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3C: Creatività, Comunità, Condivisione. Un’esperienza accademica

                                                                                       

Università di Pavia, KiroLab, dove la creatività si connette con il mondo (Foto dell’autrice, ottobre 2022)

Università di Pavia, KiroLab  (ph. Olimpia Niglio, ottobre 2022)

di Olimpia Niglio 

La nascita non è mai sicura come la morte./ È questa la ragione per cui nascere non basta./ È per rinascere che siamo nati. Pablo Neruda 

In occasione di un incontro accademico tenutosi a Seoul nel giugno 2019 presso la Seoul National University, alcuni studiosi avevano evidenziato il fatto che il XIX secolo aveva rappresentato l’affermazione delle Classi sociali; il XX secolo aveva visto l’affermazione del Capitalismo e tutti auspicavano che il XXI secolo potesse confermarsi come il secolo dello sviluppo della Cultura. Quindi 3C: Classe, Capitalismo e Cultura che meritano di essere adeguatamente analizzati; ma in questo contesto ci soffermiamo principalmente sull’ultimo concetto: la Cultura, da cui ripartire per rimettere al centro altri fondamentali riferimenti e valori.

Certo è che le vicende storiche che stanno caratterizzando questo primo trentennio del XXI secolo non collaborano affatto a confermare quanto auspicato a Seoul nel giugno del 2019, ma al contrario ci pongono difronte a duri interrogativi su come la Cultura potrà realmente supportarci nel proseguire il nostro cammino. Non c’è dubbio che una domanda che dobbiamo elaborare riguarda proprio il significato della Cultura e come questa contribuisce allo sviluppo delle comunità.

Probabilmente non tutti siamo consapevoli che la cultura ha un ruolo fondamentale, direi cruciale, all’interno di un mondo che oggi ci invita a trovare immediate soluzioni per problemi importanti come il cambiamento climatico, le guerre, i conflitti interni, la povertà, il terrorismo, le disparità sociali, i diritti umani. Tutti temi che ci vedono impegnati da molto tempo ma ai quali ancora non siamo riusciti a fornire adeguate e costruttive risposte. Per troppo tempo, ma fino a tempi molto recenti, abbiamo considerato la cultura come un tema elitario, di accesso solo ad una parte della società e non destinato a tutti e abbiamo anche commesso l’errore di pensare che la cultura si riferisce alle Arti fine a se stesse, senza riflettere che invece la cultura non è altro che la nostra stessa esistenza. 

le-due-cultureCharles Percy Snow (1905-1980), scrittore e fisico inglese, nel 1959 ha pubblicato un libro molto interessante dal titolo Le due culture e la Rivoluzione Scientifica: vi è commentata chiaramente l’incapacità di “incontro” tra scienziati e letterati, un’incongruenza che per lungo tempo ha dato vita ad una chiara rottura dialogica tra il mondo della ricerca scientifica e gli studi umanistici. Una frattura che ancora oggi versa sangue, anche se finalmente ci si sta rendendo conto del ruolo fondamentale che gioca un costruttivo dialogo armonico grazie all’interdisciplinarietà esercitata per lo sviluppo dell’umanità. Charles Snow, proprio all’inizio del suo libro, in maniera forse un po’ provocatoria, ha definito questi due mondi, quello della scienza e quello degli studi umanistici, come due culture contrapposte incapaci di comunicare e dominati da incomprensione, ostilità e disprezzo. Gli atteggiamenti rilevati sono tali che non c’è spazio neppure lì dove intervengono le emozioni.

In realtà, sin da radici antiche soprattutto la cultura occidentale ha lavorato per consolidare le differenze tra l’oggettivazione della natura umana e il suo aspetto puramente creativo. Una frattura interpretativa che non solo ha dato ampio spazio allo sviluppo delle “due culture” ma allo stesso tempo ha trovato conferma quando questi due mondi si sono affermati nell’ambito professionale. Da questa mancanza di “incontro” tra le “due culture” sono nate solo incomprensione e malintesi a discapito dello sviluppo dell’umanità. Anche gli eventi a cui abbiamo assistito negli ultimi anni per la pandemia mondiale ha visto ancora una volta lo scontro dialettico tra le “due culture”: il mondo degli umanisti che, partendo dai pregiudizi antiscientifici, non ha, a volte, pienamente inteso ammettere il ruolo della scienza e, dall’altro, la scienza non ha aperto un dialogo con le persone perché sovente arroccata dietro la sua assolutezza di essere l’unica risorsa in grado di salvare il mondo. In verità, l’unica cosa che può salvare veramente la catastrofe umanitaria è proprio il dialogo tra scienziati e umanisti e quindi rimettere al centro il valore della Cultura.

La mancanza di riferimenti alla Cultura mette in crisi un sistema sociale e tutte le sue correlazioni da cui ha origine la fragilità del pianeta; la scarsa convinzione che tutto nel mondo sia intimamente connesso; l’adattamento senza alcun pensiero critico ai nuovi paradigmi e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; la scarsa attitudine ad occuparsi del prossimo e quindi a non cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso dell’umanità; la propensione a sottovalutare il valore proprio di ogni essere umano; a non rispettare il senso umano dell’ecologia; a non prestare attenzione alle necessità altrui; a non saper dare il giusto peso alla grave responsabilità della politica internazionale e locale nella gestione delle questioni che interessano tutta l’umanità; la resistenza a valorizzare la cultura dello scarto e a prestare attenzione verso congrui e più corretti stili di vita.

9788884044303_0_536_0_75Non è inutile richiamare l’Esortazione Apostolica Postsinodale Amoris Laetitia del Papa Francesco, pubblicata nel marzo del 2016 che proprio collegandosi al tema della Cultura e alla centralità della persona osserva che «Le tensioni indotte da una esasperata cultura individualistica del possesso e del godimento generano dinamiche di insofferenza e di aggressività». Vorrei aggiungere il ritmo della vita attuale, lo stress, l’organizzazione sociale e lavorativa, perché sono fattori culturali che mettono a rischio la possibilità di scelte permanenti. Nello stesso tempo troviamo fenomeni ambigui. Per esempio, si apprezza una personalizzazione che punta sull’autenticità invece che riprodurre comportamenti prestabiliti. È un valore che può promuovere le diverse capacità e la spontaneità, ma che, orientato male, può creare atteggiamenti di costante diffidenza, fuga dagli impegni, chiusura nella narcisistica arroganza. La libertà di scegliere permette di proiettare la propria vita e coltivare il meglio di sé, ma, se non ha obiettivi nobili e disciplina personale, degenera in una incapacità di donarsi generosamente. 

Ecco, quindi, che per elaborare al meglio obiettivi propositivi e costruttivi dobbiamo contribuire a che il nostro individualismo lasci il posto alla solidarietà, alla generosità e quindi alla Condivisione. Per questo dobbiamo lavorare per rimettere al centro il concetto del dialogo e del valore della Cultura che caratterizza ogni individuo sin dalla sua nascita, in quanto nessuno può essere così cieco da non intendere che l’esistenza di “due differenti culture” che non dialogano tra loro sono solo motivo di crisi e di ostacolo allo sviluppo della nostra civiltà.

In verità se non riflettiamo su questi concetti contribuiremo solo a realizzare una società incapace di discernere e quindi aliena nel sapere e nel vivere, intendendo la vita fondata solo sulla competitività e non sulla cooperazione. Ecco che il tema della divisione tra sapere scientifico e sapere umanistico diventa oggi ancora di più un fattore da superare e da rimuovere al fine di contribuire correttamente allo sviluppo della nostra umanità. È necessario, quindi, rielaborare e rigenerare tutte quelle competenze in grado di rimettere al centro il valore della Cultura quale sinonimo dell’incontro, come afferma Papa Francesco nella lettera Enciclica Fratelli Tutti sulla Fraternità e L’amicizia sociale all’art.215: 

«La vita è l’arte dell’incontro, anche se tanti scontri ci sono nella vita. Tante volte ho invitato a far crescere una cultura dell’incontro, che vada oltre le dialettiche che mettono l’uno contro l’altro. È uno stile di vita che tende a formare quel poliedro che ha molte facce, moltissimi lati, ma tutti compongono un’unità ricca di sfumature, perché il tutto è superiore alla parte. Il poliedro rappresenta una società in cui le differenze convivono integrandosi, arricchendosi e illuminandosi a vicenda, benché ciò comporti discussioni e diffidenze. Da tutti, infatti, si può imparare qualcosa, nessuno è inutile, nessuno è superfluo. Ciò implica includere le periferie. Chi vive in esse ha un altro punto di vista, vede aspetti della realtà che non si riconoscono dai centri di potere dove si prendono le decisioni più determinanti». 

Ed è proprio da queste “periferie” che stanno germogliando importanti progetti fondati sulla Cultura e dove Creatività, Comunità e Condivisione sono protagoniste della rinascita di “nuovi umanesimi”, progetti e programmi basati su nuovi paradigmi delle 3C, fondati su valori propri dell’essere umano e dove le “due culture” di Charles Percy Snow trovano finalmente una coesione e una dialettica comune per costruire al meglio il futuro. È questo il caso del progetto di comunità accademico nato nel Marzo del 2022 presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pavia nell’ambito del corso di Restauro Architettonico di cui la scrivente è titolare. 

 Pavia, ottobre 2022, progetto accademico partecipato per il Restauro della Cripta di Sant’Eusebio (ph. Olimpia Niglio)

Pavia, ottobre 2022, progetto accademico partecipato per il Restauro della Cripta di Sant’Eusebio (ph. Olimpia Niglio)

Il progetto ha inteso proporre una riflessione collettiva per il restauro della cripta di Sant’Eusebio a Pavia in applicazione anche al metodo pedagogico internazionale “Reconnecting with your culture – RWYC” [1] attivo in oltre 50 Paesi del mondo. Il progetto ha dato vita ad una iniziativa sostenuta dalla comunità studentesca composta sia da allievi universitari che studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. A questa si sono unite anche diverse persone legate ad associazioni culturali e professionali. Inoltre, la comunità studentesca è caratterizzata da una realtà multiculturale per la presenza di studenti che provengono da diverse realtà geografiche internazionali.

Pochi mesi dall’attivazione del progetto questo è stato selezionato nell’ambito della ricerca “La partecipazione alla gestione del patrimonio culturale” [2]   della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali del Ministero della Cultura con cui il corso di Restauro Architettonico ha attivato una proficua collaborazione scientifica. Ne sono scaturite tantissime attività che hanno visto il coinvolgimento di tante istituzioni pubbliche e private cittadine nonché seminari e convegni per la presentazione dei risultati.

In realtà la cripta di Sant’Eusebio in Pavia, in piazza Leonardo da Vinci, è ciò che rimane di una antica chiesa probabilmente già presente nel VI secolo, che ha subìto diverse trasformazioni e ricostruzioni fino alla sua definitiva demolizione avvenuta nel 1923. Di questo patrimonio culturale religioso attualmente si conserva solo la Cripta. È ricordata da Paolo Diacono negli anni del re Rotari (636-652) e ridedicata a sant’Eusebio, dopo la conversione della popolazione longobarda all’ortodossia cattolica, nella seconda metà del VII secolo. L’edificio di culto, ricostruito in forme protoromaniche nell’XI secolo, variamente rimaneggiato tra Cinque e Seicento, poi ricostruito nel Settecento, fu raso al suolo nel 1923 per fare spazio al Palazzo della Posta. Risalirebbero all’epoca longobarda la muratura esterna, realizzata con mattoni di reimpiego, le tombe alla cappuccina, disposte radialmente attorno al circuito absidale, e alcuni capitelli dello spazio interno.

Pavia, Cripta di Sant’Eusebio. Incontro tra comunità accademica e Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali del Ministero della Cultura, 2 dicembre 2022 (foto, archivio dell’autrice)

Pavia, Cripta di Sant’Eusebio. Incontro tra comunità accademica e Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali del Ministero della Cultura, 2 dicembre 2022 (ph. Olimpia Niglio)

Il bene è stato preso in carico dalla comunità universitaria insieme alla Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti Pavesi per svolgere le attività di ricerca, di rilievo, di analisi al fine dell’elaborazione del progetto di restauro i cui primi risultati sono stati presentati il 2 dicembre 2022 presso il Collegio Ghislieri di Pavia alla presenza dei principali rappresentanti delle istituzioni pavesi. Un progetto che ha valorizzato i contenuti della Cultura, della Creatività, della Comunità e della Condivisione, ove le barriere disciplinari sono state infrante per dare spazio al dialogo costruttivo tra scienza e studi umanistici, con il risultato di donare speranza per il futuro delle giovani generazioni.

L’azione della comunità accademica è scaturita dalla necessità di ridonare alla città prima di tutto un bene culturale di alto valore storico-artistico non fruibile temporaneamente, nonché di rigenerare uno spazio pubblico attualmente poco valorizzato all’interno anche della sede centrale dell’Università di Pavia. Il tutto anche per ristabilire un dialogo tra cittadini e comunità accademica.

Progetto Restauro Porte Aperte attivato nell’ottobre 2022 presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pavia (foto, archivio dell’autrice)

Progetto Restauro Porte Aperte attivato nell’ottobre 2022 presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pavia (ph. Olimpia Niglio)

Attualmente la comunità accademica è costituita da 65 persone tra studenti, docenti e membri istituzionali. Ci sono tanti giovani che fanno parte della comunità e le attività si svolgono nell’ambito del laboratorio del corso di Restauro Architettonico, completamente dedicato alla progettazione del restauro della Cripta di Sant’Eusebio e alla rigenerazione urbana della piazza Leonardo da Vinci. Le attività vengono condivise con l’Associazione Amici dei Musei e con i Musei Civici del Comune di Pavia. Il modo più efficace per coinvolgere la cittadinanza è quello della condivisione e della partecipazione attiva. Il laboratorio del corso di restauro ha attivato convenzioni di collaborazione anche con le scuole del territorio al fine di coinvolgere le generazioni più giovani che domani saranno gli eredi di questo importante patrimonio. Queste iniziative partecipate hanno consentito di mettere a punto anche programmi di avvicinamento al patrimonio culturale locale nonché progetti di formazione per gli insegnanti e tutti coloro che sono interessati a valorizzare il territorio pavese.

Nei prossimi mesi cercheremo di coinvolgere anche alcune entità bancarie locali e fondazioni al fine di poter iniziare a supportare concretamente il progetto e la sua realizzazione. Quindi certamente uno strumento importante sarà quello del finanziamento per un bene di interesse pubblico.

Locandina della mostra del 23 gennaio 2023 presso la Facoltà di Ingegneria, Università di Pavia (foto, archivio dell’autrice)

Locandina della mostra del 23 gennaio 2023 presso la Facoltà di Ingegneria, Università di Pavia (ph. Olimpia Niglio)

Il progetto è nato a Marzo 2022 e già a giugno 2022 abbiamo presentato i risultati dei primi lavori svolti nell’ambito di un convegno internazionale promosso proprio dalla nostra comunità accademica e dal titolo “Archeologia Urbana e Patrimonio Culturale Religioso a Pavia” (21-22 giugno 2022) a cui è stata collegata anche una mostra dei progetti

Together, we can. Culture is our life. Questo il nostro motto. Da soli non si va da nessuna parte ma insieme possiamo e, come dice Papa Francesco in “Fratelli Tutti”, «la cultura è l’espressione dei desideri e dell’entusiasmo delle persone e parlare di cultura significa parlare […] di “cultura dell’incontro”, significa che, come popolo, ci appassiona il volerci incontrare, il cercare punti di contatto, gettare ponti, progettare qualcosa che coinvolga tutti». 

Infine, nel mese di ottobre 2022 è stato sviluppato, nell’ambito del progetto di comunità dell’Università di Pavia anche l’iniziativa Restauro Porte Aperte con il fine di contribuire maggiormente al dialogo, all’inclusione e alla concreta attuazione dei principi dell’Agenda2030 nel rispetto delle necessità della comunità e della valorizzazione del proprio patrimonio culturale e i cui risultati saranno presentati il 23 gennaio 2023 presso la Facoltà di Ingegneria dell’Ateneo pavese con una mostra promossa dagli allievi del corso di Restauro Architettonico [3].

Dialoghi Mediterranei, n. 59, gennaio 2023
Note
[1]http://esempidiarchitettura.it/sito/edakids-reconnecting-with-your-culture/
[2]https://www.fondazionescuolapatrimonio.it/ricerca/la-partecipazione-alla-gestione-del-patrimonio-culturale/
[3] http://news.unipv.it/?p=72389http://news.unipv.it/?p=73705http://news.unipv.it/?p=73905 
Riferimenti bibliografici 
Esortazione Apostolica Postsinodale Amoris Laetitia del Santo Padre Francesco, Città del Vaticano 2016
https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20160319_amoris-laetitia.html 
Lettera Enciclica Fratelli Tutti del Santo Padre Francesco Sulla Fraternità e L’amicizia Sociale
https://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20201003_enciclica-fratelli-tutti.html 
Niglio O., Schafer D. P., Singh R.P.B. (2022), Culture’s Compass: Deeply-Rooted Education and Sustainable Future, in “Culturas. Revista de Gestión Cultural”, Universitat Politècnica de València, December 2022.
https://polipapers.upv.es/index.php/cs/issue/view/1193
https://polipapers.upv.es/index.php/cs/article/view/18484 
Una mappa per fotografare la partecipazione alla gestione del patrimonio culturale
https://www.che-fare.com/almanacco/politiche/comunita/la-partecipazione-alla-gestione-del-patrimonio-culturale/?fbclid=IwAR0u9JqqgXNL378A4KCEMUBjRfWh-5W3rmPwj6aKJrTzeKE9H1x44HVB-Lw

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Olimpia Niglio, architetto, PhD e Post PhD in Conservazione dei Beni Architettonici, è docente di Restauro e Storia dell’Architettura comparata. È Professore presso la facoltà di Ingegneria dell’Università degli studi di Pavia. Dal 2012 a tutto il 2021 è stata Professore presso la Hosei University (Tokyo), la Hokkaido University, Faculty of Humanities and Human Sciences e presso la Kyoto University, Graduate School of Human and Environmental Studies in Giappone. È Visiting Professor in numerose università sia americane che asiatiche. Dal 2016 al 2019 è stata docente incaricato svolge i corsi di Architettura sacra e valorizzazione presso la Pontificia Facoltà Teologica Marianum ISSR, con sede in Vicenza, Italia. È membro ICOMOS – International Council on Monuments and Sites – e ACLA – Asian Cultural Landscape Association. È Vice Presidente dell’ISC PRERICO, Places of Religion and Ritual, ICOMOS – International Council on Monuments and Sites – e Vice Presidente ACLA – Asian Cultural Landscape Association.  È President RWYC.

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