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La criptovaluta di Trump. Quando il mezzo di scambio economico diventa dipendenza

Manifesto elettorale di Donald  Trump, presidenziali 2024.

Manifesto elettorale di Donald
Trump, presidenziali 2024.

di Tiziana Migliore 

A tre giorni dal suo insediamento alla Casa Bianca, Donald Trump ha dimostrato al mondo intero la capacità che ha di condurre legioni di imbecilli dove vuole. Allo stesso tempo ci ha fatto sapere che il loro numero è notevolmente aumentato.

Il 17 gennaio 2025, sul profilo @realDonaldTrump di X e sul social network Truth Social, che è la piattaforma aperta dalla Trump Media & Technology Group (TMTG) dopo che il tycoon, per l’assalto a Capitol Hill, è stato bannato da Facebook e Twitter, sono apparsi un post e un commento annuncianti la nascita della criptovaluta $TRUMP. Le presidenziali si sono concluse. Comincia, in perfetta coerenza visiva con il manifesto elettorale di The Donald, una campagna commerciale sempre con il suo nome e la sua faccia. Cosa vende? Denaro finto, almeno per chi lo compra.

Tentiamo di sondare questo capitolo inedito della relazione tra politica e tecnologia, che sta catalizzando l’attenzione mondiale. 

La $TRUMP è una moneta digitale associata al neopresidente degli Stati Uniti e gestita sulla piattaforma blockchain Solana. Non è la prima volta che si crea un token legato a Trump. Nel 2016, durante le primarie americane, un gruppo di sostenitori del tycoon ha sviluppato una TrumpCoin come supporto alla sua candidatura, un simbolo di affiliazione politica, a tiratura limitata, da scambiare fra collezionisti e fan. La nuova criptovaluta, però, è direttamente generata dal neopresidente ed è un progetto istituzionale ed economico di più ampia portata, su vasta scala. Del miliardo di $TRUMP emesse inizialmente, 800 milioni rimangono di proprietà di due società di Trump, 200 milioni sono state lanciate sul mercato. Vendute il 17 gennaio a un prezzo d’acquisto di 18 centesimi l’una, sono balzate in sole 24 ore a 75 dollari e hanno capitalizzato 32,82 miliardi di dollari, per crollare pochi giorni dopo.

La criptovaluta $TRUMP e il post su X, 17 gennaio 2025

La criptovaluta $TRUMP e il post su X, 17 gennaio 2025

La medesima parabola ha avuto $Libra, la moneta virtuale promossa lo scorso 14 febbraio, sempre su X, dal presidente argentino Javier Milei. Il token, del costo iniziale di frazioni di centesimo, ha raggiunto un picco di 4978 dollari, spostando un volume approssimativo di 4,4 miliardi di dollari, e si è poi sgonfiato nel giro di ore, con perdite milionarie per circa 40mila investitori. Ora Milei è accusato di frode, perché ha sponsorizzato un asset finanziario privo di garanzie, e ha in pendenza più di cento denunce penali, una delle quali prese in carico dal giudice federale.

Ma l’inquilino della Casa Rosada, che si autocelebra come anarco-capitalista, scimmiotta solo le scelte di Trump. 

Javier Milei in piazza a La Plata, durante la sua campagna elettorale del 2023, mentre brandisce un’enorme banconota da 100 dollari

Javier Milei in piazza a La Plata, durante la sua campagna elettorale del 2023, mentre brandisce un’enorme banconota da 100 dollari

A livello figurativo e plastico la $TRUMP è un ritratto fotografico in bianco e nero di Trump. La moneta ha un formato rettangolare alto e stretto, più simile a quello di una banconota, ed è marcata da una cornice dorata spessa, con T maiuscole e stelle agli angoli, che le conferisce un’aura artistica, di sacralità. Il corpo di The Donald, a mezzo busto, di tre quarti e in primo piano, sta al centro ed è sopraelevato, perché colto da sottinsù. Spicca bianco e luminoso per contrasto con lo sfondo nero e neutro. Il magnate americano guarda in macchina con piglio sicuro e severo, ha i sopraccigli aggrottati, le labbra serrate e gli angoli della bocca piegati all’ingiù. Come nella foto del manifesto elettorale, ripresa dall’episodio dell’attentato il 13 luglio 2024 e divenuta iconica, anche in questo ritratto Trump alza il pugno.

Manifesto elettorale di Donald Trump,  presidenziali 2024.

Manifesto elettorale di Donald Trump,
presidenziali 2024.

La parola in maiuscolo “FIGHT”, già ripetuta tre volte in una versione diversa del poster, qui forma un unico blocco con il tycoon. O, meglio, la sua testa emerge dalla prima occorrenza di “fight”, che sormonta, mentre la seconda e la terza occorrenza sovrastano il petto. Tutta la scritta è color oro, a caratteri cubitali e in posizione obliqua ascendente. Bianchi sono invece la firma, in basso, che rima con la direzione della scritta, e il cognome, al centro della foto in alto. Il claim, https://gettrumpmemes.com/, coincide con il link della pagina ufficiale di vendita delle criptovalute.    

Il commento di Trump alla criptovaluta $TRUMP, 17 gennaio 2025.

Il commento di Trump alla criptovaluta $TRUMP, 17 gennaio 2025.

Sia su X, sia su Truth Social il post visivo è accompagnato da un commento che, ribadendo il contenuto del link, riconduce la $TRUMP alla classe dei memi ed esalta la vittoria come finalità unica e assoluta. Nella strategia comunicativa ideata ottenere una coin ufficiale è la via per appartenere “a una specialissima comunità di Trump” e per “divertirsi”. La campagna tenta gli utenti facendo credere loro che, attraverso una moneta, si congiungeranno con il tycoon e godranno di momenti ludici, implicitamente scambiandola o rivendendola.

Il commento di Milei alla criptovaluta $Libra, 14 febbraio 2025.

Il commento di Milei alla criptovaluta $Libra, 14 febbraio 2025.

Un confronto con il tweet di Milei a sostegno di $Libra evidenzia un’intenzionalità diversa, volta a “incoraggiare la crescita dell’economia, finanziando piccole imprese e start-up”. Il post di Milei, con il senno di poi, si rivela essere sfacciatamente menzognero: attira gente con la promessa di facili guadagni destinati ad aziende e imprese, ma poi i creatori di $Libra ritirano la moneta dal mercato, svuotando i fondi e lasciando gli azionisti a bocca asciutta. Tecnicamente l’operazione si chiama rug pull. È un tappeto levato via all’improvviso da sotto i piedi e che, poggiato sul vuoto, fa precipitare chi ci è salito.

Anche la logica narrativa è diversa da quella della coin di Trump, meno sottile e più esposta a critiche. Il messaggio del presidente argentino segue il classico schema della mancanza iniziale – in questo caso la ricchezza economica in Argentina – che $Libra riesce a colmare. Si è collettivamente disgiunti dall’oggetto di valore /ricchezza/, ma ciascuno potrà contribuire a congiungerlo con il Paese acquistando la criptovaluta. L’incipit del testo di $Libra proietta gli utenti in un mondo nel quale questo risultato si sta già realizzando: “La Argentina Liberal crece!!!”. Qui, benché ingannevole, permane e fa presa l’ideale (europeo?) dell’impegno del singolo per il miglioramento delle condizioni generali. A livello enunciativo il testo è impersonale, privo di marche di soggettività. I tre punti esclamativi caricano la prima frase di euforia e creano sorpresa. 

L’ordine delle prove di ogni racconto, secondo Vladimir Propp e Greimas [1], mancanza e manipolazione-competenza-performance-sanzione, si inverte nel tweet di Trump, che comincia dall’atto di ostensione della moneta, dichiarata quasi avesse sostanza reale e l’avessimo sotto gli occhi – “My NEW Official Trump Meme is HERE!” – e che suona come un premio al traguardo raggiunto: la vittoria. Chi legge è portato automaticamente ad associare il termine “winning” al successo elettorale ottenuto da The Donald. Questa sanzione positiva, questo riconoscimento conseguito già in partenza, quindi sicuro e posseduto, è assunto però come “everything we stand for”, “tutto ciò che ci rappresenta”.

La $TRUMP non solo celebra la vittoria elettorale, ma permette la continuità di tale status oltre le elezioni: fa vincere e soprattutto fa essere durativamente dei vincenti. Il “WINNING!”, che connota il neopresidente e chiunque si federi al suo progetto, riunisce qui e confonde entusiasticamente, attraverso i punti esclamativi anche dopo “HERE” ed “Have Fun”, l’ambito politico e l’ambito del trading. Colpisce, per differenza con il discorso distaccato e oggettivo di Milei, un’enunciazione tutta in prima persona, singolare e plurale, che interpella direttamente i follower, ed è piena di aggettivi possessivi – “My…Meme”, “my…Trump Community”, “YOUR $TRUMP” – e di embrayage spaziali – “HERE” – e temporali – “NOW” – con effetti di ritorno al momento in cui il post è stato prodotto. Se l’aggettivo “my” indica appartenenze realizzate, “YOUR” è invece riferito agli utenti in via previsionale, anticipando un possesso che ancora non c’è allo scopo di attualizzarlo, con un’esortazione – “GET YOUR $TRUMP NOW” – a non esitare, anzi ad affrettarsi.

Il destinatario costruito e prefigurato dal tweet coglie l’attimo, sfrutta l’occasione. Dal punto di vista cognitivo non deve interrogarsi sulle azioni da compiere, bensì gioire della nascita della moneta e subito comprarla per giocare in Borsa sia al rialzo sia al ribasso, sempre però puntando a guadagnarci personalmente, a trarne profitto.

Nella filosofia del trading l’importante non è partecipare, ma vincere. Il noto motto si ribalta. L’adesione alla comunità di Trump, acquistando il token, è solo il programma d’uso che permette di realizzare il programma di base: la vincita economica. Nessuna traccia della capitalizzazione destinata a un fine collettivo futuro, specchietto per le allodole nel messaggio di Milei. Il focus della campagna americana è invece sul soggetto individuale, incitato a investire soldi che surrettiziamente gli vengono spillati. Sulla scorta di questa analisi, si scopre un’aria di famiglia tra la foto del tycoon in cornice d’oro, con i tre “FIGHT” giallo oro ripetuti, e i biglietti della lotteria, oggi che negli Stati Uniti il jackpot di questo tipo di scommesse è cresciuto a dismisura e che il 75% degli americani considera l’industria del gioco d’azzardo un settore responsabile e una forma accettabile di intrattenimento [2].

La criptovaluta $MELANIA  e il post su X, 19 gennaio 2025.

La criptovaluta $MELANIA
e il post su X, 19 gennaio 2025.

Il boom delle criptovalute negli USA coincide con la nascita della società più ambiziosa di tecnologia finanziaria decentralizzata sostenuta da Trump: il World Liberty Financial (WLF), piattaforma cripto che raccoglie miliardi di dollari tramite la vendita di token. Durante la campagna elettorale il tycoon si è presentato come il primo “presidente crypto” e ha promesso di trasformare gli Stati Uniti in una hub per il mining, cioè in un centro di generazione di valute digitali. Di colpo la criptocurrency è diventata una priorità dell’agenda politica. Per restare in famiglia, alla $TRUMP è seguita $MELANIA, moneta digitale legata alla First Lady. 

Il post condiviso da Melania Trump include, in via precauzionale, un disclaimer in cui si afferma che i token sono “oggetti da collezione digitali destinati a esprimere supporto e impegno con i valori incarnati dal simbolo MELANIA e dall’opera d’arte associata”. La foto, anche questa con il volto del personaggio, come in ogni banconota che si rispetti, è in bianco e nero e mostra la Lady in primo piano e frontale, mentre giunge le mani davanti al viso e sorride. Il nome campeggia bianco e a caratteri cubitali in alto. Elegantissima con la french manicure, i brillanti alle dita e nella spilla sul seno, la figura, che scherza sul gesto della preghiera, sembra in effetti un’icona. “The Official Melania Meme is live!”, recita il testo del post. Seduce con la strategia di un’immagine ‘senza tempo’, però deve evitare l’impressione di antichità. Questa valuta, allora, “è viva!”.

L’ambito del trading si ibrida qui non con il sistema politico, ma con il più stabile e ortodosso ambito artistico, che funge da protezione. Sotto questa copertura $MELANIA ha fruttato al suo referente in carne e ossa 1,7 miliardi di dollari, provocando un provvisorio calo di prezzo della coin del marito. Altro che opera d’arte.

$Libra, che è una moneta più perversa e temeraria, illude sulle ricadute che la moneta avrà per l’Argentina, ma di fatto rientra nella stessa semiosfera di un arbitrio e di una circolazione monetaria deregolamentata e al sicuro da azioni legali. ‘Libertà’, nell’accezione di questi governatori – “Argentina liberale”, “progetto privato Viva la Libertad”, $Libra, che è tanto ‘libera’ quanto ‘leggera’, “World Liberty Financial” – significa poter disporre autonomamente di bolle immateriali per fare affari, speculando su creduloni e investitori retail meno sofisticati, ignari delle fluttuazioni, della volatilità e dei raggiri del settore. La popolarità politica è sfruttata per interessi personali, per vincere alla grande intascando quattrini. Del resto non si capirebbe quel “FIGHT FIGHT FIGHT” se il motivo della $TRUMP fosse solo ludico o di supporto al ruolo presidenziale di Trump. Il pugno alzato, simbolo comunista della lotta unita e solidale per l’emancipazione da qualsiasi padrone, si rovescia nel suo opposto: combattere individualmente contro tutti coloro che, attraverso il diritto e altre visioni del mondo, contestano la consacrazione della vita al denaro.

Quadrato semiotico della veridizione

Quadrato semiotico della veridizione

Il quadrato semiotico della veridizione chiarisce il funzionamento delle criptovalute in questo senso. Di ‘cripto’ non c’è solo il codice informatico che permette tali transizioni. Nascosta, opaca, è la tattica del pump and dump, con la quale gli orchestratori della moneta manipolano gli andamenti in borsa e che, come si direbbe con il quadrato, è, ma non sembra (asse del segreto). Proprio perché segreta, questa pratica può agire indisturbata e truffare gli investitori, con montature pubblicitarie che veicolano altri valori e quindi incalzandoli rispetto a ciò che sembra, ma non è (asse della menzogna). Nelle prime due fasi di pre-lancio e lancio del pump and dump si crea hype (clamore) attorno a un token relativamente privo di valore economico e lo si promuove coinvolgendo il maggior numero di potenziali ‘vittime’. La fase di pump vede il prezzo dell’asset salire alle stelle, man mano che più partecipanti si impegnano. Gli orchestratori, una volta che il token ha raggiunto un livello redditizio, vendono le loro quote. E questo massiccio sell-off fa sì che l’offerta superi di gran lunga la domanda causando il dump, un crollo del prezzo [3].

Il gioco, dunque, è esclusivamente uno contro uno, con perdenti molto più numerosi dei vincenti. Non stupisce, di fronte ai camouflage della comunicazione trumpiana, il vistoso posizionamento del presidente sull’asse della verità: il @realDonaldTrump annuncia la moneta, lo stesso che dà addirittura il nome di “Truth” al proprio social network.

 Per concludere l’indagine, due fattori contribuiscono all’espansione sfrenata del mining. Da un lato, nelle criptovalute dei Trump, il genere è marcato: si tratta di meme coin, ispirate ai memi virali della cultura pop in rete [4]. $Libra non appartiene a questa classe di testi. Qual è però il senso di tale affiliazione? $TRUMP e $MELANIA hanno generato facili guadagni in tempi brevi grazie all’hype costituito intorno alle comunità online e alla viralità delle piattaforme social. Le monete dipendono cioè soprattutto dai follower e dalla fama dei personaggi che le sponsorizzano. Non necessariamente i soggetti promotori sono reali.

Dogecoin, replica del meme di Internet Doge, o il simile Shiba Inu, rappresentano entrambi un esemplare della razza canina giapponese Shiba. Nati per gioco, contagiosi per l’humor che suscitano, i meme coin hanno scalato la vetta delle capitalizzazioni e favorito investimenti di tutti i tipi, negli ambiti dell’intrattenimento, della beneficenza, del Deep Web. Dogecoin, che ha sostenuto personalità come Elon Musk, è perfino accettata come mezzo di pagamento da alcune aziende, Tesla ad esempio. Forma e processi del meme si rivelano calzanti per la fortuna delle criptovalute: garantiscono loro la circolazione tramite la ripetizione e la trasmissione, il tono spiritoso, che nasconde la serietà dell’investimento, e la leggerezza dei contenuti, che, omologa alla volatilità dei prezzi, quasi giustifica le perdite.

Inoltre, alla stregua dei memi culturali, anche i meme coin si trasformano nella propagazione ipertestuale: dal token-meme originale, stabilito come type-meme, discendono i token-meme, di cui ci si appropria, senza comportare la rinuncia da parte di chi li produce, e che possono imitare il primo, attraverso lo scambio, oppure trasformarsi economicamente, nelle vendite e rivendite. Il connubio strettissimo fra ciberspazio e mercato assicura un mondo senza contraddizioni, con un ultra-liberismo miracolosamente inglobato nella “noosfera” [5]. Ai bombardati dalla spiritosaggine resta poco spazio per la cautela e per lo spirito critico.

Il secondo fattore che accelera la crescita delle criptovalute non riguarda la comunicazione, ma è consustanziale alla natura stessa di ciò che circola. La moneta, materiale o immateriale, contesa fra economia, numismatica e archeologia, è un oggetto culturale complesso, insieme mezzo, simbolo e opera [6], e si presta dunque a varie letture. Di qui la possibilità dei Trump di presentarla come pezzo da collezione o come artefatto. È un mezzo nella misura in cui la produzione e lo scambio sono due mezzi di trasformazione: il passaggio di proprietà non muta la sostanza della moneta, ma può mutarne il valore nello scambio successivo. Il valore economico trae il suo potere, e perciò The Donald ne è innamorato, dalla natura ambigua che ha: variabile nella transazione e nei cambi internazionali, essa ha tuttavia un carattere solenne che deriva dalla costante, dallo standard in rapporto alle singole unità di denaro [7]. È comunque sempre l’uso a sancire il valore e non viceversa.

Fotogramma dal video generato con IA Trump Gaza is Finally Here, Truth Social, 26 febbraio 2025

Fotogramma dal video generato con IA Trump Gaza is Finally Here, Truth Social, 26 febbraio 2025

Sarebbe interessante, in una futura disamina, esplorare la valenza della criptovaluta del tycoon, ossia i suoi tre livelli di valore del valore [8]. La valenza, in generale, è il risultato (1) di un valore in rapporto ad altri oggetti. Si è confrontata la $TRUMP con $MELANIA e con $Libra, ma il parametro è certamente il dollaro americano. Dogecoin, per tutti i prodotti Tesla, è sostituibile alla valuta ufficiale USA. La coin di The Donald non arriva a tanto, ma sfida il dollaro con un meme che esprime un ‘già detto’ e un ‘si dice’ specifici: l’ossessione collettiva per il presidente. La valenza, infatti, dipende anche (2) dalla rilevanza intersoggettiva del valore. Non basta che il token sia emesso. Come qualsiasi altra banconota, ha bisogno di un riconoscimento che emerge dall’interazione fra soggetti, dalla transazione appunto. L’autenticazione consente la transazione, in base alla fiducia nell’autenticatore. 

I follower determinano il successo della $TRUMP, in un circolo vizioso: i seguaci si identificano con il tycoon; la moneta, in cambio, rafforza nella loro mente la sua immagine. La comunione fàtica, il contatto con il leader, anche se a distanza, conta più del messaggio e delle sue conseguenze [9]. Infine la valenza risulta dalla sua relazione con un soggetto (3). È il punto più delicato, a nostro avviso. Se la fiducia intersoggettiva pesa sull’andamento della moneta, ancora più importante per la sua valenza è il credito, la ‘fede’ che il soggetto umano ripone sulla moneta stessa.

Il valore economico appare così al centro dei discorsi del presidente degli Stati Uniti da non avere più una natura strumentale, che faciliti gli scambi commerciali di una società e costruisca significato politico e istituzionale. Diviene l’ideale, l’idolo e l’ideologia da cui tutto promana. L’investimento sul denaro, come simbologia tanto formale, perché numerica, quanto evocativa e ieratica per il potere che il denaro dona, è il valore assoluto di Trump, personalissimo e vivamente suggerito a tutti, giovani generazioni comprese. Che tristezza questo abbaglio! Oggi chi si occupa di educazione, nelle scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private, italiane ed estere, non può esimersi dall’insegnare che l’avidità di denaro è una forma di dipendenza. Preveniamola. 

Dialoghi Mediterranei, n. 73, maggio 2025 
Note
[1] Testi, discorsi e racconti di qualsiasi tipo sono costruiti e possono essere spiegati portando a galla la “dimensione narrativa”, cioè l’intreccio e la trasformazione di azioni e di passioni, per la conquista di valori, sui quali si reggono. Cfr. V. Propp, Morfologia skazki, Leningrad, Academia 1928; trad. it. Morfologia della fiaba, Einaudi, Torino 1966, ma anche A. J. Greimas, Du sens II. Essais sémiotiques, Seuil, Paris 1983; trad. it. Del senso 2. Narrativa, modalità, passioni, Bompiani, Milano 1985 e P. Fabbri, La svolta semiotica, Laterza, Roma-Bari 1998, ed. a cura di G. Marrone, La Nave di Teseo, Milano 2023.
[2] “American Attitudes Toward Casino Gaming, Sports Betting Reach High-Water Marks”. Sondaggio condotto dall’American Gaming Association (AGA), 28 agosto 2024. Cfr. https://www.americangaming.org/news/.
[3] Cfr. B. McKenzie, J. Silverman, Easy Money: Cryptocurrency, Casino Capitalism, and the Golden Age of Fraud, Harry N. Abrams, London 2023.
[4] “Meme” è un termine coniato dal biologo evoluzionista inglese Richard Dawkins nel 1976 per definire i “nuovi replicatori”, culturali e non biologici. Modellato sulla parola ‘gene’, è un’abbreviazione di ‘mimeme’, dal greco antico μίμημα (‘imitazione’, ‘copia’; da cui ‘mimetico’ e ‘mimetismo’). Secondo Dawkins, il meme è “un’unità di trasmissione culturale” o “un’unità di imitazione” ovvero “un gene culturale”. “Esempi di memi sono le melodie, le idee, le frasi fatte, le mode dei vestiti, i modi di fare le pentole o di costruire gli archi” (Dawkins 2006: 192). Qualsiasi unità di informazione che riesca a diventare un modello di produzione può essere definita “meme”. Cfr. R. Dawkins, [1976], The Selfish Gene. 30th Anniversary Edition, Oxford University Press, Oxford 2006. Vedi anche H. Jenkins, S. Ford, J. Green, Spreadable Media: Creating Value and Meaning in a Networked Culture, New York University Press, New York and London 2013; trad. it., Spreadable media. I media tra condivisione, circolazione, partecipazione, Apogeo, Milano 2013. In Italia cfr. G. Marino, “Semiotics of spreadability: A systematic approach to Internet memes and virality”, Punctum, 1(1), 2015: 43-66; G. Marino, “Semiotics of virality. From social contagion to Internet memes”, Signata [En ligne], 13, 2022.
[5] Cfr. P. Lévy, World Philosophie, Odile Jacob, Paris 2001.
[6] Cfr. F. Rastier, “Deniers et Veau d’or: des fétiches à l’idole”, Texto!, mars 2004 [en ligne]. Sul denaro vedi anche G. Simmel [1900], The Philosophy of Money, Routledge, London 2004; M. Leone, a cura di, 2003, Semiotica del denaro, numero monografico di Carte Semiotiche, 5; G. Coratelli, F. Galofaro, F. Montanari, a cura di, Semiotica del discorso economico, n. 16, dicembre 2015; M. Sassatelli, “Europe’s Cosmopolitan Identity. Images of Unity in Diversity in the Euro”, in F. Mangiapane, T. Migliore, a cura di, Images of Europe. The Union between Federation and Separation, Cham, Springer 2021: 195-208; Sebastian Moreno Barreneche, The Semiotics of Banknotes and Coins. Reading Contemporary Currency Design, manoscritto, marzo 2024.
[7] L. Hjelmslev, Essais linguistiques, in TCLC, XII, 1959; trad. it. Saggi linguistici, a cura di R. Galassi, Unicopli, Milano 1991. Vedi anche F. de Saussure, Cours de linguistique générale, Payot, Paris 1916; trad. it. di T. De Mauro, Corso di linguistica generale, Laterza, Roma-Bari 2003.
[8] P. Fabbri, “La passione dei valori”, Carte semiotiche, 8, 1991. Vedi anche P. Fabbri, “Arte e denaro, il valore di una performance”, nobrainnopain.org, 23/05/2009.
[9] Cfr. G. Marrone, “Social media e comunione fàtica: verso una tipologia delle pratiche in rete”, Versus, 125: 249-272.

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Tiziana Migliore, è professore associato di Semiotica all’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” e segretario scientifico del Centro Internazionale di Scienze Semiotiche “Umberto Eco” che vi ha sede. Vicepresidente dell’Associazione Internazionale di Semiotica Visiva (AISV-IAVS), ha pubblicato le monografie Miroglifici (2011), Biennale di Venezia (2012), I sensi del visibile (2018) e più di ottanta articoli scientifici italiani e internazionali (inglese, francese, spagnolo, russo, lituano). Collabora con Il manifesto e La Repubblica.

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