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Contro le antenne MUOS: l’emergere di nuove reti e di nuove soggettività in Sicilia

(foto Lutri)

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 di Alessandro Lutri

In attesa che sia reso pubblico l’ulteriore imminente pronunciamento amministrativo su una importante e significativa controversia non solo ambientale, riguardante l’installazione della stazione satellitare militare statunitense MUOS entro i confini della “Riserva naturale della Sughereta” di Niscemi, vogliamo anticipare alcune riflessioni su cosa il dissenso siciliano espresso dall’esperienza collettiva di  mobilitazione sociale e di protesta politica, volta a contrastare le nuove geopolitiche che le autorità militari statunitensi stanno cercando di attuare strategicamente nell’area mediterranea, sino a ora ha fatto emergere di rilevante in termini sociali e politici.

A questa aperta e pacifica manifestazione civica di dissenso in nome del diritto all’ambiente e alla salute, ha fatto da contraltare la duratura subalternità politica assunta sia dagli organismi amministrativi regionali, sia dai recenti governi nazionali che hanno in maniera del tutto incostituzionale insabbiato il dibattito parlamentare sulla materia, così come è previsto nel dettato costituzionale italiano. Il dissenso animato dall’emergere di più reti relazionali tra i diversi agenti della protesta (associazioni, comitati civici, singoli cittadini, esperti tecnici e legali) strutturatesi attraverso la crescente mobilitazione sociale della popolazione niscemese e siciliana e realizzata mediante azioni dirette (blocco dei lavori, cortei, azioni informative, etc.) e azioni legali, ha portato nella primavera del 2015 al sequestro delle infrastrutture tecnologiche già installate, da parte della Procura della Repubblica di Caltanissetta, in attesa che si esprima un nuovo pronunciamento amministrativo.

A seguito del trattato bilaterale stipulato dal governo italiano e da quello USA nel 1954, la Sicilia nel secondo dopoguerra è stata concepita [1] come una piattaforma strategica per la rete delle forze militari statunitensi, e ha conosciuto l’insediamento, soprattutto nella parte a sud-est del suo territorio regionale delle basi militari adibite a diverse funzioni, con l’obbiettivo di mantenere la sicurezza dell’egemonia occidentale. Un obbiettivo politico e militare che ha portato alla progressiva militarizzazione del territorio regionale siciliano e, tra gli anni Cinquanta e Settanta, si è concretizzato nel contrastare le mire militari espansionistiche dell’Unione Sovietica attraverso la base aeronavale di Sigonella e quella missilistica di Comiso, e nei decenni successivi nell’elaborare le dottrine geopolitiche che, volte a riaffermare l’egemonia occidentale nel Medio Oriente,  immaginarono la Sicilia come il centro strategico dell’Alleanza Atlantica (la NATO). La realizzazione di questa strategia militare ha recentemente conosciuto una sua significativa ridefinizione, con la decisione presa nel 2004 dai comandi spaziali della Marina USA in Virginia e in California e dal Comando centrale di US Navy, di assicurare agli Stati Uniti la «superiorità nella conoscenza e nelle capacità di comando [alla] Guerra Globale al terrorismo [tramite] un sistema che permetta di connettere sensori, comandi e piattaforme di controllo, organi decisionali, combattenti e sistemi d’arma» (Di Bella, 2015: 7), in corrispondenza dei fondamentali cambiamenti recentemente conosciuti dall’azione strategica e globale intrapresa contro il terrorismo dal governo degli USA.

Il sostegno alla recente “rivoluzione negli affari militari” introdotta dal governo Obama, è stato indirizzato soprattutto sulla flessibilità, velocità e preminenza dell’informazione militare, volta a costituire una sorta di “comando dei comandi marini, terrestri e aerei” attraverso la creazione di un sistema militare intelligente, il MUOS, finalizzato a trasmettere dati, gestire la rete globale e controllare i satelliti, da installarsi in diverse località del globo (nelle isole Hawaii del Pacifico, in Virginia, in Australia e in Sicilia). Questa decisione ha portato la marina militare degli USA e il Comando militare della Virginia a ritenere necessario dotare la più grande stazione aeronavale di US Navy nell’area mediterranea, quella di Sigonella in Sicilia  (Mazzeo, 2013: 38), di uno dei terminali terrestri dello Spawar del MUOS, stanziando per la sua realizzazione circa 15 milioni di dollari nel 2005.

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A seguito dei risultati emersi dallo studio sull’impatto delle onde elettromagnetiche generate dalle potenti antenne formanti il terminale terrestre MUOS, indagine commissionata a due società americane prescelte per alcuni degli aspetti ingegneristici del programma MUOS  e per supportare la progettazione, la produzione e il lancio dei satelliti, è stato accertato che le fortissime emissioni elettromagnetiche avrebbero potuto causare la detonazione dei sistemi d’arma, le munizioni, i propellenti e gli esplosivi ospitati entro la base US Navy di Sigonella, raccomandando conseguentemente ai militari statunitensi di individuare un sito esterno a quella base (Mazzeo, 2013: 44-45). Si è venuta così a porre nel 2006 l’opportunità di trasferire le potenti antenne paraboliche componenti il terminale terrestre MUOS, all’interno del Sito di Radio Trasmettitori Navali (NRTF) realizzato sin dal 1991 dalla Marina militare statunitense di stanza a Sigonella dentro i confini della “Riserva naturale della Sughereta” di Niscemi (composto da 41 antenne radar, sia ad alta che a bassa frequenza HF, e da diversi edifici di servizio).

Per realizzare questo nuovo progetto militare il Dipartimento della Difesa USA, diversamente da come dal dopoguerra a oggi si è mosso nell’installare le proprie infrastrutture, ha dovuto sottoporlo  all’approvazione delle competenti autorità amministrative regionali siciliane (il Dipartimento Beni culturali e ambientali dell’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente), documentando quanto esso fosse in regola con le normative ambientali, in considerazione del fatto che l’esistente stazione radar NRTF di Niscemi in cui sono state installate le antenne satellitari del MUOS, ricade all’interno del perimetro della “Riserva naturale della Sughereta”, istituita a partire dalla metà degli anni Novanta. Nel gennaio del 2007, per mano del Comando italiano dell’aeronautica militare di Sigonella, viene inoltrato a questo Dipartimento regionale un progetto di massima di un «nuovo impianto per mitigazione dei problemi di erosione superficiale e di protezione degli incendi nell’area della postazione radiotrasmittente della Marina Statunitense», in attesa di presentare il progetto esecutivo e la relazione paesaggistica. Dopo una istruttoria di soli quindici giorni gli uffici del Dipartimento regionale rilasciano alle autorità militari italiane l’autorizzazione di massima valida cinque anni, inviando nel giugno dello stesso anno copia del documento all’allora sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino (del Pd), a cui fece seguito dopo qualche giorno il nullaosta concesso dall’Azienda Regionale Foreste Demaniali.

Nel settembre del 2008, su richiesta del Dipartimento di US Navy, è stata organizzata a Palermo una conferenza di servizi a cui parteciparono l’Assessorato regionale Territorio e Ambiente, la Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Caltanissetta, l’Ispettorato forestale di Caltanissetta, il Comune di Niscemi, la Marina USA e il 41° stormo dell’Aeronautica militare di Sigonella, in occasione della quale è stato espresso all’unanimità il parere favorevole al progetto. All’azione congiunta di questi organismi istituzionali è sopravvenuta nel novembre del 2008 anche quella del Ministero della Difesa italiano, il quale per bocca del Capo di Gabinetto

«[…] si affrettò a tranquillizzare gli amministratori locali siciliani riguardo alla non pericolosità delle emissioni elettromagnetiche del MUOS, rinviando le eventuali misurazioni a dopo l’installazione delle apparecchiature» (Mazzeo, 2013: 52).

Nel corso della primavera-estate 2012, durante la campagna elettorale per le elezioni regionali siciliane, il candidato e attuale governatore Rosario Crocetta, in diversi comizi pubblici tenuti tra Gela e Niscemi dichiarerà ripetutamente la sua ostilità al progetto militare sostenendo che «uno dei primi atti che farò da governatore sarà quello di revocare le autorizzazioni ai lavori firmate dal mio predecessore Lombardo» (cit. in Mazzeo, 2013: 69). A queste promesse elettorali, dopo l’elezione politica di Crocetta a Presidente della Regione siciliana, seguiranno degli atti ben più blandi dal punto di vista sia politico sia legale, con cui egli inizierà a mitigare i toni di ostilità nei confronti del progetto, sino ad arrivare nel giugno del 2014 alla compromettente “revoca della revoca” amministrativa nei confronti della precedente autorizzazione concessa, su pressione del Ministero alla Difesa italiano che per volontà della autorità militari statunitensi hanno minacciato l’amministrazione regionale del pagamento di un salatissimo conto per i danni subiti dalla mancata installazione della stazione satellitare.

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Le ultime contestazioni contro l’espandersi della presenza militare statunitense in Sicilia risalgono a oltre trent’anni addietro, alla metà degli anni Ottanta in piena “guerra fredda” tra l’URSS e la NATO, quando il movimento pacifista e antimilitarista internazionale si mobilitò protestando con ripetute manifestazioni contro l’installazione dei missili nucleari tipo Cruise nell’ex aeroporto militare di Comiso. Avendovi partecipato personalmente durante una mia giovanile militanza politica, ricordo bene le proteste di quegli anni, caratterizzate oltre che dalla grande mobilitazione internazionalista degli attivisti pacifisti e antimilitaristi, anche dalle espressioni di ostilità nei loro confronti sia da parte della popolazione comisana sia dalla classe politica siciliana (a parte il PCI regionale e nazionale), posizioni significative della subalternità culturale e politica dei siciliani nei confronti della neo-coloniale presenza militare statunitense in Sicilia. Una subalternità che a partire dalla fine del 2009 sarà gradualmente rovesciata, quando a seguito del diffondersi tra la popolazione niscemese delle notizie sul trasferimento del terminale terrestre MUOS dalla base di Sigonella alla stazione NRTF posta sul suo territorio, pubblicate sul web da organi di stampa e da blog di giornalisti indipendenti, sono iniziati a manifestarsi i primi segni di malessere tra la popolazione locale. I primi che hanno iniziato a mobilitarsi e protestare contro questo nuovo progetto militare sono stati i giovani studenti delle locali scuole medie e superiori, che hanno organizzato sin da allora ripetuti cortei sia in città sia nei pressi della base radar posta entro la “Riserva naturale della Sughereta”. A queste prime agitazioni giovanili hanno successivamente fatto seguito sia quella dei vari comitati NoMUOS sorti nel frattempo in altre località della Sicilia (Caltagirone, Vittoria, Modica, Comiso, Caltanissetta, Catania e Palermo), sia quella di singoli cittadini niscemesi, come nel caso del comitato femminile costituito dalle “mamme noMUOS” di Niscemi (sorto più recentemente anche a Caltagirone).

Come ha affermato una delle attiviste di quest’ultimo comitato femminile, costituitosi spontaneamente successivamente all’insediamento di un Presidio permanente presso la base radar e formato nell’inverno del 2012 da giovani attivisti (niscemesi, siciliani e italiani)

«buona parte di noi non si conoscevano e non avevamo mai fatto prima di allora attività politica attiva, né in partiti né in associazioni di vario tipo. Quando abbiamo iniziato a incontrarci si è cercato di sensibilizzare prima di tutto le donne che conoscevamo meglio, le amiche, raccogliendo però molta indifferenza se non ostilità da parte loro» (Ersilia).

Attraverso le ripetute e spontanee attività di incontro e coordinamento, le attiviste donne niscemesi di diversa età (single, sposate e madri, anziane) che tra loro non si conoscevano prima, hanno iniziato a socializzare dando vita a ciò che Henrietta Moore e Nick Long chiamano una «matrice relazionale dinamica» (Long e Moore, 2012), in cui tramite propri desideri (di giustizia e di salute), codici e prospettive (politiche, etiche e morali) riguardanti sé stesse e il mondo in cui abitano (Niscemi e la Sicilia), costituente una “immaginazione etica”, nel dare un nuovo significato alla propria esistenza femminile hanno fatto emergere una loro nuova soggettività, di genere (di donne e madri) e politica.

FOTO 3 Tra le più significative e importanti manifestazioni di protesta organizzate dal coordinamento regionale dei comitati noMUOS a cui hanno partecipato in massa anche le attiviste femminili niscemesi e calatine si segnala l’occupazione simbolica della base radar NRTF della US Navy svoltasi il 9 agosto del 2013, avente l’obiettivo sia di avvicinarsi in maniera solidale agli attivisti che un paio di giorni prima si erano appesi su alcune delle antenne, sia di penetrare entro i confini di uno spazio precluso alla popolazione. La coraggiosa partecipazione femminile delle donne niscemesi e calatine a questa controversia politica locale e regionale si configura come una assoluta novità nella loro esistenza, per quel che riguarda almeno le forme e gli strumenti di protesta. Le attiviste del comitato “mamme noMUOS” promuoveranno sin da subito in atto delle attività di controinformazione mediante incontri pubblici nella piazza principale di Niscemi, per avvisare il resto della popolazione locale della pericolosità dell’attività elettromagnetica delle antenne satellitari per la salute della popolazione e l’ambiente. Esse daranno vita a delle azioni dirette volte a cercare di bloccare pacificamente con i propri corpi i lavori di installazione delle antenne satellitari, i corpi usati per la prima volta nella loro vita come strumenti politici di protesta.  L’incorporazione dell’attivismo e della protesta politica da parte delle donne niscemesi non solo ha fatto emergere tra loro una nuova consapevolezza di cosa vuol dire essere donna, sposa e madre nella attuale realtà politica, sociale e culturale niscemese (una comunità molto poco avvezza alla partecipazione alla vita politica e sociale), ma ha avuto conseguenze anche nelle relazioni di genere con i loro partner e/o mariti, i quali hanno iniziato a vedere queste donne non solo più nel ruolo di madri e di spose, ma anche di soggetti politicamente attivi in difesa della salute della popolazione e dell’ambiente, in grado di trainare anche loro in questa protesta molto più di quanto non lo siano stati sino a ora.

Le nuove soggettività politiche che all’interno di questa controversia politica sono emerse non sono solo quelle delle donne niscemesi e calatine che hanno rispettivamente dato vita ai comitati “mamme noMUOS”, ma anche quelle di alcuni medici di base di Niscemi e di Caltagirone, i quali con le loro rilevazioni epidemiologiche hanno documentato come nell’arco degli ultimi vent’anni (da quando nel 1991 sono state installate le 46 antenne della base radar) la popolazione locale presenti determinate patologie e soffra di malformazioni congenite che precedentemente erano quasi del tutto assenti. La loro partecipazione ad alcune manifestazioni di protesta come assemblee e riunioni e la loro esposizione pubblica in occasione della pubblicazione dei dati epidemiologici si configurano infatti come forme di un attivismo politico che, schieratosi contro l’installazione delle antenne satellitari MUOS, è motivato da una precisa presa di coscienza delle conseguenze per la salute delle persone del funzionamento di tali tecnologie di comunicazione ad alta attività elettromagnetica.

FOTO 4All’interno di questa importante controversia politica un ruolo significativo è stato svolto dall’expertise tecnico e legale, non solo quello consultato dalla nuova amministrazione comunale niscemese e dal movimento noMUOS, composto da docenti ricercatori del Politecnico di Torino esperti di elettromagnetismo e da avvocati molto attenti alle anomalie di giudizio presenti nelle procedure legali, ma anche quello coinvolto da alcuni degli organismi giuridici (il TAR di Palermo) che si sono espressi sulla materia della nocività dell’elettromagnetismo delle antenne satellitari. Tutti quanti gli esperti tecnici sino a ora interessati hanno accertato che non solo l’attività elettromagnetica di questo tipo di impianto satellitare è ben più potente di quella indicata nel progetto di massima presentato dalle autorità militari statunitensi per avere le autorizzazioni amministrative, ma anche quanto essa sia altamente nociva per la salute della popolazione e l’ambiente, vista la vicinanza delle antenne satellitari alla locale comunità niscemese. Dal punto di vista giuridico invece, gli avvocati coinvolti nelle varie azioni legali promosse specificano quanto la materia del contendere da parte dei ricorrenti (comitati e movimento noMUOS) non riguarda il fatto se il governo USA possa realizzare delle installazioni militari in Italia ma piuttosto se nella scelta della localizzazione del MUOS si sia sufficientemente tenuto conto della natura dell’area, dei vincoli ai quali è sottoposta e della vicinanza con il centro abitato e gli aeroporti, al fine di valutare collocazioni alternative. Valutazioni espresse non solo all’interno dei luoghi e degli spazi deputati a discuterle (le aule di tribunale e le relazioni tecniche), ma anche su organi di stampa di rilievo nazionale e online che, contrariamente al silenzio espresso su questa controversia politica di rilievo internazionale dalla maggioranza dei quotidiani regionali, ha dato efficacemente prova della propria indipendenza politica. L’impegno allo stesso tempo tecnico e politico manifestato dai vari esperti è stato un grande sostegno all’azione del movimento di protesta contro l’installazione militare delle antenne satellitari.

Al di là dell’esito che avrà la controversia emersa (un giudizio amministrativo finale di imminente pronunciamento), si può affermare che la sua rilevanza non è solo di tipo antropologico (l’emergere spontaneo di nuove reti relazionali– femminili e tra associazioni culturali e politiche –, il configurarsi di nuove soggettività politiche, una nuova relazione tra i cittadini niscemesi e siciliani e le tecnologie militari), ma anche di tipo politico, dal momento che dimostra alla vita politica istituzionale (regionale e nazionale) la volontà di partecipazione a essa della società civile siciliana. Una prova che nel panorama sociale e politico regionale si configura come una assoluta novità, che può ben far sperare per il futuro di quest’Isola, a partire dalla diffusa partecipazione politica che può rendere reversibile il destino della popolazione, così come è stato manifestato recentemente per altre circostanze (Schneider e Schneider, 2009).

Dialoghi Mediterranei, n.18, marzo 2016
 Note
[1] Si veda Arturo di Bella, 2015, “The Sicilian MUOS Ground Station Conflict: On US Geopolitics in the Mediterranean and Geographies of Resistance”, in Geopolitics, n. 1: 1-21.
            Riferimenti bibliografici 
            Di Bella A., 2015, “The Sicilian MUOS Ground Station Conflict: On US Geopolitics in the Mediterranean and Geographies of Resistance”, in Geopolitics, n. 1: 1-21.
            Long, N. e Moore H., (eds), 2013, Sociality. New Directions, Berghahn, New York .
            Mazzeo A., 2013, Il MUOStro di Niscemi, Ed.it, Firenze.
            Pellizzoni L. (a cura), 2011, Conflitti ambientali. Esperti, politica, istituzioni nelle controversie ecologiche, Bologna, Il Mulino.
            Schneider J. e Schneider P., 2009, Un destino reversibile. Mafia, antimafia e società civile a Palermo, Roma, Viella.
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Alessandro Lutri, insegna Antropologia sociale e Antropologia cognitiva presso il Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania. Dal punto di vista etnografico si è occupato dello studio delle dinamiche identitarie in una comunità arbereshe siciliana, delle relazioni di genere nella contemporanea diaspora albanese nella Sicilia del sud-est, e più recentemente si sta occupando delle nuove forme della cittadinanza ambientalista in Sicilia (noTRIV e noMUOS).

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