazione con Romolo Fioroni, pubblicato come estratto del “Bollettino Storico Reggiano” (56, 1983), “Vengo l’avviso a dare”: appunti per una bibliografia della drammatica popolare. Indagine sull’attività dei complessi del Maggio dell’Appennino reggiano e modenese. 1955-1982. Tra gli ulteriori contributi di ricerca sul maggio drammatico, cito il suo apporto (con Romolo Fioroni e Gian Paolo Borghi), nel 1987, al catalogo omonimo della mostra nazionale itinerante Sulle orme di Orlando. Leggende e luoghi carolingi in Italia, a cura di Anna Imelde Galletti e Roberto Roda, edito da Interbooks di Padova. Il titolo del contributo: Orlando e il Maggio drammatico. Alcuni esempi di testi nell’area emiliana (alle pagine 83-98). Tra le iniziative editoriali legate a “Il Cantastorie”, sono da ricordare due pubblicazioni: Il popolo è giusto. Un mito di città. Il popolo giusto di Santa Croce, di Antonio Canovi (1988) e Il Carnevale di Benedello, di Giuliano Biolchini e Gian Paolo Borghi (2011).
Attento alla realtà dello spettacolo popolare, è tra i fondatori, nel 1994, dell’Archivio Nazionale “Giovanna Daffini”, istituito dal Comune di Motteggiana (Mantova), luogo di nascita della nota folk-singer padana, nonché del Concorso Nazionale a lei intitolato, tuttora in essere. Il suo impegno in questa iniziativa culturale lo vedrà pure curatore (con Wainer Mazza e Gian Paolo Borghi) del sesto dei “Quaderni de Il Giorno di Giovanna”, Esperienze, progetti, lavori in corso, stampato nel 2006, e (con Massimo Zamboni e Gian Paolo Borghi) della riedizione in Compact Disc (2014 e 2018) del disco Giovanna Daffini, L’amata genitrice. Le canzoni di Giovanna Daffini (1963-1965). Dall’archivio di Roberto Leydi (a cura di Roberto Leydi, I Dischi del Mulo, DdM 03/92, 1992). Dopo la chiusura de “Il Cantastorie”, il Municipio di Motteggiana organizzerà un incontro di studi dal titolo Convegni da ricordare: i cinquant’anni della rivista “Il Cantastorie” (1963-2012), i cui atti sono affidati alla cura di Gian Paolo Borghi e Maria Chiara Periotto (“Quaderni de Il Giorno di Giovanna”, 13, 2013).
Con caparbia ostinazione e pressoché ignorato dalle pubbliche amministrazioni, Vezzani continua a mantenere in vita “Il Cantastorie”, i cui costi economici ricadono sempre più pesantemente sulle sue spalle. Determinato a raggiungere i cinquant’anni di ininterrotta attività, agli ultimi numeri, inoltre, allega un Compact Disc (con la collaborazione tecnica dell’etnomusicologo Giuliano Biolchini e del musicista-editore Giuliano Piazza) con preziosi contributi sul maggio drammatico e sui cantastorie. Questi sono i titoli, editi con la casa discografica bolognese Italvox: Una storia vera e magna. Il Maggio drammatico dell’Appennino emiliano, ITGV 01 (“Il Cantastorie”, III s, 75, 2008); I cantastorie settentrionali, ITGV 02, riedizione ampliata, in Compact disc, del disco I Cantastorie, a cura di Roberto Leydi, “Italia Canta”, MP 33, 1963 (“Il Cantastorie, III s. 76, 2009); La ricerca sul campo con Romolo Fioroni (1963-1982). 1. Dalla Carbonaia a Riolunato, ITGV 03 (“Il Cantastorie”, III s., 77, 2010); La ricerca sul campo con Romolo Fioroni (1968-2004). 2. La Toscana, ITGV 04 (“Il Cantastorie”, III s., 78, 2011). Altri due Compact disc, infine, sono uniti ai due volumi Quellodelcantastorie: appunti per la storia di una rivista: Il Cantastorie, 1963-2011, Il Treppo, 2012: Cantastorie in Emilia e Romagna, 1 e 2 (con G.P. Borghi), ITGV 05 e 06. Giorgio Vezzani affiderà in seguito gli aggiornamenti della sua attività al suo sito Internet www.quellodelcantastorie.it.
Per altri aspetti della vita e delle attività di Giorgio Vezzani, rimando alla sua Autobiografia, in “Erreffe. La Ricerca Folklorica” nel numero monografico su Autobiografia dell’antropologia italiana. 2, a cura di Glauco Sanga e Gianni Dore (73, 2018: 139-143). Importanti notizie sulla sua produzione sono pubblicate on line su “Il Cantastorie on line” e “Fogli volanti” (www.rivistailcantastorie.it) , a cura di Claudio Piccoli e Tiziana Oppizzi.
Altre pubblicazioni di Giorgio Vezzani
Con il suo carattere introverso, Giorgio Vezzani non ha mai gradito porsi al centro della scena come autore, ma una sia pur rapida scorsa alle sue pubblicazioni fa comprendere come lo studioso abbia realizzato lavori di rilevante spessore culturale, anche se spesso ha voluto privilegiare la cura della rivista all’attività pubblicistica “esterna”.
Inizio con l’elencazione in ordine cronologico della sua discografia, che va ad integrare la produzione citata in precedenza:
Musiche e canti popolari dell’Emilia. 1. Il mondo infantile, il mondo magico e rituale, le romanelle, i balli strumentali, a cura di Stefano Cammelli, Roberto Leydi e Bruno Pianta, Albatros VPA 8260, 1975 (LP). Con registrazioni di Giorgio Vezzani.
Musiche e canti popolari dell’Emilia. 2. La ballata, l’osteria, le risaiole e i braccianti, forme e stili marginali, la zirudela, a cura di Stefano Cammelli, Roberto Leydi e Bruno Pianta, Albatros, VPA 8278, 1976 (LP). Con registrazioni di Giorgio Vezzani.
I protagonisti. I cantastorie di Pavia, a cura di Roberto Leydi e Giorgio Vezzani, Regione Lombardia. 8, VPA 8341 RL, 1977 (LP).
Riverita e colta udienza. Teatro popolare dell’Appennino, a cura di Giorgio Vezzani, Cetra, LPP 362, 1978 (LP).
La Società Folkloristica Cerredolo. Francesca da Rimini, a cura di Giorgio Vezzani, Fonoprint, Il Treppo, IT 1001, 1979 (LP).
I cantastorie padani, a cura di Gian Paolo Borghi e Giorgio Vezzani, Fonoprint, Il Treppo, IT 1002, 1979 (LP).
Documenti di tradizione orale in Emilia e Romagna. 2. Emilia Romagna, a cura di Paolo Natali, Comune di Ferrara (Teatro comunale e Centro Etnografico Ferrarese), “Il Cantastorie” e Centro Etnografico provinciale di Piacenza, Harmony Sound, H 701, 1989 (LP). Alcune registrazioni di Giorgio Vezzani.
Sigfrido Mantovani. Un suonatore ambulante attraverso il ‘900. Le origini bergantinesi di un protagonista delle piazze italiane, a cura di Gian Paolo Borghi e Giorgio Vezzani, Comune di Bergantino (Rovigo) e Provincia di Rovigo, Italvox, NSCD 49, 2011 (CD-Book).
Giorgio Vezzani aderisce anche al Laboratorio di Musica Popolare dell’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna, diretto da Roberto Leydi e Tullia Magrini, con il quale collabora alla realizzazione di due guide bibliografiche e di uno studio sul maggio drammatico:
Il territorio di Reggio Emilia, in Guida allo studio della cultura del mondo popolare in Emilia e in Romagna (I). I canti e la musica strumentale, a cura di Roberto Leydi e Tullia Magrini, Istituto per i Beni Artistici Culturali Naturali della Regione Emilia-Romagna, Alfa Editoriale, Bologna 1982: 83-100 e Appendice ai territori di Reggio Emilia e Modena (con Gian Paolo Borghi): 179-185.
Varie schede bibliografiche su Teatro e spettacolo rituale, Cantastorie e declamatori e Teatro di animazione, in Guida allo studio della cultura del mondo popolare in Emilia e in Romagna (II), a cura di Tullia Magrini e Roberto Leydi, con la collaborazione di Gian Paolo Borghi, Istituto per i Beni Artistici Culturali Naturali della Regione Emilia-Romagna, Nuova Alfa Editoriale, Bologna 1987.
Gli autori del Maggio drammatico. Dizionario bio-bibliografico, in Il maggio drammatico. Una tradizione di teatro in musica, a cura di Tullia Magrini, Analisi, Bologna, 1992: 351-410 e Bibliografia del Maggio emiliano: 411-418 (con Gian Paolo Borghi e Tullia Magrini).
Concludo questo contributo citando cronologicamente alcune tra le altre principali pubblicazioni di Giorgio Vezzani, incentrate sul maggio lirico e sui cantastorie:
Il Maggio nell’Appennino emiliano, in Canti e balli popolari in Emilia e Romagna, a cura di Roberto Leydi e del Gruppo di ricerca per la comunicazione orale e tradizionale in Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna e Provincia di Ferrara, 1975: 53-58.
Il treppo: fotografie di Giorgio Vezzani, in L’albero del canto. Storie, mestieri, melodie, a cura di Italo Sordi, Formicona, Pavia 1985: 41-53.
“Ascoltate in silenzio la storia”. Cantastorie e poeti popolari in Romagna dalla seconda metà dell’800 a oggi, Maggioli, Rimini 1987 (con Gian Paolo Borghi):
C’era una volta un treppo… Cantastorie e poeti popolari in Italia Settentrionale dalla fine dell’Ottocento agli anni Ottanta, 2 volumi, Forni, Sala Bolognese (Bologna) 1988 (con Gian Paolo Borghi).
“Sentite che vi dice il cantastorie…”. Lorenzo De Antiquis, un grande artista popolare romagnolo, Maggioli, Santarcangelo di Romagna (Rimini) 1990 (con Gian Paolo Borghi e Romeo Zammarchi).
“Il Maggio delle Ragazze” di Riolunato. Antologia di studi e di contributi (1906-1954), Comune di Riolunato (Modena 2004 (curatela con Gian Paolo Borghi).
Il repertorio dei Cantastorie Dario Mantovani e Nadir Bernini, ovvero della Compagnia Canzonettistica “Taiadela”, Comune di Ferrara- Centro Etnografico, Associazione Culturale Flexus, Fiesso Umbertiano (Robigo) e rivista “Il Cantastorie”, Ferrara 2008 (curatela con Gian Paolo Borghi e la collaborazione di Alberto Bononi).
Dialoghi Mediterranei, n. 54, marzo 2022
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Gian Paolo Borghi, etnografo, è coordinatore e consulente scientifico di musei e archivi etnografici. Già direttore dei Servizi di Documentazione Storica/Centro Etnografico del Comune di Ferrara, si occupa da molti anni di studi e ricerche di cultura tradizionale, dallo spettacolo alla religiosità, dai riti calendariali all’oral history. È autore e coautore di numerosi volumi su queste tematiche, nonché curatore di dischi e di mostre. Per i suoi studi sullo spettacolo popolare ha ricevuto vari riconoscimenti, tra i quali i premi nazionale “Mario Fontanesi” (1999) e internazionale “Sirena d’Oro” (2013). Dal 1975 al 2017 ha operato in collaborazione di ricerca e pubblicistica con Giorgio Vezzani.
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