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Oriente e Occidente nello sguardo della Cina sull’Italia

Chao Ge, Personalità dignitosa, 2004

Chao Ge, Personalità dignitosa, 2004

di Giuseppe Modica

Risonanza Cinese è il titolo della bella ed imponente mostra che si è inaugurata il 18 luglio 2018 al Complesso del Vittoriano di Roma a cura di Zhang Zuying, Claudio Strinati e Nicolina Bianchi, organizzata dall’Accademia Nazionale Cinese di Pittura, con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Roma e di Firenze e dell’Accademia Nazionale di S. Luca.

La mostra è uno spaccato molto significativo, ma non esaustivo, del vasto panorama della pittura cinese contemporanea. Espongono 63 autori che spaziano dalla generazione più matura, nata negli anni Trenta del Novecento, a quella più giovane dei nati negli anni Sessanta e Settanta.

Va detto che il culto della pittura e della tradizione in genere esiste in tutte le Accademie di Belle Arti della Cina, che si collocano in una fascia più esclusiva e molto selettiva rispetto all’Università. Da più di un secolo la pittura ad olio per gli artisti cinesi è un serio motivo di studio e di ricerca, al punto che nella storica Accademia Nazionale di Pittura di Pechino esiste l’Istituto di Pittura ad olio.

In Cina lo Stato ha investito ed investe molto in queste istituzioni ed ha creato un sistema accademico salvaguardando il merito e la competenza, la conoscenza delle tecniche, l’amore per lo studio ed il rispetto della tradizione pur nell’innovazione. La tradizione millenaria antica della pittura-scrittura ad inchiostro e pennello si coniuga con la visione artistica acquisita dall’Italia e dall’Europa del Quattrocento e Cinquecento.

Jin Shangyi, La gallerista, 2016

Jin Shangyi, La gallerista, 2016

Roma, Firenze e Venezia sono città fondamentali dell’Umanesimo e del Rinascimento e per gli Artisti cinesi contemporanei rappresentano un ideale meta da raggiungere e un concreto punto di riferimento. Essi si interrogano sulla grande tradizione italiana dalla quale traggono spunto per una crescita e confronto, con un’attenzione che va oltre, estendendosi anche alle esperienze artistiche dell’Ottocento e Novecento, alle Avanguardie Storiche ed ancora all’Astrazione ed all’Informale degli anni Cinquanta fino alle figurazioni Pop, Iperreali ed alle esperienze Concettuali.

La verità è che nella politica culturale la Cina di oggi si apre all’Europa ed all’Italia con un generoso e fruttuoso scambio di idee, di eredità e di patrimoni.

Nelle ampie sale del Vittoriano possiamo proprio fruire degli esiti eccellenti di questo impegno e passione. L’effetto è di una straordinaria vitalità, di una energia fiduciosa che proietta lo sguardo in avanti. Emergono risultati interessanti e singolari che producono un impatto positivo anche sugli artisti italiani aperti al dialogo e allo scambio.

Zhao Peizhi, Il canto della frontiera, solitudine primaverile, 2015.

Zhao Peizhi, Il canto della frontiera, solitudine primaverile, 2015

Il messaggio che arriva da questa e da tante mostre che da dieci anni a questa parte sono sulla scena artistica romana e fiorentina, è un appello alla pace e alla sinergica corrispondenza tra Oriente ed Occidente: una circolarità che trova le sue origini nell’antica Via della Seta e che nel segno dell’arte e dell’amicizia rappresenta un’occasione di crescita civile inedita che unisce i due mondi apparentemente così lontani, ma oggi  nel tempo della globalizzazione veramente così vicini.

Scrive in catalogo Claudio Strinati, autorevole storico e critico curatore della mostra:

«Questa mostra presenta molti quadri veramente bellissimi. É una testimonianza dell’immenso amore e dell’immensa fiducia che la cultura cinese attuale manifesta verso l’Occidente visto come un mondo che è ancora oggi in grado di comunicare valori e idee che non appartengono soltanto alla realtà attuale, ma traggono la loro origine da molti secoli fa […] Qui in mostra ciò che unisce vari artisti, molti dei quali veramente eminenti è un dato tecnico: la pittura ad olio. E la pittura ad olio è proprio il punto di contatto più importante per un artista di oggi tra la cultura Occidentale e quella Orientale. Pittura ad olio fino ad un secolo fa voleva dire Occidente e proprio per questo possiamo e dobbiamo considerare l’assimilazione della tecnica a olio da parte degli artisti cinesi come un evento storico epocale […] Questa mostra, quindi, è una sorta di epopea, una grandiosa immagine di una cultura individuata nei suoi valori più significativi, valori che portano a uno scambio intenso e profondo con il mondo occidentale, non più visto come lontano e mal comprensibile, ma vicino e condivisibile per molti aspetti, senza per questo in nulla rinunciare alle proprie radici più vere e profonde. È una questione di integrazione e dialogo, non di sottomissione o imitazione. E proprio qui mi sembra risiedere il massimo interesse di una mostra come questa.
Gli artisti e le opere sono stati selezionati con la più grande attenzione e con il più attento spirito critico. L’Accademia si nutre di esperienza e di competenza e questi due aspetti rifulgono nella mostra […] Le personalità dei singoli artisti sono molto spiccate. Anche se vi è profonda unità di intenti gli stili sono diversissimi e si va da un naturalismo estremamente accentuato con punte di virtuosismo mimetico degno del più potente iperrealismo degli anni settanta e ottanta del Novecento nell’area statunitense, ad accenti simbolisti, astratti, persino Pop, che danno la misura della molteplicità dei gusti e delle esperienze pur all’interno di un mondo che si riconosce nell’Accademia e ne condivide i presupposti».
Huang Ming, IncensO, 2012.

Huang Ming, Incenso, 2012

Gabriele Simongini, critico d’arte e docente di Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Roma, nel suo intervento alla conferenza stampa di presentazione della mostra, cita a ragione la celebre frase di Gustav Mahler: «La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri», ribadendo la differenza tra tradizione e tradizionalismo. E nell’ampia mostra della pittura ad olio dell’Accademia Nazionale Cinese la Tradizione è vista come fonte ed energia propulsiva di una qualità pittorica che raggiunge risultati eccellenti.

Il concetto è ribadito anche da Zhan Jianjun, Presidente dell’Istituto di Pittura ad Olio dell’Accademia Nazionale Cinese di Pittura, nella sua introduzione al catalogo:

«Attualmente, gli artisti che si dedicano alla pittura ad olio cinese, da un lato fanno leva sulle profonde tradizioni artistico-culturali insite a livello nazionale, dall’altro si immergono nello studio e nell’esplorazione dei peculiari risultati artistici e dell’impatto espressivo relativo al linguaggio della pittura ad olio. L’impegno è teso a far emergere dipinti ad olio pregni ancor più del fascino dell’arte della pittura ad olio e delle peculiarità culturali cinesi»

La mostra è aperta fino al 9 settembre 2018

                           Dialoghi Mediterranei, n.33, settembre 2018
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Giuseppe Modica, nativo di Mazara del Vallo, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, nel 1986-87 si è trasferito a Roma, dove attualmente vive e lavora ed è titolare della cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti. Autore “metafisicamente nuovo” occupa un posto ben preciso e di primo piano nella cultura pittorica contemporanea. Ha esposto in Italia e all’estero in prestigiose retrospettive e rassegne museali, apprezzato da critici come M. Fagiolo, C. Strinati, Janus, G. Giuffrè, V. Sgarbi e da letterati come L. Sciascia, A.Tabucchi, G. Soavi, M. Onofri, R. Calasso. Una mostra personale dal titolo La Luce di Roma, a cura di Roberto Gramiccia, è stata allestita nel 2015 presso la Galleria La Nuova Pesa di Roma. Sempre nello stesso anno ha esposto una personale sul tema della mediterraneità alla Galleria Sifrein di Parigi: La melancolie onirique de Giuseppe Modica. Ha recentemente partecipato ad una esposizione internazionale organizzata, con il patrocinio dell’Accademia Nazionale Cinese di Pittura, a Fenghuang, nel sud-est della Cina.
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