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Emma Perodi, una donna e una vita per la scrittura

Emma Perodi

Emma Perodi

di Anna Maria de Majo

Il 26 novembre scorso si è svolto, nella prestigiosa sala della Biblioteca della Fondazione Primoli a Roma, il convegno: Emma Perodi: il periodo romano (1878-1898), che segue al convegno del 2019 svoltosi a Palermo intitolato Emma Perodi alla riscoperta di una grande scrittrice e giornalista.

Emma Perodi nacque a Cerreto Guidi (FI) il 31 gennaio 1850.  Dopo studi importanti che la portarono anche in Germania per migliorare le sue conoscenze della lingua tedesca e della pedagogia di Frederich Froebel (creatore dei Kindergarten), abbandonata l’idea dell’insegnamento, seguì la sua passione, quella dello scrivere, diventando in breve tempo giornalista e scrittrice di successo. Pubblicò oltre 400 saggi, articoli, novelle, fiabe e racconti con la sua firma, su circa trenta diversi giornali e riviste. Usò spesso pseudonimi, in parte per aggirare i vincoli contrattuali con gli editori ma anche per distribuire più contributi in singoli fascicoli di uno stesso periodico. Ad esempio firmò come Italo Roma (soprattutto libri scolastici), ma anche come Forese, Una vecchia educanda, L’amico dei bambini, Fortuna, Matilde (che era il nome della sorella).

Da scrittrice e giornalista fece un cammino tutto in salita che comprendeva duro lavoro, concorrenza spietata, miseri compensi e ridottissimo spazio per affetti e famiglia. Aveva una considerevole capacità di lavoro, spirito di sacrificio e faccia tosta, tutti elementi molto utili per farsi spazio in un mondo tutto al maschile e dove altre aspiranti giornaliste e scrittrici combattevano tra loro senza esclusione di colpi.

17466Nelle redazioni dei più prestigiosi giornali dell’epoca, come Il Fanfulla della Domenica, frequentate da altre giornaliste quali Ada Negri, Matilde Serao, Ida Baccini non mancavano contrasti, anche vivaci. Emma si incontrava e scontrava con varie colleghe da lei definite “pennivendole” e che le rispondevano con altrettanta veemenza. Soprattutto polemizzava con un’altra toscana come lei, sua coetanea essendo nata a Firenze nel 1850. Si trattava di Ida Baccini (anche lei con un figlio Manfredo nato fuori dal matrimonio, come Emma che aveva Alice di cui non volle mai rivelare il nome del padre) che la definiva “una madre badessa con un brutto caratteraccio”.

Tuttavia c’era in fondo un’atmosfera di rispetto reciproco; erano tutte alleate in una costante battaglia contro la prevalenza di giornalisti e scrittori ed era una battaglia combattuta su più fronti: il romanzo a puntate, l’articolo per signore, il romanzo per ragazzi, la novella educativa, i testi scolastici, reagendo al tentativo di relegarle in uno spazio ristretto tradizionalmente connesso alla cronaca mondana ed alle rubriche di moda.

Nel panorama dell’Italia della seconda metà dell’Ottocento, sono tante le donne che scrivono, che si impegnano, che lottano nel segno di un riscatto professionale utilizzato a scopo artistico e pedagogico insieme. Donne capaci di scrivere di tutto, di spaziare in vari campi, pronte a cogliere le richieste di lettori ed editori. Sono donne come Neera, Jolanda, La Marchesa Colombi, Ida Baccini o le più note Matilde Serao, Ada Negri, Grazia Deledda o le tante altre sconosciute il cui nome è caduto completamente nell’oblio. Sono un vero e proprio esercito unito dallo sforzo comune per autoaffermarsi e contemporaneamente diffondere i propri ideali formativi. Sono donne che nello scrivere, nel mestiere di giornalista o di scrittrice cercano quel riscatto, quella libertà, quella indipendenza per cui si battono. È un’attività che permette loro di uscire di casa, di affrancarsi da quello che era ritenuto l’unico destino prevedibile per una donna, quello di moglie e di madre, di rivendicare il diritto all’educazione, allo studio, al voto. In quello stesso periodo altre donne raggiunsero mete analoghe impegnandosi nell’associazionismo femminile con scopi sociali di aiuto ad altre donne, ai bambini, ai poveri.

2570120276039_0_0_536_0_75Emma, con la sua grinta e le sue capacità, impegnandosi in uno strenuo lavoro, sfruttando la sua innata versatilità e la facilità con cui scriveva, affidandosi allo studio, alla documentazione, alla ricerca di fonti e di materiali di consultazione da utilizzare nella stesura dei testi, riesce ad imporsi avvalendosi anche del duro tirocinio al Giornale per i bambini dove aveva imparato a razionalizzare le energie, ad assumere cariche dirigenziali (nella latitanza del direttore Carlo Collodi era lei da vice che dirigeva in realtà il giornale), ampliando i contatti e le relazioni professionali. 

Aveva cominciato a Firenze, collaborando con la Gazzetta d’Italia, poi, trasferitasi a Roma collaborò con il Fanfulla della domenica, Roma letteraria, la Tribuna Illustrata, La piccola Antologia per citare solo le testate più importanti. Riusciva a recuperare notizie, riassemblandole e ricucendole insieme in base alle esigenze del momento. Da vera “Signora della penna” si destreggiava abilmente su più fronti.

Appassionatasi di moda, diventò un habitué di salotti e ritrovi mondani incrociandovi un giovanissimo Gabriele D’Annunzio appena arrivato da Anversa degli Abruzzi. Si fece ricevere a feste esclusive, pretendeva inviti a ricevimenti importanti come il Garden Party per le nozze d’argento del re Umberto e della Regina Margherita, frequentava il salotto di Giuseppe (Gegè) Primoli, della Baronessa di Montanaro, tra le fondatrici del Lyceum romano, associazione femminile per lo sviluppo e l’emancipazione della donna, di Donna Ersilia Lovatelli, illustre archeologa, la prima donna ad essere ammessa all’Accademia dei Lincei.

In tutte le sue frequentazioni raccoglieva dati, osservava con grande attenzione, registrava ogni particolare che poi riprendeva come spunti per la rubrica “Cronaca dell’eleganza” che teneva sul Popolo romano o per la Rivista di moda di cui era anche direttrice e su cui scriveva articoli con vari pseudonimi. Nelle rubriche che curava, di “Posta”, “In punta di penna” ed “Istantanee”, descriveva le donne che incontrava e che la colpivano particolarmente, nobili, borghesi o popolane di cui annotava la semplicità, l’eleganza, la naturale compostezza che stavano alla base della vera bellezza, del vero fascino. Duchesse, contesse e grandi dame facevano a gare per essere descritte da lei, ciascuna aspirando ad un proprio “cammeo” per far parte delle “Cento Dame Romane. Profili” che, cominciando dalla Regina Margherita, citava le più nobili ed aristocratiche animatrici dei salotti romani della fine dell’Ottocento.

le_novelle_della_nonna-620x1024A Roma il suo editore privilegiato era Edoardo Perino che pubblicava a dispense (70 fascicoli) poi raccolte in un libro Le Novelle della nonna, 45 novelle ambientate in un Casentino medioevale e goticheggiante, in una cornice contadina dove la vecchia Regina Marcucci narrava a figli, nipoti e vicini le sue storie ricche di fantasmi, scheletri, diavoli, angeli, santi, nobili e plebei, animali fantastici in un clima “horror” che non sarebbe dispiaciuto a Steven King. È il suo capolavoro, per quello che riguarda la sua produzione per ragazzi, più volte ristampato, illustrato da grandissimi disegnatori, uno per tutti Ezio Anichini, anche lui toscano, che con il suo stile tra il Liberty ed il Prerafaellita e il suo tratto pulito, creava delle immagini di una bellezza ineguagliabile.

La sua predilezione per una letteratura fantastica e fatata (Le Fate d’oro, Le fiabe dei Fiori, ecc) le valse l’appellativo di “Signora delle Fate”, ma sarebbe riduttivo ricordarla solo per questo tipo di produzione letteraria. Scrisse molto anche per adulti. Il suo libro Cento dame romane. Profili fornisce un mirabile spaccato della vita della Roma di fine Ottocento, come pure il volume Roma italiana 1870-1895 nei cui 25 capitoli l’autrice ripercorre, anno per anno, tutti gli avvenimenti di carattere politico e sociale della Roma Capitale d’Italia.

La sua perfetta conoscenza dell’ambiente giornalistico traspare nel romanzo Il Principe della Marsiliana dove, con una stupefacente attualità, il protagonista, volendo darsi alla politica, compera un giornale in modo da far sostenere la sua campagna elettorale sulle pagine del quotidiano. Il suo impegno sociale è stato molto forte, in difesa della maternità, dell’infanzia povera ed abbandonata, di deboli e oppressi. Scrisse articoli sulla rivista Pro Infantia, pubblicò I bambini delle diverse nazioni a casa loro sulle condizioni di vita, di studio e gioco di bambini di diverse nazioni; dopo Carlo Collodi diventò la Direttrice del Giornale per i Bambini mantenendo ritmi di lavoro stupefacenti.

Alla morte di Edoardo Perino decise di trasferirsi a Palermo, chiamata da un altro editore, Salvatore Biondo che la metterà a capo di un suo progetto educativo La Bibliotechina aurea che si prefiggeva di donare alle Biblioteche scolastiche libri per incrementare il gusto della lettura negli studenti.

2A Palermo, dove vivrà per altri venti anni, entrò in contatto con i più validi esponenti della cultura siciliana, primo fra tutti il demoantropologo Giuseppe Pitrè che l’ammetterà alla consultazione del suo vasto archivio. Da queste frequentazioni scaturiscono i suoi tre volumi di Al tempo dei tempi. Fiabe e leggende delle città, dei monti e del mare di Sicilia, ma anche altri romanzi quali I briganti di Cerreto Guidi e vari altri titoli.

In questo periodo la sua massima produzione, in linea con gli intenti pedagogici e scolastici della Casa Editrice, fu rivolta ad una serie di sussidiari e libri di lettura per le scuole di ogni ordine e grado. Sono gli anni della fortunatissima serie Cuoricini d’oro, libri di lettura per la scuola che ottennero il plauso di insegnanti, scrittori e pedagogisti; del sussidiario Il mio campicello, rivolto agli alunni delle scuole rurali, che ricevette i complimenti dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione, Guido Baccelli. Non mancano libri di lettura per le scuole serali, sia maschili che femminili, in una produzione incessante, fermata solo dalla morte avvenuta, in seguito ad una polmonite, a Palermo il 5 marzo 1918.

3A lei Cerreto Guidi ha intitolato La Biblioteca Comunale ed il Museo dove si trova anche una mostra delle sue varie opere. Dal 2018 è aperto il Parco letterario Emma Perodi e le foreste casentinesi, che ogni anno presenta vari eventi per ricordarne la figura e le opere. Ultimamente, oltre pregevoli ristampe integrali del suo capolavoro Le novelle della nonna, ci sono state varie ed interessanti operazioni editoriali di rielaborazione di alcune novelle per renderle più piacevoli ai giovani lettori. C’è stata inoltre una traduzione in inglese delle prime dieci novelle destinata ad aprire ad un mercato internazionale il capolavoro perodiano.

Da tutti questi eventi e fermenti si può notare un rinnovato interesse per le novelle e per le fiabe di cui Emma Perodi è stata indiscussa protagonista non limitandosi a tessere trame fantastiche ma restando sempre attenta a non trascurare il messaggio etico, il finale moraleggiante da trasmettere ai giovani lettori. Novelle e fiabe in cui, nonostante le difficoltà, le angosce, i terrori che incontrano i personaggi nello svolgimento del racconto alla fine il bene trionfa sempre e i malvagi vengono puniti secondo una prassi consolidata che rende la novella e la fiaba, anche la più paurosa, un valido insegnamento ed un percorso di crescita per i giovani lettori.

Un prossimo convegno, di nuovo a Palermo, approfondirà i vari aspetti non ancora sufficientemente trattati di questa multiforme autrice, soprattutto i suoi scritti pedagogici e scolastici, che tanto ancora hanno da dire ai lettori e alle lettrici di oggi.

Dialoghi Mediterranei, n. 53, gennaio 2022

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Anna Maria de Majo, laureata in Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali nel 1968 presso l’Università “La Sapienza di Roma, è stata assistente ordinario di Antropologia fisica presso la stessa Università dal 1973 al 2010. Dal 2010 è Consigliere del Gruppo di Servizio per la Letteratura Giovanile e dal 2019 Coordina il periodico Illustramente, il Festival dell’illustrazione e della letteratura per l’infanzia. È autrice di diversi studi ed esperta di letteratura giovanile. 

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