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L’immaginario mondo di piante e fiori di Minette

Henri Matisse, Alberi a Collioure

Henri Matisse, Alberi a Collioure, 1905

per minette

di Sonia Giusti

Responsabile dello «Osservatorio Permanente dei Rifugiati Vittime di Guerra dell’ANPR» e studiosa di alto livello, con il suo contributo scientifico e l’impegno didattico volti alla tutela dei diritti umani, Maria Macioti ha mostrato una capacità umanissima di accostarsi ai problemi dei gruppi umani, la loro vita politica e culturale, nella costante attenzione ai migranti e ai rifugiati, alle minoranze, in difesa dei loro diritti economici, sociali e culturali, come dimostra la ricerca svolta, con Franco Ferrarotti, nelle borgate romane.                                                                                                                                                                       

È scomparsa il 10 luglio di quest’anno l’amica che chiamavamo affettuosamente Minette, Professore ordinario di “Processi culturali” e di “Sociologia delle religioni” alla Sapienza dove ha insegnato per oltre trent’anni. Era gentile, sempre pronta ad entusiasmarsi quando le proponevamo temi di ricerca che fossero affini alla sua impostazione culturale.   

Tra le sue numerose pubblicazioni, ci piace ricordare il suo Nathan. Il sindaco di Roma dalla parte del popolo (2021). Ernesto Nathan, di nascita inglese, riuscì a cambiare il volto di alcuni quartieri di Roma, impegnandosi a dare case ai senzatetto e scuole ai bambini. Nel 2020 è uscito, presso Guida di Napoli, Libertà e oppressione. Storie di donne nel XX secolo, con il quale conosciamo le storie di donne e uomini che lottano contro i totalitarismi pagando spesso anche con la vita. In questo quadro emergono figure femminili di Paesi diversi, Hannah Arendt, Assia Djebar, Simone de Beauvoir, Franca Ongaro Basaglia, Simone Weil e tante altre accomunate dallo stesso impegno di resistenza e di lotta contro le ingiustizie sociali.

downloadUn curioso libro intitolato Miti, mistero, magia. Lettere a un sensitivo uscì presso Dedalo, nel 1991, nel quale si parla di un sensitivo che ha esercitato per più di vent’anni, rivolgendosi a uomini e donne che gli chiedevano di guarire da malattie e malefici. L’autrice esamina con simpatia, ma anche con rigore scientifico, il personaggio attraverso le lettere dalle quali emerge un ricco mondo sociale e umano.

Ma per dare l’idea della complessità degli interessi di Maria Macioti, mi soffermerò sul saggio pubblicato nel 1995 nel “Quaderno” n. 2 di «Storia Antropologia e Scienze del Linguaggio». Nel Quaderno Le Piante magiche, una ricerca storico-antropologica, insieme con Seppilli, Cardini, Lützenkirchen e altri studiosi, la Macioti ha dato il suo contributo proponendo il tema “Alberi del mito. Alberi della storia”. Di questo saggio trascriviamo alcuni passi della prima parte e quasi interamente la seconda parte nella quale l’Autrice tratta della polisemia delle piante.

Dopo aver dedicato la sua attenzione agli alberi più carichi di storia, li rappresenta nel loro valore mitico, cominciando dalla quercia: albero di Zeus che ha virtù profetiche tanto che sappiamo che «la nave di Argo, partita alla ricerca del vello d’oro, potrà avvertire dei pericoli incombenti gli eroi che trasporta perché costruita con il legno di quercia di un bosco sacro a Zeus». Macioti passa a parlare del pino ai cui piedi un tempo nascevano le viole che «richiamavano il sangue di Attis indotto alla follia, all’autoevirazione e al suicidio dallo spietato volere degli dèi»; quindi ci racconta dell’olivo il cui olio «rimanda decisamente alla prosperità, all’autorità, alla gloria, albero che viene usato nelle cerimonie sacre. Se ne aspergevano i guerrieri. Viene posto sulla fronte dei cresimandi, guerrieri di Dio». E aggiunge che «Ancora oggi in magia si ritiene che l’olio si presti ad essere ‘caricato’ di influssi sottili. Così ciotole d’olio piene di pensieri positivi potranno fermare – potranno allontanare – influenze oscure.  Lucerne ad olio illuminano le tenebre, tengono lontano le difficoltà. Al contrario, le vergini stolte del Vangelo andranno incontro ad ogni sorta di difficoltà, avendo lasciato che si esaurissero le lampade (…) Con tante doti e capacità – si chiede Macioti – cosa vuole l’ulivo? Che pretese avanza? Pochissime. Cresce infatti anche in terreni poveri, in terreni aridi».

71j-yduzdzlE ancora, ci dice del pioppo bianco e nero, «che alla sua origine sembra ci fosse la ninfa Leuke che si trasformò in albero per sfuggire ad Ade, il Signore delle tenebre. E poi c’è il tasso, il cui olio si usava soprattutto per uso abortivo. Più venerato che amato, caro ad Ecate che appariva alle streghe con torce di tasso in mano. Durante i sacrifici che si tenevano, a Roma, in suo onore, non può essere certo trascurata, una simile dea – alla quale venivano sacrificati tori neri, inghirlandati con foglie di tasso. Il tasso avrebbe avuto, sembra, il potere di attirare gli spiriti maligni, pronti a trarre nutrimento dagli animali sacrificati. Il tasso era caro anche alle Erinni e sappiamo che del suo succo se ne servì Amleto per avvelenare il padre». Dopo averci ricordato anche che il tasso è considerato «albero mortifero, legato alle tenebre», precisa che, comunque, è «un antispasmodico cardiaco, e rimedio contro bronchiti e dolori muscolari».

Le pagine che seguono sono state scelte dalla seconda parte del saggio di Macioti (cfr. infra nota 7).

«La polisemia delle piante
Le piante, le erbe si limitano ad affondare le radici nelle viscere della terra – più in profondità, gli alberi che hanno, quindi, in magia, maggior forza e più specificamente, fiori ed erbe, la cui cura sarebbe quindi più debole – a succhiare gli umori; si limitano a crescere, facendo tesoro della pioggia, della rugiada. Protendendo tronchi, rami, steli e corolle verso il cielo. Sono esseri viventi che mettono in contatto, in qualche modo, l’acqua, la terra, l’aria. Rispondono a molteplici esigenze umane: in vari termini. Forse i loro segreti un tempo erano più familiari ai ceti popolari. Nelle campagne e nei paesi, erano note le virtù delle erbe. Molte erano utilizzate in cucina, rallegravano la mensa dei ricchi e dei poveri. Sappiamo l’uso, già nell’antichità, della menta. È rimasto vivo il ricordo delle ‘erbe povere’ e di come siano intervenute, in momenti di difficoltà, a sfamare la gente: in particolare, in tempi di guerra. La piantaggine ha offerto le foglie per tenere insalate, come la malva, da mangiare cruda – con olio, o usata nelle frittate; come la borragine particolarmente buona con mentuccia e maggiorana. Ma buona anche – e si usano foglie e fiori – in frittelle fatte con farina, acqua e sale… Le stesse piante – e tante altre – oltre che per la mensa offrono fiori e foglie, a volte gambi e radici, per vari altri usi. Per la salute, come si è visto; ma anche per la magia. Anche questa, un tempo, si pensava fosse da cercarsi soprattutto nell’ambito dei ceti più poveri, e magari, in campo femminile. Anche se storicamente questa non è una visione sostenibile fino in fondo. Ancora oggi molti studiosi sono convinti che le erbe e il loro uso per incantesimo d’odio e d’amore, per evocazioni, per talismani, sia da legarsi all’ignoranza, al sottosviluppo. Magari al Meridione. Per quanto mi riguarda io credo invece che il ricorso alle piante, in magia come in erboristeria, sia diverso. Non credo che abbiano spazio, oggi, essenzialmente nelle campagne e in contesti agricoli. Penso siano presenti nelle città industriali, nei ceti medi e medio-alti. Forse, in misura maggiore che non in altri luoghi, in altri ceti. Le troviamo in particolare in piccoli gruppi che ne studiano le applicazioni in medicina alternativa, in circoli culturali che si rivolgono a signore della buona società proponendo corsi ‘sulle buone erbe di campagna’. Mi sembra che stia cambiando – o forse, che sia cambiato – il loro ruolo, la loro funzione. Se un tempo le erbe servivano a sfamare chi non poteva permettersi altro, a sanare mali per chi non poteva o non voleva riconoscere i pregi della medicina, oggi invece sono raffinatezze anche per più ricche mense e sono panacee per chi contesta la medicina pervasiva. La medicina alternativa, la medicina dolce – che annovera certamente esponenti di ceti medio-alti fra le proprie fila – conosce così le virtù del bosso e del cipresso contro i carcinomi, della tuja e della calendula, dell’ombelico di Venere contro i miomi, i fibromi, i sarcomi, dell’assenzio, del colchico e della robbia contro gliomi e leucemie. Della bardana e dell’alloro come antibiotici naturali. Per mali meno gravi, ecco il crescione, usato soprattutto per le proprietà depurative, diuretiche, toniche e digestive, la borragine per combattere febbre e influenza. Ecco l’ortica, pronta ad intervenire contro le anemie, ad equilibrare forme diabetiche, ed il tarassaco benefico per il fegato. Decotti di malva sono stati, per anni, usati per lenire il mal di denti … Si è perso il ricordo, l’uso di queste erbe nei ceti popolari, nelle campagne? Non so se sia così; gli studi di Vittorio Dini, ad esempio, non vanno in questa direzione. Ma certo mi sembra si possa ipotizzare una più forte attenzione alle piante, in questo senso, nelle città; in più strati sociali.
Piante della magia
E questo non solo per la cucina, con solo per la salute, ma anche per la magia. Vecchi manuali di pratica magica collegano il Sole con l’angelica, il grano e la cannella; ma anche col cardamomo, con l’elitropio, la genziana e il garofano, con la lavanda e il loto, con la maggiorana e la primula, e ancora con la salvia e il timo e con altre erbe. La luna invece avrebbe corrispondenze, in campo vegetale, soprattutto con il papavero e il tamarindo, col tiglio e le ninfee. Marte, con l’assenzio e l’acanto con l’aglio e la bardana, ma anche con la felce e la ginestra, col giglio e il peperone, la menta e il pruno … Mercurio, a sua volta, sarebbe da collegarsi con acacia, malva e margherita, millefoglie e nocciolo, trifoglio e caprifoglio, e tante altre. Giove sarebbe legato ad alberi come il cedro, il ciliegio, il fico bianco e il frassino, l’olmo e il pioppo, oltre al platano; fra i fiori e le erbe alla peonia e alla violetta, al colchico e all’amaranto. E quindi Venere che avrebbe assonanze particolari col mandorlo e il bosso, col limone e il mirto, con il melo; e poi con il capelvenere e il vischio, con l’iris e il giacinto, la malva e la melissa, ma anche col miosotis (non ti scordar di me) e la viola del pensiero, la pervinca e la verbena.
Saturno – della generazione dei temibili, vecchi dèi – con cicuta e cactus, con aconito e coca, col cipresso e l’elleboro, con la mitica mandragora e la parietaria, col salice e il tabacco … Indispensabili, conoscenze del genere, nella costruzione di talismani. Ancora oggi, ai nostri giorni? Certamente, come è testimoniato da chiunque abbia studiato le tante richieste in merito, da parte di donne e di uomini, giovani e meno giovani. Hanno una loro parte, le piante, nella magia bianca e nella magia nera. Ce l’hanno, oggi, anche nella cosmesi (anche se spesso sono superati da profumi sintetici). Fattori importanti, i profumi, nella creazione di assonanze e dissonanze. Salvia e geranio, gelsomino e mughetto vengono a fondersi col legno di rosa e il garofano; muschio di quercia si mischia al sandalo, mentre il cedro e il vetiver concorrono a creare nuove fragranze. Caprifogli e gelsomini si mischiano al lentisco e allo storace. L’anice viene accostato alla lavanda, il cardamomo al basilico. Nascono fragranze, essenze preziose, rese più rare da contenitori eleganti, dalle linee studiate per la donna di fascino e per quella in carriera, per l’uomo intellettuale e quello che ama l’avventura, per i viaggiatori e per i seduttori. Dai fiori e dalle piante sono nate le idee e i profumi che attirano oggi l’attenzione dell’industria della cosmetica, delle grandi firme, da Guy Laroche a Christian Dior, da Azzaro o Mila Schön a tante altre.
Tutta qui la magia dei profumi? Essenze preziose, ormai necessariamente legate alla natura, che devono passare da manipolazioni sostanziali?
Segni zodiacali e profumi magici
Non necessariamente, non solamente. Fiori e piante sono state riscoperte dall’astrologia ed è noto il peso che questa ha nel mondo contemporaneo, il grande spazio che occupa nell’immaginario odierno, nonostante le campagne contrarie ingaggiate da qualche scienziato, portate avanti dalla Chiesa cattolica. Nell’ambito del mondo esoterico e iniziatico, Leo Kaiti si è soffermato su Piante e profumi magici [1]. A suo avviso, le essenze profumate che derivano dal mondo vegetale – le essenze naturali – possono potenziare doti e caratteristiche di chi è nato in un determinato segno. Possono proteggere il nativo da cattive influenze, aiutarne il sistema nervoso. Possono creare migliori rapporti con gli altri. Ogni segno, in quest’ottica, verrebbe ad avere una propria caratteristica ‘essenza astrale’. Inoltre, ogni decade del segno avrebbe un particolare, uno specifico ‘profumo magico’ [2].
Le essenze astrali, segno per segno, vengono da Leo Kaiti ricondotte alle loro azioni di tipo ‘magnetico’, alla capacità di mettersi in sintonia con l’attività cerebrale e psicologica delle persone. Ne deriverebbero ‘alchimie psichiche’ particolari capaci – a seconda del segno, dell’essenza – di riattivare le idee, di ispirare ottimismo, di eliminare le contraddizioni, di attenuare la passionalità….Come si è visto dallo schema, ogni decade corrisponderebbe un particolare profumo magico: concorrono a questo fiori e piante note da secoli, in ambito occidentale, per le malie che sprigionano, come la tuberosa e la inebriante zagara (fiore d’arancio), la fresia e la gardenia. Come la rosa, che con la viola ha coronato Bacco e rallegrato banchetti goderecci, ma ha anche sparso profumi e petali nelle giornate dedicate ai morti, nella antica Roma. Piante dal fascino più discreto, meno appariscente, come la cedrina, dai rossi fiori modesti, dalle foglie che, strofinate, lasciano sprigionare un forte, caratteristico profumo. Fiori dalla tradizione inquietante, come gli ireos, legati a Giunone Lucina, alle messi, ma anche al sonno e al sonno della morte, come ben sa H. Hesse. Non poteva mancare l’assenzio dalle molte leggende, quello che nell’Apocalisse è simbolo dei dolori, dei mali che affliggeranno l’umanità (ma l’assenzio è una delle più note fra le artemisie, e l’artemisia è l’erba santa, l’erba salutare che si accompagna alla festa di S. Giovanni il precursore, quella è una delle più note feste del fuoco e delle erbe). C’è la menta, piccola pianta che cresce selvaggia, che richiama la ninfa che sfuggì ad Ade, signore delle tenebre: anche questa, erba giovannea che può ristabilire anche equilibri perduti, ridare l’udito, aiutare a vincere la sordità che deriva dal peccato [3].                            
Tanti i profumi le essenze chiamate in causa. Tutte erbe, fiori che hanno alle spalle storie significative, che aprono la strada ad interpretazioni, a ipotesi molteplici. In chiave esoterica ed iniziatica, come vengono, materialmente, utilizzati? A cosa servono? Qui gli odorosi balsami – forse, chi sa? gli stessi che salvarono Tristano dal veleno penetratogli nel sangue con la spada di Morolt, gli stessi che Isotta la bionda aveva teneramente spalmato sulle sue ferite  e gli egotici narcisi [4], le superbe peonie, rose senza spine, e le solari ginestre, gli amaranti che un tempo cingevano giovani bellezze greche e romane, la melissa che spira fragranza dalle pagine della letteratura francese [5] effondono aure che correggono e addolciscono l’aridità di certe situazioni. In certi casi, le erbe usate come essenze astrali, come profumi magici, sembrano combattere la sterilità – fisica e mentale – che sappiamo infondere intuizioni felici, concorrere alla illuminazione nei giudizi. Possono persino proteggere – nelle parole di Leo Kaiti – dalle malvagità altrui, aiutare la crescita del prestigio personale. Rose e tigli poi, in particolare, saprebbero allontanare i tradimenti in amore, attenuare la più morbosa delle gelosie.
Come vanno utilizzate queste essenze? Si possono usare nell’acqua del bagno, sulla pelle o, ancora, per inalazioni, per fumigazioni.  Soprattutto, in sede magica, e in abbinamento con i segni zodiacali, si usano – ma bisogna sapere se è o non è il caso di farlo, perché non per tutti i profani valgono le stesse regole – per ‘magnetizzare’ gli oggetti più usuali, quelli più usati. In questo caso bisogna scegliere ‘un giorno, un’ora e un profumo adatto’. Si procede quindi col profumare ‘l’oggetto con l’essenza corrispondente’; vi si impongono le mani imprimendovi, ‘con grande volontà’, il carattere che si vuole attribuire all’oggetto magnetizzato. Ma Kaiti indica ancora un altro uso possibile, quello cioè dei ‘sacchetti profumati’, suggerendo perfino un legame col totem, poiché forse le essenze venivano conservate nella pelle di animali sacri.
In contesto occidentale e contemporaneo conosciamo l’uso di sacchetti di lavanda, usati in genere negli armadi della biancheria di casa, posti fra le lenzuola fresche di bucato, fra gli asciugamani. Un tempo si trattava di sacchetti con iris (o ireos). La magia ne conosce l’uso, comunque, fin dal Medio Evo. Forse, da prima. Servirebbero, i sacchetti profumati, come ‘autentici talismani’. Sembra proteggano nelle avversità, aiutino a superare le ore difficili dell’esistenza, ad ‘armonizzare la persona coi fluidi astrali’ [6]. Anche qui bisogna scegliere con cura i giorni, le ore, le essenze. Bisogna preparare i sacchetti con particolari accorgimenti.
L’idea è che chi conosce le piante e le loro proprietà, chi sa orientarsi fra le loro essenze, non è più nella posizione di subirne, necessariamente, il magnetismo, potendo invece utilizzarlo, indirizzarlo in un senso o nell’altro. Questo ci potrebbe forse spiegare anche il perché la quercia e il bianco fiore, il garofano e la rosa, in questi tempi, – pur avendo preso il posto dei più concreti e duri simboli del lavoro – non sembrano aver portato, nella politica italiana, particolari forme di rigore morale o di equilibrio, capacità di superamento di tensioni e difficoltà, concentrazione mentale e moderazione …
Forse, chi sa, ancora una volta fiori ed erbe, dalle tante potenzialità positive, hanno dovuto sottostare ad usi errati da parte degli uomini …» [7].

Come si vede, i vasti interessi storico-culturali di Maria Immacolata Macioti non hanno tralasciato altri possibili itinerari di ricerca nei territori della cultura, come le varianti dell’immaginario, individuale e collettivo, immaginario che prende forma nei comportamenti umani, sulla base della conoscenza del mondo vegetale [8], e secondo l’interpretazione magica del mondo. Una dimensione profonda della funzione simbolica che Minette sa cogliere nelle rappresentazioni del vissuto quotidiano, nei vari tempi e nei diversi atteggiamenti che uomini e donne tengono nei confronti della natura e nella tensione umana ad appropriarsene, a sentirsene partecipi.

Dialoghi Mediterranei, n. 51, settembre 2021
 Note 
[1] L. Kaiti, Piante e profumi magici, Brancato, Catania, 1991.
[2] Nel testo di Macioti è presentato uno schema in cui i segni zodiacali sono messi in relazione alle essenze astrali e ai profumi delle piante distinte in tempi di dieci giorni ciascuno.
[3] Ricostruisce la leggenda della menta, legandola alla festa di S. Giovanni, Manlio Barberino, in La festa romana di S. Giovanni, editore Colombo, Roma 1992.
[4] Nel posto in cui morì Narciso sarebbe sorto un fiore, il narciso appunto. Ma quello che noi conosciamo – tranquillo fiore dal lieve profumo, di regola giallo, a volte bianco con sfumature rosa o arancio – non sarebbe che un pallido riflesso del narciso di un tempo. Fiore inquietante, ci ricorda Giuseppe Sermonti in Fiabe dei fiori (Rusconi, Milano, 1992), allucinogeno.
[5] La melissa, in francese, si chiama anche “foglia delle api” perché da queste api è molto frequentata. È una pianta dicotiledone, vivace, aromatica. Qualcuno la conosce, per la fragranza, come “citronella”. La troviamo presente, oltre che in tanti altri luoghi, nelle Belles saisons di Colette (227).
[6] L. Kaiti, op cit.: 58.
[7] M. I. Macioti, Alberi del mito, alberi della storia, in Quaderno n. 2 di «Storia Antropologia e Scienze del Linguaggio», Le piante magiche. Una ricerca storico-antropologica, 1995: 57-76.
[8] M. I. Macioti, Miti e magie delle erbe. L’aura di piante e fiori tra mitologia e letteratura, Newton Compton, Roma, 1993.

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Sonia Giusti, già docente di Antropologia culturale e antropologia storica presso l’Università degli Studi di Cassino e Presidente del Corso di laurea in Servizio sociale. Ha lavorato sui temi trattati da Ernesto De Martino e Raffaele Pettazzoni e sullo storicismo inglese di Robin George Collingwood, oltre alle ricerche sui Diritti Umani e sulla storicità della conoscenza. Ha svolto seminari presso le Università di Roma, Urbino, Palermo e Oxford, presso la Bodleian Libraries. È autrice di diversi studi. Tra le più recenti pubblicazioni si segnalano i seguenti titoli: Forme e significati della storia (2000); Antropologia storica (2001); Percorsi di antropologia storica (2005).

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