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Dopo cinquant’anni e poco più. Un dipinto, una piazza, una comunità

 

Fiamignano, Edoardo Giordani e i primi segni di matita

Fiamignano, Edoardo Giordani e i primi segni di matita (ph. S. Adriani)

il centro in periferia

di Settimio Adriani, Claudia Giuliani, Veronica Paris 

Tra i danni che il Covid ha prodotto nel nostro territorio, c’è il mancato festeggiamento del mezzo secolo dall’istituzione della Pro Loco di Fiamignano e il contemporaneo avvio della Sagra delle lenticchie di Rascino, ecotipo iscritto nella lista delle Essenze a rischio di erosione genetica, riportato nella Legge Regionale Lazio n. 15 del 2000 e presidio Slow Food.

Già dal 2020 l’Associazione stava programmando un grande evento per l’estate del 2021, ma improvvisamente proprio in quell’anno la pandemia ha bloccato tutto. In realtà le attività non si sono fermate; in piena sicurezza ed evitando ogni possibile assembramento, si è riprogrammata la sagra, cancellando completamente gli eventi culturali e il servizio del menù a tavola, cuore della manifestazione, proponendo la fantasiosa alternativa del Kit delle Lenticchie di Rascino, ovverosia, semplici buste di carta (compostabile) contenenti il necessario per cucinare autonomamente a casa la tradizionale zuppa: 200g di lenticchie, 20cc di Olio extravergine della Sabina DOC e 250g di pasta; oltre ad un cartoncino che riportava la ricetta per quattro persone e le modalità di preparazione. La macchinosa operazione è però servita per almeno tre motivi fondamentali: garantire continuità all’evento, ormai radicato e atteso dalla popolazione; far scattare comunque la fatidica 50a edizione e, fattore non secondario, procedere nell’autofinanziamento, dal quale dipendono tutte le attività sociali.

L’anomala procedura è stata adottata confidando nella rapida estinzione della pandemia, e i festeggiamenti in pompa magna sono stati rinviati all’anno successivo. Le limitazioni anti Covid sono però perdurate anche nell’agosto del 2021, meno stringenti dell’anno precedente ma purtroppo ancora sufficienti ad impedire lo svolgimento della festa in piena regola. Così, ancora una volta e per due dei motivi accennati per il 2020, l’evento si è svolto in modalità ‘emergenziale’; meno dell’anno precedente ma comunque con molte limitazioni: è tornato l’intrattenimento musicale e, per impedire i contatti interpersonali, la distribuzione della sola zuppa è stata organizzata nei vicoli del paese, obbligando gli avventori ad un senso unico in fila indiana e senza sedute. Ancora una volta si è mortificato il senso aggregativo della manifestazione, salvando però l’annualità e racimolando un po’ di risorse.

Il grande evento del mezzo secolo (ormai trascorso!) è stato nuovamente rinviato al 2022, quando ormai le edizioni ininterrottamente svolte da quel lontano 1971 sarebbero state 52. Meglio di così non si è potuto fare, ma guardando cosa è accaduto a livello nazionale, e anche oltre, l’aver comunque continuato, seppure con tono minore, accomuna la Pro Loco con pochissime altre realtà e conferisce un certo orgoglio alla popolazione.

Nell’agosto di quest’anno, tornati sostanzialmente alla (quasi) normalità, si è finalmente concretizzato ciò che fin dalla prima edizione si era pensato di fare, senza riuscirci; un murales nella piazza del paese, il piccolo ma ancora pulsante cuore dell’esigua comunità faticosamente attiva. All’opera si voleva affidare il gravoso compito di testimoniare l’annosità della sagra, la sua estrazione popolare, il profondo radicamento e il coinvolgimento dell’intera popolazione (o quasi!).

Fin dall’inizio l’operazione ha presentato molte incognite, è stata quindi affrontata per tempo dal Consiglio direttivo della Pro Loco, che ha convocato diverse riunioni e allargato la partecipazione a chiunque volesse dare il proprio contributo. La discussione è andata avanti per tutto l’inverno. I progetti si sono sovrapposti e smontati di continuo, le soluzioni via via apparentemente trovate presentavano continuamente ostacoli inattesi. Le idee si sono accavallate e ognuno (testardi come siamo) voleva che si realizzasse la sua.

Non sono mancati gli screzi e le parole gridate, ma alla fine si è divenuti ad una soluzione largamente condivisa che prevedeva un sito suggestivo e un’immagine capace, nel contempo, di intenerire i più anziani e descrivere ai giovani molto del vissuto paesano. Per la collocazione è stata scelto l’interno di una vecchia porta con arco in pietra, che apriva sulla piazza. “Apriva” e non “apre”, perché alcuni decenni orsono, durante uno degli infiniti rimaneggiamenti del palazzo che la ospita, fu ostruita internamente, conservandone però le strutture esterne per non deturpate la semplice ma interessante geometria della facciata. Restavano (e restano) infatti gli stipiti originali, il portone ligneo e le scalette che immettevano nei locali. Ma, spalancando le ante, il passaggio risulta sorprendentemente ostruito da un muro di fattezza grossolana.

Dato l’affaccio sulla piazza, il posto sembrò subito perfetto, e particolarmente appropriata fu ritenuta anche l’immagine scelta per la rappresentazione: una fotografia scattata da Giannandrea Adriani nel 1972, in una fase di preparazione della II Sagra, e raffigurante un gruppo di donne, all’interno di una cantina, intente a “scegliere a dito” le lenticchie da utilizzare per l’evento. Per fortuita coincidenza, la cantina immortalata aveva il portone ad arco, come il sito prescelto per il murales, cosicché il connubio tra geometria della cornice e contesto dell’immagine fu considerato il migliore possibile. Inoltre, intrigava particolarmente il gruppo ritratto di sole donne affaccendato nella seppur frivola causa comunitaria della meticolosa preparazione del prodotto da promuovere; situazione che dà la misura di quanto la Sagra delle lenticchie di Rascino fosse nelle corde dei paesani già dalle prime edizioni.

A quel punto, per realizzare il progetto mancava soltanto la mano che reggesse il pennello, in quella circostanza non c’è però stata discussione: Edoardo Maria Giordani, un artista locale adolescente che frequenta l’Istituto d’Arte di Rieti. Educato, studioso e riservato, non ha esitato quando gli è stato proposto di realizzare l’opera. Anzi, cosa che forse nessuno si aspetterebbe da un diciottenne, ha prontamente detto di essere onorato del fatto che la sua comunità lo stimasse al punto da chiedergli una cosa così importante per il paese.

Il lavoro procede sotto gli occhi vigili dei paesani

Il lavoro procede sotto gli occhi vigili dei paesani (ph. S. Adriani)

Visto che era luglio, e il dipinto doveva essere necessariamente pronto per il 12 agosto, non c’era tempo da perdere, concesso qualche giorno al muratore per preparare il fondo, si è dato il via alla matita ed ai colori. L’operazione, che poteva essere banale in un grande centro, non lo è stata nella piccola realtà, e tanto più non lo è risultata nel posto in cui i compaesani si incontrano, oziano e conversano. Le aspettative e la curiosità sono state subito altissime, ma Edoardo ha dato immediatamente a vedere che non le avrebbe deluse.

I primi segni di matita hanno richiamato l’attenzione di tutti. Non è certamente mancato chi, da perfetto ignorante, azzardasse consigli e indicazioni al ragazzo della porta a fianco, ma lui, invece di ribattere «ne supra crepidam» [1], come forse avrebbe voluto e potuto fare ai “ciabattini presuntuosi”, si è sempre limitato a gentili sorrisi di accondiscendenza e a qualche breve spiegazione.

Interpellato sulla questione, Edoardo ha rilasciato questa breve dichiarazione: «Sono molto legato al mio territorio, gli devo tutto. Fiamignano è la principale fonte della mia ispirazione, un porto sicuro sul quale contare. In corso d’opera mi sono sentito avvolto da un familiare abbraccio di affetto, tradizione e semplicità. Il murales non è stato opera mia, ma frutto del contributo di tutti. È la dimostrazione concreta di come, noi giovani, se ci viene data la possibilità e soprattutto la fiducia, possiamo migliorare ciò che ci circonda».

Il dipinto e la piazza estiva

Il dipinto e la piazza estiva (ph. S. Adriani)

Soltanto ora, che tutto è trascorso, possiamo dire che l’operazione è andata in porto nel migliore dei modi. L’inaugurazione del dipinto è stata fatta in grande stile, per festeggiare Edoardo e giudicarne l’operato, c’erano i compaesani e sono venuti a Fiamignano anche i suoi professori, con non poco sacrificio dato che in quel periodo erano in ferie. Il dipinto ha ridato vita a Paolina, Margherita e Assunta (la nonna dell’artista) che non ci sono più e che i giovani non hanno conosciute; c’è anche Sena, molto anziana e purtroppo non sta bene.

Ora stanno tutte insieme, lì nella piazza, deserta per gran parte dell’anno, a testimoniare la passione al femminile per l’evento che la comunità ha fortemente voluto e perpetuato con caparbietà per più di mezzo secolo. Stanno a ricordarci la faticosa, lunga ed ormai tramontata “scelta a dito” del minutissimo legume, operazione che senza alcun interesse personale, o di parte, in occasione della festa di tutti ogni anno le impegnava per molti giorni e alla quale non sono mai mancate.

Arriva l’autunno e il dipinto di Edoardo è l’unico presidio della piazza

Arriva l’autunno e il dipinto di Edoardo è l’unico presidio della piazza (webcam Proloco Fiamignano)

I piccoli paesi sono fatti così, anche le cose minute possono assumere un grande significato, una pittura può rappresentare molto, perché in essa ognuno può direttamente o indirettamente ritrovarsi. I pochi forestieri che passano hanno modo di incuriosirsi e chiedere, i bambini possono avvicinarsi con i loro genitori per farsi spiegare e gli adulti hanno modo di intenerirsi.

Ora quelle nostre donne sono una presenza stabile, baciate dal sole del mattino e protette dalla pioggia invernale; si intrattengono indaffarate e offrono la loro compagnia ad Angela e Angelo, che hanno ancora il coraggio di alzare le serrande dell’alimentari e del bar.

Ad un dipinto di paese si può chiedere molto più di quanto si possa esigere da uno cittadino. 

Dialoghi Mediterranei, n. 59, gennaio 2023 
Nota
[1] La frase «ne supra crepidam sutor iudicaret» (“che il ciabattino non giudichi più in su della scarpa”), citata da Valerio Massimo (Factorum et dictorum memorabilium VIII, 12. ext. 3) e da Plinio il Vecchio (Naturalis historia 35.36.85 – XXXV, 10, 36), è attribuita al grande artista greco Apelle di Coo, che esponeva le sue opere per beneficiare dei commenti e delle critiche degli osservatori occasionali. La storia narra che un calzolaio (sutor) aveva obiettato sul modo in cui l’artista aveva rappresentato un sandalo (crepida) di un personaggio. Apelle ringraziò, accolse l’indicazione e corresse il sandalo. Quando però sutor, divenuto presuntuoso, apostrofò il pittore per la rappresentazione del ginocchio della stessa figura, subì l’ammonimento poi divenuto proverbiale. 

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Settimio Adriani, laureato in Scienze Naturali Scienze Forestali, si è specializzato in Ecologia e ha completato la formazione con un Dottorato di ricerca sulla Gestione delle risorse faunistiche, disciplina che ha insegnato a contratto presso le Università degli Studi della Tuscia di Viterbo (facoltà di Scienze della Montagna, sede di Rieti), di Roma “La Sapienza” (facoltà di Architettura Valle Giulia) e dell’Aquila (Dipartimento MESVA). Per passione studia la cultura del Cicolano, sulla quale ha pubblicato numerosi saggi.  
Claudia Giuliani, laureata nel corso triennale in Tutela e Benessere Animale dell’Università degli Studi di Teramo, presso lo stesso ateneo è attualmente iscritta al corso di laurea magistrale in Scienze delle Produzioni Animali Sostenibili. Ha maturato esperienze formative a Teramo presso l’Ospedale veterinario dell’Università e a Rieti presso l’Ambulatorio veterinario Reate. Da sempre impegnata nella promozione culturale del Cicolano, collabora attivamente con la Pro Loco di Fiamignano.  
Veronica Paris, laureata nel corso triennale in Scienze della formazione (Educatore nei servizi per l’infanzia) presso l’Università degli Studi dell’Aquila, nello stesso ateneo è iscritta al corso di laurea in Scienze della formazione primaria. Avendo conseguito un master in Disturbi specifici dell’apprendimento, ha maturato esperienze formative in Istituti scolastici di Rieti, Roma e l’Aquila. Impegnata nella promozione culturale del Cicolano, collabora attivamente con la Pro Loco di Fiamignano. 

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