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La Tolleranza in Corso Umberto

vasodi Naor Ben-Yehoyada

Tolleranza ([tolle’rantsa] s.f.): qualità per cui si permettono e si accettano idee e atteggiamenti diversi dai propri o si dimostra comprensione per gli errori e i difetti altrui.

[tol-le-ràn-za] s.f. (2) Disposizione a comprendere e a rispettare idee e comportamenti diversi dai propri: tolleranza culturale, religiosa; atteggiamento comprensivo; SIN: indulgenzamostrare tolleranza  per i difetti altrui || casa di t., in cui veniva esercitata la prostituzione legalizzata | t. zero, nel l. giornalistico, politica di assoluta severità contro criminalità, illegalità ecc.

Attitudine a mostrarsi ragionevoli, comprensivi verso idee, credenze religiose, sistemi politici diversi o contrari ai propri: t. religiosala democrazia si fonda sulla t.i fanatici non conoscono la t.

La passeggiata in Corso Umberto I offre ai Mazaresi un incontro con la tolleranza in senso inverso. Camminando verso nord sul lato ovest del Corso, dal mare verso l’entroterra, subito dopo l’incrocio con la Via Settevanelle, ci s’imbatte su un vaso colorato. La giara fa parte del progetto già discusso a lungo della “riqualificazione del centro storico” che ha coinvolto “artisti ed imprese locali.” Ma oltre la firma d’artista del Sindaco in giro per la città (così lo interpreta il giornalista Rino Giacalone), l’on. Cristaldi ed i suoi collaboratori nel progetto sembrano aver voluto – tramite questa giara particolare – insegnare ai cittadini mazaresi ad apprezzare qualche concetto relativo all’etica della coesistenza interculturale.

A differenza delle ceramiche collocate sui molti muri nelle vie di Mazara, che mostrano messaggi e citazioni delle persone notissime nel mondo per il loro impegno per la pace e la convivenza, questo vaso porta il suo messaggio in modo letterale, testuale: tra una fila di persone con le mani alzate in alto e due simboli di sole (uno rosso, l’altro giallo), è scritta in mezzo la parola “tolleranza” in tre lingue.

La fila delle figure dai colori diversi forse simboleggia la diversità, contesto e premessa della tolleranza (se non fosse la diversità, probabilmente non ci sarebbe stato bisogno di parlare della tolleranza), e i due soli radiosi alludono al futuro o all’ottimismo. Si tratta tuttavia di simboli, ormai mondiali, di questi temi. Sono le parole scritte che c’insegnano il messaggio della tolleranza nel modo più diretto. La maggior parte dei passanti riconosce quella scritta in italiano: lettere maiuscole dai colori rosso, giallo, nero, verde, rosa, e così via, su uno sfondo di mosaico bianco. Che la scritta in italiano sia rivolta verso nord e l’entroterra, va bene con la geografia cognitiva in loco, ove gli immigrati – quelli da tollerare – arrivano dal sud. L’autore del vaso e del messaggio (non si sa se la stessa persona che aveva eseguito il lavoro artistico ha anche posato la giara nel modo così rilevante nella rosa dei venti) ha tentato di esprimere la tolleranza, scrivendo questa parola anche in due altre lingue: arabo e cinese. Tra queste due lingue, è l’arabo che è rivolto verso il mare. Scritte in nero su bianco, si distinguono sette lettere della grafia araba.

Sarebbe certamente la tolleranza che l’autore aveva in mente quando cercava di esprimere questo concetto in tre lingue diverse che ormai rappresentano la composizione sociolinguistica della cittadinanza di Mazara. Se la tolleranza significa l’attitudine “a mostrarsi ragionevoli, comprensivi verso idee, credenze religiose, sistemi politici diversi o contrari ai propri”, allora scrivere in lingue altrui esprime quest’attitudine.

Ma la tolleranza non è solo un concetto etico nell’Italia odierna. È una prova. Esprimendola, si mette in gioco la capacità di essere all’altezza degli atteggiamenti che essa ci esige. Purtroppo, nel tentativo di mostrarsi comprensivo verso la cultura araba, l’autore del vaso ha dimenticato di verificare se in arabo si scrive dalla sinistra alla destra, come in italiano, o invece dalla destra alla sinistra. Il risultato che si legge sul vaso nella corretta traduzione non è la parola araba “la tolleranza” ossia Tasaamuh, ma una sequenza che comprende tutte le lettere della parola araba, scritte però in senso inverso. Invece di questa parola:   scritta_araba1

leggiamo questa successione di lettere:  scritta_araba2

Non ho intervistato l’autore benintenzionato, ma possiamo forse ricostruire il suo errore. Forse è andato su qualche motore di ricerca online. Chissà se ha messo la parola in italiano copiando le lettere arabe che sono spuntate e poi incollandole su un programma adatto? In ogni caso, se avesse presentato questa catena di lettere a qualsiasi persona che conosce l’arabo (non c’era certo bisogno di prendere il pullman verso Palermo o Trapani), gli avrebbero detto immediatamente che arabo questa sequenza di lettere non è.

Cercate di leggere questa parola:

AZNARELLOT

È lo stesso.

Se una persona di origine araba si rendesse conto del significato esatto di questo vaso, potrebbe assumere l’offerta di tolleranza (così maldestramente rovesciata) come offesa. Quelli a cui ho chiesto in giro mi hanno risposto che non hanno osservato questo vaso con attenzione. Meno male.

Dialoghi Mediterranei, n.2, giugno 2013
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6 risposte a La Tolleranza in Corso Umberto

  1. Emmanuele Lombardo scrive:

    Sono Emmanuele Lombardo autore della scrittura in arabo sulla giara incriminata Non sono in grado di contraddire le critiche del Prof:Naor Ben-Yehoyada, giacche’ non conosco la lingua araba ne’ le rgole della scrittura araba:ma ho consultato, prima di eseguire il mosaico,il Prof.Khaled Fouam Allam, consulente culturale del Sindaco al quale ho chiesto di trascrivermi la parola “Tolleranza” in lingua araba, qundi l’ho trasferita ,cosi’ come l’ha trscritta il Prof: Khaled Fouam Allam,sula giara in msaico nella sequenza che ha tanto turbato il Prof Naor Ben-Yahoyada………….Voglio sorvolare sul tono sarcastico che il rof ha lasciato trapelare, desidero comunque informarLa che la Tolleranza cui credo non e’ rivolta soltanto verso i popoli che vengono dal’Africa bensi’ e’ rivolta verso tutti i popoli della Terra…….Israliani copresi. Emmanuele Lombardo

    • Emmanuele Lombardo scrive:

      Ho dato una risposta sul sito”Dialoghi Mediterranei, ma noto che su facebook , non e’ stato inserito interamente probabilmente censurato o chissa’ che altro.Per cui non essendo competo, desidero annullarlo.Grazie. Emmanuele Lombardo

  2. Comitato di Redazione scrive:

    Caro Emmanuele,prendiamo atto di quanto dici,ma ti assicuriamo che il prof.Naor Ben – Yehoyada non è rimasto affatto turbato,ma anzi,divertito.

    • Emmanuele Lombardo scrive:

      1 luglio 15.11.23
      il Prof:Naor ben-Yehoyada scrive tra l’altro(testualmente)….se avesse presentato questa catena di lettere a qualsiasi persona che conosce l’arabo…..etc etc L’autore della giara incriminata, ha consultato, prima di eseguire il mosaico, il Prof.Khaled Fouam Allam,Ricercaore Universitario della facolta’ di ScienzePolitiche universita’ di Trieste, insegnanel medesimo Ateneo Sociologia del Mondo Musulmano ed ancora, insegan Islamistica presso l’universita’ di Urbino Etc Etc nonche’ consulente culturale del Sig:Sindaco di questa Citta’, Come si puo’ notare quindi, l’autore ha consultato “una qualsiasi persona che conosce l’arabo, per cui non permetto al prof in questione ne’ ad altri di asserire menzogne tralasciando di attingere alla fonte della verita’ cioe’ all’autore (per non equivocare mi permetto di ricrdare che stiamo parlando di errata sequenza di lettere arabe su giara che tanto ha divertito il prof.Naor Ben-Yehoyada nonostante abbia soggiornato alcuni mesi in questa citta’ dalla trascrizine sulla giara in sequenza non corretta….)
      Emmanuele Lombardo autore della giara della Vergogna.

      • Comitato di Redazione scrive:

        Abbiamo inserito il commento di Emmanuele così come è stato postato su FB. Come vedi,nessuna censura,anzi è stato chiesto il permesso di pubblicarlo in modo che l’autore dell’articolo possa leggerlo ed eventualmente dare una risposta. L’amico Emmanuele ci consenta una breve risposta da parte della redazione. Non si capisce questa animosità.Parlando con diversi tunisini,essi hanno confermato che la scritta era errata e senza significato.Prendiamo atto che l’autore della giara abbia interpellato l’esperto del sindaco il prof. K. Fouad Allam,quindi dobbiamo convenire che l’errore è dovuto ad un difetto di comunicazione tra l’artista e il sociologo algerino,il quale,da acuto osservatore,avrebbe dovuto rilevarlo e farlo presente,durante le sue molteplici visite in città.

        • Emmanuele Lombardo scrive:

          La mia non e’ animosita’ bensi’ stupore, in quanto il prof. Naor Ben-Yehoyada, tentando di insegnarmi il “modus operandi”, inciampa nell’errore di non consultare il diretto interessato (cioe’ l’esecutore dell’opera) e di asserire delle pseudo verita’ tipo:non ha consultato un esperto di lingua araba,probabilmente ha operato un”copia ed incolla” etc. mettendo quindi alla berlina l’esecutore dell’opera e permettendo quindi ad anonimi di tacciarmi di superficialita’.E’ mia intenzione contattare il Prof. Naor ben-Yehoyada e chiedere spiegazioni al riguardo. Emmanuele Lombardo

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