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Ecomusei in cammino tra antiche tradizioni e nuove destinazioni

Notturni nelle Rocche A - Archivio Ecomuseo Rocche del Roero

Notturni nelle Rocche A (Archivio Ecomuseo Rocche del Roero)

CIP

di Marco Audisio, Alessandro Barabino, Tamara Garino, Olga Scarsi 

Gli itinerari come spazi di narrazione e reinterpretazione dei territori: è questo un leitmotiv che caratterizza la costruzione di certi aspetti nei progetti ecomuseali, trovando espressioni diverse in comunità e contesti a volte non molto distanti tra loro. È il caso ad esempio, di quattro ecomusei piemontesi in provincia di Cuneo, ognuno dei quali negli anni ha strutturato una strategia di valorizzazione delle peculiarità locali che, pur con delle differenze, abbraccia il concetto di sentiero come mezzo di scoperta del passato e rilettura del presente.

Che siano itinerari tra le vie di un paese che pare “fatto di pietra”, sentieri che si snodano tra le meraviglie naturalistiche e architettoniche sulle colline, percorsi spirituali che si ricollegano alle vicende storiche svoltesi lungo secolari cammini tra le montagne o sentieri che riportano alla memoria battaglie partigiane, simboli di Resistenza ieri come oggi, l’atto del camminare lungo una strada, concreta o ideale, diventa spesso una delle basi su cui costruire la narrazione di una comunità e del territorio in cui essa abita e dove vive e si inserisce l’ecomuseo.

Una panoramica e un approfondimento su questo tema è offerto dai quattro ecomusei: Ecomuseo del Marmo di Frabosa Soprana, Ecomuseo delle Rocche del Roero, Ecomuseo dei Certosini nella Valle Pesio, Ecomuseo della Resistenza “Il Codirosso”. 

logo_ecomuseo_del_marmo-frabosa-sopranaEcomuseo del Marmo di Frabosa Soprana

Entrando nel concentrico del Serro e di Frabosa Soprana si può scoprire un paese ricco di marmi… Si tratta di mensole, di cornici per gli ingressi, di zoccolature, di balaustre e perfino di canalizzazioni e sgocciolatoi per l’acqua piovana. La singolarità del ricorrente e diffuso uso ordinario del marmo per le strade e per i sentieri del paese ha reso proponibile una indagine sui mestieri di cava e sull’utilizzo straordinario condotto in Piemonte degli architetti regi. Da qui ha preso il via l’iter per l’istituzione dell’Ecomuseo del Marmo di Frabosa Soprana.

Le linee guida per la realizzazione dell’ecomuseo sono state sviluppate attraverso due successive convenzioni di ricerca tra il Comune di Frabosa Soprana e il Politecnico di Torino.
La proposta progettuale inizialmente ha sviluppato quattro temi di rilettura del territorio

  • l’individuazione degli antichi percorsi per l’accesso alle cave, che costituiscono un’importante risorsa per la valorizzazione del territorio;
  • la rilettura dell’uso ordinario nell’edilizia corrente, attraverso il percorso d’interpretazione “Racconti di Pietra” che invita alla scoperta del patrimonio marmoreo civile e religioso;
  • il riuso delle antiche cave come destinazione di visite guidate;
  • la realizzazione di “un’antenna sul territorio” nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo al Serro dove è stato previsto un centro di orientamento e documentazione per la fruizione dell’ecomuseo, con un allestimento che proporrà una lettura emozionale, sensoriale, culturale, storica.

La concomitanza delle attività di estrazione collegate al cantiere di restauro per la cappella guariniana della Sindone ha costituito un’importante opportunità di ricerca e di approfondimento specialistico connessi ai temi dell’Ecomuseo del Marmo di Frabosa Soprana. 

FOTO 2 Bricco Rosso, alta Val Corsaglia - Archivio Ecomuseo del Marmo di Frabosa Soprana

Bricco Rosso, alta Val Corsaglia (Archivio Ecomuseo del Marmo di Frabosa Soprana)

Ma che cosa fa l’Ecomuseo?

Lavora per e sul territorio – Propone iniziative e attività, con il compito di rappresentare un ponte fra generazioni, culture, sensibilità e esigenze diverse. Mette in moto – L’ecomuseo fa da catalizzatore di idee e di energie, dando concretezza al desiderio diffuso alla comunità frabosana di trasmettere i propri valori e il senso di appartenenza. Offre mezzi e competenze – Le professionalità e i progetti ecomuseali messi a disposizione hanno accompagnato e incoraggiato le spontanee operazioni di recupero e la riscoperta dei beni culturali e ambientali, in un’ottica di valorizzazione del turismo sostenibile. Fa rete – Intorno all’ecomuseo si è formato nel tempo un gruppo di collaboratori e di volontari, contraddistinto dall’amore per la propria terra, dalla voglia e dalla curiosità di riscoprire il passato e le tradizioni. Fa conservazione del patrimonio sentieristico ambientale - L’Ecomuseo opera con interventi di valorizzazione dei sentieri di accesso agli antichi siti di estrazione delle numerose varietà di marmi policromi che già dal ‘600 furono utilizzati per il barocco piemontese.
Fa conservazione e dà visibilità al patrimonio culturale – L’Ecomuseo ha realizzato interventi di conservazione e valorizzazione del patrimonio materiale locale ben visibili a tutti, residenti e visitatori.

Fa ricerca - L’ecomuseo ha promosso l’indagine della storia e dei saperi locali, tramite interviste agli anziani: una vera e propria operazione di antropologia alpina che ha permesso di raccogliere e salvare un patrimonio di testimonianze di grande valore storico e culturale. Fa didattica – Con la scuola primaria di Frabosa Soprana: grazie ai i progetti “Paesaggio, scuola ed ecomuseo: natura e cultura a confronto” e “Sui sentieri di Pluc”, si è ricreato un collegamento tra passato e futuro, per recuperare ciò che si stava progressivamente perdendo tra le giovani generazioni, il territorio e le attività a essa legate. Fa formazione – È in corso di progetto per attivare percorsi di informazione e formazione verso il mondo della scuola, col fine di sviluppare incontri, attività, esperienze, condotte da esperti di progettazione didattica e visite ad altre realtà culturali ed ecomuseali regionali. Fa sviluppo locale e sostenibile - L’Ecomuseo si è fatto promotore dello sviluppo sostenibile, tramite specifica partecipazione a bandi di finanziamento che hanno reso vantaggio ai servizi dell’accoglienza e ristorazione turistica, a quelli commerciali da un lato e a coltivatori e allevatori dall’altro, nonché alla promozione congiunta della filiera corta di quei prodotti che più caratterizzano l’offerta del territorio ecomuseale, dal formaggio Raschera DOP alle De. Co. Coltelli Frabousan Ki Taiou e Bruss, dal miele alle castagne di varietà locale.

Fa festa – La Sagra della Raschera, evento tradizionale del Ferragosto, rappresenta non solo il più importante momento di animazione locale organizzato dal Comune in sinergia con la Confraternita dei Cavalieri della Raschera e del Bruss di Frabosa Soprana, ma anche uno dei più seguiti in assoluto tra quelli proposti in Regione Piemonte al quale partecipa un folto pubblico. Anche due manifestazioni di più recente realizzazione, “Castagne e Coltelli” e “il Presepe vivente”, hanno dimostrato fin dalle prime edizioni di saper richiamare un buon numero di persone interessate. Fa animazione – L’animazione dell’ecomuseo è il territorio che si racconta con serate dedicate alla cultura delle genti di montagna, concerti, mercatini di prodotti tipici e biologici, presentazioni di libri, mostre e laboratori artistici. Fa camminare – “Le vie della Pietra” è un progetto sostenuto dal Comune di Frabosa Soprana, grazie al contributo della Fondazione CRC, col fine di offrire a turisti, famiglie e appassionati un interessante programma di percorsi tematici: le Vie del Marmo (la pietra nobile), le Vie delle Antiche Borgate (la pietra povera con cui sono state costruite le baite), le Vie del Carsismo (con escursioni nella Riserva naturale delle Grotte di Bossea). 

FOTO 3 Scalpellini e cavatori al lavoro - Archivio Ecomuseo del Marmo di Frabosa Soprana

Scalpellini e cavatori al lavoro (Archivio Ecomuseo del Marmo di Frabosa Soprana)

Protagonista: il marmo

L’argomento principale, che caratterizza l’Ecomuseo di Frabosa, è dunque il marmo, coltivato in passato in numerosi luoghi di cava locali. Infatti le valli monregalesi sono note storicamente per la ricchezza di siti marmiferi, tra i più importanti di tutto il Piemonte. Nei secoli il marmo di Frabosa, nelle sue svariate colorazioni, dal Bigio al Nero Vallone, dal Giallo al Verzino, dal Viola Piemonte al pregiato Persichino, acquista progressivamente fama come materiale da utilizzare per decorazioni architettoniche di notevole pregio artistico.

Il Seicento segna l’apice di questo successo e numerose chiese torinesi di questo periodo ostentano colonne, basi, specchiature ed altri elementi architettonici in pietra caratteristicamente frabosana. È però nella Cappella della Sindone che si trova la massima celebrazione. Per volere di Guarino Guarini infatti si utilizza nella cupola dell’edificio il Bigio di Frabosa, di cui ci si premura di ottenere lo sfruttamento in esclusiva della cava. Per la prima volta il marmo grigio piemontese è usato per opere di decorazione, in luogo dei neri e gialli più noti sino ad allora.

All’interno dell’atrio del Comune di Frabosa Soprana è fruibile uno spazio espositivo che illustra l’iter del materiale, dai luoghi di cava a quelli di destinazione facendo luce sul tipo di vita e sui metodi di lavoro degli scalpellini. Campioni di materiale, manufatti di varia complessità in pietra realizzati a Frabosa, attrezzi originali, laboratori e visite guidate sui luoghi di lavorazione arricchiscono la visita, offrendo un’informazione variegata ed il più possibile completa. Ulteriori azioni sono state svolte per acquisire i dati relativi al tema del marmo, cercando nel contempo di conservare il sapere autentico degli anziani scalpellini, intervistando quelli ancora reperibili nel comune.

Altro tema importante è quello dei cosiddetti “coltelli Frabousan” già dal 1790 storica produzione degli artigiani del paese. Questa tradizione fu quasi estinta negli anni ‘60, ma oggi è stata recuperata e valorizzata grazie all’Associazione di Promozione Sociale “Frabosaun Ki Taiou”, che propone visite al laboratorio di coltelleria, organizza ogni anno una mostra dei ferri taglienti denominata “tratto dal fuoco” a cui sono invitati i principali coltellinai artigiani della provincia di Cuneo.

logo-rocche-del-roeroEcomuseo delle Rocche del Roero

L’Ecomuseo delle Rocche del Roero, istituito dalla Regione Piemonte nel 2003, ha come obiettivo la documentazione, la tutela e lo sviluppo del particolare processo di antropizzazione sviluppatosi negli otto ‘borghi di sommità’ insistenti su quell’unicum naturalistico e paesaggistico rappresentato dalle Rocche del Roero, che costituiscono l’ossatura di un territorio assolutamente unico.
Una labirintica e spettacolare dorsale di gole, nude pareti a picco, guglie e pinnacoli di sabbia che si estende per oltre 40 km da Pocapaglia a Cisterna d’Asti, risultato di un insolito fenomeno di erosione del fiume Tanaro in epoca glaciale.

L’ecosistema delle Rocche, formate da terreni sabbiosi che un tempo erano fondali marini, è molto delicato: microclimi diversi coabitano in poche centinaia di metri di altitudine; pini e roverelle, tipici di una vegetazione secca, crescono in cima alle creste, mentre nel fondo dei burroni l’acqua stagnante crea habitat umidi e rigogliosi.

Per addentrarsi in questo ambiente peculiare, l’Ecomuseo ha creato una fitta rete di Sentieri tematici che conta oggi quasi 250 km di percorribilità e che riguardano natura, geologia, antropologia, arte, storia: percorsi naturalistici palinati, lungo i quali si incontrano bacheche illustrative che aiutano il visitatore ad approfondire ed immergersi nei vari temi identitari del Roero (l’apicoltura, il tartufo, i castagni secolari, il gioco popolare, i fossili, le masche, ecc…). I Sentieri sono stati realizzati per una fruizione autonoma da parte del pubblico: sul sito www.ecomuseodellerocche.it è disponibile, per ogni Sentiero, una scheda tecnica con la descrizione del percorso, i tempi di percorrenza, il livello di difficoltà, il profilo altimetrico.

FOTO 4 Rocche del Roero - Bartolomeo Delpero

Rocche del Roero (ph. Bartolomeo Delpero)

È inoltre possibile scaricare la traccia GPX del Sentiero, e l’innovativo servizio di audioguida con navigazione integrata e bilingue (italiano e inglese): attivabile tramite l’app gratuita Izi.Travel, consente di fare un’escursione guidata interattiva, che mescola turismo e intrattenimento. Mentre si cammina una voce narrante si attiva automaticamente, grazie al gps, nei punti di interesse dei Sentieri narrando approfondimenti, storie e curiosità, e la mappa geolocalizzata intuitiva guida lungo il sentiero.

Un paradiso naturalistico per il segmento di turisti che frequenta l’area di Langhe Roero e Monferrato e che apprezza le proposte outdoor, ma per la popolazione locale? Fino agli anni ’90 la mentalità contadina tendeva a considerare le Rocche come un’area improduttiva e inaccessibile, le cui gole potevano, al massimo, diventare utili nascondigli per immondizia e rifiuti ingombranti. In che modo dunque valorizzare un’eccellenza geologica dal fascino aspro e selvaggio anche presso la comunità locale, rendendola consapevole del suo potenziale per l’escursionismo e la ricettività turistica?

Se l’infrastrutturazione dei Sentieri e la loro costante manutenzione sono stati un primo importante passo, si è fatta strada nel tempo la necessità di proporre occasioni di fruibilità organizzata e collettiva di tali percorsi, in modo da rendere più accattivante ed appetibile l’esperienza di una semplice camminata nei boschi. 

FOTO 5 Notturni nelle Rocche B - Valter Abbà

Notturni nelle Rocche B  (ph. Valter Abbà)

Notturni nelle Rocche: in cammino tra stelle e fiabe

I Sentieri sono i vivaci protagonisti dei Notturni nelle Rocche, una rassegna di venti passeggiate notturne estive, giunta alla 14^ edizione, con animazioni teatrali o approfondimenti narrati a tema botanico, storico, faunistico; le passeggiate notturne costituiscono il modo ottimale per fruire del territorio nella stagione più calda: all’imbrunire l’afa lascia spazio al fresco della sera e l’attività fisica diventa un gradevole passatempo da assaporare in compagnia.

L’idea che sta alla base dei Notturni nelle Rocche è quella di proporre un turismo a km0 per turisti “autoctoni” e fuoriporta: per scoprire luoghi nuovi non è necessario fare tanti chilometri, ma è possibile farlo anche fruendo del patrimonio appena dietro casa. L’esperienza del Notturno, in questo senso, aiuta a dare alla natura che ci circonda la stessa importanza che daremmo ai luoghi che visitiamo in vacanza.

Le passeggiate sono intervallate da un’animazione teatrale nella natura o da approfondimenti narrati, a cura dei migliori divulgatori del territorio. L’atmosfera generale percepita dal pubblico è dunque quella di una emozionante immersione nel mondo ancestrale del racconto che, con la sua ricchezza di valori culturali e sociali, nasconde riferimenti all’identità, alla struttura sociale ed economica della comunità che lo tramanda. Il tema portante delle pièce teatrali varia di anno in anno, in un filo rosso che accompagna tutta l’estate: nel 2023 è stata l’annata dedicata alla Luna, presenza notturna costante e silenziosa, nel 2022, anno del Centenario fenogliano, i racconti sul mondo contadino di Beppe Fenoglio.
Le animazioni sono messe in scena alla sola luce di lumini e torce in un palcoscenico naturale di boschi, castagneti e vigneti da nove diverse compagnie teatrali  del territorio e sono impreziosite dalla musica dal vivo in acustica.

Oltre all’intrattenimento c’è anche un intento didattico: circa la metà delle passeggiate sono dedicate ad approfondimenti per scoprire gli ambienti attraversati (dalle peschiere al bosco, dai frutteti alle vigne), la fauna locale (negli anni si sono alternate serate sui pipistrelli, sul tasso, sui rondoni, sulle farfalle, sui rapaci, sulle lucciole, sui ragni, ecc..), o temi di interesse generale (vicende storiche e personaggi locali, leggende e fiabe indigene, osservazione delle stelle, studio di chiese campestri, di erbe officinali, di fossili, ecc…). Al termine di ogni passeggiata viene offerto un gradevole spuntino della buonanotte, con tisane calde, prodotti tipici e frutta di stagione.

La rassegna, che aggrega giovani professionalità locali (dalle guide escursionistiche agli animatori teatrali) che fanno pratica nella proposta di intrattenimento e divulgazione scientifica, coinvolge venti Comuni del Roero e oltre venti associazioni locali coordinate dall’Ecomuseo: ciò ha permesso di presentare l’offerta escursionistica in modo coordinato, fortificando anche l’immagine turistica e culturale del Roero, che ne esce coesa e unita agli occhi dei visitatori.

Il format collaudato dei Notturni nelle Rocche coinvolge un pubblico variegato. Negli anni agli abitanti del posto si sono affiancati turisti fuoriporta che amano le proposte di aggregazione e svago con un occhio particolare alla natura: camminatori e amanti del fitness, famiglie con bambini, turisti alla ricerca di un evento creativo, un pubblico di mezza età che ama incontrarsi e trascorrere un’estate in compagnia. Con l’edizione del 2023 l’Ecomuseo ha raggiunto il considerevole traguardo dei 280 itinerari diversi proposti nel corso di 14 anni, che conferma il grande potenziale naturalistico della Sinistra Tanaro, che proprio grazie alla presenza delle Rocche conserva una consistente dorsale boschiva ricca di quella biodiversità che ormai tutti ricerchiamo per rigenerarci ed ossigenarci.

logo-cetosini-nella-valle-pesioEcomuseo dei Certosini nella Valle Pesio

L’Ecomuseo dei Certosini nella Valle Pesio, si pone come obiettivo principale quello di far conoscere l’influenza che ha avuto l’insediamento della Certosa di Pesio nella Valle, struttura riconosciuta come monumento nazionale, attualmente per maggior parte proprietà dei Padri missionari della consolata.

La valle si trova al limite di quella macroregione transfrontaliera che si chiama “Occitania”, subendone, rispetto alle confinanti, una minima influenza di questa antica cultura, che si manifesta, ad esempio, attraverso una significativa traccia del parlato provenzale e nelle lievi sfumature dei dialetti locali. La presenza dei monaci certosini ha invece caratterizzato, in tutte le componenti, lo sviluppo e la vita dei suoi abitanti, ma anche pesanti dispute e ostilità verso il Monastero, dovute alle difficoltà interpretative della donazione che inesorabilmente ha originato i deboli equilibri nel governo dei rapporti per l’utilizzo delle acque, dei boschi e dei pascoli. Queste poderose contese, non hanno offuscato l’importanza della presenza dei monaci nella crescita collettiva della comunità valliva, dove si riconoscono le tracce della loro presenza nelle strutture architettoniche, negli affreschi, nelle tecniche artigianali e agro-silvo-pastorali, su tutto il territorio comunale. Con l’avvento di Napoleone, che soppresse gli ordini religiosi e ne confiscò i beni, la millenaria storia della Certosa di Chiusa di Pesio si interruppe compiendo un altro percorso. Da allora le strutture hanno avuto diverse destinazioni.    

 Borgata Colet - Archivio Cometto

Borgata Colet  (Archivio Cometto)

L’Ecomuseo, istituito dalla Regione Piemonte nell’anno 2007, è gestito direttamente dal Comune di Chiusa di Pesio. Tra le attività che ha svolto e continua a svolgere vi è quella di far riscoprire, valorizzare, reinterpretare la propria storia, le proprie tradizioni attraverso l’apporto diretto della comunità e degli individui che la compongono per riscoprire e rafforzare riferimenti comuni, per definire occasioni di valorizzazione e di sviluppo partecipati ed integrati.

Proprio per sostenere le cellule e quanti vogliono condividere le finalità dell’Ecomuseo, si sono portate avanti diverse attività tra le quali: la creazione di un’identità propria dell’Ecomuseo, con logo identificativo, realizzazione della mascotte dell’Ecomuseo denominata EcoCip, produzione di tavole dimostrative dell’Ecomuseo, gadget e cartoline, stampa di dépliant sulla collina del Mombrisone, sulla Torre delle Combe e sulla Storia locale “Santi e Briganti”; si sono organizzate manifestazioni, serate ed incontri a tema, concorsi fotografici; sono stati prodotti pannelli informativi e studiati percorsi dedicati (Percorso Devozionale, Percorso la Forza dell’Acqua, Percorso degli Affreschi, Percorso della Resistenza, Percorso Aquarte) con cartine degli itinerari e pannelli illustrativi, oltre a interventi come la posa di QR Code sulle paline segnaletiche del percorso devozionale per visita virtuale dell’interno degli edifici religiosi 

Certosa di Pesio - Archivio Cometto

Certosa di Pesio (Archivio Cometto)

Il Comune ha individuato la sede dell’Ecomuseo nell’ex canonica della Chiesa seicentesca di San Lorenzo sita nella Borgata della Fiolera. Nelle immediate vicinanze della sede ha altresì recuperato una piazza che viene utilizzata per manifestazioni e, recentemente, vista la felice struttura urbanistica, impiegata anche per spettacoli all’aperto.    

Nel 2023 ricorrono gli “850 di fondazione della Certosa di Pesio”: l’Ecomuseo è stato parte del comitato promotore e ha collaborato alle attività divulgative dell’evento e in particolare alla realizzazione di una pubblicazione di un libro di fotografie, in bianco e nero, realizzato dal maestro chiusano Michele Pellegrino, uno tra i più importanti maestri di fotografia italiani, all’allestimento della relativa mostra e alla presentazione del lavoro. 

L’ecomuseo ci conduce in un viaggio nella storia e tradizione che parte da prima dell’insediamento della Certosa fino ai giorni nostri. A tal fine, vale trovare un po’ di tempo, per una visita al complesso museale “Cav. Giuseppe Avena”, cellula ecomuseale, dove possiamo conoscere e vedere testimoniati, vari periodi storici che ha vissuto la valle:

  • Sezione archeologica con l’esposizione dei bronzi ritrovati sul monte Cavanero (dall’anno 1000 al 800 A.C.)
  • Sezione dei Vetri e Cristalli (1700 – 1800)
  • Sezione delle Ceramiche (1800 – 1980)
  • Sezione dedicata alla Resistenza (1943 – 1945).

Non va dimenticato che il territorio su cui insiste l’Ecomuseo ricade in parte nell’area dell’Ente parco del Marguareis che è partner del progetto ecomuseale. L’area protetta, oltre ad avere notevoli pregi ambientali, presenta delle unicità botaniche e faunistiche. Negli ultimi decenni ha fatto ritorno il lupo, presenza che sicuramente aveva incrociato il proprio destino con gli abitanti della Certosa e della Chiusa. Nel territorio del parco sono presenti molti percorsi segnalati. Tra tutti va ricordata la cosiddetta Via del Duca che, attraverso l’omonimo passo, collega il Pian delle Gorre all’Alta Via del Sale “Limone Monesi” che volendo conduce fino al mare.   

logo-ecomuseo-della-resistenza-codirossoEcomuseo della Resistenza “Il Codirosso” 

Come affermato dall’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea in Provincia di Cuneo, «andare per i sentieri della valle Varaita, percorrerne le strade, attraversarne le cittadine, i paesi, le borgate più piccole, i santuari e gli eremi disseminati sul territorio, vuol dire ripercorrere i tragitti che nei venti mesi della guerra di liberazione furono teatro di molteplici storie di violenze, ma anche di coraggio, solidarietà e pietà». Il tema dei sentieri montani acquisisce infatti, per la comunità Rossanese e della Val Varaita, un significato particolarmente importante e profondo: sono percorsi ricchi di memoria, storia, resistenza. Testimoni e ambientazioni di molti dei racconti legati alle vicissitudini dei giovani ribelli partigiani e delle battaglie che hanno contribuito a cambiare le sorti del nostro paese. 

FOTO 8 Sentiero partigiano - Archivio Ecomuseo Il Codirosso

Sentiero partigiano (Archivio Ecomuseo Il Codirosso)

Rossana e le sue frazioni, in posizione strategica tra le valli del Maira e del Varaita, hanno costituito una postazione di guerriglia estremamente favorevole per i gruppi di ribelli formatisi in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943. Le prime bande partigiane, costituite da militari sbandati appartenenti alla Guardia alla Frontiera e alla IV Armata Alpina proveniente dalla regione francese di frontiera, si radunarono in Val Varaita già a partire dai giorni successivi all’armistizio di Cassibile. Ad avere un ruolo particolarmente rilevante e strategico nella Lotta di Liberazione Partigiana, fu Lemma, piccola località in frazione di Rossana: collegata con Venasca e con Busca tramite un variegato sistema di percorsi e itinerari, si trovava a poca distanza dalla strada militare, la quale consentiva un rapido accesso ai valichi verso la media Val Maira. Oltre a questa ricchezza di collegamenti – e quindi anche di possibilità di spostamento, incontri e fuga – Lemma costituì una base preziosa per i rifornimenti e gli incontri di coordinamento delle formazioni partigiane e per il rapporto che esse poterono costruire con la gente che vi viveva: un cippo eretto dai partigiani nel 1988 in omaggio alla popolazione della valle testimonia, ancora oggi, la generosa e concreta collaborazione che essa prestò alla stessa lotta durante i venti mesi della Resistenza. Proprio con questa motivazione, nel 2012 è stata conferita al Comune di Rossana la Medaglia di bronzo al Merito Civile: «La cittadina del cuneese, durante l’inverno del 1944 si prodigò con generosa solidarietà nell’assistere e soccorrere un gruppo di partigiani della 181^ Brigata Garibaldi. La popolazione, nonostante il paese venisse per rappresaglia incendiato, sopportò con coraggio e alto senso di fratellanza le angherie nazifasciste, rendendo salva la vita a quei partigiani che in quel territorio avevano trovato rifugio. Chiaro esempio di spirito di sacrificio ed elette virtù civiche». 

Museo della Resistenza - Archivio Ecomuseo Il Codirosso

Museo della Resistenza  (Archivio Ecomuseo Il Codirosso)

L’importanza storica e culturale della lotta partigiana consumatasi a Rossana, fortemente connessa con la vita cittadina locale e del territorio valligiano, costituiscono le radici  da cui ha preso vita l’Ecomuseo della Resistenza “Il Codirosso”, nato a Borgata Grossa di Lemma nel 2002 su iniziativa di Riccardo Assom, artista, scrittore, storico e tra le voci più autorevoli e autentiche dell’Antifascismo in provincia di Cuneo,  e ancora oggi attivo strumento di promozione e valorizzazione della storia resistenziale del territorio.

Il Codirosso conserva un ricchissimo patrimonio materiale, costituito da centinaia di reperti e cimeli partigiani (documenti, fotografie, abiti, divise, armi, medaglie, onorificenze, oggetti di vita quotidiana etc.) a cui si aggiunge un altrettanto ricco patrimonio immateriale, che si esprime nella memoria collettiva dei rossanesi e valligiani e nella storia stessa del territorio, sede di violenze, eccidi, rappresaglie, rastrellamenti nazifascisti ma anche di ribellione, solidarietà e resilienza. L’intenzione condivisa è quella di fornire alla comunità uno strumento per riconoscere, valorizzare e preservare il patrimonio culturale diffuso sul territorio; essere luogo di memoria ma altresì fucina di idee, centro di produzione, di esperienza culturale dinamica e condivisa.

A partire dal 2020, la sede operativa e le collezioni museali trovano una nuova collocazione: lo storico Palazzo Garro sito a Rossana, concesso ad uso gratuito dal Comune, che patrocina l’Ecomuseo. La nuova sede, più facilmente accessibile e ampia (sette sale distribuite su tre piani) ha permesso la pianificazione di un progetto museale più esteso ed articolato che comprende, oltre alle sale di esposizione permanente, anche spazi adibiti a polo culturale per l’organizzazione di incontri, conferenze, workshop, corsi etc., una Biblioteca tematica titolata a ‘Riccardo Assom’ con relativa sala consultazione/studio e un’ampia sala sita all’ultimo piano dedicata ad eventi e mostre temporanee. 

FOTO 10 Pic-nic partigiano 2023 - Archivio Ecomuseo Il Codirosso

Pic-nic partigiano 2023 (Archivio Ecomuseo Il Codirosso)

Le attività ecomuseali continuano a mantenere però anche il loro carattere diffuso. Diverse le iniziative svolte proprio sui sentieri montani e boschivi del paese, tra i principali dell’ultimo anno “Sentieri percorsi – laboratorio partecipativo di serigrafia in borgata”, le escursioni alla ‘grotta partigiana’, rifugio di alcuni giovani partigiani nell’inverno del ’43 e le proposte per le scuole lungo i percorsi tracciati al Castello di Rossana e al Sentiero partigiano di Lemma. Inoltre, grazie al recente progetto “Nell’abbraccio”, realizzato in collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo e la Rete Ecomusei del Piemonte, sui percorsi escursionistici di Rossana saranno diffusi tramite QR Code dei contenuti multimediali legati agli avvenimenti storici della resistenza vissuti dal paese nell’estate del 1944. Una nuova modalità di diffusione di contenuti che permetterà agli escursionisti di passaggio sui sentieri rossanesi di unire la bellezza del paesaggio alla storia dei suoi luoghi.

Il palinsesto degli eventi e delle attività è arricchito ogni anno da nuove proposte che si aggiungono alle ormai consolidate iniziative ed appuntamenti di festa e commemorazione (l’annuale festa partigiana, la seconda domenica di giugno, la festa celebrativa del 25 aprile e la commemorazione dell’incendio di Rossana del 12 luglio ‘44).

Animatore culturale e comunitario, l’Ecomuseo della Resistenza “Il Codirosso” si propone quindi di promuovere e far conoscere il territorio Rossanese e della Val Variata attraverso le storie di resistenza che lo hanno caratterizzato, ripercorrendo i sentieri valligiani e seguendo le tracce di coloro che li hanno camminati. 

Dialoghi Mediterranei, n. 64, novembre 2023 

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Marco Audisio, coordinatore dell’Ecomuseo dei Certosini nella Valle Pesio (CN), fin dal 2003 si è occupato della creazione e di seguire gli eventi della struttura ecomuseale, in tutti i suoi vari aspetti. Appassionato di arte e natura, nel Comune di Chiusa di Pesio, svolge attualmente il ruolo di Responsabile del Servizio Lavori Pubblici. 
Alessandro Barabino, Coordinatore Tecnico Scientifico dell’Ecomuseo del Marmo di Frabosa Soprana (CN), di origine genovese, è accompagnatore naturalistico e cicloturistico, e svolge la sua professione favorendo la promozione del territorio transfrontaliero compreso tra Piemonte, Liguria e Francia. 
Tamara Garino, coordinatrice tecnico-scientifica dell’Ecomuseo della Resistenza “Il Codirosso” (CN), dal 2020 entra a far parte dell’omonima Associazione e segue il riallestimento del museo presso la nuova sede e la riorganizzazione gestionale e progettuale dell’Ecomuseo. 
Olga Scarsi, operatrice ecomuseale dal 2007, appassionata di natura, antropologia e tradizioni popolari locali, si occupa di promozione, eventi ed ufficio stampa per l’Ecomuseo delle Rocche del Roero (CN).

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