SOMMARIO N. 61

La scuola di padre Riccardo Tobanelli a Kaworan Bazar, Dhaka (ph. Pierpaolo Mittica)

La scuola di padre Riccardo Tobanelli a Kaworan Bazar, Dhaka (ph. Pierpaolo Mittica)

PRIMO PIANO 

EDITORIALE; Linda Armano, Il ruolo dell’antropologia come disciplina impegnata; Roberto Cipriani, Migrazioni e religioni; Pietro Clemente, Joyce e Saverio. Raccontare grandi figure del Novecento;  Giovanni Cordova, Quale umanità dopo Cutro? Riflessioni su morte, confini e umanitarismo; Luca Di Sciullo, Cinquant’anni di politiche migratorie emergenzial-securitarie. La lezione storica dei grandi numeri; Leo Di Simone, Chi ha paura del Sinodo? Francesco e i tradimenti della Chiesa; Bruno Genito, Migrazioni alto-medievali. Il seppellimento con il cavallo, testimonianza di realtà multi-etniche in Italia meridionale;

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EDITORIALE

We always return (ph. Nella Tarantino)

We always return (ph. Nella Tarantino)

Ogni anno questo numero va in rete in mezzo a due date fondamentali del calendario laico delle feste, tra la giornata che ricorda la Liberazione del nostro Paese dal regime fascista e quella in cui nel mondo si celebrano il lavoro e i lavoratori. Due momenti cardini e simbolici, densi di significati politici e di memorie storiche. Due anniversari che per la loro ciclica iterazione convocano la solennità del rito e per ciò stesso sono occasioni per la collettività per riflettere, per riannodare fili spezzati, per ritrovare e ritrovarsi. I riti – si sa – hanno la funzione di codificare e notificare in gesti, parole e azioni una concezione e una visione, una cosmologia e una cosmogonia, una narrazione e una rappresentazione. Continua a leggere

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Il ruolo dell’antropologia come disciplina impegnata

Engaged Anthropology (da UGA research)

Engaged Anthropology (da UGA Research)

di Linda Armano

Accanto alle pubblicazioni su ricerche, teorie e metodi etnografici, negli ultimi anni si è assistito ad un incremento della letteratura sull’antropologia applicata e sull’antropologia pubblica. Questi dibattiti hanno contribuito ad includere anche una molteplicità di modi e di forme che vanno dall’attivismo alla decostruzione critica delle categorie dominanti (Nugent 2012), all’insegnamento ecc., in cui il lavoro antropologico può essere considerato con un approccio politicamente impegnato (Low e Merry 2010; Juris e Khasnabish 2013; Hale 2008; Speed 2008a). Tuttavia, ancora scarse sono le comprensioni sui modi in cui le critiche epistemologiche e ontologiche dell’applicato e del politico possono ridefinire gli usi e gli impatti dell’antropologia. Continua a leggere

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Migrazioni e religioni

Cutro, Migranti in preghiera dopo la tragedia del 25 febbraio

Cutro, Migranti in preghiera dopo la tragedia del 25 febbraio

di Roberto Cipriani 

Premessa 

Émile Durkheim, il sociologo francese della solidarietà sociale, è certamente un punto classico di riferimento per il discorso sull’integrazione (Baglioni, Calò 2023), come ricerca di un equilibrio all’interno di un gruppo, di una comunità, di un’intera società. In effetti si verifica che un gruppo quasi si appropri degli individui per favorirne la coesione senza tuttavia ignorare il ruolo dell’individuo stesso (Durkheim 1893). Dal canto suo il sociologo statunitense Daniel Bell (1973) indica i luoghi specifici in cui l’integrazione avviene e precisamente nella società, nella politica e nelle istituzioni, nonché nella cultura e dunque nella religione. Continua a leggere

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Joyce e Saverio. Raccontare grandi figure del Novecento

Joyce Lussu

Joyce Lussu

Saverio Tutino

Saverio Tutino

di Pietro Clemente 

Salvadori e Tutino

Joyce Lussu e Saverio Tutino si sono quasi certamente incontrati in qualche luogo e in qualche tempo del Novecento anche se non ne posso produrre prova certa. È facile però che a Roma, dove entrambi vivevano, si siano incontrati e magari abbiano anche litigato, visto che erano due persone di forte carattere. Tutti e due hanno dato molto al Novecento vivendolo controcorrente pur all’interno di grandi ideologie proprie di quel secolo. Continua a leggere

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Quale umanità dopo Cutro? Riflessioni su morte, confini e umanitarismo

Cutro (ph. Giovanni Cordova)

Cutro (ph. Giovanni Cordova)

di Giovanni Cordova

Perché continuare a scrivere e parlare del naufragio al largo di Steccato di Cutro oltre due mesi dopo gli eventi? Qual è il senso di continuare a tenere alta l’attenzione su un fatto abbondantemente approfondito da media, attivisti e attiviste, movimenti impegnati nella solidarietà e nel contrasto al razzismo? In fondo, si potrebbe obiettare, Cutro si ripete continuamente nel Mediterraneo e nel deserto del Sahara, dove migliaia di migranti, negli ultimi anni, sono stati consegnati nelle mani di milizie sanguinarie che operano in barba a qualsivoglia rispetto dei diritti umani e dove, al di qua della frontiera desertica, sono stati allestiti centri di detenzione nei quali ogni genere di abuso viene consumato, prassi che anche le agenzie internazionali hanno denunciato richiamando alle proprie responsabilità i Paesi che hanno contribuito alla messa in forma di questo perverso sistema di contenimento delle partenze, Italia su tutti. Continua a leggere

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Cinquant’anni di politiche migratorie emergenzial-securitarie. La lezione storica dei grandi numeri

ansa (da L'Avvenire)

ansa (da L’Avvenire)

di Luca Di Sciullo 

Lo stato di emergenza che il governo italiano ha recentemente dichiarato, per i prossimi 6 mesi, in riferimento alle migrazioni dirette in Italia, è non solo funzionale a giustificare l’adozione di misure straordinarie proprie di ogni “stato di eccezione” (il quale prevede, come tale, finanche la sospensione dei diritti individuali e, perciò, dello stesso stato di diritto) pur di rimuovere le ragioni della – presunta – emergenza; ma, nel caso in questione, non fa che certificare una prassi (quella, appunto, del limitato o assente riconoscimento e/o conferimento dei diritti) che, in realtà, l’Italia persegue da decenni nei confronti dei migranti, sia di quelli già insediati sia di quelli in arrivo. Continua a leggere

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Chi ha paura del Sinodo? Francesco e i tradimenti della Chiesa

1di Leo Di Simone

È facile parlare dei tradimenti della Chiesa in un’epoca di scristianizzazione come la nostra, quando tutti i riflettori mediatici le sono puntati contro per mettere in luce ogni ruga che altera la sua fisionomia, ogni piaga, per usare la metafora rosminiana, che fa sanguinare il suo corpo. Quella di Rosmini fu un’analisi puntigliosa dei mali che affliggevano la Chiesa del suo tempo impedendole di essere vero lievito nel mondo. Delle cinque piaghe della santa Chiesa è opera di ampia prospettiva ecclesiale, di coscienzioso impegno cristiano, bollata per troppo tempo dal sigillo della censura ecclesiastica in quanto aperta denuncia del retaggio feudale che bloccava la Chiesa impedendole la piena manifestazione spirituale e inibendola nel ruolo più evangelico di “lume” delle nazioni. Continua a leggere

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Migrazioni alto-medievali. Il seppellimento con il cavallo, testimonianza di realtà multi-etniche in Italia meridionale

Ioannes Skylitzes, Synopsis Historiarum, Battaglia di Kalavryai, IX-X AD

Ioannes Skylitzes, Synopsis Historiarum, Battaglia di Kalavryai, IX-X AD

di Bruno Genito

Introduzione 

Parlare di alto-medioevo è sempre piuttosto rischioso, molte delle più comuni conoscenze su quel periodo sono, infatti, come è noto, spesso stereotipi, generalizzazioni, verità parziali, quando non esplicite distorsioni ideologiche e perfino ricostruzioni fittizie. Questo è avvenuto e avviene tuttora soprattutto per quel carattere fortemente evocativo che il periodo ha sempre suggerito a noi europei e in particolare ai non addetti ai lavori, che fatalmente scivola verso interpretazioni riduttive se non addirittura fuorvianti. Continua a leggere

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I figuranti del Quadraro e gli esordi di Cinecittà

cinecittadi Giovanni Isgrò 

Cinecittà che abbiamo in mente è un’“industria dei sogni” fondata su una poderosa quanto razionale macchina organizzativa animata da eccellenze nelle arti della cinematografia; una delle più importanti imprese del Ventennio, legata alla strategia del consenso, non isolabile dal complesso di intrecci e di interessi economico-politici che caratterizzarono Roma in quel tempo. Continua a leggere

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Interaction between state and religious institutions as vulnerability drivers to violent extremism

Manifestanti iracheni che protestavano contro l'ISIS davanti alla Casa Bianca a Washington, DC, nel 2014. (ph. Rena Schild/Shutterstock)

Manifestanti iracheni che protestavano contro l’ISIS davanti alla Casa Bianca a Washington, DC, nel 2014 (ph. Rena Schild/Shutterstock)

di Marie Kortam [*] 

Multiple factors and drivers enabled, fueled and/or shaped violent extremism. This phenomenon operates in a particular country context at macro, meso and micro levels (Ellis and Abdi 2017). It questions the relationship of the individual to and between institutions – the family, school, religion, politics, associations, society, the state, justice, etc. in this relation, individuals undertake a voluntary and radical rupture of the existing social contract. They are seeking a new community link and a new cause for commitment. Continua a leggere

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Umanità a partita doppia. Governo delle migrazioni e solidarietà umana

Dormitorio di un campo detentivo in Libia (www.repstatic.it)

Dormitorio di un campo detentivo in Libia (www.repstatic.it)

di Nicola Martellozzo 

Premessa 

Tradurre il principio di solidarietà verso i migranti in pratiche concrete è un processo sempre più spinoso per i tanti attori sociali (statali, non governativi o associativi) che si occupano di accoglienza. Non solo per i pericoli insiti nelle azioni di salvataggio in mare o attraverso frontiere militarizzate, e nemmeno per le difficoltà causate dallo shock culturale e comunicativo al momento dell’incontro e dell’accoglimento. L’espressione della solidarietà si trova vincolata da un assemblaggio di istituzioni, leggi, retoriche e percezioni culturali che determinano – e vengono a loro volta influenzate – da precise politiche volte a “gestire” i flussi migratori. Continua a leggere

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La riproduzione perenne delle guerre

Otto Dix, Suicidio in trincea, 1924

Otto Dix, Suicidio in trincea, 1924

di Salvatore Palidda 

Premessa 

Come suggeriscono alcuni autori, tutta la storia dell’umanità è innanzitutto storia di guerre; i periodi di pace sono sempre stati più brevi di quelli delle guerre. La pace nei Paesi dominanti è sempre stata pagata con le guerre esternalizzate nei Paesi dominati, spesso camuffate come “guerre etniche”, “guerre tribali”, “guerre di religioni”. Si è sempre avuta una costante riproduzione delle guerre e questo corrisponde alla costante riproduzione del dominio di pochi sulla maggioranza degli umani dominati e vi è sempre stata la disperata sopravvivenza di questi ultimi spesso attraverso resistenze inevitabilmente reiterate e brutalmente represse. Continua a leggere

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Per una lettura politica e psicanalitica di Pasolini

Pasolini, di Riccardo Martinelli

Pasolini, di Riccardo Martinelli

di Giuseppe Pera [*] 

Fine millennio et “fin d’époque” in Francia

Questo lavoro iniziato a Parigi, dove vivevo all’epoca, fu concluso nel novembre-dicembre 1996 a Lilla, nella cui università ero allora ricercatore – dunque, venticinque anni fa – e fu discusso alla Sorbona nel gennaio successivo. Uno dei quattro membri della giuria esaminatrice non ritenne di dover partecipare al rinfresco che seguì la discussione in un albergo vicino: si trattava, a sette anni dell’abbattimento del muro di Berlino, seguito due anni dopo dalla dissoluzione dell’Urss, di un irriducibile comunista francese più che mai convinto della sua fede, nonostante l’evidenza dei fatti storici, e visibilmente indisposto da ciò che aveva appena letto in questo testo e dovuto giudicare. Continua a leggere

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Torsioni delle parole e derive del linguaggio

lavoro-di-studenti-nella-campagna-digit-all-per-una-cultura-contro-il-discorso-dodio-pgdi Graziella Priulla 

Si racconta che un giorno i discepoli di Confucio gli domandarono: Quale sarebbe la tua prima mossa, se tu diventassi imperatore della Cina? Rispose: Comincerei col fissare il senso delle parole. Il rapporto tra linguaggio e politica è uno dei temi centrali del nostro tempo, Orwell l’intuì prima di altri. C’è una forte connessione tra le qualità delle forme di comunicazione e la qualità della cultura politica di un Paese, a maggior ragione di un Paese democratico. Essendo la democrazia una convivenza basata sul dialogo, il mezzo che permette il dialogo deve essere oggetto di una cura particolare. Non è un tema accessorio o un lusso. Ragionare sulle parole non significa praticare speculazioni astratte: esse sono i sintomi, non le malattie. Un medico deve saper leggere i sintomi per poter curare le malattie. Continua a leggere

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Etica, giustizia e pregiudizio

Raffaello Sanzio, La Giustizia, 1508

Raffaello Sanzio, La Giustizia, 1508

di Roberto Settembre [*] 

Premessa 

Senza dubbio iniziare un discorso definito da un lemma che contiene alcuni fra i massimi principi del pensiero speculativo, come Etica, Giustizia e Pregiudizio, espone l’incauto argomentatore a giudizi suscitati da una naturale diffidenza e da un legittimo scetticismo. E soprattutto quando questo lemma attiene a una conferenza tenuta quindici anni fa davanti a un pubblico di studenti tedeschi. Continua a leggere

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Sulla nozione di comunità in diritto internazionale

den_haag_the_hague_internationaler_gerichtshof_unphoto-pernaca_sudhakaran_01webdi Lauso Zagato 

Premessa

Il tema proposto come focus dello scorso numero di Dialoghi Mediterranei, “ONG e solidarietà”, è collegato alla riflessione in corso da qualche anno a Venezia in vari ambiti, tra loro interrelati. A tanta maggior ragione è motivo di rincrescimento il non aver avuto modo di elaborare un contributo utile al dibattito, dati i tempi ristretti. Peraltro, alla luce dell’invito del Direttore a seguire i profili giuridici della questione, provo a svolgere, nell’ambito del diritto internazionale, alcune osservazioni che spero congrue allo sviluppo di un dibattito che nel frattempo è già in pieno svolgimento [1]. Continua a leggere

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Il respiro delle riviste

1di Alberto Giovanni Biuso

L’utilità e il danno del digitale per le riviste 

Ci sono i libri. Essi costituiscono il cuore della conoscenza e della sua trasmissione nel tempo, tra le generazioni degli umani. Lo fanno da millenni, nelle diverse soluzioni tecniche e formali che dalla corteccia alle tavolette d’argilla, dal papiro/volumen al Codex medioevale sono arrivate al libro propriamente inteso, a quell’insieme di pagine dentro le quali e attraverso le quali si condensa la capacità umana di osservare il mondo, interpretarlo, tenerne nota, pensarlo. Continua a leggere

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La rivista come campo elettromagnetico. L’esperienza de “Il Pensiero Storico”

riviste-slide2di Danilo Breschi 

La storia della mia direzione, di com’è nata e di come si sta svolgendo, credo possa fornire qualche insegnamento generale e senz’altro alcuni spunti di riflessione utili al dibattito su natura e ruolo delle riviste in questo terzo decennio del terzo millennio.

Un allora giovane studente universitario presso l’Ateneo catanese, Antonio Messina, fondava nel 2016 una rivista digitale, recante appunto il titolo di «Il Pensiero Storico». Continua a leggere

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Le riviste di antropologia culturale in Italia: problemi e prospettive

9182b7ef-f723-41eb-97bf-61d930a32e57di Fabio Dei 

Muovo da una constatazione numerica: le riviste italiane nel settore M-DEA/01 o 11/A5 sono moltissime. Oltre 20 ne classifica l’ANVUR solo nella classe A (contandone anche alcune multidisciplinari); ma ne esistono anche altre che non sono (o non sono ancora) incluse in questo elenco, per scelta o per mancanza di alcuni requisiti oggettivi ma non certo per minore qualità e vivacità. Il costante incremento quantitativo degli ultimi anni è dovuto da un lato al progressivo ampliamento della comunità antropologica (come effetto di una trentina, ormai, di cicli di dottorato di ricerca e di vent’anni di corsi di laurea magistrale, anche se solo una parte minima degli studiosi così formati è stata assorbita dall’università); dall’altro lato, alle opportunità offerte dai formati digitali e dalla rete. Continua a leggere

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“Studi Storici Siciliani” e gli Archivi plurali della memoria, tra cartaceo e digitale

coverdi Gero Difrancesco 

A volte risulta difficile spiegare la funzione di una rivista storica rivolta per lo più ad una nicchia di studiosi, accademici e non, con una cadenza periodica ristretta, quasi a voler forzare la mano della ricerca e della riflessione. Ed è quello che succede alla rivista Studi Storici Siciliani che ormai opera su supporto cartaceo da più di due anni, con una cadenza trimestrale e con un quantitativo di argomenti (e di pagine) così corposo da stupire il lettore prima ancora di compiacere i redattori e i collaboratori in genere per il conseguimento degli obiettivi. Continua a leggere

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“Palaver” e lo sguardo dalla periferia

palaver_vol1_1990_coverdi Eugenio Imbriani

«Palaver» nasce nel 1990 come pubblicazione dello Study Group working on the Literary Culture, of Africa and of the Diaspora, formatosi nel giugno del 1989 nell’Università di Lecce (oggi Università del Salento), spinto dall’interesse che univa numerosi studiosi per le black cultures, in particolare per il fenomeno migratorio dall’Africa verso l’Europa; l’argomento centrale della ricerca riguardava la produzione artistica e letteraria che dal contatto tra i due continenti aveva avuto vita nel passato coloniale, con una esplorazione dello stato presente delle cose. Ne furono promotori Bernard Hickey, un professore australiano ricco di una amplissima esperienza internazionale che insegnava Letteratura inglese, scomparso nel 2007, e Maria Rosaria (Marisa) Turano, una ricercatrice esperta in letteratura e storia dell’Africa, che improvvisamente morì nel 2009. Continua a leggere

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Un archivio di storie. Per i dieci anni di “Dialoghi Mediterranei”

51ttukhjkjldi Dario Inglese 

Clifford Geertz (1988) esagerava (sapendo benissimo di esagerare) quando diceva che “fare antropologia” equivale essenzialmente a “scrivere”. Tuttavia, con la sua celeberrima provocazione, coglieva alla perfezione un dato difficile da confutare: l’antropologia è essenzialmente un sapere discorsivo in cui il momento della restituzione dei risultati della ricerca non è affatto una fase residuale del lavoro ed è anzi carico di molteplici implicazioni.

Gli antropologi notoriamente studiano per riportare a casa qualcosa e comunicarlo, non certo per diventare nativi o appiattire il loro punto di vista su quello dei loro informatori. Essi utilizzano le categorie della scienza per dire qualcosa di sensato sulla cultura facendo dialogare, ancora con Geertz, «concetti vicini all’esperienza» (i loro) e «concetti lontani dall’esperienza» (quelli oggetto d’indagine). Continua a leggere

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Pensare meridiano

153838388-ee647d28-4c5f-47ac-a460-0e7adfaeb1bedi Enzo Pace 

Sono andato a rileggermi, nei giorni del naufragio di Cutro, alcune pagine de Il pensiero meridiano di Franco Cassano [1], pubblicato nel 1996. Il libro è ancora oggi una miniera di idee, in particolare per quanti continuano a immaginare vitale la circolazione di idee, persone, memorie, esperienze di ricerca e gesti di prossimità tra la riva sud e quella nord del Mediterraneo. Continua a leggere

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L’opinione pubblica nel tempo delle crisi politica e culturale

caffe-procopedi Giuseppe Savagnone 

Il ruolo delle riviste nella nostra società può essere definito a diversi livelli. In questa riflessione scegliamo di privilegiare quello politico. In questa prospettiva è indispensabile partire dal tema dell’opinione pubblica, per chiederci come influiscano su di essa gli odierni mezzi di comunicazione e quale possa essere, in questo contesto comunicativo, la funzione delle riviste. 

La nascita dell’opinione pubblica

Nella modernità lo Stato non coincide più, come nell’antica Grecia, con la comunità strutturata delle persone che ne fanno parte ed è diventato una entità a sé stante.  Continua a leggere

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“Erreffe – La Ricerca Folklorica” e lo spazio vitale della antropologia

rf77_cop_mdi Elisabetta Silvestrini 

La Ricerca Folklorica, nome originale della rivista, al quale è stata aggiunta, in un secondo tempo, la denominazione abbreviata Erreffe, ha iniziato le sue pubblicazioni nell’aprile del 1980, sotto la direzione di Glauco Sanga; editore Grafo di Brescia; fondatori Giulio Angioni, Guido Bertolotti, Glauco Sanga, Pietro Sassu, Italo Sordi. La rivista è costituita di un Comitato di Direzione (attualmente composto dal direttore Glauco Sanga, dalla vicedirettore Elisabetta Silvestrini, e da Alessandro Casellato, Dario Di Rosa, Giovanni Dore, Gian Paolo Gri, Italo Sordi); e di un Comitato Scientifico Internazionale (coordinato da Franca Tamisari e composto da Maria Arioti, Linda Barwick, Giordana Charuty, Sergio Dalla Bernardina, Luisa Del Giudice, Maria Pia Di Bella, Vincenzo Matera, Lidia Sciama); adotta un sistema di doppia valutazione anonima dei contributi proposti (peer review) ed è presente in JSTOR. Dal primo numero la rivista ha avuto cadenza semestrale (aprile-ottobre), e dal 2014 ha cadenza annuale; pubblicata ininterrottamente dal 1980 ad oggi, è attualmente pervenuta al numero 77, sempre condotta da Glauco Sanga come direttore responsabile. Continua a leggere

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Paesi, paesi, paesi

Meana Sardo, anni 50 (Album famiglia Clemente)

Meana Sardo, anni 50 (Album famiglia Clemente)

il centro in periferia

di Pietro Clemente

Ho scelto un titolo che si potrebbe cantare sull’aria di “Parole parole” [1]. Potrei spingermi a citare ancora una volta Cesare Pavese [2]. Esiste una immagine consolidata dei paesi, costruita in gran parte dalla letteratura [3]. Da qualche tempo i paesi, chiamati sia con questo nome che con quello più ambiguo e selettivo di borghi, sono al centro della scena: da un lato perché, a partire dal 2010 circa, la Strategia Nazionale Aree Interne li ha messi al centro di progetti di sviluppo locale, chiedendo ai sindaci di mettersi in rete, dall’altro perché – più di recente – il PNRR ha fatto piovere sulle comunità di piccola dimensione molte risorse. In un certo senso, sembra di rivivere gli anni ’70, quando ogni paese poteva disporre di risorse per la cultura, scrivere la sua storia e avviare musei. Continua a leggere

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Allindi

img-20230414-wa0021il centro in periferia

di Corradino Seddaiu

Quando entri in una casa puoi avere a una prima occhiata già informazioni fondamentali su chi ci vive. Se mi accosto a una libreria e ne scorgo i titoli, ho già una mappa inconsapevole della sensibilità di chi ho di fronte [1].

Quando entri nella casa di Allindi, scorgi una libreria, una finestra che si affaccia sul Mediterraneo dove i libri in questo caso sono lungometraggi, corti, musica, animazione, poesia. Allindi [2] è una piattaforma streaming made in Corsica cofondata da Gérome Bouda e Maria Francesca Valentini. Nell’era di Netflix e delle altre piattaforme contemporanee è spesso solo il mercato a decidere i contenuti e i palinsesti. Qui lo spazio dedicato e la scelta effettuata assumono il valore di fonte non convenzionale. Continua a leggere

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Ecomusei, una “miniera” di esperienze e di conoscenze

Miniera di Garida Esterno - Archivio Ecomuseo Alta Val Sangone

Miniera di Garida Esterno (Archivio Ecomuseo Alta Val Sangone)

il centro in periferia

di Cristina Dominici, Nadia Faure, Barbara Pons

Introduzione

«Un ecomuseo è uno specchio in cui questa popolazione si guarda, per riconoscersi, cercando la spiegazione del territorio al quale appartiene, assieme a quelle popolazioni che l’hanno preceduta, nella discontinuità o nella continuità delle generazioni. Uno specchio che questa popolazione offre ai propri ospiti, per farsi meglio comprendere, nel rispetto del suo lavoro, dei suoi comportamenti, della sua intimità». Continua a leggere

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Paesaggi come racconti e come corpi: ora più che mai l’impersonale è politico

9788842831198_0_536_0_75il centro in periferia

di Antonella Tarpino 

È vero che il recente libro di Serenella Iovino (che insegna tematiche ambientali ed ecocriticism all’Università del North Carolina) dal titolo Paesaggio civile. Storie di ambiente, cultura e resistenza, Il Saggiatore, è uno di quei libri che cambiano un po’ il nostro modo di guardarci attorno. Dove nei suoi paesaggi (Napoli, Venezia, Gibellina, le Langhe…) alle dinamiche degli ecosistemi si aggiunge quello strato di storia e di memoria che rende umano il nostro abitare. Perché ecologia e paesaggio sono un intreccio, un’interconnessione di elementi.

Ma i paesaggi sono anche, suggerisce l’autrice, testi in proprio: attraverso di essi possiamo leggere le storie di relazioni sociali e rapporti di potere, equilibri e squilibri biologici, vita umana e non umana. Sono il plot, la trama, l’intreccio appunto. Continua a leggere

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Il potere dei luoghi: l’esperienza di San Mauro Castelverde

San Mauro Casteverde

San Mauro Castelverde, il Convento dei Cappuccini (ph. Leonarda Mauro)

il centro in periferia

di Fabrizio Ferreri

Il discorso sui borghi e più in generale sulle aree interne corre oggi un rischio, che potremmo definire “politico”, che si genera oltre e al di sotto delle intenzioni esplicite degli studiosi e che si manifesta soprattutto nelle prassi reali e diffuse che questo discorso, involontariamente anche, asseconda e rafforza: il rischio di vedere ridotti borghi e aree interne a semplice sfogatoio della tossicità delle città e di tutto un sistema economico e culturale. Il rischio cioè che le aree interne siano generalmente considerate il luogo di sversamento, per così dire, di tutti i materiali reflui dell’inquinata vita cittadina (e delle sue basi economiche e culturali). Il rischio di questa “riduzione” ci sembra funzionale a un obiettivo politico di ampio respiro: non ripensare radicalmente la città e il suo modello economico e culturale non più sostenibile, ma allungarne la durata, stirarne il più possibile il tempo di vita. Il tema “borgo/aree interne” perde così la sua forza mobilitante, la sua capacità di smuovere visioni e prassi consolidate finendo per diventare argomento strumentale (ideologico) di conferma degli assetti prevalenti. Continua a leggere

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Piccole scuole, processo educativo e sviluppo locale nelle aree fragili delle nostre montagne

jpgil centro in periferia

di Giampiero Lupatelli [*]

Le montagne italiane, alpine e appenniniche, sono luoghi privilegiati della mia frequentazione professionale che si è abituata a osservare con attenzione e con continuità pressoché quotidiana, le trasformazioni economiche e sociali delle “Terre Alte”. E a registrare la loro inerzia, nel lento incedere delle società montanare. A registrare ogni segnale inatteso nel quale si manifesti una accelerazione o ancor più in cambio di direzione della trasformazione sociale in corso.

Segnali di novità, non necessariamente positivi, ma che richiedono comunque di rimettere in discussione le categorie analitiche del nostro pensiero. Che chiedono in modo ancor più urgente, di mettere in discussione anche le coordinate della nostra azione politica. In questi giorni, più incerti e più spaesati che mai, segnati dalla pandemia e della guerra alle porte di casa, mi sembra di scorgere alcuni di questi segnali. Continua a leggere

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Agricoltura nelle Aree Interne tra abbandoni, progettazione e ricentralizzazione: il caso di Meana Sardo

Meana Sardo

Meana Sardo

il centro in periferia

di Benedetto Meloni e Francesca Uleri

1. Premessa. Aree Interne: una lettura in prospettiva per l’analisi e l’intervento territoriale 

Le Aree Interne, le comunità e paesi ad esse connessi, sono state spesso rappresentate (da un “approccio sviluppista unilineare”) in maniera unitaria, in negativo e per differenza. Esistono letture e interpretazioni sull’assenza di sviluppo, sul declino, che si focalizzano sulla rarefazione produttiva e sociale, sul calo delle attività e dell’occupazione, sulla mancanza dei servizi essenziali, abbandono della terra, degrado ambientale, modificazioni del paesaggio, diminuzione della superficie coltivata, del pascolo e delle pratiche boschive, perdita di importanza del patrimonio territoriale (naturale, agrario, architettonico, materiale o immateriale) accumulato nella storia. Continua a leggere

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Ruralità in movimento tra immaginari nuovi e mobilità multiple. Un progetto di ricerca

La Spagna "vuota", provincia di saragozza (Del Molino 2021)

La Spagna “vuota”, provincia di Saragozza (Del Molino 2022)

il centro in periferia

di Elena Brusadelli e Francesca Uleri [*] 

Introduzione 

Nell’analisi dei processi di mutamento sia delle Aree Interne nazionali sia – in misura più ampia – di quelle aree rurali periferiche e montane che la letteratura internazionale fa spesso rientrare nelle concettualizzazioni di “lagging rural areas” (aree rurali in ritardo)  or “left behind places” (luoghi lasciati indietro) (Fuguitt, 1971; Ilbery et al.,  2004; Rodríguez-Pose, 2018; Ulrich-Schad & Duncan 2018; MacKinnon et al., 2022) diventa sempre più importante focalizzare tali contesti territoriali come contesti in movimento, continuamente mediati e rimodellati dall’interazione di gruppi  differenti che vivono e/o che fanno per fini diversi esperienza del rurale, muovendosi in un ambito di interazione sociale e spaziale comune (Meloni 2015; Dematteis et al. 2018; Pettenati, 2020; Barbera et al., 2021).  Continua a leggere

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Dietrich Bonhoeffer e la sfida della secolarizzazione

dietrich-bonhoeffer-1906-1945-1di Antonio Albanese                     

La sfida che il pensiero illuministico pone alla fede è certamente tra le più radicali. Rivendicando l’autonomia delle realtà terrene, l’Illuminismo sembra proporre all’uomo la possibilità di giungere alla salvezza con le sole forze della ragione, senza più alcun ricorso ad un principio trascendente. Dietrich Bonhoeffer, nella sua riflessione teologica, non ha mancato di porsi con particolare attenzione il problema. Ha sentito in modo tutto particolare il senso delle realtà terrene, sulla scia dell’eredità veterotestamentaria, ma ha avvertito, allo stesso tempo, anche l’importanza della ragione come momento essenziale per liberare l’esperienza della fede da ogni facile compromesso con la sfera mondana. Continua a leggere

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Fenomenologia della burocrazia tra pressioni e oppressioni

Belice, 1971

Belice, 1971

di Aldo Aledda 

In Italia quando le cose vanno male nei nostri rapporti con il comune, la regione, lo Stato, il fisco… non si ha il minimo dubbio dove stia il colpevole: eccolo là, la burocrazia! …anche ai limiti del grottesco. Una volta sentii un ciclista cui era andata male la gara prendersela in un’intervista proprio con la burocrazia. Non avevo capito il perché… forse la strada non era terminata per inghippi burocratici e lui probabilmente non l’aveva trovata di suo gradimento…chissà? D’altronde, qualche ragione più seria non manca. Continua a leggere

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Il dolore del mondo offeso. Una rilettura di “Conversazione in Sicilia”

vittorini-elio-conversazione-in-siciliadi Giovanni Altadonna

«Era un siciliano, grande, un lombardo o normanno forse di Nicosia, tipo anche lui carrettiere come quelli delle voci sul corridoio, ma autentico, aperto, e alto, e con gli occhi azzurri. Non giovane, un cinquantenne, e io pensai che mio padre ora somigliava forse a lui sebbene mio padre lo ricordassi giovane, e snello, magro, recitando il Macbeth, vestito di rosso e nero. Doveva essere di Nicosia o Aidone; parlava il dialetto ancora oggi quasi lombardo, con la u lombarda, di quei posti lombardi del Val Demone: Nicosia o Aidone» (Vittorini, 2010: 155). 

Con questa descrizione la voce narrante di Conversazione in Sicilia, il romanzo più noto di Elio Vittorini, introduce la figura del “Gran Lombardo”. Continua a leggere

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Del viaggio, sentimento pratico. Uno sguardo fra geografia e antropologia

9788833841250_0_536_0_75di Nicolò Atzori 

«Il signore parte?» chiese. «Sì» rispose Phileas Fogg. «Andiamo a fare il giro del mondo». Passepartout, con gli occhi sbarrati, le palpebre e le sopracciglia alzate, le braccia aperte e il corpo afflosciato, mostrava tutti i segni della meraviglia spinta fino allo sbalordimento. «In ottanta giorni» rispose il signor Fogg. «Per cui non abbiamo un istante da perdere». 

La fermezza dell’eccentrico Phileas Fogg fa da contraltare allo sbalordimento dell’ingenuo e vivace domestico Passepartout, chiamato a seguire il suo padrone nella più grandiosa delle missioni: Il giro del mondo in ottanta giorni, raccontato nell’omonimo capolavoro di Jules Verne. Continua a leggere

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Centro e periferia nell’orizzonte mediterraneo

Mappa delle rotte commmerciali disegnata da Martin Jan Mansson

Mappa delle rotte commerciali disegnata da Martin Jan Mansson

di Andrea Bagalà 

In un precedente articolo [1] ho trattato, brevemente e con umana dose di errori, la breve storia del Neoborbonismo, un fenomeno di revanscismo storico che, da qualche anno, ha impegnato accademici e dilettanti in un acceso dibattito sul Meridione al tempo dei Borbone. Non stupirà sapere che proprio i social network sono stati amplificatori di una retorica filoborbonica che ha spinto alcuni storici a fare chiarezza sulle ragioni, spesso legittime, paventate da cultori e ammiratori dei “primati” del Regno delle due Sicilie, vero motore ideologico dei neoborbonici. Continua a leggere

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La sacralità delle radici

COPERTINA LIRICHE TERRESTRI PC NUOVO.cdrdi Ada Bellanova 

Dell’ultimo libro di Diego Conticello, poeta siciliano trapiantato in Lombardia, Liriche terrestri (Industria e Letteratura 2022), m’incanta già la copertina: un ramo velato di ragnatele che si illumina un poco di luce nella penombra silvestre – sullo sfondo alcune case antiche, in abbandono – e che – ma forse pare solo a me – è anche un cervo stilizzato con il muso verso l’altro. Scoprirò presto che l’immagine ha più di un legame con i versi. Mi piace comunque questo spunto, il riquadro di natura in minore, che già fruscia di bellezza e mi avventuro nel bosco dei versi lieta. Continua a leggere

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Pompeo Colajanni: L’autonomia e la Riforma Agraria

Colajanni

Pompeo Colajanni

di Francesco Butticé 

Introduzione

La figura di Pompeo Colajanni viene spesso associata a quella del partigiano combattente, che durante gli anni della resistenza contribuì alla liberazione del Piemonte, e passato alla storia come il “Comandante Barbato”. Poco interesse, invece, è stato rivolto alla carriera politica, infatti, Colajanni sin da subito ricoprì incarichi di alto prestigio: prima come sottosegretario alla guerra, dal 1945 al 1946 e in un secondo momento come Segretario del Pci Palermitano e da ultimo Deputato al parlamento regionale, tra le file del Blocco del Popolo. Continua a leggere

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Introduzione al pensiero complesso

9788804668022_0_536_0_75di Claudia Calabrese 

Dice: – Tutto è inutile, se l’ultimo approdo non può essere che la città infernale […] E Polo: – L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio (I. Calvino, Le città invisibili, Einaudi, Torino, 1972).  Continua a leggere

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Una migrazione lunga cinquant’anni. La presenza tunisina nel ragusano tra continuità e stratificazioni

Paesaggio serricolo della fascia trasformata. Primavera 2021  (ph. Andrea Calabretta)

Paesaggio serricolo della fascia trasformata. Primavera 2021 (ph. Andrea Calabretta)

di Andrea Calabretta 

Una migrazione sottotraccia

Lo sviluppo di un autonomo campo di studi migratori sembra avvenire in Europa non prima della metà degli anni ’70, quando la chiusura delle frontiere ai lavoratori stranieri in Germania (1973) e Francia (1974) impresse una spinta al processo di riunificazione familiare, rompendo definitivamente l’illusione di un’immigrazione temporanea (Allievi, 2020: 25). Continua a leggere

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Appunti per una fenomenologia dei Siciliani

9788897050865_0_536_0_75di Antonino Cangemi 

Davvero si può parlare di “sicilianità”, ovvero di una serie di tratti comuni che connota chi vive nell’Isola, rendendolo differente dagli altri? Di certo – nel cinema, soprattutto – si è posto eccessivamente l’accento su alcuni caratteri tipici dei siciliani, enfatizzandoli e costruendo stereotipi qualche volta caricaturali e folkloristici, ma è innegabile che ciascuna popolazione acquisisce e assume una propria identità derivante innanzitutto dal proprio contesto territoriale e storico. Ciò vale per i finlandesi come per i siciliani, le cui specificità caratteriali sono state sottolineate fin da tempi remoti risultando spiccate anche per l’insularità e per la posizione geografica della Sicilia al confine tra due continenti. Continua a leggere

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Note critiche sulla storia recente della diocesi di Palermo

coverdi Augusto Cavadi 

Le corpose pubblicazioni di don Francesco Michele Stabile, sulla Chiesa cattolica siciliana con particolare riferimento ai suoi rapporti con il potere politico-mafioso, sono dei passaggi obbligati per chiunque voglia occuparsi della questione. Nei decenni di laboriose ricerche su documenti originali egli ha coperto per intero l’arco dell’ultimo secolo e mezzo: Il clero palermitano nel primo decennio dell’Unità d’Italia (1860 – 1870) in due volumi; La Chiesa nella società siciliana della prima metà del Novecento e I consoli di Dio. Vescovi e politica in Sicilia (1953-1963). Molto recentemente ha ripreso in maniera organica i tomi precedenti (ormai fuori commercio) nel voluminoso La Chiesa sotto accusa. Chiesa e mafia in Sicilia dall’unificazione italiana alla strage di Ciaculli (Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2022). Continua a leggere

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Per una scuola umana

locandina-convegno-scuola-cultura-inclusionedi Salvina Chetta

Spessotto, personaggio protagonista dell’allegra marcetta [1] del cantautore Vinicio Capossela, è un alunno degli anni Settanta, un bambino a cui la vita non ha regalato nulla, neppure la possibilità di essere retto; è un disagiato, un “soggetto problematico”, pigro, distratto, scorretto, menzognero, facile all’ira, uno scarto della società, destinato a stare ai margini già dalla prima elementare, quando, dopo i primissimi giorni di scuola, incapace di stare fermo, viene giudicato e additato, quindi arruolato dagli stessi insegnanti tra i disturbatori della quiete dell’aula e relegato agli ultimi banchi per tutta la restante carriera scolastica. Continua a leggere

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Sui quadri segreti di Francesco Carbone

Tramonto ai tropici, di F. Carbone, 1960

Tramonto ai Tropici, di F. Carbone, 1960

di Rosella Corrado 

Un quadro dai colori intensi e contrastanti, un tramonto, esposto su una parete della casa di campagna dei miei suoceri, Mommina Urso e Carmelo Profita, continuava nel tempo a catturare la mia attenzione e ammirazione. Un’opera donata dal suo autore, Francesco Carbone, a mia suocera, cugina di sua moglie Elvira Franco. Non sapevo che quel dipinto un giorno sarebbe giunto a me e soprattutto non potevo sospettare quale segreto celasse al suo interno. Continua a leggere

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A Beirut la vita è più forte

Beirut, scritta su un muro di casa restaurata (ph. Francesca Corrao)

Beirut, scritta su un muro di casa restaurata (ph. Francesca Corrao)

di Francesca Maria Corrao

Una scritta sul muro di una casa in fase di restauro recita “Il paese è distrutto ma noi non lo siamo”. Così mi accoglie Beirut, dove ritorno a distanza di dodici anni dalle rivolte arabe, e dopo l’ingresso nel Paese di oltre un milione di profughi per la guerra civile siriana, e il recente terremoto. Molte anime popolano questo Paese, che, come scriveva una delle sue grandi voci poetiche, Etel Adnan, è testimone dell’infinito estinguersi dell’Impero ottomano. Un piccolo Paese a vocazione mediterranea che, dall’inizio del secolo scorso aveva già accolto oltre 200mila profughi armeni in fuga dalla Turchia, poi i palestinesi cacciati da Israele (1948, 1967) e dalla Giordania (1970). Continua a leggere

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Rileggere i musei e ripensare l’antropologia museografica

9788855535625_0_536_0_75di Antonino Cusumano 

I libri – si sa – servono per pensare ma più spesso per ripensare, per ricordare, per ritrovare. Quando leggiamo leghiamo quelle pagine alla vita, a quel frammento di esperienze che precedono e accompagnano il gesto di aprire il libro. «Il significato di un libro non è mai in ciò che è ma in ciò che siamo noi dopo averlo letto. Il libro vive perché ci modifica» ha scritto Giuseppe Pontiggia (2002: 69). Leggere e vivere sono, infatti, nel loro farsi due momenti consustanziali, pratiche strettamente simbiotiche poiché i libri sono quello che sono quando li leggi e perfino dove li leggi. Leggere che ha la stessa radice di legare stabilisce un legame tra l’assenza dell’autore e la presenza del lettore, tra la realtà che sta dentro le pagine e quella che ne sta fuori. Le parole e le voci sono destinate a tracimare dal mondo fatto di righe orizzontali al mondo che abitiamo fatto di tre dimensioni. La verità è che «leggiamo il libro ma, più profondamente forse, è il libro a leggere noi», come ci ha insegnato il grande studioso di letterature, George Steiner (2013: 17).  Continua a leggere

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Rileggendo la “leggerezza” di Italo Calvino

Magnani

As long as the sun last, di Alex Da Corte, New York

di Laura D’Alessandro

Nei momenti in cui il regno dell’umano mi sembra condannato alla pesantezza, penso che dovrei volare come Perseo in un altro spazio (Italo Calvino)

È sempre un viaggio – di quelli che rifaresti senza mai stancarti – quello di rievocare tutti i libri che hanno reso grande Italo Calvino [1]. A partire dai racconti de Le Cosmicomiche [2] che nel 2021 hanno ispirato una installazione dell’artista americano Alex Da Corte [3], sul tetto del Metropolitan Museum (MET) di New York. La scultura, che domina Central Park, rappresenta un grande uccello blu dotato di ben settemila piume d’alluminio. Continua a leggere

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Sulla natura non semantica della bestemmia e la sua prossimità con il parlato riprovevole

coverdi Valeria Dattilo 

“Porca madosca”. È a partire da questa espressione pronunciata da Stefano Bettarini nel programma televisivo “Il Grande Fratello Vip”, 2020, che nasce l’idea, da parte di alcuni autori, di discutere e di riflettere sulla questione della blasfemia; idee che sono state raccolte nel volume collettaneo dal titolo Non c’è bestemmia. Scritti sul parlato riprovevole, curato da Giovanni Pieri insieme ad un gruppo di studiosi, tra cui l’antropologo culturale Pietro Clemente, Florio Carnesecchi, Paolo De Simonis, il linguista Luciano Giannelli e il giurista Gianfranco Macciotta. Un testo interessante non solo da un punto di vista sociologico ma soprattutto antropologico e linguistico, che individua a partire dalla presunta enunciazione di blasfemia di Bettarini – che di certo non costituisce né l’unico né il primo caso di “parlato riprovevole” pronunciato durante un reality-show – lo spunto per comprendere il carattere culturale della bestemmia. Continua a leggere

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Appunti per un Mediterraneo di pace e solidarietà

Mediterraneo, di Jean Baneton, 1942

Mediterraneo, di Jean Baneton, 1942

di Piero Di Giorgi

Venti di guerra spirano in Europa e in particolare nel Mediterraneo e molte sono le basi militari di potenze straniere. Credo che sia maturo il tempo di una geopolitica europea che metta al centro della sua prospettiva un’identità mediterranea plurale per tutelare il mare nostrum, una risorsa economico-sociale e ambientale da valorizzare per il benessere dell’umanità. Ritengo che ci sia l’urgenza di creare uno spazio generatore di un’umanità nuova, basata sulla convivenza e sulla democrazia partecipata, che abbia come obiettivo la pratica della pace, la salvaguardia della salute e delle risorse sufficienti per una vita quotidiana, dove siano garantiti per tutti i cittadini i diritti civili e sociali, dove non esistano disuguaglianze come quelle attuali, dove siano salvaguardati i beni comuni, come l’acqua e tutti i presidi pubblici, nella salvaguardia delle tradizioni locali e dell’eredità di una storia millenaria. Continua a leggere

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Da Bologna. La parola ai giovani

coverdi Lella Di Marco

A partire da questo numero e in questo spazio saranno ospitate le voci e le storie dei giovani di Bologna che via via incontreremo e ascolteremo. Non abbiamo in mente una indagine sociologica né vogliamo essere noi a parlare del variegato mondo giovanile e delle difficoltà a transitare nell’adultità di adolescenti e ragazzi in un mondo che non sembra preoccuparsi di loro, delle politiche scolastiche, dei luoghi di aggregazione, di sostegno allo studio, di creativa sperimentazione nel tempo libero. Lo spazio sarà abitato esclusivamente da chi lo vorrà, per raccontarsi, dirsi, protestare, esprimere sogni e bisogni, rabbia, indignazione, sfiducia, delusione … senza la paura di essere giudicati, manipolati, “umiliati” o usati. Continua a leggere

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L’antropologia, la città e le gang giovanili. Una chiave interpretativa

Baby gang

Baby gang

di Annalisa Di Nuzzo

Premessa

L’aria della città rende liberi (Max Weber)

Nel corso del Medioevo, l’affermazione contenuta in epigrafe, esemplificava aspettative e trasformazioni che in quel momento storico si delineavano in un mondo che aveva collocato la propria dimensione sociale in spazi e modi rigidamente correlati a statiche gerarchie e rapporti di servitù. La citazione di Max Weber introduceva ad un passaggio epocale nella storia dell’Occidente, che rivelava la dimensione moderna della libertà dell’individuo; d’ora in avanti, infatti, con l’affermazione progressiva della città, il padrone di uno schiavo, di un servo perdeva il diritto di pretenderlo quale soggetto del suo potere (Weber 1961).   Continua a leggere

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Giovanni Verga etnografo

copertina-giancristoforo-caleidoscopi_exe_page-0001di Mariano Fresta 

Lia Giancristofaro, che insegna Antropologia culturale all’Università “G. D’Annunzio” di Chieti, ha letto le opere veriste di Giovanni Verga con l’intento lodevole di rintracciarvi e inventariare tutti gli aspetti etnografici, culturali e materiali, che caratterizzano la società arcaica rappresentata con tutte le sue vicende e tutta la sua umanità dallo scrittore siciliano. Ne è nato un volume, Religione, famiglia e potere nell’opera di Giovanni Verga (prefazione di A. Buttitta, Edizioni Museo Pasqualino, Palermo 2022),  che riporta il ricco patrimonio etnografico utilizzato dal romanziere, cui si aggiungono, a riscontro di quanto rilevato, le testimonianze tratte dai lavori di Pitrè, Salomone Marino, Guastella ed altri studiosi minori, nonché le considerazioni svolte dalla stessa Giancristofaro che spiega le usanze e i costumi meno noti e guida il lettore alla loro comprensione. Continua a leggere

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Restituire esistenza, rammemorare. I pastelli di Ennio Calabria

Ennio Calabria, La luce taglia il buio, s.d.

Ennio Calabria, La luce taglia il buio, s.d.

di Aldo Gerbino 

Ecco, dunque, le ‘camere del mare’ / abitate da correnti, deboli respiri ittici, popolate /da corpi vagoli di annegati, da soffi inquieti / di sirene, cinture appena cosparse di scaglie malachite / e frammenti cerosi di arti, implumi conchiglie, fragori di relitti [A. G., da “Per mare, per sirene”, «Nuovi Argomenti», Milano 2003]. 

Una notturna fascinazione incombe su questi pastelli tracimati, con il loro singolare impulso effusivo, da quelle braci che affiorano dall’anima di Ennio Calabria [1]. Maestro dall’indubbia e lucida consistenza emotiva si concede, con rigore, alla visione grazie alla sua armatura esistenziale accogliendo in sé, privo di ogni infingimento, impalpabili stringhe visionarie, e, allo stesso tempo, compatti grumi d’esistenza nei quali il sogno, l’abbaglio e quel raccolto guizzo del lampo che par che accechi la visibilità del reale, s’incistano. Continua a leggere

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Intorno al Monumento ai Caduti di Troina e allo scultore Condorelli

Troina Monumento ai Caduti, part. (ph. Paolo Giansiracusa)

Troina Monumento ai Caduti, part. (ph. Paolo Giansiracusa)

di Paolo Giansiracusa

L’intenzione di realizzare un monumento destinato ad onorare e ricordare i giovani troinesi caduti durante il Primo conflitto mondiale (1915-18) prese corpo il 10 aprile del 1919 allorquando l’Amministrazione Comunale di Troina con apposita deliberazione [1] decise di rivolgersi a due noti scultori del tempo, il professor Grasso di Catania e il professor Condorelli di Acireale (con studio a Catania, in Via Etnea 221), per commissionare delle proposte progettuali.

Il Comune con l’opera intendeva ricordare i suoi figli caduti in guerra. Degli oltre 600 giovani troinesi partiti al fronte, in un primo momento si rilevò che 83 avevano perduto la vita. I loro nomi furono fatti incidere nella stele del monumento e a questi, man mano che le conseguenze belliche andavano delineandosi e chiarendosi in tutto il loro dramma, se ne aggiunsero altri 120. Continua a leggere

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San Paolo, la più grande città italiana: sguardi incrociati

mmigrati in posa per una fotografia nel cortile centrale dell'Hospedaria dos Imigrantes , ca. 1890

Immigrati a San Paolo nel cortile centrale dell’Hospedaria dos Imigrantes, 1890

di Marcia Gobbi, Franco Pittau, Alexandre Ragazzi, Maria Cristina Stello Leite e Sandra Waisel [*]

1. San Paolo tra le due sponde dell’Oceano 

La storia delle migrazioni italiane si protrae da oltre un secolo e mezzo. La Costituzione repubblicana ha preso in considerazione anche i cittadini italiani residenti all’estero. Essi, dagli anni Duemila possono votare i propri rappresentanti in Parlamento, ma neppure questo importante riconoscimento ha consentito di superare del tutto una certa separatezza tra “gli italiani di qua” e “gli italiani di là”, specialmente quando essi non hanno la cittadinanza italiana.    Continua a leggere

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Nell’orrido mondo di 445537

coverdi Casimira Grandi 

Il filo spinato è una soglia invalicabile, sempre. Solo chi è trasparente può varcarla senza lacerare il corpo e lo spirito, forse. Ringrazio la buona sorte che mi ha fatto incrociare in questa improbabile soglia la bambina trasparente 445537 e il tangibile bambino Numa, figure che interrogano con la forza del delirio la vicenda storica di cui sono protagonisti, frammenti di vite portate nella dimensione onirica del non vissuto: che conduce alla concretezza del mito imperituro, capace di oltrepassare il tempo storico per rivolgersi all’infinito presente. Quasi a proporre una nuova mitologia: buoni, cattivi, mostri e dèi con la divisa a strisce bianche e blu o di nero vestiti. L’infinito presente è l’ombra di ogni uomo, sempre inconsapevole del pesante fardello dei secoli che l’ha prodotto sino a quando non incontra il suo passato. Ed è proprio questa antinomia che ha creato – solo l’altro ieri – 445537 e Numa. Continua a leggere

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I Siciliani e il desiderio di miglior fortuna

41z3rqxcv-l-_sx308_bo1204203200_di Nicola Grato 

La “questione migratoria” è sempre presente nel dibattito pubblico del nostro Paese. Il più delle volte, occorre dirlo, si parla di migrazioni a sproposito e in modo capzioso: si parla genericamente di “migranti”, “flussi”, “ripartizione dei flussi”, ma dietro a queste parole ci sono persone, c’è l’altro, che sempre ci interroga e scuote (o dovrebbe farlo) le nostre inveterate convinzioni. La Sicilia è storicamente e geograficamente terra di migrazione, luogo-mondo di confronto tra culture, saperi, esperienze; in Sicilia è attiva dal 2015 la “Rete dei musei siciliani dell’Emigrazione”: otto musei, uno per provincia, manca all’appello Agrigento. Musei operanti, luoghi di costruzione di identità plurali attraverso la raccolta di dati sul fenomeno migratorio, attraverso la raccolta di storie e di archivi fotografici. Da qualche anno il lavoro delle persone impegnate a vario titolo in questi musei ha dato luogo anche a pubblicazioni che compongono pezzo per pezzo il mosaico della storia delle migrazioni siciliane. Continua a leggere

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Il mondo in fiamme. Comunità e conoscenze locali contro gli incendi

180942186-7063e9f5-b082-4e9e-94c9-1ec542b75254di Giovanni Gugg [*] 

Gli incendi boschivi provocano ogni anno danni ingenti, difficilmente quantificabili, ferite spesso faticosamente sanabili per tanti preziosi e fragili ecosistemi. Il costo del fuoco, però, aumenta se oltre al patrimonio naturale vengono danneggiati anche centri abitati, insediamenti industriali e strutture turistiche, in un effetto domino erosivo e deteriorante che può mettere a repentaglio la vita umana stessa. Continua a leggere

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Mediterraneo, il pluralismo circolare delle lingue

39d402d5-8a6e-4dd2-b9a5-7318503f411edi Ilaria Guidantoni [*] 

Lingue di confine non confinanti 

La circolarità della lingua è una questione imprescindibile per quanto non sempre evidente in un mare chiuso, qual è il Mediterraneo, a cominciare dall’etimologia della stessa parola che dà il nome al nostro mare e che allude a un dialogo circolare fra corrispondenze e diversità. Qui si è costituita una “nicchia ecolinguistica”. Rispetto ad altri luoghi di confine nel Mediterraneo non c’è solo una dialettica tra l’io e l’altro, tipico delle frontiere, a due, quanto la pluralità delle differenze, una stratificazione dove il presente non annulla il passato: si può così parlare a pieno diritto di pluralismo linguistico. Ne è un esempio Siracusa. Continua a leggere

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La tradizione orfico-pitagorica nelle credenze e nelle usanze popolari calabresi

Askos in bronzo a forma di sirena dalla necropoli delle Murgie di Strongoli (antica Petelia), Museo Nazionale di Crotone. Nel manico del vaso unguentario è raffigurata l’anima del defunto che il demone ha il compito di portare con sé in cielo. Tra le mani della Sirena una melagrana, frutto infero che simboleggia la fertilità e la rinascita, e il flauto di Pan, le cui sette canne corrispondono ai sette pianeti e la cui funzione musicale rimanda all’armonia dei sette suoni che costituiscono l’ottava, la consonanza perfetta. Immagine ed informazioni prelevate dall’articolo “Sul dorso della sirena. La Crotone pitagorica in alcuni capolavori d’arte funeraria” di Margherita Corrado

Askos in bronzo a forma di sirena dalla necropoli delle Murgie di Strongoli (antica Petelia), Museo Nazionale di Crotone (da Sul dorso della sirena. La Crotone pitagorica in alcuni capolavori d’arte funeraria di Margherita Corrado)

di Francesco La Rocca

Introduzione

La vicinanza di Pitagora al movimento mistico dell’orfismo e alle sue pratiche è questione ampiamente studiata e dibattuta. Tra i primi autori ad accostare il nome di Orfeo a quello di Pitagora, ad esempio, Apollonio di Tiana, Giamblico e Ione di Chio, che riconduce al filosofo di Samo la paternità di alcuni poemi conosciuti sotto la firma di Orfeo o, ancora, Epigene che attribuisce quattro poemi orfici ad altri membri della Scuola Pitagorica (Cardini, 2010; Dodds, 2009: 197; Giamblico in Montoneri, 1973:30, 75-77; O. Kern, 2011: 84) [1]. Le affinità tra i fondamenti del pitagorismo e dell’orfismo non sono, dunque, un mistero, in quanto testimoniate dai precetti professati all’interno della stessa Scuola Pitagorica: la metempsicosi; il rifiuto dei sacrifici di sangue; le prescrizioni dietetiche; la concezione cosmogonica e molti di quegli elementi che compongono il pythagorikos bios trovano delle immediate ed evidenti corrispondenze nella misteriosofia orfica. Per tal motivo, sembra lecito riferirsi a questa dottrina utilizzando il termine “orfico-pitagorica”. Continua a leggere

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E morirono infelici e scontenti. Abraham Gibbs e Constantine Samuel Rafinesque Schmaltz nel primo ʼ800

Costantine Samuel Rafinesque Schmaltz

Costantine Samuel Rafinesque Schmaltz

di Rosario Lentini [*] 

In quellʼinizio di lungo Ottocento, a Palermo, di stranieri se ne incontravano numerosi; non quanti a Messina, ma molti di più che nel recente passato. Arrivavano a bordo di grandi velieri dai porti dellʼalto Tirreno, da Levante o dallʼAtlantico per affari, diplomazia, studio o per rivivere le emozioni di Brydone, di Goethe e dei tanti meno famosi che seguirono, che scrissero della Sicilia dopo averla attraversata in lungo e largo, quasi fosse lʼEden del Mediterraneo.

Uno di loro, il diciottenne Abraham Gibbs, nato a Topsham sobborgo portuale di Exeter, lungo la costa sudoccidentale dell’Inghilterra, nel 1775 aveva iniziato lʼapprendistato commerciale prima a Livorno e poi a Napoli dove aveva sposato la ricchissima figlia del console generale britannico. Continua a leggere

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Paolo Emilio Carapezza. Su quando e come il manifestarsi e dare frutti poi il suo talento

Paolo Emilio Carapezza

Paolo Emilio Carapezza

di Antonietta Iolanda Lima 

So del suo ingegno da tempo volato nel mondo dando semi e germogli. Ne deriva senza dubbio alcuno l’avere di lui piena conoscenza di una biografia integrata di opere e vita. Il tempo storico dunque in cui le date sono fondamentali. Ma non le escludo da queste mie riflessioni traendone alcune che ritengo fondamentali al fine di dare forza connettiva al perché del suo così magnificamente essere. Continua a leggere

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Il bombardamento di Palazzolo Acreide del 9-10 luglio 1943 nella memoria popolare

Sbarco degli angloamericani nelle campagne di Palazzolo Acreide

Sbarco degli angloamericani nelle campagne di Palazzolo Acreide

di Luigi Lombardo 

“Husky” è parola ai più incomprensibile e priva di significato. Ma se la leghiamo a “operazione Husky”, tutto comincia ad apparire più chiaro. Con questa espressione si volle indicare la più importante azione militare del Secondo conflitto mondiale assieme allo sbarco di Normandia. Con questa operazione si volle «Costringere, o indurre, l’Italia a deporre le armi come unico obiettivo nel settore mediterraneo che giustifichi la campagna già iniziata e l’entità delle forze alleate disponibili in questo settore. L’occupazione della Sicilia costituisce la premessa indispensabile, mentre l’invasione della penisola italiana e la conquista di Roma sono, evidentemente, le mosse successive. In tal modo si potrà recare il massimo contributo alla causa alleata e al progresso generale della guerra […]». Così parlò Winston Churchill ad Algeri il 29 maggio 1943, annunciando appunto l’inizio dell’operazione “Invasione della Sicilia”. Continua a leggere

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The fascinating history of islamic jewellery

Shah Jahan on horseback, Mughal Empire, 16th-17th century (Metropolitan Museum of Art, 55.121.10.21

Shah Jahan on horseback, Mughal Empire, 16th-17th century (Metropolitan Museum of Art, 55.121.10.21)

di Roberta Marin [*] 

In the Islamic world, jewellery has been consistently produced and worn by both women and men. The most precious materials have been used, such as gold and silver, and the most expensive and sought-after gemstones have often been added to jewels to make them more colourful and above all luxurious. There are still beautiful examples of jewellery made by Muslim goldsmiths in private collections and public institutions around the world, but tracing the history of jewellery from Islamic lands is not an easy task for a variety of reasons. First, over the centuries gold and silver objects have been melted down to produce new pieces of jewellery and coins. Continua a leggere

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Lucia e Siracusa. La santa e la città

Siracusa, il tempio, Cattedrale

Siracusa, il tempio, Cattedrale

di Marxiano Melotti 

Il tempio e la cattedrale: Siracusa fra passato e presente 

Molte città hanno un rapporto particolare con un santo, ma poche ne hanno uno così profondo come Siracusa con Santa Lucia. È una situazione che vale la pena di approfondire. Siracusa, nata come colonia greca sulla costa sud-orientale della Sicilia, è una città molto particolare, segnata da una singolare ibridazione di culture. La sua piazza centrale è dominata da un’imponente cattedrale (prima bizantina, poi normanna e infine barocca) che sorprendentemente incorpora le colonne di un tempio del V secolo a.C. Continua a leggere

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Paralipomeni degli -ismi contemporanei: breve nota attorno all’islamismo e al neologismo al-ta’slum (التأسلم)

Islamic Art » Arquitecture » Islamic Arquitecture » Islamic mosaics and decorative tile (Kashi Kari)

Islamic Art » Arquitecture » Islamic Arquitecture » Islamic mosaics and decorative tile (Kashi Kari)

di Elena Nicolai 

La vulgata nei discorsi pubblici ci ripropone, con frequente intermittenza semantica, alcuni termini di cui tendiamo a fidarci, parole che si ritiene inutile dover spiegare [1]. La nettezza dei significati assume sempre più i contorni di un fideistico abbandono a credenze condivise che, per il fatto stesso di essere diffuse e vaste, tautologicamente si definiscono più nelle volontà comunicative di chi le adopera che per le informazioni che veicolano. Tanto più il terreno sembra percorso e nitido, maggiori potrebbero nascondersi insidie antinomiche e inesattezze di significato. Continua a leggere

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“La casa dei notabili”: un secolo di storia della Tunisia

coverdi Aldo Nicosia

La casa dei notabili, della scrittrice tunisina Amira Ghenim è uscito per i tipi della E/O ad inizio 2023. Il romanzo, pubblicato due anni prima col titolo Nazilat dar al-akabir, rappresenta un interessante caso editoriale di successo di pubblico e di critica in Tunisia. Tradotto per la prima volta in italiano a firma dell’arabista Barbara Teresi, è in corso di traduzione anche in altre lingue.

È la sera del 7 dicembre 1935. Piove. Bussano alla dimora degli al-Nayfar, un illustre casato della medina di Tunisi: arriva un fagotto di pane da consegnare alla giovane e colta Zubayda, sposa di un rampollo della famiglia. Ma prima che l’ignara domestica porti a compimento la missione dal fagotto cade un foglio: sembra una lettera di poche righe, ma cosa c’è scritto? E chi l’ha mandata? E perché? Continua a leggere

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Gli ornamenti dei “Misteri” nella storia dell’arte argentaria trapanese

Forbici e rasoio, La Negazione, ph. Alberto Catalano

Forbici e rasoio, La Negazione (ph. Alberto Catalano)

di Lina Novara 

Durante la lunga processione dei Misteri che si svolge a Trapani dal Venerdì Santo al Sabato Santo, con diciotto gruppi scultorei che rievocano episodi della Passione di Cristo e due simulacri – Gesù nell’urna e l’Addolorata – le statue in “legno tela e colla” vengono addobbate con preziosi argenti, realizzati da maestri trapanesi a partire dal XVII secolo [1].

Espressione di un ethos popolare, se da un lato testimoniano la volontà di ciascuna categoria artigiana, o maestranza, di abbellire, in occasione della processione, il Mistero affidatole, dall’altro attestano la fede e la devozione di chi li ha donati, per grazia ricevuta o per ricordare un evento lieto come la nascita di un figlio, o triste come la morte di persone care. Su alcuni sono incisi o applicati i simboli del ceto che ha cura del sacro gruppo: le forbici dei sarti, il rasoio e le forbici dei barbieri, il veliero dei naviganti. Continua a leggere

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La potente impotenza di Francesco Bargellini

bargellini-limpotenzadi Antonio Pane

In una memoranda sequenza di Maledetti vi amerò, il primo lungometraggio di Marco Tullio Giordana, Gigi, l’amico di Svitol finito nella prostituzione e nell’eroina, perso fra i barlumi di candele che oscurano il suo tugurio, parla, con salmodiante sarcasmo, in napoletano stretto, del buco che ognuno si porta dentro, della spina che tiene in cuore e che lo finirà. Me ne sono ricordato leggendo Cocuzzolo, quarta delle quarantaquattro brevi o brevissime prose – distribuite per metà nella maggioritaria parte eponima e per il resto nelle sezioni La storia, Zoo della mia biblioteca, 2020 – che costituiscono (insieme alla poesia Al pensiero e a una eccentrica postfazione autoriale suddivisa fra Contenuti e Note) L’impotenza di Francesco Bargellini, apparso da Inschibboleth nel settembre 2022. Continua a leggere

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Ut musica poësis: Kahlil Gibran in viaggio nel Maqāmistān

gibran-la-musica_mesogea_2023di Alessandro Perduca 

Nel 1905 a New York un Kahlil Gibran appena ventiduenne pubblicava Nubḏah fī fann al-mūsīqá (Trattatello sull’arte della musica) [1], opera prima che solo a una lettura e a un lettore superficiali può presentarsi come un ingenuo panegirico all’arte delle note, un mero frammento lirico pregno di romantica e giovanile passione. Gibran condivide infatti la sorte dei nietzschiani uomini postumi «meno ben compresi di coloro che si sono conformati alla loro epoca»[2] e la cui autorità proviene da una paradossale non-comprensione. Continua a leggere

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Cine-grido

 Ali au pays des Merveilles

da Ali au pays des Merveilles

di Federico Rossin 

«Ali au pays des Merveilles è un film sul tempo e sull’usura. La derisione e la malinconia della storia. Gli autori mostrano il legame politico tra colonizzazione ed emigrazione. Non è un film militante. È qualcosa di diverso: uno sguardo che si allontana dalla quotidianità e dà alla miseria e allo sfruttamento di cui sono vittime i lavoratori migranti le dimensioni del fantastico». Così ha scritto Tahar Ben Jelloun, Djouhra et “Ali au pays des merveilles”, su Le Monde del 3 gennaio 1977.  Continua a leggere

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I suoni di Pan in Sicilia. La singolare esperienza del costruttore-suonatore Pinello Drago e del Kalamos Ensemble

Flauti. Museo della musica peloritana

Flauti (dal Museo della cultura e della musica popolare dei Peloritani, Gesso-Messina)

di Mario Sarica 

Sul versante etnomusicologico ed etnorganologico la Sicilia, come è noto, si configura come uno dei territori di ricerca di più rilevante interesse di tutta l’area mediterranea, con una pluralità di famiglie strumentali e pratiche musicali vocali (monodiche e polivocali), ancora oggi in parte funzionali nei residui contesti cerimoniali di tradizione, sia sacri sia profani. Continua a leggere

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St. Soline, la guerra dell’acqua è cominciata

St Soline (ph. Antonella Selva)

St. Soline (ph. Antonella Selva)

di Antonella Selva 

St. Soline 

St. Soline è una minuscola località rurale nella regione agricola delle Deux Sèvres, Francia occidentale, entroterra atlantico, più o meno tra le città di Poitiers a nord e Niort a ovest. Già una definizione geografica così lunga per poterla collocare fa comprendere quanto sia persa in mezzo al nulla. Continua a leggere

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«Che miserie!» avrebbe detto Pirandello

 coverdi Salvatore Claudio Sgroi 

All’inizio del ‘900 Luigi Pirandello, in occasione di un’ordinanza del sindaco di Roma avversa all’uso delle parole straniere nelle insegne dei negozi, intervenne con un articolo, antipurista, ironico già nel titolo, Un trionfo nazionale, apparso sulla «Gazzetta del popolo» del 26.I.1906 (riedito col titolo Per l’ordinanza d’un sindaco nel 1908, rist. nei suoi Saggi e interventi, Mondadori 2006: 713-17, 1565-67).

Pirandello fa riferimento in particolare a termini quali chauffeur (il miglioriniano autista risalendo al 1932), frack («marsina»), pardessus («soprabito»), passe-partout (dei quadri «sopraffondo»), salon («barbiere, barbieria»), tout-de-même («vestiario completo»), vient-de-paraître (‘novità libraria’), bijouterie («bigiotteria»), chemiserie. Continua a leggere

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Le costruzioni di navi mercantili nei golfi di Napoli e Salerno nel primo periodo borbonico (1734-1799)

Fig. 1 Frans Vervioet, Veduta di Napoli con lanterna e Vesuvio, XIX secolo, collezione privata.

Frans Vervioet, Veduta di Napoli con lanterna e Vesuvio, XIX secolo, collezione privata

di Maria Sirago 

Introduzione

L’analisi dello sviluppo della marina mercantile meridionale nel Settecento rientra nell’ambito della storia marittima, un settore poco sviluppato nella storia del Mezzogiorno, carenza segnalata da Luigi De Rosa fin dagli anni Settanta del Novecento. Da allora il settore si è ampliato grazie alla proliferazione di convegni e specifiche pubblicazioni (D’Angelo, 2010; Frascani, 2001: X-XII, e 2017). Inoltre, sono state create cattedre universitarie e centri di ricerca, in particolare quelli del CNR di Napoli e Cagliari (Sirago, 2020; Lentini: 2021). L’andamento discontinuo della storia marittima italiana è stato sottolineato da Paolo Frascani (2008) che ha ricordato i fasti genovesi e veneziani in epoca medievale e il prolungato ripiegamento durante l’epoca moderna, seguendo un percorso diverso dagli altri Paesi europei. Continua a leggere

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Storia, didattica e umanità. La fatica di insegnare oggi

variant-med_1200x630-obj24828388-690x362di Giuseppe Sorce 

È quel periodo dell’anno in cui, da docente, ci si può trovare a discutere con i propri studenti e studentesse di quella parte di storia del Novecento che va dagli anni venti alla Seconda guerra mondiale. Mi è capitato l’anno scorso, mi sta capitando quest’anno. A distanza di dodici mesi affrontare certi temi, fatti e processi storici è diventato ancora più complicato. Il paragone con quindici anni fa, anni in cui stavo fra i banchi e non alla cattedra, è imbarazzante. Continua a leggere

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In principio l’Homo Narrans

51sozlebsbldi Orietta Sorgi 

«Il racconto – scriveva Roland Barthes (1969:7) – è presente in tutti i luoghi, in tutte le società, il racconto comincia con la storia stessa dell’umanità. Non esiste, non è mai esistito in alcun luogo un popolo senza racconti. Siamo una specie che racconta, che si racconta, lo abbiamo sempre fatto in varie forme e con vari linguaggi».

A questo tema è stata dedicata la tredicesima edizione dei “Dialoghi di Pistoia”, festival di antropologia contemporanea intitolato Narrare Humanum est. La vita come intreccio di storie e immaginari, confluito successivamente in una raccolta di saggi pubblicata dall’Utet. Dai graffiti preistorici ai miti cosmogonici dell’antichità, dai poemi omerici alla letteratura, dal cinema alla televisione, dal web allo storytelling, alcuni autori si confrontano da vari punti di vista, concordi tuttavia nel ritenere la narrazione un bisogno innato dell’umanità. Continua a leggere

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Luigi maestro di “umane dimenticate istorie”

Luigi Lombardi Satriani

Luigi Lombardi Satriani

di Sergio Todesco [*] 

La morte di Luigi Lombardi Satriani, che ha insegnato in anni ormai lontani alla Facoltà di Magistero di Messina, ha prodotto un ulteriore vuoto nel novero degli studiosi meridionali che dal dopoguerra in poi si sono interrogati sulle condizioni del Mezzogiorno d’Italia e sui meccanismi che in esso determinavano le forme di cultura storicamente espresse dai ceti subalterni. Con questa persona fuori del comune, in cui la prospettiva scientifica non è stata mai disgiunta dalla passione civile, ho avuto la fortuna di intrecciare un rapporto amicale, nutrendomi del suo alto magistero e da lui assorbendo suggestioni che hanno contribuito in maniera determinante alla mia formazione e alle mie scelte professionali. Continua a leggere

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Giuseppe Zagarrio, un critico tra il dubbio e la ragione

71db3fsamldi Giuseppe Traina 

Ho preso in prestito il sintagma che dà il titolo a un libro [1] di poesie di Giuseppe Zagarrio (Ravanusa, 1921 – Firenze, 1994) per provare a definirne la posizione di critico e studioso, mossosi sapientemente tra il dubbio, che dovrebbe attanagliare positivamente chiunque si dedichi alla difficile analisi di una produzione letteraria in progress, e il metodo razionale che l’ha sorretto in questa faticosa impresa: metodo che si potrebbe definire come una saldatura tra una peculiare inclinazione verso l’analisi lessicale e semantica, di matrice stilistico-spitzeriana, e l’attenzione al modo in cui ogni poeta intavola un dialogo con la realtà a lui contemporanea – un’attenzione cara a chiunque, soprattutto tra gli anni Cinquanta e Ottanta, si sia ispirato alla cultura gramsciana. Ma sul metodo di Zagarrio rimane anche decisiva l’influenza del magistero critico di Luciano Anceschi, sul quale tornerò alla fine di questo ragionamento. Continua a leggere

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Percorsi identitari tra i vicoli di Gangi

Gangi, Panorama

Gangi, Panorama

di Eliana Virga

Poco più di un anno fa intraprendevo il percorso di ricerca che mi avrebbe portata a laurearmi con una tesi incentrata sull’odonomastica del mio paese, Gangi. In quell’occasione avevo cercato di rilevare le possibili variazioni di una lingua all’interno di uno stesso gruppo, sulla base di condizionamenti sociali, economici e culturali, ovvero di comprendere come potesse mutare la forma di un odonimo in base a fattori quali genere, livello di istruzione ed età dei parlanti, e di delineare una socio-odonomastica gangitana, tentando di esaminare attraverso i filtri della socio-onomastica [1] il patrimonio odonomastico del mio paese. Avevo quindi intervistato un campione di venti informatori, attraverso il metodo dell’intervista strutturata a risposta libera o intervista direttiva, basata sull’utilizzo di un questionario per metà iconografico [2] e per metà costituito da domande dirette.  Continua a leggere

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Rileggere “L’Affaire Moro” di Leonardo Sciascia

coverdi Francesco Virga 

«Lo Stato italiano è resuscitato. Lo Stato è vivo, forte, sicuro e duro. Da un secolo, da più che un secolo, convive con la mafia siciliana, con la camorra napoletana, col banditismo sardo. Da trent’anni coltiva la corruzione e l’incompetenza disperde il denaro pubblico in fiumi e rivoli di impunite malversazioni e frodi» [1] (L. Sciascia, L’affaire Moro, Sellerio 1978: 63). 

L’affaire Moro di Leonardo Sciascia viene pubblicato nell’autunno del 1978, qualche mese dopo l’orribile strage della scorta di Aldo Moro, del suo sequestro e successivo assassinio. Il libro viene letto distrattamente da tanti (me compreso) e stroncato da due grandi giornalisti [2]. Apparve frutto di una mente delirante dopo che stampa e tv erano riuscite a convincere l’opinione pubblica che le lettere di Moro non erano state scritte da Moro. Continua a leggere

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Per il decano e l’amico. Per la vita di quasi un secolo di studi

Giuseppe Profeta (ph. Gianfranco Spitilli)

Giuseppe Profeta (ph. Gianfranco Spitilli)

di Pietro Clemente 

Il 7 dicembre 2022 il professor Giuseppe Profeta ha completato la donazione liberale della sua biblioteca personale alla Grande biblioteca pubblica regionale Melchiorre Delfico, più di 15 mila testi molti dei quali rarità bibliografiche. La Delfico è una biblioteca storica cresciuta tra Real Collegio e Italia napoleonica, tra Provincia e Regione e giunta a oltre 300 mila volumi. Una biblioteca che ha accolto nel 2022 anche parte del fondo di don Nicola Jobbi, sacerdote ma anche studioso e raccoglitore di cultura popolare. In tanti ammireranno questa operazione culturale anche con un po’ di invidia. Nel passaggio al digitale i libri si sono svalorizzati e molti studiosi che vorrebbero donare e far diventare pubblici i propri libri trovano ovunque dinieghi, in specie dalle Università.   Continua a leggere

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Un “cameo” per Giuseppe Profeta

Giuseppe Profeta

Giuseppe Profeta

di Adriana Gandolfi                                     

Con il prof. Giuseppe Profeta ci siamo conosciuti all’inizio della mia “carriera” di ricercatrice etnografica per il costituendo Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara, quando si presentava il volumetto catalogo del Museo di Tradizioni Popolari di Cerqueto, che esponeva negli allestimenti tuti i materiali raccolti da Padre Nicola Jobbi nel versante teramano del Gran Sasso già dai primi anni ’60.

La prima impressione è stata quella di incontrarmi con un “grillo”, sia per il suo aspetto fisico che, per il suo temperamento “effervescente” ed attivo. Ballammo insieme durante l’esibizione di suonatori di organetto tradizionale intervenuti per l’occasione e fra di noi iniziò un rapporto di corrispondenza empatica che dura da allora. Continua a leggere

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Giuseppe Profeta nella tradizione degli studi demologici italiani

Giuseppe Mirizzi

Giuseppe Profeta

di Ferdinando Mirizzi 

Non ricordo di avere mai incontrato personalmente Giuseppe Profeta, ma il suo profilo intellettuale e i suoi testi mi rimandano agli anni della mia prima formazione, maturata presso l’Istituto di Storia delle tradizioni popolari dell’Università di Bari sotto l’insegnamento di Giovanni Battista Bronzini e l’assistenza premurosa e rigorosa di Elisa Miranda, rispettivamente relatore e correlatrice della mia tesi di laurea nel 1980. Ricordo che, all’interno dell’Istituto, si parlava allora di Profeta come di un collega di Bronzini, con il quale aveva condiviso la comune appartenenza alla scuola di Paolo Toschi e un orientamento di studio fortemente ancorato alla filologia e a un impianto di tipo storicista. Continua a leggere

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Lo sguardo giovane. Giuseppe Profeta e i suoi novantanove anni dedicati allo studio del folklore abruzzese

Giuseppe Profeta (ph. Gaetano Basti)

Giuseppe Profeta (ph. Gaetano Basti)

di Maria Concetta Nicolai 

Prima di lui solo Antonio De Nino, Gennaro Finamore e Giovanni Pansa avevano affrontato sistematicamente lo studio della cultura popolare abruzzese, ma, se del primo riconosciamo l’approccio romantico e letterario in specie nella serie degli Usi e Costumi, del secondo l’impostazione glottologica (Vocabolario dell’uso abruzzese e Novelle popolari abruzzesi) e del terzo infine il metodo comparativo con cui affronta i Miti, le leggende e le superstizioni, a Giuseppe Profeta dobbiamo l’impostazione disciplinare che lo colloca al primo posto degli studi antropologici che riguardano l’Abruzzo. Continua a leggere

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Buon compleanno Giuseppe!

Giuseppe Profeta e la sua collezione di vasi

Giuseppe Profeta e la sua collezione di vasi

di Giovanni Pizza 

Oggi brillano gli auguri a Giuseppe Profeta, che compie 99 anni, glieli rivolgo dalle pagine pubbliche di questa rivista online e sono auguri molteplici, visto che a novant’anni ha vinto il premio Costantino Nigra per l’antropologia culturale e non glieli avevo ancora fatti. Alcuni anni fa nel cuore della ripresa del lockdown, dedicai una recensione al suo saggio del 2020, che tiene conto dell’articolo che apparve su “Lares” sull’acqua, i vasi e la vascolarizzazione universale. Mi rispose subito con una mail di ringraziamento che custodisco gelosamente. Con l’occasione pubblichiamo una versione integrale di quella recensione. L’edizione ridotta apparve sulla rivista “Anuac”. Continua a leggere

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Con affetto a Giuseppe Profeta, decano della demologia abruzzese

1680111924547-copiadi Anna Rita Severini 

Il mio modesto contributo in onore dei 99 anni di Giuseppe Profeta prende le mosse dalla meritoria iniziativa che un altro docente abruzzese, il compianto linguista Marcello De Giovanni, promosse a partire dal 1997. Quell’anno Profeta, professore ordinario di Sociologia presso l’Università di Teramo, poneva termine alla sua intensa carriera accademica. De Giovanni chiamò allora a raccolta un gran numero di studiosi per costruire insieme la miscellanea che sarebbe uscita col titolo Centiscriptio. Scritti demo-etno-antropologici offerti a Giuseppe Profeta in tre ponderosi volumi di Abruzzo, rivista dell’Istituto di Studi Abruzzesi, fra il 2001 e il 2003 [1]. Continua a leggere

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Il viaggio del pensiero. Intervista a Giuseppe Profeta

Giuseppe Profeta (ph. Gianfranco Spitilli)

Giuseppe Profeta, 3 luglio 2015 (ph. Gianfranco Spitilli)

di Gianfranco Spitilli 

Ho conosciuto Giuseppe Profeta nel 2009, quando ho pubblicato il mio lavoro Cerqueto è fatto a ferro di cavallo. L’attività di Don Nicola Jobbi in un paese montano dell’Appennino centrale (1963-1984). Lo avevo interpellato nelle fasi di stesura, per chiarificare la gestazione di alcuni documenti sonori presenti fra i materiali del parroco, riconducibili alla raccolta nazionale Tradizioni orali non cantate diretta da Alberto M. Cirese, documentati a Cerqueto nel 1969 e depositati a suo nome presso la Discoteca di stato di Roma, come coordinatore dell’area abruzzese [1]. Continua a leggere

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I Rom, ovvero della libertà che abbiamo perduto

Fiori di campo (ph. Galici

Fiori di campo (ph. Marina Galici)

di Anna Fici 

Abbiamo dimenticato. Abbiamo perso ogni appartenenza. Non desideriamo più essere aggregati ad altro che alla mailing list di un brand o ad un gruppo social. Pensiamo che la comunità sia una rete, una trappola. Ed accettiamo solo quelle forme “comunitarie” che si possono spegnere o silenziare a piacimento, apparentemente senza troppe implicazioni. Gli “amici” che possiamo bloccare.  Continua a leggere

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Si ferma sui muri l’arte nella bomboletta

Clemente_722_copertina_16x21_334x210di Nino Giaramidaro

Palermo. Vado a zonzo. Vicolo Pirriaturi, via Pietro Fudduni. Nella zona di via della Speranza e discesa dell’Eternità. Una giornata né grigia e nemmeno di sole. Senza rumori. Anche se i mestieri che le lapidi stradali vogliono eternare parlano di rimbombi e scrosci: marmorai, carrettieri e altri rumorosi artefici delle oramai estinte corporazioni.  Continua a leggere

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Che fine ha fatto Tell Barri?

Tel Barri (ph. Silvana Grippi)

Tell Barri, 1995 (ph. Silvana Grippi)

di Silvana Grippi

Tell Barri, un luogo mitico di cui il prof. Emilio Paolo Pecorella mi aveva raccontato più volte degli scavi archeologici in Siria finanziati dall’Università degli studi di Firenze.

Ricordo ancora l’emozione appena passato il confine dalla Turchia e quando all’arrivo vedo una collinetta dove alcune persone stavano scavando una sezione per entrare dentro quel monte di terra dove era una cittadella antica.  Continua a leggere

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La terra degli Afar

La terra degli Afar (ph. Silvana Licciardello)

La terra degli Afar (ph. Silvana Licciardello)

di Silvana Licciardello 

Affascinata dai vulcani e dai territori estremi, per molti anni ho inseguito l’idea di visitare quella depressione creata dall’allontanamento delle placche tettoniche nel corno d’Africa, che noi italiani identifichiamo col nome di Dancalia.

Oltre che per la pericolosità dovuta alla geologia, l’area è sempre stata considerata uno dei luoghi più inospitali della terra anche per la presenza degli Afar “feroci guerrieri” noti per portare “collane create coi testicoli dei nemici uccisi”. Continua a leggere

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Santa Lucia delle quaglie: la festa di maggio

Siracusa, S. Lucia delle quaglie (ph. Nino Privitera)

Siracusa, S. Lucia delle quaglie (ph. Nino Privitera)

di Luigi Lombardo, Nino Privitera 

S. Lucia a Siracusa si festeggia oltre che il tredici dicembre, anche nella prima domenica di maggio. Di questa festa ci parla il Pitrè che la definisce «Graziosa a vedersi la festa delle quaglie che si fa in Siracusa in calen di maggio». 

Tale festa è legata, secondo la tradizione, a un miracolo avvenuto in un anno di carestia (il 1646). Continua a leggere

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Eve Arnold. Il cuore di tenebra della fotografia

Eve Arnold on the set of ‘Becket’, England, 1963. Photo by Robert Penn

Eve Arnold on the set of ‘Becket’, England, 1963 (ph. Robert Penn)

di Silvia Mazzucchelli

«Un fotografo di Philadelphia di cui sarei voluta diventare assistente mi disse: posso insegnarti i passi, ma tu devi sentire la musica». In altre parole, la tecnica si può imparare, il resto dipende da te, racconta Eve Arnold nella sua autobiografia In Retrospect. Per lei, ebrea di origini russe, cresciuta in una famiglia numerosa e non abbiente, ricercare il proprio sguardo sul mondo non è esattamente la priorità assoluta; dapprima è, invece, imprescindibile, trovare un modo per lavorare e così sopravvivere. Continua a leggere

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Bambini di strada e lo scandalo della schiavitù

Tokai (ph. Pierpaolo Mittica)

Tokai (ph. Pierpaolo Mittica)

di Pierpaolo Mittica [*]

Questa storia inizia nel 2011, quando mi sono recato per la prima volta in Bangladesh come farmacista ospedaliero, per una missione sanitaria umanitaria, insieme a un gruppo di chirurghi, anestesisti e infermieri, presso l’Ospedale Saint Mary di Mymensingh. Continua a leggere

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Un fotografo in viaggio

All'arrivo (ph. Mattia Montes)

All’arrivo (ph. Mattia Montes)

di Stefano Montes 

Da qualche tempo, io e mio figlio – Mattia Montes – collaboriamo al fine di produrre, insieme, delle etnografie il cui scopo è fondamentalmente quello di cogliere aspetti diversi della realtà – sia esteriore sia interiore all’individuo – attraverso lo scritto e la foto. Mattia fotografa e io scrivo sulla base di un progetto comune e di un dialogo aperto – sistematico, in divenire, per aggiustamenti progressivi – incentrato sulla possibile forza di rappresentazione dei nostri strumenti di lavoro e sulle capacità di posizionamento che noi stessi abbiamo rispetto al mondo e alle interazioni quotidiane. Continua a leggere

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Il rito dell’attesa del Venerdì Santo a Palermo

Palermo, Venerdì Santo (ph. Rossana Salerno)

Palermo, Venerdì Santo, 2023 (ph. Rossana Salerno)

di Rossana Salerno

Durante la Settimana Santa la città di Palermo si anima di processioni e rappresentazioni sacre che attraversano diverse strade del centro storico e coinvolgono numerose chiese, dando vita ad una spettacolarizzazione teatrale nella scenografia urbana vissuta e partecipata passionalmente.

Abbiamo seguito la confraternita di Maria SS. Addolorata degli Invalidi e dei Mutilati di guerra nel giorno del Venerdì santo, quando più di un centinaio di fedeli hanno gremito le vie del centro storico di Palermo, dirigendosi verso la chiesa di Santa Ninfa dei Crociferi. Proprio da quel luogo sarebbero uscite le vare, nel tardo pomeriggio, del Cristo Morto e di Maria SS. l’Addolorata come da programma liturgico affisso per le vie del centro. Continua a leggere

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We always return

     

We always return (ph. Nella Tarantino)

We always return (ph. Nella Tarantino)

di Nella Tarantino 

I.

Hanno dipinto nei punti più bui.

La pittura è figlia della notte.

La notte, la fiamma, le torce, l’ombra.

Hanno dipinto nel silenzio del cuore della grotta.

E noi, che ora c’inoltriamo, sentiamo quasi come se stessimo disturbando quella oscurità.

Mille occhi ci guardano. Continua a leggere

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