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In memoria di Dante Priore (1928-2022)

Dante Priore (Archivio Gala)

Dante Priore (Archivio Pino Gala)

 

di Mariano Fresta

In occasione della recensione che la rivista «Lares» avrebbe dedicato a tutta la sua opera di etnografo e di demologo, svolta per più di un trentennio nei territori del Valdarno aretino, Dante Priore mi rilasciò nel 2001 un’ampia intervista in cui, più che dei risultati della sua ricerca, si parlò a lungo della sua formazione culturale e della sua attività di ricercatore e dei suoi rapporti col territorio e con gli enti amministrativi di quelle comunità [1].

Era nato nel Molise, a Montenero di Bisaccia, la madre era maestra e il padre segretario comunale; nel 1947 la famiglia tutta si trasferì a Terranuova Bracciolini, a seguito del capofamiglia divenuto segretario comunale in quella cittadina. E fu proprio qui che Priore scoprì il mondo popolare; così lo racconta nell’intervista: 

«Io penso che sia nato proprio al momento in cui sono stato trapiantato dal Molise qui in Toscana. …  Lì non è che mi interessasse molto il mondo popolare, perché lo vivevo ogni giorno, quello che ti è familiare non lo godi, ecco, non lo vedi, al momento in cui ti viene a mancare qualche cosa ecco, sei portato a ricercarlo, a fare dei confronti. Questo…amore per il canto popolare, per le tradizioni, m’è venuto proprio in quel momento, non ho cominciato subito la ricerca, naturalmente … [Era] un mondo che, naturalmente, nella memoria me lo portavo dietro, però a cui non davo quel valore, quel significato che poi …  Qui ho cominciato, diciamo pure nel 72 …». 

terranuova-bracciolin_grandeLa sua ricerca si è conclusa grosso modo alla fine del secolo scorso; negli anni successivi, tuttavia, l’opera dello studioso non si fermò ma proseguì con assiduità per la messa a punto dei testi, la loro catalogazione (canti lirici, canti di cantastorie, l’Ottava, ecc.), tutti lavori destinati alla pubblicazione.

Durante l’intervista ebbi modo di cogliere due dati che mi hanno fatto capire sia il significato del lavoro complessivo di Priore, sia alcuni aspetti della sua metodologia di lavoro. Nel corso della conversazione egli mi confidò di sentirsi come lo stregone di una tribù che in tutta la sua vita non ha fatto che accumulare le conoscenze che altri gli hanno donato; egli sa che le sue cognizioni sono la somma di quelle della comunità in cui vive e opera; perciò, essendo che le sue conoscenze sono state utili alla sua comunità, fa di tutto per salvaguardarle. Così nell’intervista mi diceva: «C’è la credenza popolare che quando uno stregone sta per morire, non può morire se non lascia l’eredità a qualcuno, io mi sento come uno stregone a cui tante persone hanno affidato la loro eredità». Ma si fermava qui, tralasciando l’ultima parte della credenza in cui si parla della morte dello stregone: nonostante, infatti, la sua cultura di antropologo, affrontava questo tema con una certa riluttanza.

30953281708Questa sua forte volontà di trasmettere ai posteri tutte le tradizioni culturali delle aree da lui indagate nasceva dal fatto che la sua ricerca si svolgeva in un momento cruciale della storia contadina, quando cioè il mondo mezzadrile toscano stava per finire e svanire sotto l’incalzare della modernità, rischiando di rimanere sepolto e dimenticato. Priore era consapevole che quegli elementi di folklore che raccoglieva erano parte integrante della storia di quelle comunità e che erano le poche cose che di quel mondo potevano essere salvate. È merito suo, dunque, se oggi di quel mondo non tutto è andato perso, perché con la sua attività di ricercatore e con le sue pubblicazioni, lo studioso è riuscito ad archiviare e salvaguardare molto della memoria e del patrimonio espressivo e della cultura storica e di quella materiale delle genti del Valdarno.

61d-ghh-8vl-_sx373_bo1204203200_L’altro dato che mi è stato utile a capire qual era il modo di lavorare di Priore si presenta in forma doppia: da una parte l’educazione ricevuta dalla madre, donna di religione valdese e dall’etica fortemente rigorosa, e dall’altra la sua formazione universitaria caratterizzata da una robusta cultura classica imperniata intorno ad una sapiente e rigorosa tecnica filologica, acquisita ai tempi della tesi sui papiri dell’Odissea omerica ma poi esercitata sempre sia nelle mai abbandonate letture dei classici, sia applicando una ecdotica esemplare alle forme dell’espressività popolare. Chi l’ha conosciuto è sempre stato colpito dalla sua integrità morale, dalla correttezza con cui si rapportava con gli interlocutori e con cui trattava i materiali raccolti. Accuratezza filologica ed etica rigorosa erano in lui in simbiosi stretta.

Sintetizzare in poche parole cosa è stata la ricerca di Priore e la documentazione che ne è scaturita è impossibile, come dimostra il lungo elenco delle sue pubblicazioni. Scorrendo il quale è possibile rendersi conto dell’ampiezza e della varietà delle sue ricerche. Il campo in cui maggiormente ha lavorato e raccolto è certamente quello dell’espressività, perché si va dai canti più semplici (filastrocche, ninne nanne, stornelli) a quelli più complessi (canzoni narrative, repertorio dei cantastorie), fino ad arrivare all’espressione più alta della poesia popolare toscana che è senza dubbio l’ottava rima a braccio, cioè l’arte di improvvisare in versi, sia in performance solistiche, sia nella forma del contrasto tra due poeti.

51-dyir12blE inoltre si è occupato di teatro popolare (Bruscello e Zinganetta), di narrativa e di scrittura popolare (memorie contadine, memorie di guerra), ha riportato alla luce le vicende tragiche delle stragi dei nazisti, come quella di Cavriglia (AR), avvenute sul finire della Seconda guerra mondiale, trascrivendo le controverse memorie dei superstiti e dei testimoni, che per anni le hanno tenute sotto silenzio. Né ha dimenticato di essersi formato come filologo classico, discutendo, nella ecdotica dei testi poetici raccolti, di metrica e dedicando un particolare saggio all’uso dell’endecasillabo nel canto lirico monostrofico. Non ha nemmeno dimenticato di studiare vita ed opere dei poeti più legati al mondo contadino, come Giovanni Fantoni, autore di due contrasti diffusissimi nel mondo contadino toscano fino alla scomparsa nel secondo dopoguerra della mezzadria: in uno erano con molta ironia sviluppati gli stereotipi rapporti tra Suocera e nuora; nell’altro, conosciuto come il Contrasto tra Pasquino e il padrone, erano sinteticamente ed efficacemente delineate le condizioni materiali e culturali dei mezzadri e, soprattutto, la lotta dura (ma velleitaria per quei tempi: era la fine dell’Ottocento) del giovane mezzadro Pasquino, in cui i mezzadri si riconoscevano, contro il padrone del podere, gretto e autoritario.

s-l1600-1Questa sua mole di lavoro fa sì che Priore possa essere indicato come una delle colonne portanti della ricerca folklorica in Toscana della seconda metà del Novecento; per chi si occupava di folklore e demologia egli è stato un punto di riferimento costante, perché la cultura popolare valdarnese si identificava con la sua ricerca; per diversi anni, inoltre, Terranuova fu la sede dei dibattiti dell’Idast, associazione di demologi e antropologi toscani di cui Priore faceva parte, e fu il luogo deputato dei convegni organizzati intorno alla sua ricerca e alle sue pubblicazioni.

Priore, inoltre, non solo fu un ricercatore di tradizioni e cultura folklorica, era anche un insegnante delle scuole medie, così che molto spesso nelle sue classi l’oggetto degli studi curriculari contenuto nei libri di testo era accompagnato e, a volte, sostituito con i materiali folklorici da lui rintracciati. Tra le sue prime innovazioni didattiche ci fu lo studio del mondo contadino visto attraverso l’analisi degli attrezzi di lavoro, che gli consentiva di ricostruire la storia di quei territori e di trasmettere ai suoi alunni conoscenze che lentamente stavano per essere dimenticate.

L’abilità didattica di Priore stava nel sapere applicare a questi temi, atipici per la didattica del tempo, sia le analisi di carattere storico-antropologico, sia quelle linguistiche. Fu così che gli alunni di una classe di scuola media furono guidati a fare una raccolta di attrezzi agricoli, come racconta lui stesso nell’intervista del 2001: 

«Abbiamo fatto con i ragazzi un lavoro abbastanza organico di collaborazione tra me che insegnavo lettere e un mio collega che insegnava fotografia e educazione tecnica. Facevamo le fotografie, prendevamo le misure, non solo ma chiedevamo ai contadini a che cosa serviva l’attrezzo, come se lo eran procurato e poi anche memorie relative al lavoro e via discorrendo…». 

La seconda esperienza didattica riguardò invece le tradizioni orali cantate che furono utilizzate per un lavoro più complesso: 

«L’anno precedente al 72, già nell’ambito di questa sperimentazione del tempo pieno, avevo fatto con i ragazzi, avevo cominciato con i ragazzi delle lezioni di canto popolare abbinate alla geografia. Si faceva la geografia dell’Italia e via via che si studiava una regione proponevo alcune registrazioni originali della regione, le portavo in classe, le ascoltavamo, cercavamo di trascriverle, facevamo tutte le ipotesi, tutti i confronti tra il dialetto e la lingua italiana, cose abbastanza facili perché i canti popolari non sono dialetto stretto. Poi oltre all’analisi del testo c’era la trascrizione, quindi problemi di fonetica, di punteggiatura, di distribuzione metrica, strofica, un lavoro veramente interessante in cui ho visto che, all’inizio, i ragazzi si trovavano spaesati, ma poi ci entravano dentro e addirittura, addirittura, i ragazzi meno portati per le materie curriculari, si interessavano di questo positivamente».

s-l1600Come quasi tutti gli studiosi di folklore, Priore, per dirla con Carpitella, era un analfamusico, si occupava di tradizioni cantate ma non conosceva la musica e così i testi dei canti sono stati tutti pubblicati senza la trascrizione musicale, a parte qualche eccezione in cui l’aspetto musicologico è stato curato da altri; ciononostante ha avuto sempre un’attenzione notevole nei confronti delle melodie popolari, tanto da farsi compagno di Pino Gala nelle campagne di rilevamento di musiche e di danze popolari in Toscana e in Basilicata; insieme con Gala ha dato vita all’Associazione culturale Taranta e ha collaborato alla rivista «Choreola» da questi fondata. A dimostrazione, infine, del suo grande interesse per la musica popolare, ha proposto alcuni temi musicali, da lui raccolti e registrati con un apparecchio a cassetta, ad un compositore, Orio Odori, che li ha rielaborati in un’opera dal titolo Rapsodia toscana (2016).

98765_grandeDante Priore, inoltre, merita un elogio particolare, perché è stato uno dei pochi ricercatori che è riuscito a ordinare e classificare il materiale che andava via via producendo; ma è soprattutto negli ultimi anni, quando ormai la ricerca era stata fatta, che ha dedicato molte delle sue energie a ricontrollare le sue cassette, riordinandole secondo la numerazione che aveva dato loro appena finita la registrazione, a classificare il materiale in base ai nomi dei cosiddetti “informatori” ed, infine, a far digitalizzare tutto in modo da ottenere un archivio prontamente utilizzabile da studiosi e curiosi. Ed infine tutto questo lavoro è stato donato generosamente al Comune di Terranuova Bracciolini nella cui Biblioteca Comunale ha trovato la sede più adatta.

Ancora una volta, la generosità di Dante Priore si è accompagnata alla sua sapienza filologica, al suo rigore etico, al suo rispetto nei confronti degli altri e del suo stesso lavoro.

Dialoghi Mediterranei, n. 57, settembre 2022
Note
[1] La recensione e l’intervista, insieme con quella che Priore aveva rilasciata precedentemente in cui affrontava temi autobiografici e con un’altra che egli aveva fatto al proprio padre, sono state pubblicate su «Lares», vol. 80, n. 2, Maggio/Agosto 2014: 337- 386.
BIBLIOGRAFIA DI DANTE PRIORE 
Canti popolari della valle dell’Arno, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina 1978 («Passato/Presente», 8).
Grano grano non carbonchiare… Canti e testimonianze della cultura contadina del Valdarnoaretino, Libretto introduttivo del disco LP, Materiali sonori, San Giovanni Valdarno 1978: 24.
Giovanni Fantoni di Quarrata cittadino onorario di Terranuova Bracciolini, «Il Cantastorie», XXIX, 1979.
I poeti estemporanei in Toscana, «Il Cantastorie», XXX, 1980.
Storia non scritta, rubrica della Enciclopedia Storia del Valdarno, V, San Giovanni Valdarno, Ed. Landi 1980 e sgg.:
Poesia popolare: le ottave: 19-21; 36-37; 100-104; 111-116; 150-154.
Poesia popolare: gli stornelli: 185-187.
Poesia popolare: i rispetti o canto della mietitura: 226-228.
I canti epico-lirici: 333-336; 347-352; 426-428.
Ninnenanne e filastrocche: 439-442.
I canti religiosi: 466-469.
Forma letteraria e matrice popolare nelle “facezie”: 577-583.
Canti giocosi e vari: 707-711; 797-798; 811.813.
Canti sociali e politici. Il lavoro: 913-915.
Canti sociali e politici. Fra cronaca e storia: 776-784.
Canti sociali e politici. Il fascismo: 785-796.
Il repertorio dei cantastorie: 982-987.
Gli indovinelli: 1021-1023.
I proverbi: 1047-1052.
G. Capacci, Diario di Guerra di un contadino toscano, a cura di D. Priore, Firenze, Cultura   Editrice 1982.
I canti popolari fra cronaca e storia, «Il Cantastorie», LVIII, 1982.
I canti popolari fra cronaca e storia, «Il Cantastorie», LIX, 1982: 56-58.
Documenti di narrativa popolare raccolti nel Valdarno superiore, «Memorie Valdarnesi dell’Accademia Valdarnese del Poggio», s. VII, fasc. I, Terranuova Bracciolini, Grafica Fiorentina 1983.
Documenti di narrativa popolare raccolti nel Valdarno superiore, «Memorie Valdarnesi dell’Accademia Valdarnese del Poggio», s. VII, fasc. I, Terranuova Bracciolini, Grafica Fiorentina 1983: 147-174.
La Befanata e la Zinganetta nel Valdarno superiore, «Il Cantastorie», s. III, n. 16 (67), a. XXII, 1984: 3-28.
E tutte le invenzioni le vengan da Parigi. Il carnevale nella tradizione valdarnese, «La voce dell’anziano», IV, marzo 1984: 26-29.
Il racconto del fucilato. Gli eccidi di San Leolino, Poggio al Fattore e Ristolli nel 1944, «Notiziario turistico», a cura dell’Ente provinciale per il turismo di Arezzo, a. X, vol. CXIII, 1985: 27-32.
La Befanata e la Zinganetta nel Valdarno superiore, Terranuova Bracciolini, Biblioteca Comunale, 1985 («Quaderni della Biblioteca», 7).
Storia di strambottoli, «La voce dell’anziano», V, 1985: 23-25.
E tutte le invenzioni le vengan da Parigi!, «Notiziario turistico», a cura dell’Ente provinciale per il turismo di Arezzo, a. X, vol. CIV, 1985.
La storia della vita del Nìccheri, in «La voce dell’anziano», V, aprile 1985: 23-33.
Testi orali a confronto con novelle di G.F. Straparola, «Notiziario turistico», a cura dell’Ente provinciale per il turismo di Arezzo, CIX, 1985: 16-18.
La “storia” di Gina Forni, «La voce dell’anziano», a. V, vol. III, giugno 1985: 25-29.
Composizione in quartina dei Fatti di Meleto (1944), a. V, agosto 1985: 25-28.
Morte di un partigiano, in «Notiziario turistico», a cura dell’Ente provinciale per il turismo di
Arezzo, CX, 1985: 25-26.
È successo nel Pian di Bologna, «La voce dell’anziano», a. V, vol. V, 1985: 25-28.
Anonimo, Zinganetta da Casa Biondo, introduzione e note a cura di D. Priore, Terranuova Bracciolini, Biblioteca Comunale 1985 («Quaderni della Biblioteca», 9).
Gli era in Trieste un ricco negoziante, «La voce dell’anziano», V, novembre 1985: 30-36.
Luigi Franci poeta-contadino di Terranuova Bracciolini, «La voce dell’anziano», a. VI, vol. I, 1986: 28-32.
La “storia” di Teresa innamorata del figliastro, «La voce dell’anziano», VI, giugno 1986: 19-24
E io degli stornelli ne so mille, «La voce dell’anziano», VI, agosto 1986: 20-26.
Due vecchie novelle: “La capra dispettosa”, “Piccinino”, «La voce dell’anziano», a. VI, vol. V, 1986: 26-33.
Pia de’ Tolomei, «La voce dell’anziano», VI, VI, dicembre 1986: 21-31.
La “storia” di Giuseppe e dei suoi fratelli, «La voce dell’anziano», VII, aprile 1987: 52-58.
Io giusti te gli ho fatti gli argomenti, «La voce dell’anziano», a. VII, vol. III, giugno 1987: 40-47.
Persistenza di antiche credenze e riti agrari legati al santuario di Santa Maria in Valle presso Laterina, in I fabulosi parlari. Aspetti e interpretazioni del mondo tradizionale, Montepulciano, Editori del Grifo 1987: 7-20.
Un filo rosso tra generazioni sempre più distanti, «La voce dell’anziano», a. VII, vol. IV, 1987: 23-36.
Storia di una pastorella stuprata e uccisa da due soldati, «La voce dell’anziano», a. VII, vol. V, 1987: 38-47.
C. Fabbri, Lettere di un giovane valdarnese dal fronte della prima guerra mondiale, «Memorie Valdarnesi dell’Accademia Valdarnese del Poggio», s. VII, fasc. III, 1987: 139-162.
Dedicato alle donne, «La voce dell’anziano», a. VII, vol. VI, dicembre 1987: 25-30.
Dalla canzone leggera alla rielaborazione popolare, «La voce dell’anziano», a. VIII, vol. I, 1988: 40-44.
Due “storie” del poeta popolare Antonio Morandi di Vaggio, «La voce dell’anziano», a. VIII, vol. II, aprile 1988: 63-69.
Pan di legno e vin di nuvoli. Alimentazione e tenore di vita in montagna e in pianura, in «La voce dell’anziano», a. VIII, vol. III, giugno 1988: 38-47.
Luigi Franci: come si viveva cinquanta anni fa, in «La voce dell’anziano», a. VIII, vol. IV, agosto 1988: 64-70.
Giovannino senza paura, «La voce dell’anziano», a. VIII, vol. V, ottobre 1988.
Una “storia” di briganti, «La voce dell’anziano», a. VIII, vol. VI, dicembre 1988: 14-17.
È successo nel pian di Bologna (saggio di edizione critica), «Il Cantastorie», a cura di G. Vezzani, Terza Serie, n. 32 (83) – ottobre-dicembre 1988: 34-44.
Conte & canti. 49 testi popolari per giocare, a cura di E. Gradassi et al., Terranuova Bracciolini, Biblioteca Comunale 1988, cicl.: n. n. [ma 22].
Il nostro folklore, a cura di D. Priore, illustrazioni di Biffe, comune di San Giovanni Valdarno 1988 (Quaderni de «La voce dell’anziano», I, dicembre 1988): 132.
Tre vecchie novelle per bambini piccoli e grandi, «La voce dell’anziano», a. IX, vol. I, gennaio 1989: 12-21.
“Il nipote che sogna il nonno morto”, «La voce dell’anziano», a. IX, vol. II, aprile 1989: 14-20.
Il tema della “Libertà riconquistata” nella poesia popolare italiana del Secondo dopoguerra, «La voce dell’anziano», a. IX, vol. III, giugno 1989: 26-32.
Dedicato a San Giovanni, centro deputato per feste e banchetti nel Valdarno Superiore, «La voce dell’anziano», a. IX, vol. IV, ottobre 1989: 16-20.
Luigi Nardi: un maestro contadino toscano tra Otto e Novecento, in I luoghi della scrittura autobiografica popolare, Atti del 3° seminario nazionale (Rovereto 1-2-3 dicembre 1989), Rovereto, Editrice La Grafica 1990: 301-306.
E qui a parlar conviene. Quaderni di memorie, vol. I, a cura di C. Fabbri e D. Priore, Terranuova Bracciolini, San Giovanni Valdarno, Litografia Valdarnese 1992 («Fra storia e memoria», 1).
M. Galanti, Russia 1942-1943. Un anno di guerra al fronte orientale dal diario di un combattente, a cura di C. Fabbri e D. Priore, Terranuova Bracciolini, San Giovanni Valdarno, Litografia Valdarnese 1993 («Fra storia e memoria», 2).
Perché la memoria non si cancelli. Gli eccidi del luglio 1944 nel territorio di Cavriglia, a cura di E. Polverini e D. Priore, Cavriglia, Tipografia Valdarnese 1994.
E qui a parlar conviene. Quaderni di memorie, vol. II, a cura di C. Fabbri e D. Priore, Terranuova Bracciolini, San Giovanni Valdarno, Litografia Valdarnese 1995 («Fra storia e memoria», 4).
N. Lorenzi, Lettere ai familiari (1913-1917), A. Lorenzi, Quaderni di scuola…, a cura di C. Fabbri e D. Priore, Terranuova Bracciolini, San Giovanni Valdarno, Litografia Valdarnese 1996 («Fra storia e memoria», 5).
Ogni spiga cento staia. Documenti di tradizione orale raccolti nel territorio di Laterina, a cura di S. Rossi e degli alunni della classe V della Scuola elementare di Ponticino, nota introduttiva di D. Priore, Terranuova Bracciolini, Edizioni Ente Fiera 1998.
Il caso di Laterina e la memoria fra la popolazione locale, in Al di là del filo spinato. Prigionieri di guerra e profughi a Laterina (1940-60), atti del convegno di studi Laterina Marzo 1999, Centro Editoriale toscano, 2000: 91-107.
La religione del grano, in Religione e società a Terranuova nel ’900, atti del convegno, San Giovanni Valdarno, Litografia Valdarnese 2002 («Atti», n. 9): 35-48.
L’Ottava rima, a cura di Dante Priore (Documenti di canto e poesia popolare raccolti nel Valdarno superiore,1) + CD, Comune di Terranuova Bracciolini, 2002.
Stornelli e rispetti, a cura di Dante Priore (Documenti di canto e poesia popolare raccolti nel Valdarno superiore, 2) + CD, Terranuova Bracciolini, 2005.
La canzone narrativa, a cura di Dante Priore (Documenti di canto e poesia popolare raccolti nel Valdarno superiore, 3) + CD (Premio Anci Memorie e musiche comuni per ricerche sulla storia della memoria e sulla tradizione musicale locale), 2006.
Il repertorio dei cantastorie, a cura di Dante Priore (Documenti di canto e poesia popolare raccolti nel Valdarno superiore, 4) +CD, 2008.
Grano, grano non carbonchiare. Componimenti per diverse destinazioni, a cura di Dante Priore (Documenti di canto e poesia popolare raccolti nel Valdarno superiore, 5) + CD, 2011.
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Mariano Fresta, già docente di Italiano e Latino presso i Licei, ha collaborato con Pietro Clemente, presso la Cattedra di Tradizioni popolari a Siena. Si è occupato di teatro popolare tradizionale in Toscana, di espressività popolare, di alimentazione, di allestimenti museali, di feste religiose, di storia degli studi folklorici, nonché di letteratura italiana (I Detti piacevoli del Poliziano, Giovanni Pascoli e il mondo contadinoLo stile narrativo nel Pinocchio del Collodi). Ha pubblicato sulle riviste Lares, La Ricerca Folklorica, Antropologia Museale, Archivio di Etnografia, Archivio Antropologico Mediterraneo. Ultimamente si è occupato di identità culturale, della tutela e la salvaguardia dei paesaggi (L’invenzione di un paesaggio tipico toscano, in Lares) e dei beni immateriali. Fa parte della redazione di Lares. Ha curato diversi volumi partecipandovi anche come autore: Vecchie segate ed alberi di maggio, 1983; Il “cantar maggio” delle contrade di Siena, 2000; La Val d’Orcia di Iris, 2003.  Ha scritto anche sui paesi abbandonati e su altri temi antropologici.

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