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Ci sono case che sono musei, ci sono musei che sono case

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CIP

di Mario Turci 

La casa della famiglia Guatelli, nel podere Bellafoglia, è diventata un museo e una casa museo (è interessante e significativa l’intera vicenda della lenta trasformazione- metamorfosi). La profezia con cui Orhan Pamuk conclude il suo Modesto manifesto per i musei, annuncia che «Il futuro dei musei è nelle nostre case». Ci sono case nutrite dagli oggetti del collezionista sino alla trasformazione degli spazi privati in spazi per il pubblico (visitatori). C’è chi vive in case che in certi giorni e orari diventano “accessibili/visitabili”. Ci sono case che sono esse stesse musei, come è documentato dal progetto “Costruttori di Babele” di Gabriele Mina (https://www.costruttoridibabele.net). 

Poi ci sono musei che sono diventati “case di comunità”, luoghi dell’incontro informale, della partecipazione, come è ad esempio nella “Casa di Augusto” a Berceto (nell’Appennino parmense) dove le persone s’incontrano per raccontare ed ascoltare. Ma questo è per molti altri piccoli musei di comunità. In queste esperienze il museo dona spazi e occasioni, patrimoni portatili che seguono le persone come è nel microscopico “Museo degli oggetti inauditi”, un museo privato di Berlino. 

Un momento del Convegno

Un momento del Convegno

Ci sono uomini e donne che hanno tentato di rendere la propria casa accogliente per gli oggetti nell’intento di dare testimonianza, come è stato per il tentativo di museo dell’emigrazione nel cortile di Mohsen Lihidheb, un postino che vive a Zarzis (Tunisia). Anche la storia dei tentativi è una storia interessante.

E ancora, ci sono “case museo” come atto di volontà di chi vi abita, e che presentano una sorta di auto-etnografia espressione di “un modo di vivere la casa” (come è stato per Ettore Guatelli)…. e quant’altro ancora che può legare la casa al museo e il museo alla casa. 

Dialoghi Mediterranei, n. 65, gennaio 2024
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Mario Turci, Antropologo e Architetto. Direttore del Museo Ettore Guatelli (Ozzano Taro – Parma), del Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna (Santarcangelo di Romagna) dal 1980 al 2018; docente di “Scenografia e allestimento museale” presso la scuola di specializzazione in beni DEA Università degli Studi di Perugia. Direttore del LAECM (Laboratorio permanente di Etnografia della Cultura Materiale – Università di Perugia) svolge ricerche e attività nell’ambito dell’Antropologia della cultura materiale, della Museologia-museografia e della expografia museale. Museografo nei campi dell’organizzazione gestionale e dell’allestimento del museo, è stato membro della giunta esecutiva di ICOM Italia, è vice-presidemte di Simbdea (Società Italiana di Museografia e Beni demoetnoantropologici). Ha progettato diversi Musei ed è autore di numerose pubblicazioni. Si segnalano tra gli scritti più recenti: Per una critica del Paesaggio Culturale. Sguardo, relazione, percezione (2016); Un’estetica del trattenere; Raccogliere, collezionare e dar voce agli oggetti (2018); Plastica del pensiero. Appunti per un’etnografia della cultura materiale (2018); Guatelli contemporaneo (2018).

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