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La collettività italiana in Baden-Württemberg. L’opera della Chiesa e dei Patronati

29484-italia-germaniadi Tony Màzzaro 

Descrivere gli ultimi 70 anni di presenza italiana in Germania richiede uno sforzo di sintesi non indifferente ma, come si suol dire: tentar non nuoce. Questo tentativo impone, tuttavia, una suddivisione descrittiva degli aspetti più caratterizzanti del percorso storico-sociale, politico e culturale, iniziando dalle cause che hanno determinato le partenze, gli adattamenti e le necessità, diventate risorse, proiezione, scalata sociale e, in molti casi, anche economica.

Tranne alcuni cenni generali, diversi particolari si riferiscono alla realtà italiana del Baden-Württemberg (Stoccarda), Land con la più alta concentrazione della nostra collettività in Germania e quindi con la maggiore intensità e densità di questioni ed articolazioni di iniziative e progetti. 

Le necessità 

L’Europa in genere, ma soprattutto la Germania, aveva bisogno di rialzarsi dal disastro del nazifascismo, colpevole indiscusso dell’Olocausto. Mancavano braccia per lavorare la terra, ricostruire case, strade, ferrovie, fabbriche. Si trattava di ridare vita e prospettive ad una generazione messa in ginocchio da bombardamenti, dalla perdita di vite umane e da un’emigrazione verso le Americhe.

e10Nel Sud della Germania fu prima la Coldiretti di Ulm, città natale di Einstein, cui seguirono le altre categorie produttive, a richiedere l’aiuto di manodopera straniera. Il Paese più ricco di braccianti e più vicino geograficamente era l’Italia. Con dei pullman iniziò nei primi anni Cinquanta la non facile avventura del reclutamento di manodopera, iniziando da Milano fino a Treviso, Udine e Trento. Non fu impresa facile, narrano gli storici.

Con la firma del Trattato italo-tedesco del 21 dicembre del 1955 sul reclutamento della manodopera si crearono i presupposti per un esodo controllato e regolato da contratti di lavoro per un massimo di due anni. Tutti dovevano essere sottoposti ad una visita medica sullo stato di salute psico-fisico presso i Centri di smistamento di Verona e poi anche di Napoli. I medici erano ovviamente tedeschi. 

Emigrato italiano in Germania

Emigrato italiano in Germania (ph. Nicola Scafidi)

Ruolo delle Missioni Cattoliche 

I primi ad avvertire le difficoltà sociali e culturali del fenomeno migratorio italiano fu i rappresentanti della Chiesa locale che si rivolse all’Episcopato italiano per l’invio in Germania di preti giovani, capaci di apprendere velocemente la lingua tedesca al fine di prendersi cura di migliaia di giovani ed adulti che stavano arrivando in Baviera, Baden-Württemberg, Assia, Nordreno Vestfalia, Bassa Sassonia e Berlino.

La Sacra Congregazione Concistoriale romana individuò don Aldo Casadei di Cesena con destinazione Francoforte, il veronese don Luigi Fraccari per Berlino, il passionista cappellano italo-americano Julius Valentinelli per Monaco ed il bresciano don Battista Mutti per Stoccarda. A loro fu affidato il compito dell’assistenza religiosa e sociale. Con i mezzi di allora (Topolino o motocicletta) questi missionari erano come uccelli viaggiatori. Percorrevano il vasto territorio, in lungo e in largo, per visitare i connazionali nelle baracche, raccogliere richieste, scrivere per i tanti connazionali analfabeti anche lettere alle mogli e ai genitori rimasti in Italia.

Nel corso dei decenni alcuni di questi “Angeli custodi” dell’emigrazione hanno fatto ritorno nelle loro terre o diocesi di provenienza; altri invece sono rimasti finché la salute li ha “accompagnati”. Un esempio è Don Battista Mutti, oggi ultranovantenne. È rientrato solo qualche anno fa nella sua Brescia. Don Battista è la memoria storica vivente, avendo servito la nostra comunità dal 1953 fino a qualche anno fa. Il suo territorio d’azione era a raggiera: da Stoccarda a Mannheim, Karlsruhe, Friburgo, Offenburg, Pforzheim fino a Norimberga.

Con la stipula dell’accordo italo-tedesco del dicembre del 1955 la presenza italiana nel Baden-Württemberg decuplicò. Nel 1960 superò quota 60 mila. Ed oggi?  Fra iscritti AIRE e doppi cittadini si stimano che i connazionali superino le 250 mila unità.  

Mons. Batista Mutti

Mons. Batista Mutti

Assistenza sociale Caritas e Patronati

L’incremento degli arrivi dall’Italia anche di nuclei familiari indusse le Missioni a chiedere aiuto alle diocesi locali perché si istituisse una rete di uffici per l’assistenza sociale. I vescovi si accordarono di assumere, attraverso la Caritas, italiani predisposti all’assistenza e capaci di apprendere velocemente la lingua tedesca al fine di poter mediare con gli Uffici tedeschi e con i datori di lavoro questioni contrattuali ed essere anche di aiuto nella ricerca di un’abitazione e in tutti quegli aspetti vitali di una sistemazione in terra tedesca.

In tutto il territorio federale furono assunti e formati un centinaio di assistenti sociali, tutti di genere maschile, dislocati in città di grandi ma anche di piccole dimensioni in cui però vi era una forte presenza di italiani. Nacquero molti Centri Italiani, luoghi di dopolavoro in cui la domenica gli italiani senza famiglia potevano incontrarsi per consumare un piatto di pasta asciutta, fare una partitina a carte, giocare a bigliardino, ping pong, suonare la chitarra o fisarmonica, cantare e ballare qualche tarantella. Da qui la nascita di concorsi canori per piccoli.

La complessità del Diritto previdenziale italiano e tedesco spinse prima le ACLI a stipulare un accordo con la consorella tedesca Katholische Arbeitnehmer Bewegung (KAB) e poi la CISL a stringere con l’omologa Deutsche Gewerkschaftsbund (DGB) un rapporto di tutela dei lavoratori italiani operanti in Germania. Nacquero così negli anni Sessanta le prime sedi di Patronato INAS-CALI DGB (Istituto Nazionale Assistenza Sociale – Centro Assistenza Lavoratori Italiani) Deutscher Gewerkschaftsbund a Düsseldorf e poi in ordine sparso in quegli agglomerati industriali. Nel corso degli anni all’ INAS-CISL si aggiunsero i Patronati Inca-Cgil ed Ital-UIL. A loro il compito primario della tutela dei diritti previdenziali dei lavoratori maturati in Italia, Germania e/o in altri Paesi di emigrazione. 

Donna italiana emigrata in Germania (anni Sessanta)

Donna italiana in partenza per la Germania (anni Sessanta)

Lavoro e partecipazione alla vita sindacale 

Grazie all’accordo sul reclutamento anche l’industria e l’artigianato fecero ricorso alla manodopera italiana. Treni speciali trasportavano settimanalmente da Verona verso Monaco e Stoccarda centinaia di braccia lavorative. Molti finivano soprattutto nelle grandi fabbriche e in ferrovia. Negli stabilimenti della Mercedes, Porsche, Bosch, Audi, Alu Singen, Dual, Siemens, Telefunken, MAN ed altre furono istituite le figure di interpreti.

Il sindacato IG Metall cominciò con gli operai italiani un percorso di formazione e di aggiornamento. Molti connazionali si iscrissero al sindacato e divennero fiduciari. Alcuni di loro come Dino Di Croce, Romolo Murgia, Vincenzo Basile ed altri nel corso degli anni hanno fatto della tutela dei diritti dei lavoratori in fabbrica il loro credo, scalando i vertici del sindacato e delle Commissioni Interne, entrando così a far parte a pieno titolo della Tarifkommission preposta ai negoziati del rinnovo dei contratti locali e collettivi federali.

Negli anni Ottanta furono proprio i lavoratori italiani a sostenere per sei estenuanti settimane la dura lotta della IG Metall del segretario Franz Steinkühler per la riduzione dell’orario lavorativo da 40 a 38 ore e mezza settimanali, a parità di guadagno. Gli italiani avevano trovato nel sindacato tedesco la giusta accoglienza, basata su quel principio di democrazia reale, espresso attraverso il voto attivo e passivo per l’elezione dei fiduciari e delle cariche sindacali. 

Associazioni e partiti italiani 

La Germania in generale e il Baden-Württemberg in particolare divenne una fucina politica. Le associazioni ACLI, Filef, Unaie, Fernando Santi ed CTIM crearono in qualche modo i presupposti per favorire l’insediamento di alcuni partiti politici del tempo, impiegando persone a tempo pieno per l’organizzazione di sezioni. I partiti più attivi furono il Partito Comunista Italiano e il Movimento Sociale Italiani – Destra Nazionale. Ai segretari locali, regolarmente stipendiati dalle “centrali romane”, era affidato il compito del tesseramento e dell’organizzazione dei treni speciali per le frequenti elezioni politiche in Italia.

Per contrastare l’azione dell’MSI-DN e dei CTIM, nacque il Comitato d’intesa che abbracciava tutte le associazioni e tutti i partiti dell’arco costituzionale. Fu quella compattezza a sollecitare la celebrazione a Roma della Prima e Seconda Conferenza Nazionale dell’emigrazione. Grazie a quella determinazione nacquero i Comitati Consolari di assistenza sociale (Coassit) e scolastica (Coasscit). Furono i precursori dei Coemit, degli odierni Comites e Cgie e dell’elezione nel 2006 di 12 deputati e 6 Senatori di connazionali residenti all’estero, un sogno inseguito per decenni da Mirko Tremaglia, Ministro degli Italiani nel mondo dal 2001 al 2006. 

Squadra di calcio Nuraghe

Squadra di calcio Nuraghe di Stoccarda

Campionato e Coppa Italia in Germania 

Verso la metà degli anni Sessanta, visto il proliferarsi delle squadre di calcio, si avvertí il bisogno di istituire un campionato. Il Consolato di Stoccarda stipulò alla fine un accordo con la Federcalcio locale (Württembergischer Fussballverband) e organizzò un campionato esclusivamente per le 120 squadre italiane, ripartite in due Gironi di Serie A con 11 squadre cadauno e da 6 gironi di B tenendo conto del territorio.

La Federcalcio avrebbe garantito: la nomina dei commissari degli 8 gironi (Staffelleiter); la costituzione e la gestione dei gironi; l’iscrizione delle società al campionato; la commissione disciplinare, multe e squalifiche; la nomina settimanale degli arbitri; la gestione delle classifiche, la decretazione delle promozioni e retrocessioni; la consegna dei gagliardetti alle vincitrici del campionato; l’organizzazione delle gare di qualificazione e la finale della Coppa Italia. Il Consolato avrebbe assunto il patrocinio della Coppa Italia.

Quest’operazione segnò una svolta del tempo libero organizzato. Settimanalmente si muovevano migliaia di persone fra giocatori, dirigenti, sostenitori e semplici spettatori. La maggior parte delle società nostrane di calcio all’atto dell’iscrizione al campionato assumevano le denominazioni più frequenti: Azzurri, Milan, Juventus, Italia, Foggia, Catania, Centro Italiano, Unione Sportiva o Associazione Calcio (AC), Tricolore, Inter, Roma ed Ascoli per cui ad ogni denominazione si affiancava il nome della località tedesca.

Le squadre ancora attive sono: gli Azzurri Fellbach, il Catania Kirchheim/Teck, il Milan Heidenheim, la Giovane Italia Schorndorf e   l’Echterdingen Calcio. La pandemia ha decretato lo scioglimento del Tricolore Calw e della Stella Gmünd. La stragrande maggioranza dei responsabili delle squadre italiane, non volendo accettare l’integrazione nei gironi tedeschi, decise nel 1993 il ritiro dall’attività di campionato decretandone così lo scioglimento. Di loro resta il glorioso ricordo di 25/30 anni di attività calcistica. 

corriere-italia-102__v-gseapremiumxlL’informazione 

La crescente ondata di arrivi in Germania pose in primis alle Missioni il problema dell’informazione. Se nel 1951 a Francoforte fu fondato il settimanale La Squilla (diventata dieci anni dopo il Corriere d’Italia), nel 1961 nacquero le trasmissioni radiofoniche in lingua italiana.

Il racconto è di don Battista Mutti in un’intervista nel 1976, in occasione dei quindici anni della trasmissione ARD di Radio Monaco in collaborazione con la Süddeutscher Rundfunk di Stoccarda. Già nel 1956 don Battista si era rivolto all’allora direttore dei programmi di Radio Stoccarda Prof. Hans Bausch per la concessione agli italiani di una manciata di minuti alla settimana. La risposta fu negativa, poiché se si fosse concesso qualcosa agli italiani, la SDR si sarebbe sentita costretta a fare la stessa cosa per i polacchi e gli ungheresi.

Il 13 agosto del 1961 però Berlino mise sottosopra l’Europa con l’erezione del muro. Gli italiani, presi da paura di una nuova guerra, volevano scappare in Italia. L’allora presidente del Landesarbeitsamt, Adalbert Seifriz, si rivolse ai vertici dell’emittente di Stoccarda per un appello in italiano ai Gastarbeiter di non lasciare le campagne e le fabbriche perché non stava scoppiando nessuna guerra. Fu allora che lo stesso direttore Bausch chiese a don Battista Mutti di fare un accorato discorso a reti unificate agli italiani invitandoli a non lasciare i loro posti di lavoro.

Il primo novembre dello stesso anno andò in onda la prima trasmissione radiofonica ARD con cadenza quotidiana dalle ore 19 alle 19.45. Qualche anno più tardi fu istituita la trasmissione per gli spagnoli e per i greci. Quasi di pari passo iniziò Radio Colonia in italiano, serbo/croato e turco. Dal primo gennaio 2003 Monaco e Stoccarda decisero di sacrificare le trasmissioni in lingua, per un format di 20 minuti giornalieri in lingua tedesca e con servizi in lingua in Internet.

Negli anni 1960-2000 nacquero diverse testate: La Voce d’Italia/ Corriere italo-germanico (Norimberga), Informazioni (Offenbach), Buona sera collega (Düsseldorf), Giornale dei lavoratori ((Monaco), Oltreconfine (Stoccarda), La Strada (Dortmund), La Settimana (Stoccarda), Emigrazione italiana (Cgil Stoccarda), Onde (Passavia), Contatti (Stoccarda), Contatto (Monaco) ed Incontri (Berlino), unica rivista bilingue. 

gli-italiani-e-il-lavoro-in-germania_optimizedIntegrazione scolastica e identità italiana 

Se sul fronte della prima generazione s’imposero le necessità di apprendere il tedesco, di istituire corsi di formazione professionale e di recupero della licenza elementare e media affrontate dagli enti gestori Enaip, IAL ed Ecap, l’integrazione scolastica dei bambini si rivelò più critica e più difficile. L’alto prezzo, pagato dai ragazzi giunti in Germania all’età di 10-12 anni, fu l’invio alla scuola differenziale. I più piccoli riuscivano in buona parte ad inserirsi in qualche modo nella Hauptschule e nella Realschule, pochi riuscirono ad accedere ad un Gymnasium. Per evitare la Sonderschle centinaia di famiglie sceglievano per i loro figli la via dei collegi/convitti a Monte Bondone (Trento), Osimo (Ancona), Viareggio (Lucca), Milano e qualche altra località.

Le scuole sopraffatte dai continui arrivi di bambini italiani in età scolare, assunsero insegnanti mediatori; istituirono l’Ausländerpädagogik in alcune Pädagogische Hochschulen e i consolati iniziarono a reclutare localmente docenti per l’insegnamento della lingua e cultura italiana nelle ore pomeridiane. Per evitare rivendicazioni di immissione nei ruoli in Italia, si fece ricorso ai Coasscit ovvero ai Comitati di Assistenza scolastica che erano al 1997 di emanazione consolare.

Attraverso l’organizzazione delle cinque ore settimanali si garantì a migliaia di alunni italiani di proseguire il percorso linguistico italiano e di fruire del sostegno in lingua tedesca. Ambasciata, Consolati e Coasscit fecero una forte campagna dei corsi di sostegno che sortì molti effetti positivi.

Oggi la situazione è migliorata poiché molti scolari sono ormai italiani di terza o addirittura di quarta generazione, la cui prima lingua è il tedesco. Le difficoltà maggiori le riscontrano i figli dei nuovi arrivati. Pertanto il processo d’integrazione non è affatto compiuto. Altre etnie, come per esempio i turchi, hanno raggiunto posizioni certamente migliori delle nostre: a scuola, nell’imprenditoria, nel mondo del lavoro e nei consessi anche politici. Un esempio è la nomina a nuovo ministro dell’Economia e Agricoltura di Cem Özdemir, figlio di emigrati turchi residenti a Bad Urach nei pressi di Stoccarda. 

Dialoghi Mediterranei, n.53, gennaio 2022 

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Tony Màzzaro, giornalista Radio-TV, operatore sociale e membro del Consiglio Generale degli italiani all’Estero è residente n Germania dagli inizi degli anni’70. Da decenni conduce interviste in italiano e in tedesco.su temi di politica, sport, musica, scuola, lavoro, cultura e società. Attraverso l’Istituto di formazione IAL-CISL ha promosso per gli italiani corsi di recupero per le licenze elementare e media e si è occupato dei problemi dei detenuti, per i quali ha pubblicato una guida bilingue. Organizzatore di  soggiorni turistici in Italia per i ragazzi della collettività, ha inoltre promosso l’inserimento scolastico in Germania. È impegnato a favorire l’apprendimento della lingua e della cultura italiana all’interno delle  scuole tedesche.
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