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Dalla parte dei deboli e dei discriminati

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Lidia Menapace (@Anpi)

umane dimenticate istorie

di Gad Lerner

“Chissà cosa ci fa questa signora dai capelli bianchi alle nostre riunioni”, pensavo, alla metà degli anni Settanta, quando capitava di incontrarsi negli intergruppi della sinistra sui problemi della scuola. Sempre gentile, per nulla scandalizzata dalle nostre intemperanze giovanili. Pochi anni dopo, in compagnia del comune amico Alexander Langer, l’avrei ritrovata tra i coordinatori del movimento pacifista contro l’installazione dei missili a testata nucleare della Nato a Comiso. A quel punto sapevo che era una parlamentare, una dirigente che però non se la tirava affatto e anzi manteneva integro il suo profilo di mitezza.

Quante cose s’ignorano, da giovani. Lidia Menapace [1] non ce lo faceva pesare, ma alla nostra età ne aveva già passate di tutti i colori. Aveva trasportato messaggi e esplosivi attraversando i posti di blocco nazifascisti, pur rifiutando di usare in prima persona le armi perché la sua fede religiosa non lo ammetteva. Aveva disobbedito alla richiesta di restare nascosta in seconda fila nel movimento partigiano solo perché i dirigenti pensavano che il popolo non avrebbe apprezzato la visione di donne troppo emancipate. Da insegnante e da militante politica aveva compiuto scelte di rottura, sempre ispirata da quello spirito di liberazione con cui aveva deciso di combattere nella Resistenza antifascista. Dalla parte dei deboli e dei discriminati.

Quando infine, nel 2019, siamo andati a Bolzano per raccogliere la testimonianza di Lidia Menapace che comparirà fra le più preziose nel Memoriale della Resistenza italiana, abbiamo riconosciuto la finestra di casa sua perché esponeva la bandiera della pace. Lidia ha cominciato a raccontare e io, intanto, mi sentivo piccolo piccolo. Ho pensato a quanta indulgenza una come lei aveva saputo mostrare di fronte alle nostre esibizioni di militanza intransigente, certo non comparabile alle scelte spericolate di cui era stata capace da ventenne. Avrei voluto chiederle scusa, ma lei continuava a trattarci da pari a pari. L’eroismo quasi sempre si accompagna alla modestia. Anche questo ci ha insegnato Lidia Menapace. In extremis, ma per fortuna ci ha fatto anche questo regalo.

Dialoghi Mediterranei, n. 48, marzo 2021
Note
[1] Lidia Menapace è morta per Covid il 7 dicembre 2020, la sua intervista è comparsa in Noi, partigiani. Memoriale della Resistenza italiana a cura di Gad Lerner e Laura Gnocchi, Mondadori, 2020 uscito per il 25 aprile, 75° della Liberazione

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Lerner, Eitan Gad, giornalista libanese naturalizzato italiano, di famiglia ebraica, dopo aver lavorato al quotidiano Lotta continua, a Il Lavoro di Genova e a Il manifesto, dal 1983 è stato inviato politico del settimanale L’Espresso. Dal 1993 al 1996 vicedirettore e, fino al 1998, corrispondente de La Stampa, è stato per alcuni mesi direttore del TG1 per la RAI (2000). Nel 2001 è passato all’emittente televisiva La 7, dove è rimasto fino al 2013 e dove ha condotto fino al 2012 il programma L’infedele e negli anni successivi altri programmi di approfondimento. Attivo in politica nelle file del Partito democratico, è stato fra gli estensori del Codice etico del medesimo partito. Ha pubblicato alcuni saggi, tra i quali occorre citare: Operai (1987); Crociate. Il millennio dell’odio (2000); Tu sei un bastardo. Contro l’abuso d’identità (2005); Scintille. Una storia di anime vagabonde (2009); Concetta. Una storia operaia (2017); Noi, partigiani. Memoriale della Resistenza italiana (2020); L’infedele. Una storia di ribelli e padroni (2020) [da Enciclopedia Treccani on line]

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