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Le guide turistiche, uno strumento ambiguo per orientarsi

COPERTINA di Alessandro Morello

Qualsiasi esperienza di viaggio comincia con una fase preliminare in cui il soggetto consulta una serie di strumenti che dovrebbero guidarlo verso la scelta della destinazione. Le guide turistiche in quanto attori sociali e mediatori tra il turista e le possibili località istituiscono il discorso turistico; dalle parole della semiologa Giannitrapani emerge il carattere poietico della località turistica. 

«Le guide istituiscono il discorso sulla destinazione, esse non descrivono, come si potrebbe pensare adottando il punto di vista del senso comune, i luoghi e le loro identità distintive, ma li costruiscono, prescrivendo al contempo al lettore possibili modi di fruizione dei territori» (2010: 16).

Secondo Van Corp «i turisti hanno bisogno di tre informazioni fondamentali: bisogno di orientamento in luoghi stranieri, un interesse per la storia sociale e culturale del luogo, e, infine, la necessità di risparmiare tempo e denaro» (2012: 15). Le guide turistiche, in quanto mediatori tra il turista e l’altrove, strutturano la loro narrazione sulla base di queste necessità: il territorio viene controllato e offerto al turista, attraverso un processo di mappatura e suddivisione degli eventuali percorsi da compiere. Vengono forniti consigli e informazioni pratiche in modo che il viaggiatore possa compiere un percorso ottimale di conoscenza e di scoperta, tenendo in considerazione la durata effimera del tempo della vacanza. Vengono forniti i principali makers turistici (MacCanell 2005) attraverso i quali la località si presenta come una attrazione turistica, con un valore e un potenziale turistico. Secondo Dean MacCannell, un’attrazione turistica è «una relazione empirica tra un turista, una veduta-sight (l’elemento da osservare) e un indicatore-marker (cioè un frammento informativo riguardante una veduta» (2005: 44). Un marker, di conseguenza, può assumere secondo lo studioso differenti forme: guide, tabelle informative, cataloghi di viaggio ecc. La località turistica sarà presentata attraverso l’elenco dei markers ed essa sarà identificata attraverso il loro riferimento.

Nella guida di Favignana, per esempio, l’isola è presentata attraverso il ricorso alla tonnara e a Cala Rossa. Per i turisti, quindi, l’immagine di Favignana, sarà associata prima della partenza a questi due luoghi [1]. Una teoria che riesce a spiegare come si costruisce l’immagine della destinazione turistica è quella proposta dal sociologo William Gartner il quale individua tre componenti che favoriscono la formazione dell’immagine turistica.

«l’immagine della destinazione turistica è formata da tre distinte componenti – cognitive, affettive e conative – la cui interrelazione determinerà una data predisposizione verso il prodotto/destinazione»(1994: 192).

La componente cognitiva è costituita da quell’insieme di conoscenze, idee e valutazioni che una persona si costruisce intorno ad una certa realtà. Essa permette al soggetto di poter esprimere un primo giudizio, e quindi ad un’affermazione-tipo: «ritengo che a Favignana ci siano le spiagge più pulite d’Italia». «La componente affettiva dell’immagine è legata ai motivi che portano l’individuo a scegliere la destinazione» (Gartner 1994: 196).  Un’affermazione che può esprimere il senso della componente affettiva potrebbe essere la seguente: «Adoro i paesaggi siciliani e il loro mare cristallino». La terza è ultima componente, quella conativa dell’immagine, è analoga al comportamento e alla scelta dell’immagine/destinazione. «[…] è la componente dell’azione. Dopo che tutte le informazioni interne ed esterne sono state valutate, viene presa una decisione e la destinazione è scelta dal set decisionale» (ibidem).

FOTO1Attraverso queste componenti i soggetti assegnano dei significati precisi al luogo designato e, una volta arrivati a destinazione, andranno alla ricerca di quelle aspettative e di quei significati che avevano assegnato in precedenza durante la scelta della località turistica. Da questo punto di vista, emerge «un’agency dell’immagine che influenza attivamente le aspettative e in un’ultima analisi il processo di costruzione e della scelta dell’immagine turistica» (Morello 2016). Un luogo, prima di divenire località turistica, attraversa infatti un «processo di sacralizzazione del sight combinato con un corrispondente atteggiamento rituale da parte dei turisti»(MacCanell 2005: 46). Per meglio esplicitare questo processo, attingo un esempio tratto dalla mia esperienza di ricerca sul campo. A Favignana, lungo la costa, si trovano imponenti torri di tufo a strapiombo sul mare turchese, con il fondale sabbioso. In seguito al processo di sacralizzazione del sight, la guida turistica, e gli altri strumenti mediatici, presenteranno questo luogo attraverso il ricorso al suo marker: Cala rossa. I markers hanno una funzione identificativa nella definizione dell’isola dal punto di vista turistico e il loro ricorso farà riferimento ai valori e ai significati che sono alla base dell’attrattiva turistica.

Queste riflessioni sul ruolo e le funzioni delle guide turistiche si sono articolate attraverso l’analisi e la decostruzione di alcune di queste relative al luogo della mia ricerca etnografica: l’isola di Favignana. Nella fattispecie, ho esaminato nel dettaglio la Guida Verde Sicilia di Touring club editore, Favignana in tasca di Flaccovio e la guida Egadi l’arcipelago di Ulisse di Anselmo editore [2]. Prima di cominciare questo viaggio all’interno dei percorsi narrativi per conoscere Favignana, riporto le varie suddivisioni che sono state fatte alle guide in base alla loro funzione.

Aime ne individua due tipi:

«coffee table e quelle on the road. Le prime concepite per essere lette solitamente prima della partenza o nei momenti di tranquillità, contengono molte e dettagliate informazioni sulla storia, la cultura, le condizioni del paese che si vuole visitare, spesso accompagnate da una ricca iconografia. […] Nella seconda tipologia di guide, di frequente l’apparato informativo culturale legato alla storia, alle caratteristiche geografiche dell’area e ad altre informazioni di orientamento culturale appare più sinteticamente frettoloso, mentre al contrario abbondano le informazioni pratiche sul come cavarsela sul posto. Il formato editoriale è spesso più conveniente, ridotto, concepito e studiato per essere tascabile nel senso letterale della parola» (Aime-Papotti 2012: 80).

Anche Erik Cohen fornisce una sua suddivisione delle guide in due tipologie: quelle

«pathfinding e mentoring. Le prime sono guide geografiche, che aiutano il turista a trovare l’itinerario in luoghi difficili […] e lo rendono più accessibile. Queste guide si trovano in generale nei luoghi di recente conversione al turismo e prevalentemente caratterizzati da un turismo naturalistico come, per esempio, quello del trekking. Le seconde hanno un ruolo pedagogico, possono selezionare gli oggetti di interesse secondo il loro gusto personale» (in Aime -Papotti 2012: 105).

Queste suddivisioni sembrano basarsi su diversi punti di osservazione del fenomeno turistico. Aime divide la costruzione dell’immagine turistica tra una fase in cui il turista a casa sfoglia le guide per costruirsi una prima immagine e la fase appunto “on the road”, più pratica e in loco, in cui il turista deve seguire i percorsi proposti. Cohen istituisce una suddivisione in guide pratiche per luoghi difficili e guide più narrative che costruiscono la località fornendo una rappresentazione dell’autenticità. Vorrei aggiungere un’ulteriore classificazione che ho riscontrato durante la mia ricerca di campo; la prima che anticipa la partenza, la seconda quella che si acquista in loco ed è più dettagliata dal punto di vista geografico e storico e una terza tipologia di guida che si acquista in loco non come supporto pratico durante il proprio viaggio ma come oggetto da portare a casa per avere un mezzo ulteriore per raccontarlo e far sì che l’immaginario turistico [3] si possa arricchire. Una conferma di quanto detto si può rintracciare nelle parole di Augé il quale individua una terza fase del viaggio: il «ritorno a casa e il racconto che si può fare del viaggio effettuato» (Augé 2001: 54). L’analisi che seguirà procederà lungo la tripartizione che ho presentato [4].

FOTO2Tra le guide che si consultano prima di partire ho analizzato quelle del Touring Club Editore. Durante la mia ricerca di campo, ho avuto l’occasione di poter intervistare un responsabile dell’area editing del Touring in modo da poter individuare alcuni aspetti fondamentali delle guide come strumenti per orientarsi. Secondo il mio interlocutore, «le guide offrono tutti gli strumenti di cui il viaggiatore ha bisogno nel corso del viaggio» (Intervista 16/04/2015). Esse sono composte da diverse parti, ognuna delle quali importanti per la pianificazione del viaggio. Nelle prime pagine, una parte intitolata “come consultare la guida” fornisce la chiave di volta per iniziare al meglio il percorso proposto dal Touring. In questa introduzione si nota una prima suddivisione della guida in tre parti: preparare il viaggio, popoli e culture ambiente e itinerari di visita. Una quarta parte indica le informazioni pratiche e gli indirizzi. Molto importante è la sezione dedicata agli approfondimenti. Secondo le parole del mio interlocutore, «Touring con gli approfondimenti dà dei suggerimenti, delle suggestioni per diversificarsi e adeguarsi alle esigenze. Cerca di catturare e interessare» (Intervista 16/04/2015). Sulla base di quanto detto, la guida non è soltanto una «collezione di monumenti e uno strumento accecante» (Barthes 2004; Giannitrapani 2010), ma può fornire diversi lenti con cui approcciarsi ad una località. Le Guide Verdi del Touring Club Editore tengono conto dei referenti lettori e di conseguenza diversificano le proposte sulla base dei soggetti e delle loro aspettative.

Sempre in questa prima parte è presente una sezione chiamata “top 5”, la quale «propone classifiche di merito riferite ai temi più vari, dai mercati ai panorami, dai giardini ai musei, dai bar alle sagre muovendosi tra valori riconosciuti e scelte d’autore capaci di interpretare la realtà del territorio» (in Sicilia 2013: 9). Tra le righe d questa nota si può individuare il ruolo che Touring vuole assumere, non quello di compilare un elenco, una mappa da consegnare al turista, ma di presentarsi come autore di una narrazione che sappia consigliare un percorso, una traccia conosciuta dagli autori che ne garantiscano l’affidabilità. Questo è, secondo il mio interlocutore, il vero valore della Guida verde:

«La figura dell’autore è fondamentale. Non più un classico lavoro enciclopedico e di mappatura del territorio – come avveniva nella stesura delle Guide Rosse – ma un supporto e una serie di approfondimenti di autore. […] Verso i contenuti e i temi che possono orientare un viaggio» (Intervista 16/04/2015).

Alla domanda come sia costruita una guida turistica, apprendo che la figura dell’autore ha un ruolo fondamentale.

«Prima di tutto la stesura di una guida può essere suddivisa in due momenti: uno narrativo e l’altro compilativo. In realtà le due fasi sono collegate, poiché nel caso in cui Touring debba proporre una nuova guida di una regione come la Sicilia, vedrà prima di tutto il materiale che già possiede, vedrà se c’è una corrispondenza con la realtà attuale, e nel caso in cui ci sia bisogno di nuove proposte, gli autori specialisti dei luoghi in questione provvederanno a fornire un percorso in linea con le tendenze attuali del turismo contemporaneo» (Intervista 16/04/2015).

Secondo Van Corp, sulla scia di diversi altri studiosi (Gilbert 1999, Koshar 1998, Smecca 2009),

«le guide turistiche devono offrire chiarezza, precisione e accuratezza scientifica. L’obiettività implicita di tali descrizioni segnala affidabilità ai lettori, e questa voce autorevole e direzionale differenzia eventualmente le guide moderne dalle scritture di viaggio» (Van Corp 2012: 16).

foto3Questo aspetto è in linea con la funzione di autore proposta da Foucault [5]. L’autorizzazione di certi discorsi dà a questi testi autorevolezza nel guidare il turista o fornire elementi che contribuiranno a determinare la sua immaginazione. Tra le domande che ho posto al mio interlocutore ho chiesto se può darmi una definizione di guida turistica. Dalla sua risposta è emerso il carattere ambiguo della Guida verde nel riportare da una parte percorsi da seguire meticolosamente, dall’altra nel fornire elementi, aneddoti [6] e informazioni per creare delle suggestioni. Spetta al turista sapere come utilizzare la guida una volta che il suo viaggio avrà inizio.

Una seconda tipologia di guide sono quelle che si possono reperire in loco. Sono tascabili e al loro interno si possono assumere informazioni pratiche e dettagliate per scoprire la località. La guida Favignana in tasca è suddivisa in tre sezioni tematiche: informazioni pratiche sulle strutture alberghiere e ricettive, sui ristoranti sui luoghi di divertimento. Una seconda sezione rigurda la storia e le tradizioni isolane e l’ultima parte è dedicata alla scoperta delle calette. A differenza delle altre guide, emergono molti particolari e svariate suggestioni. La storia di Favignana e le vicende che si consumarono in queste acque vengono riportate meticolosamente. È ricostruita la prima guerra punica e la battaglia combattuta al largo delle Egadi, si fa riferimento alla pesca del tonno e alla fortunata stagione dei Florio che vide Favignana eletta come la regina delle tonnare. Oltre alle informazioni storiche vengono forniti numeri telefonici, elenchi di strutture alberghiere e ricettive. La parte più dettagliata è quella che presenta tutte le calette e le attrazioni turistiche dell’isola. Ogni luogo è descritto con attenzione ai dettagli e utilizzando a volte un linguaggio evocativo ma nello stesso tempo pratico, fornendo infine tutte le informazioni per raggiungerlo facilmente. Favignana è anche offerta a livello multisensoriale [7]: i sapori della cucina, il fascino e i momenti che si possono vivere durante gli aperitivi al tramonto in riva al mare, le cene a base di pesce nei ristoranti che offrono degli scorci indimenticabili e dei profumi unici. Questa tipologia di guida, a differenza della prima, offre al turista che è già giunto a destinazione  un supporto pratico: percorsi e suggerimenti operativi.

La terza tipologia di guida che ho analizzato è Egadi, l’arcipelago di Ulisse. È una guida fotografica. Il formato e la dimensioni sono maggiori in quanto non è pensata per essere portata durante la vacanza alla scoperta della località, ma è uno strumento da portare con sé a casa in ricordo dei luoghi visitati. L’intero arcipelago è presentato per immagini, vengono fornite poche ma significative informazioni relative alla storia, alla mitologia, alle leggende e alla mattanza. Il resto è espresso per immagini. Secondo Roland Barthes, nel momento in cui si realizza una foto l’io individuale si trasforma in concetto, si crea l’altro.

«Il fotografo oggettiva la soggettività dell’altro, catturandone ed evidenziandone una caratteristica rilevante. Bisogna catturare il punctum ovvero quella fatalità che, in essa mi punge (ma anche mi ferisce, mi ghermisce)» (Barthes 2003: 27-29).

FOTO4Attraverso l’osservazione di queste fotografie si possono percepire quelle sensazioni provate durante la vacanza. Il turista, portando a casa delle immagini, sarà in grado di ricostruire lo spazio e  il tempo della vacanza. Questo tipo di guida rientra tra quei souvenir che hanno la funzione di alimentare la memoria, ma anche l’immaginario, dello spazio e del tempo vissuto e di stabilire un segno della presenza altrove.

Come il filo di Arianna si rivelò essenziale per il viaggio di Teseo, il turista ha bisogno di essere supportato nelle diverse fasi della vacanza per ridurre la distanza tra il qui e l’altrove. Immerso in una realtà estranea, necessita di uno strumento che lo accompagni durante il percorso esperienziale e di incorporazione della località. Affidarsi ad una guida turistica è un modo per organizzare il percorso, articolare il tempo ed evitare di perdersi nella molteplicità e nell’eterogenità delle lenti con cui si può guardare un luogo.

Dialoghi Mediterranei, n.21, settembre 2016
Note

[1]   Le narrazioni turistiche sono dense di stereotipi. Secondo la sociologa Susan Pitchford «sono una sorta di scorciatoia, che consente alle persone di ridurre grandi quantità d’informazioni complesse a proporzioni gestibili» (2008: 98). Attraverso la pratica dello stereotipo si danno luogo a quei modelli che contribuiranno a creare l’immagine del luogo.
[2]  Nella selezione delle guide turistiche da analizzare, ho seguito la distinzione delle guide da acquistare prima della vacanza, quelle reperibili in loco una volta giunti a destinazione, e quelle che si riportano a casa una volta che la vacanza si è conclusa. Ognuna di queste guide sembra dedicare attenzione a diverse fasi del viaggio: la fase preparatoria, le informazioni pratiche e la narrazione finale.
[3]  L’immaginario turistico è quell’energia poietica che s’instaura in un processo interattivo, tra i soggetti, i luoghi e le narrazioni e che fa sì che i turisti pensino a dei luoghi qualificandoli come turistici» (Morello 2016)
[4]   Questa suddivisione è in linea con quanto afferma Van Corp secondo cui «le guide turistiche hanno un vantaggio competitivo rispetto ad altre fonti di informazione in quanto sono entrambi tangibili e accessibili in qualsiasi momento e luogo. Sono progettati per essere utilizzati durante il viaggio, sul posto ma può anche essere utilizzato prima e dopo il viaggio» (Van Corp 2012: 1)
[5]  «La funzione-autore svolge in pieno il suo ruolo ai nostri giorni per quel che riguarda le opere letterarie. […] Se la referenza dell’autore non è più in matematica che una maniera di nominare dei teoremi o degli insiemi di proposizioni, […], non si tratta semplicemente di una maniera di indicare la sorgente, ma di dare un certo indice di credibilità in rapporto con le tecniche e gli oggetti di esperienze utilizzati in una data epoca e in un dato laboratorio» (Foucault 2012: 11)
[6]  Secondo l’antropologo Hècate Vergopoulos, «l’aneddoto offre la possibilità di penetrare l’autenticità delle culture mostrandone i retroscena anche se contemporaneamente si fa notare come un oggetto del discorso caratterizzato per la sua insignificanza socioculturale» (Vergopoulos 2012: 6).
[7] Secondo Herzfeld, «la percezione sensoriale è una atto sia culturale che fisico: vista, udito, tatto, gusto e olfatto non sono solo mezzi di percezione dei fenomeni fisici ma anche strade per la trasmissione di valori culturali» (Herzfeld 2006: 296). Il turista incorporerà Favignana e i suoi significati culturali. In questo processo sono coinvolti tutti i sensi del corpo. La guida turistica utilizza una forma testuale diversificata in modo da poter stimolare e creare diverse aspettative in linea con i diversi modi con cui si può incorporare un luogo.
           Riferimenti bibliografici
            Aime & Papotti, (2012), L’altro e l’altrove, Torino: Einaudi.
            Augé, M. (2001), Finzioni di fine secolo, Torino: Bollati Boringhieri.
            Autori vari. (2013), Sicilia, Milano: Touring Club Editore.
            Barthes, R. (2003),  La camera chiara, Torino: Einaudi.
            Barthes, R. (2004),  Miti d’oggi, Torino: Einaudi.
            Foucault, M. (2012), Scritti letterari,  Milano: Feltrinelli.
            Gartner, W. (1994), “Image, formation process”, in Journal  of  travel & tourism marketing .
            Giannitrapani, A. (2010), Viaggiare istruzioni per l’uso,  Pisa: ETS.
            Herzfeld, M. (2006), Antropologia,  Firenze: SEID.
            MacCanell, D. (2005), Il turista, Torino: Utet.
            Morello, A. (2016). “L’immaginario di Favignana e la produzione dell’habitus del turista”, in Dialoghi    Mediterranei, n.20.
            Pitchford, S. (2008),  Identity tourism, London: Emerald group.
            Van Corp, B. (2012), “Guidebooks and representation of other place”, in M. Kasimoglu, Strategies for Tourism Industry -Micro and Macro Perspective, in Tech.
            Vergopoulos, H. (2012), “L’infimo culturale e l’immaginario turistico. L’aneddoto nelle guide di viaggio”, in Via@ Rivista internazionale interdisciplinare de turismo, n.1.
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Alessandro Morello, dopo aver concluso la laurea in Beni demoetnoantropologici all’Università degli Studi di Palermo, si è specializzato in Scienze Antropologiche ed etnologiche all’Università degli Studi di Milano-Bicocca con una tesi sulla costruzione dell’immaginario turistico a Favignana, focalizzando l’attenzione sul carattere processuale e dinamico dell’immaginario, sulle pratiche di pianificazione turistica e sulle capacità di agency dei soggetti.

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