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Fotografia, ovvero del possibile

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

immagini

di Ivana Castronovo

Ad oggi ci sono due fattori principali che mi legano personalmente alla fotografia oltre l’autoreferenziale tentativo di non soccombere alla mia memoria di cui, devo dire, non mi fido abbastanza.

Per rendere figurativamente più esplicito quello che vorrei provare a condividere di qui in avanti, mi servirò inizialmente del riferimento ad un’iconica sequenza di immagini, Sallie Gardner at a Gallop, realizzata da Eadweard Muybridge nel giugno del 1878. Il passo temporale è piuttosto considerevole ma la parentesi sarà breve.

A quel tempo, il fotografo britannico venne sfidato da Leland Stanford nel ritrarre uno dei suoi cavalli al galoppo nell’istante esatto in cui le quattro zampe dell’animale si fossero trovate, contemporaneamente, sollevate dal terreno. Si potrebbe dire che la sfida non fu propriamente tra Muybridge e la velocità dell’animale, ma tra la velocità dell’animale e la possibilità di catturare meccanicamente un frammento impercettibile nella fluidità del movimento nel tempo e nello spazio.

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

001533700023La cronofotografia, non per niente, viene studiata come un momento di sensazionale importanza nel panorama della cultura visuale e inevitabilmente anche del cinema. Un approfondimento a riguardo meriterebbe un’analisi a sé ma quello che forse non è banale sottolineare per il momento, è che lo scatto legato a quella sequenza non ha solo soddisfatto i termini di una sfida ma ha messo in evidenza qualcosa di più grande. Dunque, la capacità della fotografia di mostrare qualcosa che il nudo sguardo umano non potrebbe cogliere. Ecco il primo dei due fattori. Non così banale, dopotutto.

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Quanto al secondo, entra in campo un’altra tecnica legata principalmente alla rappresentazione dello spazio e sto parlando della cartografia. Non è un caso se la fotografia venne utilizzata, così come oggi, per sostenere studi e ricerche geografiche, cercando di adempiere la volontà di ottenere una mappatura visiva quanto più fedele dello spazio. Queste due dimensioni, quella fotografica e quella cartografica spesso hanno in comune oltre agli obiettivi anche i “fallimenti”. Questo perché entrambe ruotano intorno alla ricerca di una rappresentazione accurata e completa, dove conoscere significa anche poter controllare.

Eppure è un percorso interminabile perché non vi è rappresentazione completa, totale, assoluta. La rappresentazione dettagliata, per quanto vasta, ci mostra una serie di dettagli che nel loro essere sono tali solo perché parte di qualcos’altro. Così come nella cartografia, il bello nella fotografia è che ci parla anche di ciò che manca.

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

I due fattori si muovono su un piano che potremmo definire anche filosofico ma che si ricollegano con attinenza al mio personale rapporto (talvolta ideologico) con la fotografia. La serie presentata in questo contributo, è costituita da fotografie che scattai presso lo Stagnone di Marsala (TP) nel febbraio del 2020 a pochi giorni dall’inizio di un trauma collettivo di cui siamo ben a conoscenza. Sono molto legata a queste immagini non per il loro eventuale valore artistico-estetico, ma perché continuano a rappresentare per me un interrogativo aperto.

La situazione generale dietro lo scatto di queste foto annunciava già la presenza di un’assenza. Visitare quel posto in inverno era come entrare dentro una casa svuotata di un amico defunto.

Fantasmi. Una visualizzazione doppia del prima-dopo, considerando che l’immagine mentale che di solito si ha di questo posto è più caotica, affollata, viva, durante l’unica stagione in cui questo posto sembra esplorabile, l’estate.

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

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Tornare lì in quel momento è stato come dare un nuovo volto a qualcosa che credevo immutabilmente familiare. Scorgere dettagli nuovi, per perderne degli altri.

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Marsala, Stagnone (ph. Ivana Castronovo)

Continuo a guardare queste foto perché quella giornata allo Stagnone mi preparava a qualcosa che non avrei saputo visualizzare e ancora oggi mentre guardo a queste immagini mi riporta a quella sensazione che custodisco per scovare oltre i dettagli qualcosa che mi conduca nella geografia di domani. Più che una dissezione è un’osservazione a lungo termine. Rimango vincolata all’erotismo di queste  immagini.                         

Aggiungo che non importa veramente quante immagini ci siano intorno a noi, seppure siano tante certamente, ma c’è sempre un modo diverso di poter guardare alle cose, per coglierne l’ennesimo mistero in una mappatura che non ha fine. Ed è proprio nell’esasperante incapacità di cogliere l’interezza delle cose si cela l’erotismo, che non è un consumo “pornografico” dell’immagine. Esplicito, crudo, diretto, senza misteri, senza immaginazione. Non c’è niente di pornografico nella cartografia, nella mappatura, perché vive di non detti e di silenzi nascosti, di quel margine di incertezza che diventa possibilità. Eccolo l’erotismo. Ecco così la fotografia.

Dialoghi Mediterranei, n. 52, novembre 2021

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Ivana Castronovo, laureata in Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo presso l’Università degli studi di Palermo, ha sostenuto l’esame finale con un progetto dal titolo Zoo umani, un’analisi estetica e geo-antropologica (dr. Matteo Meschiari e Salvatore Tedesco) dedicato all’analisi delle narrazioni dell’altro e dell’altrove all’interno degli zoo umani a cavallo tra XIX e XX secolo, mediante l’utilizzo di particolari espedienti estetici, geografici ed antropologici. Ad oggi prosegue gli studi presso NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano con un Master in Photography and Visual Design.

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