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Borgo Parrini, tra Gaudì, innovazioni e distopie

 

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Borgo Parrino (ph. Carlo Baiamonte)

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di Carlo Baiamonte

Con più di ventimila presenze in una estate calda e dilatata sino ed oltre il mese di ottobre, seppure appesantita dalle restrizioni della pandemia, Borgo Parrini, situato a pochi chilometri da Palermo, tra Partinico e Montelepre, diventa un caso e divide gli estimatori delle gite fuori porta tra sostenitori e oppositori.

Con un folla di album fotografici delle casette pastellate del borgo questa polarizzazione, come di consueto, si è ripresentata nell’arco di poche settimane su Facebook e Instagram.

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Borgo Parrino (ph. Carlo Baiamonte)

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Borgo Parrino (ph. Carlo Baiamonte)

Sul caso Borgo Parrini si esagera se non si considera che l’alto numero di visitatori è favorito dai gruppi di avventori del turismo balneare, ritrovatisi sul posto grazie al tam tam mediatico, impacciati dal caldo e dal sale, distratti dai colori e da un tipo di ospitalità che potremmo ascrivere alle esperienze multisensoriali.

Si esagera anche se si guarda il sito con gli occhi dei cultori di Barcellona e delle architetture di Gaudì. Esagera la stampa locale e generalista che non trova mai vie di mezzo, soprattutto quando si tratta di valorizzare il patrimonio del nostro territorio e non si è abituati alle progettualità condivise da tutti e non calate dall’alto, magari con la firma di grandi personalità, accademiche e internazionali.

Si esagera anche se si guarda a Borgo Parrini cercando un elemento di comparazione con i borghi siciliani famosi che si trovano sulle Madonie, i borghi del ventennio fascista o i borghi rurali, tipici di alcune aree territoriali. Alcuni titoli che la scorsa estate hanno omaggiato la rinnovata vitalità del borgo, fanno addirittura riferimento ad una mini Barcellona, al nuovo sogno siculo-catalano.

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Borgo Parrino (ph. Carlo Baiamonte)

A Borgo Parrini bisogna andarci almeno un paio di volte, calarsi nel contesto, parlare con i residenti ricordando che ci troviamo nelle campagne partinicesi e che una manciata di famiglie ha deciso di rimanere e di investire nel luogo nativo dei nonni. Il pane artigianale dei parrini, le pesche, i limoni, i girasoli, gli ortaggi, per fare qualche esempio, ci sono da sempre e sono buoni grazie alla tradizione agricola e all’acqua che si usa per irrigare.

Sono invece una novità tutti i colori pastello che hanno ri-caratterizzato il borgo ma le comparazioni con l’estro catalano di Gaudì funzionano probabilmente solo dentro i titoli dei giornali e fanno a pugni con il principio di realtà che dalle nostre parti si fa fatica ad assumere come parametro per osservare i cambiamenti e le innovazioni dentro i processi e interpellando chi vive nel territorio.

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Borgo Parrino (ph. Carlo Baiamonte)

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Borgo Parrino (ph. Carlo Baiamonte)

Il primo impatto, arrivando sul luogo, è con l’ampio parcheggio che da l’idea di un sito organizzato a partire dai servizi turistici di sosta e di ingresso. Il borgo viene percepito immediatamente come distopico, un luogo ameno e quasi fiabesco che non si fa inquadrare in una categoria architettonica comoda, rompe ogni schema e avvolge i visitatori restituendo la sensazione di trovarsi in uno di quei fazzoletti che si usano per confezionare i confetti, unici al tatto e alla vista, esagerati (usiamo ancora questo termine) ma tutto sommato funzionali all’istante in cui manomettiamo la confezione per gustarne il contenuto.

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Borgo Parrino (ph. Carlo Baiamonte)

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Borgo Parrino (ph. Carlo Baiamonte)

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Borgo Parrino (ph. Carlo Baiamonte)

Per Borgo Parrini ricercare una progettualità in piena armonia estetica con i canoni storici o dell’architettura contemporanea non ha molto senso e si corre il rischio di svolgere un esercizio meramente intellettuale e sterile, filtrando l’esperienza della visita e relegandola al piano freddo e concettuale di una ricerca identitaria avulsa dalla cultura materiale. In ogni caso i detrattori del borgo sono numerosi e si dilettano a esercitare i loro profili professionali gridando allo scandalo.  

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Borgo Parrino (ph. Carlo Baiamonte)

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Borgo Parrino (ph. Carlo Baiamonte)

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Borgo Parrino (ph. Carlo Baiamonte)

Certo esiste una difficoltà intrinseca alla sicilianità, di matrice pre-razionale e perlopiù sentimentale, che affonda le radici in un sommerso lontano e profondo, in quella peculiare espressione condiscendente di sottomissione delle popolazioni locali ai nuovi conquistatori.

È un tipo di resistenza aristocratica che ha esaltato sempre il “fuori” ed ha avversato spesso proposte progettuali provenienti dal basso in direzione di un cambiamento e uno sviluppo possibile. In questo caso non ha lesinato alcune espressioni di cinismo radicale, pronunciate per giudicare e bollare senza appello la nuova e piccola realtà del borgo come priva di valore estetico e significato.

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Borgo Parrino (ph. Carlo Baiamonte)

Il tema è complesso e richiama una questione più articolata sull’identità dei borghi siciliani, che possiedono una precisa fisonomia storica e un patrimonio, in termini di conservazione e riconoscimento, forte e radicato. Borgo Parrini, nella storia recente di riqualificazione del patrimonio rurale siciliano, sembrerebbe quindi un caso unico.

La storia del borgo ha inizio con i Gesuiti nel XVI secolo ma di quella originaria configurazione è rimasto molto poco. Eppure nel ‘500 era pieno di contadini, addetti alla coltivazione dei terreni di proprietà dei gesuiti. Tre secoli più tardi, con l’arrivo del principe francese Henri d’Orleans, diventando il dormitorio di alcune centinaia di braccianti, conoscerà una fase di grande vitalità economica grazie alla produzione del vitigno dello zucco da cui deriva il moscatello tipico della zona, commercializzato sino alla fine dell’Ottocento in tutta Europa.

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Borgo Parrini (ph. Carlo Baiamonte)

Abbandonato dagli anni ’70 ai primi anni novanta, oggi il borgo, con i suoi colori sgargianti assume un altro percorso progettuale, assimilabile (ma solo in parte) alla genesi della Farm Cultural Park di Favara, in provincia di Agrigento.

Il motore di questo percorso nasce nella testa di Giuseppe Gaglio, un imprenditore di Partinico che negli anni ’90, spinto dalla sua passione per l’arte, decide di acquisire alcune unità abitative che nel tempo erano state trasformate in stalle o depositi fatiscenti. L’intervento ha interessato, nella prima fase, la ristrutturazione e l’abbellimento dell’ex convento assieme ad altre tre case con la creazione di un laboratorio sotto la guida del maestro Nicolò Giuliano di Monreale.

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Borgo Parrini (ph. Carlo Baiamonte)

Nell’arco di pochi anni maioliche, ceramiche, terrecotte hanno arricchito il borgo restituendo quella nuova veste che a molti fa ricordare la Barcellona di Gaudì. Interessante risulta proprio la commistione di esperienze diverse anche nella fruizione percettiva. Sul tetto dell’abitazione di Gaglio è stata collocata una riproduzione in maiolica della cupola della Cattedrale di Ragusa Ibla. Insieme a questa sono state riprodotte in terracotta anche la Cattedrale di Palma di Montechiaro e uno dei quattro campanili della Cattedrale di Palermo, alto più di un metro.

Osservati ad una certa distanza, i campanili producono un effetto ottico come se le dimensioni fossero naturali. Giuseppe Gaglio ha creato anche un caffè letterario che sintetizza l’attenzione verso la dimensione discorsiva e narrativa coagulata negli aforismi che segnano i prospetti colorati a due passi da un murale di buona fattura che ritrae Frida Kahlo.

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Borgo Parrino (ph. Carlo Baiamonte)

 Il Borgo nell’idea dei suoi sostenitori punta a diventare un punto di riferimento per le manifestazioni artistiche, un luogo di incontro per realizzare progettualità aperte al circuito artistico siciliano, in particolare con il coinvolgimento dei giovani.

Oggi Borgo Parrini conta diversi eventi organizzati dalle due associazioni “I campanili di Borgo Parrini”, che prende il nome dai nove campanili realizzati per ricordare le nove province siciliane e “La via dei mulini”, il cui nome si ispira a quello della via che porta al borgo. All’interno di questo piccolo spazio vitale che non arriva a cento residenti troviamo tre pizzerie e un panificio che prepara ogni giorno decine di teglie di pizza e sfincione, focacce e biscotti stratosferici.

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Borgo Parrino (ph. Carlo Baiamonte)

Quest’estate, nonostante i vari dpcm, il panificio si è trasformato in un santuario laico vantando una fila consistente di curiosi assaggiatori.

Modernità e tradizione che nei frammenti di poco conto sprigionano bellezza e speranza.

Dialoghi Mediterranei, n. 47, gennaio 2021

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Carlo Baiamonte, vive e lavora a Palermo, insegna Filosofia e Scienze Umane all’Istituto Regina Margherita di Palermo. Si è laureato in Filosofia nel 1993 e si è occupato a lungo di ricerca, progettazione e programmazione dei servizi socio-sanitari svolgendo attività di consulenza nel Terzo settore e negli enti locali, in particolare nella valutazione della qualità. È giornalista pubblicista, ha collaborato con la rivista “Prometheus” come responsabile della sezione scienze sociali e ha svolto sino al 2013 l’incarico di direttore responsabile di Medeu.it, quotidiano di informazione socio-sanitaria. Appassionato di fotografia, ha al suo attivo diverse pubblicazioni con contributi saggistici in ambito di sociologia della comunicazione. Nel 2018 pubblica con People&humanities il saggio fotografico Nel segno di Palermo, nel 2019 con Giusy Tarantino Di moka in moka. Storie di donne davanti a un caffè pubblicato da Edizioni Ex Libris.

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