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Radici nel Mare

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Radici nel Mare (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016  (ph. Nuccio Zicari)

di Nuccio Zicari

«Essere stati è una condizione per essere» [1]. Così Fernand Braudel tratteggiava uno degli aspetti peculiari di quell’universo antico e moderno chiamato Mediterraneo. Era il 2016 quando, su invito dell’associazione culturale Mari-Terra, decisi di fotografare la comunità marinara siciliana di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna del Carmine.

Il lavoro prese il nome di Radici nel Mare, dal titolo di una mia poesia scritta nel luglio dello stesso anno: Ognuno ha il suo Porto. /É una casa senza porte né finestre, / sa legarti per lasciarti andare perché/ ha Radici nel Mare. / É rifugio e meta. / Ogni porto é come un grande e saggio uomo/ dalle braccia sempre aperte./Non guarda al colore della pelle né ai vestiti indosso,/accoglie tutto e tutti / in silenzio./I suoi occhi sono visibili a miglia, /la sua voce il canto di un gabbiano.

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare vuole infatti farsi testimonianza viva e contemporanea di tale radicamento, offrendo un percorso documentale tra fotografia e sguardo etnoantropologico sugli aspetti culturali che caratterizzano le comunità costiere.

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Le ragioni di Radici nel mare vanno dunque ricercate nel delicato quanto complesso rapporto tra le comunità e il mare, rapporto fatto di uomini e donne che con i loro saperi e i loro simboli trovano ancora una condizione per essere in un tempo dove, proprio dal Mediterraneo, emergono o si inabissano nuove speranze e dolorose memorie. Così scriveva Antonino Frenda [2], nel testo del progetto.

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

È singolare che l’Italia, una penisola bagnata su tre fronti dal mare, con una notevole quantità di insediamenti urbani lungo le coste, non abbia una storia doverosamente documentata di società marinare e del loro assetto economico, sociale e culturale. 

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

«Gli abitanti della costa si distinguono fra loro dal modo in cui si rapportano al mare; gli uni costruiscono le case proprio sulla riva, gli altri se ne tengono ben distaccati per non perdere la terra sotto i piedi; i primi hanno il mare sempre sotto gli occhi, i secondi gli voltano le spalle» [3]. Così annota un grande conoscitore del Mediterraneo, Predrag Matvejević. 

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Quale è il rapporto delle comunità marinare col mare? La Sicilia, isola nell’isola [4] come la definisce Luigi Pirandello, ne è l’emblema.  Una terra circondata dal mare che non è soltanto topos fisico ma geografia delle culture, dei gesti e delle parole di comunità il cui tempo non è quello dell’uomo, ma è scandito dai cicli della pesca, declinato dalle correnti e dalle maree. 

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Questa terra è anche la terra del paradosso. Mille chilometri e più di costa eppure – scrive Leonardo Sciascia – «nel suo modo di essere, nella sua vita, sembra tutta rivolta all’interno, aggrappata agli altipiani e alle montagne, intenta a sottrarsi al mare e ad escluderlo dietro un sipario di alture o di mura, per darsi l’illusione quanto più è possibile completa che il mare non esita, che la Sicilia non è un’isola [...]. Il mare è la perpetua insicurezza della Sicilia, l’infido destino; e perciò anche quando è intrinsecamente parte della sua realtà, vita e ricchezza quotidiana, il popolo raramente lo canta e lo assume in un proverbio, in un simbolo; e le rare volte sempre con un fondo di spavento più che di stupore» [5]. 

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

In duemila pagine di Usi, costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano [6]  Giuseppe Pitrè ne dedica al mare appena una decina. Sarà per la carenza di documenti folklorici o perché lo studioso sentisse più un’attrazione verso il mondo della Sicilia interna – secondo Sciascia – non lo sapremo mai; ciò che si sa invece è che Pitrè, figlio di marinai e nato in una città di mare, proprio al mare dedicò minori attenzioni. 

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Sembra che la larga parte dell’interesse storiografico sia stato rivolto al rapporto fra le comunità agricole e le città come misura dello sviluppo socio-economico del nostro Paese, lasciando al ruolo di comparsa l’apporto dato dai centri marinari in questo processo di trasformazione. 

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

È proprio la stretta relazione col mare invece che dovrebbe risollevare queste comunità al ruolo di attori protagonisti. Una dimensione mobile fatta di incertezza, di risorse invisibili sottomarine, di tempi imprevedibili e variabili fuori da qualunque pianificazione o stagionalità, di domini flessibili ai saperi e alle abilità del mestiere di pescatore. 

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

Radici nel Mare, Porto Empedocle, 2016 (ph. Nuccio Zicari)

In questa ineluttabile caducità risiede il prezioso lascito delle identità marinare, il loro inestinguibile fascino. Il mare è materia liquida e potente grumo di simboli.

Dialoghi Mediterranei, n. 53, gennaio 2022 
Note
[1] Fernand Braudel, Il Mediterraneo, Bompiani, Milano 1991
[2] Antonino Frenda, Radici nel Mare – tradizioni e identità marinare, testo per mostra fotografica di Nuccio Zicari, Porto Empedocle, 2016
[3] Predrag Matvejević , Mediterraneo, Garzanti, Milano, 1991: 25
[4] Luigi Pirandello, Discorso su Giovanni Verga alla Reale Accademia d’Italia, fascicolo I, Edizioni del Sud, 1929
[5] Leonardo Sciascia, Rapporto sulle coste siciliane in La corda pazza, Adelphi, Milano 1991
[6] Giuseppe Pitrè, Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano, Pedone Lauriel, Palermo 1888

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Nuccio Zicari, si laurea in ambito medico per poi diplomarsi all’Accademia Internazionale di Fotografia John Kaverdash di Milano. Il suo principale interesse è l’aspetto documentario, antropologico, sociale e umanitario della fotografia, sia nel racconto di storie intime che nei progetti a lungo termine di interesse collettivo. Nel 2017 il suo lavoro HUMANITY WITHOUT BORDERS, frutto di tre anni di reportage sulle migrazioni nel Mediterraneo, viene inserito all’interno della Italian Collection del Premio Voglino, piattaforma che celebra ogni anno le più importanti storie fotografiche degli autori italiani. Nello stesso anno partecipa ad una missione umanitaria con la Nyumba Yetu Onlus in Tanzania, dalla quale nasce il libro HADITHI racconti d’Africa. Al momento sta lavorando ad un progetto sperimentale di documentazione fotografica e multimediale della crisi socio-sanitaria da coronavirus in corso, dal nome C-DIARY, avvalendosi dell’uso del social network Instagram I suoi lavori sono stati esposti in Italia e all’estero e pubblicati su riviste nazionali, internazionali e su testi universitari. Dal 2019 scrive articoli per riviste di approfondimento culturale.

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