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Tutti i terroristi sono islamici?

Posted By Comitato di Redazione On 1 marzo 2015 @ 00:44 In Attualità,Cultura,Senza categoria | 2 Comments

copertina di   Francesco Coniglione

È da un po’ di tempo che si sente ripetere, specie in soggetti affetti da grave deficienza cognitiva e culturale, l’affermazione secondo la quale «Se non si può dire che tutti gli islamici sono terroristi, è evidente che tutti i terroristi sono islamici». Essa ha avuto particolare fortuna dopo la strage di Charlie Hebdo, sicché è capitato che anche l’assessore veneto all’istruzione Elena Donezzan, autrice di una circolare ai presidi della sua regione dove invita anche i genitori a dissociarsi dai terroristi, l’abbia ripetuta con l’aria di esprimere una profonda saggezza. Nell’intervista [1] fattale successivamente, ha persino ribadito di aver scritto tale circolare «soppesando ogni termine» e ha sostenuto che la frase prima citata esprime un concetto fatto proprio da molti, «compresi diversi editorialisti di area cattolica sul Corriere della Sera». E di fronte alla reazione degli studenti [2] che ne hanno richiesto le dimissioni affermando che quelle della Donezzan sono «posizioni xenofobe e irrispettose verso tutti gli studenti, stranieri e non», la stessa – con innegabile ma involontario senso dell’umorismo – si è detta «molto stupita dalla violenza verbale che mi ha coinvolto, a maggior ragione da quella usata contro di me dalla Rete degli Studenti. C’è sempre un limite all’insulto». Peccato che questo senso del limite nell’insulto non lo abbia avvertito anche a proposito delle vignette pubblicate da Charlie Hebdo contro gli islamici e la loro religione.

Ma così va il mondo, con due pesi e due misure. Eppure il fatto che più allibisce è l’affermazione stessa – effettivamente sostenuta da tanti altri – secondo la quale «tutti i terroristi sono islamici». Viene proprio da trasecolare e domandarsi dove vivano certi personaggi: nel paese della Cuccagna o nel mondo dei balocchi? In una realtà virtuale da loro sognata a propria immagine e somiglianza, o semplicemente nel mondo della malafede in cui il bianco lo si dice nero e ci si atteggia ad offesi quando si fa loro rilevare che invece è bianco? O nel mondo dell’insipienza per cui può accadere che personaggi che rivestano alte cariche dimostrano una competenza e una cultura inversamente proporzionale al prestigio e alle responsabilità assunte?

1. Manifestazione per Charlie HebdoPer dimostrare quanto sia falsa questa affermazione basta leggere un buon manuale di storia, anche liceale. Basterebbe ricordare – senza il bisogno di leggere l’elenco degli atti terroristici fatti in nome dei valori cristiani [3] – quello che è stato in passato il Cristianesimo (cattolico e no), in cui si tacciavano di “anatema” la libertà di coscienza e la tolleranza e si riteneva giusta la persecuzione contro gli eretici. E basterà leggere un libro equilibrato come quello di Giovanni Filoramo, La croce e il potere  [4], per capire di quanto integralismo fondamentalista si sia nutrito il Cristianesimo quando è passato da religione perseguitata a religione dominante, inventando per la prima volta nella storia un nuovo genere di violenza: quella suscitata dall’intolleranza religiosa; e un nuovo tipo di reato, mai prima contemplato dal diritto greco romano, quello di eresia. Sicché veniva ritenuto del tutto legittimo da parte di Sant’Agostino sostenere che il possesso del libero arbitrio non faceva venir meno il «dovere dei supremi capi civili rispettosi di Dio di reprimere con adeguata severità non solo gli attentati alla castità matrimoniale e alla vita ed altri simili delitti, ma anche quelli perpetrati contro la religione» (Lettera 204 a Dulcizio, a. 419/429). E gli esempi si potrebbero moltiplicare lungo tutta la storia del Cristianesimo, con esempi di fanatismo fondamentalista che non ha nulla da invidiare a quello dei più radicali gruppi islamici.

Francois Dubois, la strage di san Bartolomeo (1576)

Francois Dubois, La strage di san Bartolomeo (1576)

Ma queste sono cose del passato, si dirà. Giusto. Oggi il Cristianesimo e la sua maggiore rappresentante, la Chiesa cattolica – dopo un lungo, doloroso processo storico – è diventata sinceramente sostenitrice dei valor illuministi, prima per tanto tempo avversati (in sostanza sino al Concilio Vaticano II). E di certo non è più banditrice di crociate, né incoraggia o giustifica, anche indirettamente, atti di esclusione o terrorismo contro chi non creda nei suoi valori. E tanto meno si sognerebbe di rispondere con la violenza anche a chi irridesse ai suoi simboli. Ma una cosa è la Chiesa, come struttura organizzata, un’altra cosa sono i cristiani. Questi non sono solo coloro che si riconoscono nella Chiesa cattolica, ma appartengono a tante altre confessioni religiose o sette, pur sempre cristiane (evangelici, mormoni, luterani, testimoni di Geova e via dicendo). Tra queste ci sono anche quelle fondamentaliste e tra i loro seguaci v’è chi pensa di interpretare a proprio modo qualche passo del Vecchio Testamento e di agire di conseguenza. La strage di Utoya [5] condotta dal norvegese Anders Breivik in nome del Cristianesimo non ha insegnato nulla?

 Commemorazione della strage di Utoya

Commemorazione della strage di Utoya

Allo stesso modo c’è l’Islam e ci sono gli islamici che – in assenza di una interpretazione autorizzata del Corano fornita da una Chiesa unitaria come quella cattolica – si trovano un po’ come i cristiani appartenenti alle varie sette e confessioni: interpretano ciascuno con la propria testa (o con quella del proprio Imam) le sure del Corano e da certi versetti pensano di trarne le dovute conseguenze, così come alcuni cristiani pensano di fare altrettanto in base a certi passi truculenti del Vecchio Testamento. E se le loro teste sono particolarmente limitate e la loro cultura è ridotta a pochi rudimenti dogmatici; se a ciò si aggiunge la frustrazione di appartenere a una etnia, a una cultura e a una civiltà disprezzate, emarginate, oppresse, militarmente combattute ed economicamente dominate dal civile Occidente, allora non ci vuole molto a che le menti più instabili e deboli possano pensare sia la violenza il solo modo per avere vendetta o una parziale gratificazione per le proprie frustrazioni. Il gridare “Allah Akbar” quando si uccide a colpi di mitra non dice dell’Islam nulla di più di quanto non dicano sul Cristianesimo le croci infuocate sulle quali i cristiani del Ku Klux Klan appendevano le loro vittime.

Ku-Klux-Klan

Ku-Klux-Klan

Ma il pericolo vero è quando agli evidenti limiti di certi individui o gruppi islamici si sommano anche quelli dei leader del civile Occidente, o per propria incultura e non intelligenza o semplicemente perché così lucrano un consenso elettorale, profittando della crescente disinformazione e ignoranza di ampi strati di masse popolari. Si cerca così di sfruttare cinicamente l’esigenza nel corso della storia periodicamente sentita dalle grandi masse, specie nei momenti di crisi sociale ed economica, di trovare qualcuno con cui prendersela per le proprie disgrazie: le minoranze, gli zingari, gli eretici, gli ebrei, oggi gli islamici, gli extracomunitari e gli immigrati. Come ha detto il grande storico E.R. Dodds, v’è sempre la «diffusa necessità di avere qualcuno da prendere a calci, che è sempre stata un elemento inconfessato ma importante della natura umana», per cui poteva accadere che i cristiani al tempo dell’Impero, quando erano soggetti a persecuzione (per motivi che nulla avevano a che fare con l’odio teologico e con l’intolleranza religiosa), potessero essere accusati persino delle calamità naturali: «Se il Tevere inonda la città o se il Nilo non inonda i campi – commentava argutamente il cristiano Tertulliano – se il cielo sta fermo o la terra si muove, se c’è la carestia, se c’è la peste, la prima reazione è “I cristiani ai leoni!”»; e sant’Agostino cita un detto popolare del tempo: «Grazie ai cristiani, la siccità continua». Dopo essersi così sfogati, si è più tranquilli e si accetta di buon grado il proprio destino, così come avviene con i capponi di Renzo, ne I Promessi sposi.

I poveri animali si beccano tra loro e ignorano di essere destinati ad aver tirato il collo, sconoscendo quale sia il vero nemico contro il quale dovrebbero unirsi e combattere. Ma chi li tiene in mano ha tutto l’interesse che si sfoghino tra loro, così come oggi fanno i politici nell’aizzare la guerra tra i non abbienti delle periferie romane e gli extra-comunitari delle case di accoglienza. Bisogna trovare sempre nuovi obiettivi verso i quali scaricare la frustrazione popolare, un nemico che ci affama e contro il quale suscitare una bella guerra: i plutocrati internazionali, i massoni che tutto brigano e governano (come fa il recente libro di Magaldi sulle Ur-lodges [6]), gli extracomunitari che invadono l’Italia, ci tolgono il lavoro, degradano i quartieri (che altrimenti sarebbero meglio di quelli svizzeri, ovviamente), e per giunta hanno assegnati gli alloggi popolari; infine la civiltà islamica che arma le mani dei terroristi per minacciare la libertà dell’Occidente.

Massoni (di Gioele Magaldi)

Massoni di Gioele Magaldi

E le masse, i ceti diseredati e indigenti per cultura, informazione e condizioni economico-sociali, finiscono per sfogare la loro rabbia non contro chi è il principale artefice della loro condizione esistenziale, ma contro gli ultimi venuti, contro i loro compagni di disgrazia, a loro volta vittime di altri frangenti che li hanno costretti alla fuga e all’emigrazione (perché nessuno emigra per fare una gita turistica).

Ma, come i capponi di Renzo, finiranno tutti nella pentola del dottor Azzeccagarbugli, per il quale «a saper ben maneggiare le gride, nessuno è reo, e nessuno è innocente», specie quando si tratta di un potente. Per i “minimi”, invece, non v’è alcun Azzeccagarbugli in grado di salvarli: sono tutti colpevoli, come il povero Renzo, vittime di un destino che ha sulla propria bandiera il motto “il mercato lo vuole”, così come in passato vi si scriveva “Deus vult”. Da un dio all’altro, il loro destino sembra non sia affatto mutato.

Dialoghi Mediterranei, n.12, marzo 2015
Note
1 R. Nappi, Intervista a Elena Donazzan, http://www.corriereuniv.it/cms/2015/01/intervista-elena-donazzan-dagli-studenti-violenza-inaudita-ribadisco-tutto-scritto/.
2 Studenti: Donazzan si dimetta, http://www.corriereuniv.it/cms/2015/01/intervista-elena-donazzan-dagli-studenti-violenza-inaudita-ribadisco-tutto-scritto/.
3 M. Flora, Il Terrorismo Cristiano nel mondo e genocidi cristiani, http://mgpf.it/terrorismo-cristiano.
4 Cfr. G. Filoramo, La croce e il potere, Laterza, Roma-Bari 2011.
5 Attentati del 22 luglio 2011 in Norvegia: http://it.wikipedia.org/wiki/Attentati_del_22_luglio_2011_in_Norvegia.
6 Cfr. G. Magaldi (con la collaborazione di L. Maragnani), Massoni. Società a responsabilità illimitata, Chiarelettere, Milano 2014.
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Francesco Coniglione, professore ordinario di Storia della filosofia nella Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Catania, ha coordinato il Dottorato internazionale in Scienze umane. Attualmente è Presidente nazionale della Società Filosofica Italiana (SFI) e Presidente della sezione di Catania. Ha diretto il programma di ricerca MIRRORS (2008-2009), finanziato dalla Commissione Europea, ed è stato direttore del Dipartimento di Processi Formativi dell’Università degli Studi di Catania (2006-2010). È autore di numerosi studi su temi e aspetti concernenti la Logica e la Filosofia della Scienza.

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