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Vita di un viaggiatore intorno all’uomo

Posted By Comitato di Redazione On 1 marzo 2020 @ 01:13 In Cultura,Letture | No Comments

copertinadi Annarosa Mattei

Antropologo, orientalista, scrittore, viaggiatore, fotografo, alpinista, Fosco Maraini (1912-2004), poliglotta, laureato in Scienze Naturali, affascina ancora oggi per la sua vasta esperienza del mondo, soprattutto per la rara capacità di vivere pienamente i suoi irrefrenabili impulsi assecondando una innata curiosità per luoghi e culture diversi. Certamente consapevole di aver vissuto molte vite, come magicamente concentrate in una sola, avvertì a un certo punto la necessità di raccontarne i momenti culminanti, forse per restituire un magnifico dono passando il testimone a chiunque volesse farne un uso analogo al suo.

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Palermo, 1949 (ph. F. Maraini)

La narrazione di Case, amori, universi assomiglia alla corrente di un fiume che scorre inarrestabile, per raccontare una magnifica infanzia, una raffinata formazione, una piena giovinezza e maturità, nella scoperta continua di sé, in una babele di linguaggi, mondi, situazioni, personaggi, esplorati e condivisi nella più assoluta libertà. Fosco Maraini, come fa notare la figlia Dacia nella bella introduzione di questa nuova edizione del libro, pubblicato da Mondadori nel 1999 e nel 2001, ripubblicato negli Oscar nel 2016 e ora riproposto da La Nave di Teseo, racconta in terza persona le sue peripezie, attraverso il personaggio di Clé, diminutivo di Anacleto, per prendere le distanze in modo ironico, a volte umoristico, da un ‘io’ prorompente, ma sempre discreto, vigile, mobilissimo, colto nelle intemperanze quotidiane e nelle accese passioni, che lo portano a fluttuare nel fiume dell’esistenza, attento a quella misteriosa esperienza che lui chiama la “rivelazione perenne”, il divino segreto celato in ogni dettaglio.

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Orsara di Puglia, 1952 (ph. F. Maraini)

Immerso da ragazzo nella selvatica natura maremmana, Clé vive pienamente a suo agio nel casale dei contadini o in villa, così come vive nelle case borghesi agiate di città, insieme al padre, scontroso artista, e alla raffinata madre inglese, amante della letteratura e dei viaggi. Frequentano con grande familiarità la sua casa studiosi e intellettuali di fama, come Giorgio Pasquali, Bernard Berenson, Ugo Ojetti, Emilio Cecchi, Lionello Venturi e tanti altri, ma Clé, ovunque si trovi a vivere da giovane e da adulto, ama davvero e rimpiange soprattutto la casa colonica e la vita semplice dei contadini mezzadri con cui da bambino condivideva le lunghe giornate estive. Si sorprende quando visita per la prima volta Londra e l’Inghilterra, conosce i sir e le country houses, la rigida divisione in classi del Paese dove scopre con umoristica meraviglia che tutti parlano davvero quotidianamente quell’inglese che per lui era solo la lingua familiare della madre.

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Manduria, Taranto, 1950 (ph. F. Maraini)

L’esplorazione di sensi e universi di Clé, divenuto giovane appassionato ed esuberante, raggiunge un suo culmine nell’impresa di un disagevole viaggio in motocicletta per raggiungere la Sicilia e la bella Malachite, che aveva conosciuto in Toscana e gli era apparsa come un sole tanto da decidere subito di sposarla. In Sicilia, dove vive un “amore felice e giocoso” con Malachite, scopre il fascino di un’antica aristocrazia conoscendo a fondo il padre della sua sposa, il duca Enrico, con cui condivide l’amore per l’Oriente. Dalla vera Topazia Alliata, la solare Malachite del suo avvincente racconto, Fosco Maraini ha tre figlie, Dacia, Yuki e Toni, con le quali vive in un lieto mondo domestico interamente femminile.

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Giappone. Fotografie di Fosco Maraini

A venticinque anni, d’impulso decide di seguire come fotografo il suo maestro Tucci, che Maraini chiama con il suo vero nome, e con lui procede tra mille difficoltà nell’impervio Tibet dove documenta quel che resta dell’antica civiltà iniziando un lungo percorso di esplorazione del mitico Oriente. Pochi anni dopo, con una borsa di studio parte con la famiglia per il Giappone, dove vive in modo tranquillo e laborioso, fino a che, dall’8 settembre del 1943, con i passaggi di alleanze della guerra, dichiarandosi contrario al regime di Salò di cui il Giappone è alleato, da amico diventa nemico finendo internato in un campo di concentramento a Nagoya. Qui scopre e sperimenta amaramente la crudeltà di un’antica civiltà che comunque continua ad ammirare. Con la moglie e le figlie viene liberato nel 1945 per fare ritorno in Italia l’anno dopo.

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Dacia Maraini in Giappone, 1943 (ph. F. Maraini)

Dacia Maraini, che ha già scritto di questo padre totalmente irriducibile a qualunque classificazione (Il gioco dell’universo – dialoghi immaginari tra un padre una figlia, Rizzoli, 2007), ne commenta, nell’introduzione, lo stile fiabesco e divertito, la lingua toscaneggiante, le curiose analogie stilistiche e narrative con Collodi, notandone gli umori alterni nel contrasto perenne tra “esocosmo” e “endocosmo”, secondo la definizione che lui dava del mondo esteriore e di quello interiore, del complesso rapporto tra l’io e la realtà oggettiva.  La lunga storia di sé narrata da Fosco Maraini si dipana in sette sezioni per narrare l’infanzia felice dei campi, l’adolescenza dei desideri, la giovinezza dell’amore e della conoscenza, la maturità della scoperta delle molteplici dimensioni del vivere e del sentire: vero epos, ancor più che romanzo, in cui un moderno argonauta esplora “case, amori, universi” percependone i profumi, i colori, i sapori, in una pienezza sensoriale e cognitiva letteralmente fuori da ogni schema.

Dialoghi Mediterranei, n. 42, marzo 2020
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Annarosa Mattei, scrittrice, studiosa di letteratura, vive a Roma, dove ha fatto i suoi studi ed è tuttora attiva. Ha pubblicato tre romanzi negli Oscar Mondadori: Una ragazza che è stata mia madre (2005); L’archivio segreto (2008); Il sonno del Reame (2013). Il suo ultimo libro è un saggio storico-letterario, intitolato L’enigma d’amore nell’Occidente medievale (2017, La Lepre edizioni). Collabora con la pagina culturale del quotidiano Il Messaggero. Si occupa di promozione del libro e della lettura anche attraverso i social media. Tiene un suo blog intitolato “Le considerazioni del gatto Gregorio”.

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