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Tunisia: l’italiano in continuo movimento

Posted By Comitato di Redazione On 1 marzo 2020 @ 01:47 In Cultura,Migrazioni | No Comments

locandinadi Diletta D’Ascia

Federico Fellini disse che «una lingua diversa è una diversa visione della vita», in effetti, ogni lingua codifica la parte di mondo che conosce, dunque, divulgare tale lingua significa anche non perdere le possibili chiavi di lettura e di informazione sul mondo che questa ci può offrire. Ogni lingua è un veicolo di rapporti sociali, di arte, di diplomazia, di affari, di identità; è uno dei più incisivi strumenti per preservare e sviluppare il nostro patrimonio materiale e immateriale. In quest’ottica, dunque, si può comprendere facilmente come ogni iniziativa, volta a promuovere la diffusione di una lingua, sia utile non solo per incoraggiare la diversità linguistica e l’educazione multilinguistica, ma anche per sviluppare una più piena consapevolezza delle tradizioni storiche e culturali di ogni popolo e, altresì, per ispirare la solidarietà basata sulla comprensione, la tolleranza e il dialogo.

È proprio ispirandosi a questo punto di vista, coniugato a un grande amore per la lingua italiana e al desiderio di preservarla, promuoverla e mantenerla viva in Tunisia, che Hamadi Agrebi, Ispettore Generale e formatore di docenti tunisini di lingua italiana del Ministero dell’Educazione tunisino, ha ideato e dato vita a un Festival teatrale in lingua italiana a Tunisi; una rassegna teatrale rivolta ai giovani tunisini di alcuni licei che studiano la lingua italiana e, quest’anno, giunta alla sua ottava edizione.

Questa iniziativa, come ci racconta Hamadi Agrebi, nasce, inizialmente, come la “Giornata della Lingua italiana” per i docenti e gli studenti italianisti dei licei di Tunisi e, solo in un secondo momento, prende vita la Rassegna teatrale, della durata di tre giorni, nell’ambito della quale alcuni liceali tunisini italianisti salgono sul palcoscenico, utilizzando le loro conoscenze linguistiche e culturali, per mettere in scena una pièce teatrale. Durante queste tre giornate, inoltre, vengono organizzati alcuni laboratori e spettacoli di danza e di musica, quest’anno, ad esempio, è stato portato in scena un balletto con la coreografia di Khoubeib Jellouli, un concerto con gli studenti di violino di Mohamed Anis Dhaouadi e un duetto della professoressa di canto Zeineb Oueslati, accompagnata dalla sua studentessa Syrine.

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Liceo vincitore con Hamadi Agrebi

L’Ispettore Generale ogni anno propone un diverso tema e i ragazzi, sotto la guida dei loro docenti di lingua italiana, e sotto la costante e preziosa supervisione di Monsieur Agrebi, scrivono il testo teatrale, lo portano sul palcoscenico, non solo recitando, ma occupandosi di ogni aspetto relativo alla messa in scena, dai costumi alla scenografia, dalle luci alla sonorizzazione. Grazie a questa Rassegna, gli studenti non solo apprendono meglio la lingua italiana, ma comprendono la cultura di questo Paese, poiché ogni lingua ha il suo modo di vedere il mondo ed è il prodotto della propria particolare storia; diffondere l’italiano diviene, dunque, un modo anche per comprendere la cultura dell’altro e per superare le differenze culturali.

La forza di questo progetto, così come di altri, quali “Le pietre raccontano e gli allievi imparano”, grazie al quale viene promosso l’approccio alla lingua italiana attraverso l’archeologia, o il “Dantedì” che l’Ispettore Generale, con la sua passione, il suo impegno e la sua dedizione, in questi anni, ha ideato e portato avanti, è stata quella di far conoscere la lingua italiana agli studenti del liceo, di preservarla e di mantenerla viva in Tunisia.

Il tema proposto per l’ottava edizione, ospitata presso il Centre Culturel scolaire Mahmoud Messaidi, agli studenti dei licei secondari, insieme ai loro docenti tunisini di lingua italiana (Delegazioni di Tunisi1, Mannouba e BenArous), è stato il Pentamerone, conosciuto anche con il titolo di Lo cunto de li cunti, una raccolta di cinquanta fiabe in lingua napoletana, scritte nel ‘600 da Giambattista Basile. Gli studenti, durante i laboratori teatrali tenuti dai loro docenti di italiano, hanno scritto delle pièces in cui si fondeva la musica, la danza e la recitazione. Prendendo spunto dalle novelle di Basile, hanno scoperto, e fatto riscoprire, una parte della cultura e della letteratura italiana che, nei secoli, ha avuto un forte e diffuso impatto, ispirando una parte della produzione letteraria del Nord Europa.

In Tunisia l’italiano è una delle molte lingue opzionali che gli studenti possono scegliere di studiare durante gli ultimi tre anni di liceo; vi è una vera e propria concorrenza tra lingue, dunque, è necessaria una corretta politica linguistica, anche creando progetti pedagogici e culturali che possano attrarre i giovani e portarli a scegliere questa lingua piuttosto che un’altra. D’altra parte vi è una presenza rilevante di persone che parlano l’italiano in Tunisia, per evidenti motivi storici: non bisogna, infatti, dimenticare l’emigrazione italiana che vi è stata sin dall’Ottocento in questo Paese, basti pensare che un quartiere di Tunisi, La Goulette, viene, ancora oggi, comunemente chiamato la Petite Sicile; ma anche per ragioni sociali e culturali, non foss’altro per la presenza della Rai in Tunisia fin dagli anni ‘60. In seguito a un accordo, in vista dei Giochi Olimpici del 1960, tra la RAI e il Segretario di Stato all’Informazione tunisina, venne, infatti, installato un ripetitore che consentiva la visione di Rai1 in Tunisia, che divenne, in questo modo, la prima rete televisiva seguita in questo Paese, assumendo così una vera e propria funzione informativa ed educativa.

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Dalla Rassegna teatrale, sul palco i partecipanti

Amal El Khazen, una studentessa del liceo Med Arbi Chammeri Wardia che ha partecipato alla Rassegna teatrale con la docente d’italiano Jihen Trabelsi e quella di teologia Amal Akremi, ha affermato, appunto, di essersi avvicinata alla lingua italiana poiché da bambina il nonno le faceva vedere i programmi di Rai1. Al liceo ha scelto pertanto di entrare nel club d’italiano e nel laboratorio teatrale in lingua italiana, grazie al quale ha recuperato le sue conoscenze della lingua, arricchendole e apprendendo non solo la grammatica, ma anche la storia e la letteratura del nostro Paese.

L’italiano è la lingua dell’arte, della letteratura, della lirica, tuttavia oggi non è più possibile attrarre i giovani puntando solo sugli aspetti storici e culturali e sulla musicalità di una lingua, pur restando uno dei motivi per cui scelgono di divenire italianisti. È necessario, al contrario, far comprendere loro che è una lingua viva e funzionale, che può favorire l’accesso ad alcuni settori di eccellenza della vita sociale ed economica. Hamadi Agrebi ci ricorda che bisogna tenere presente che i giovani scelgono di studiare una lingua piuttosto che un’altra anche per la sua spendibilità. È dunque importante che imparino che l’italiano non è solo sinonimo di arte e bellezza, ma può essere anche un dispositivo di comunicazione attiva, indispensabile per rapporti commerciali, veicolo di politica economica ed estera e prezioso mezzo di inserimento professionale.

L’Ispettore Hamadi Agrebi, che è stato invitato e ha preso parte, nel 2014 e nel 2016, agli “Stati Generali della Lingua Italiana nel Mondo”, afferma, inoltre, che, ora, è «necessario attirare l’attenzione dei giovani, farli innamorare e affezionare alla lingua e alla cultura italiana, preservando la presenza dell’italiano in Tunisia». Gli “Stati Generali della lingua italiana nel mondo”, che si sono svolti per la prima volta nel 2014, sono stati, in effetti, creati per fare il punto sulla situazione presente e definire le strategie future per la diffusione della lingua italiana a livello globale. Una corretta politica linguistica deve, necessariamente, tutelare l’italiano nell’ambito del multilinguismo globale, inserendo lo sviluppo linguistico nel quadro di una politica coerente e lungimirante; la diffusione della lingua italiana è tuttora affidata, in primo luogo, alle comunità di origine italiana all’estero, comunità che tramandano non solo l’idioma, ma anche la tradizione, la cultura, le abitudini e gli stili di vita del Paese di origine. È importante mantenere e preservare la madrelingua, anche per il ruolo di identità e di relazioni che una lingua permette. La lingua – si sa – è anche il primo strumento di integrazione per coloro che scelgono di emigrare in Italia; la sua diffusione e promozione assume un significato e un’importanza strategica anche a livello politico ed economico, tanto più che l’interesse che l’italiano suscita nel mondo è un’opportunità straordinaria da non sprecare.

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Dalla rassegna teatrale, sul palco i partecipanti

Il ruolo della politica linguistica, negli anni, si è certamente evoluto, passando dalla sola promozione della lingua a favore delle comunità di emigrati italiani all’estero alla sua diffusione, prima attraverso la cultura, la musica, l’arte, la letteratura in Paesi stranieri, anche grazie al lavoro degli Istituti di Cultura Italiani nel mondo e dei Centri Culturali, poi con un’azione di inserimento nelle scuole e nelle Università all’estero, sino a un ruolo “economico” della lingua italiana, grazie ai rapporti commerciali, politici, nonché alle molte imprese italiane presenti all’estero. Si può dire, dunque, che la lingua sia uno strumento di integrazione che offre la possibilità di accedere al mondo globalizzato.

Gli allievi, anche in Tunisia, scelgono di studiare l’italiano poiché è la lingua dell’arte, ma altresì perché viene mostrata anche come “lingua dell’economia”; si parla italiano non solo nel cinema, nella letteratura, nella lirica – basti pensare che Mozart, in molte opere, usa libretti in lingua italiana e che molte opere di Händel sono in italiano – ma anche nella moda, nella cucina e in altri settori legati al commercio. Gli studenti possono così apprezzarla come un mezzo di inserimento professionale e, in tal modo, il suo studio diviene una leva per attrarre giovani talenti.

La Presidente di Commissione della giuria della Rassegna teatrale di quest’anno, Cristina Vergna, ha, in effetti, posto l’accento sul talento e le incredibili capacità di questi giovani liceali tunisini, espressione del futuro della Tunisia, e sull’importanza di progetti come questo per avvicinare i due Paesi e permettere loro di comunicare, così che questi ragazzi possano conoscere, apprendere e amare non solo la lingua ma anche la cultura italiana, imparando a sentirla e a riconoscerla come parte della loro sensibilità e identità, divenendo, in tal modo, italianisti e italofili.

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Walid Khalfallah

Walid Khalfallah, uno degli studenti del Liceo Borj Cedria, vincitore del primo premio per la migliore pièce teatrale messa in scena con la docente Ines Bel Hadj, aiutata dal professor Riadh Hableni, ha affermato che «ha scelto di studiare la lingua italiana per la sua musicalità, ma anche per la vicinanza geografica e i lògos comuni», riconoscendo, dunque, nei due Paesi un’affinità culturale e una comune appartenenza al bacino del Mediterraneo.

Se la promozione di una lingua, oggi, deve adattarsi alle nuove realtà e alla principale preoccupazione dei giovani, ovvero la ricerca del lavoro e l’auspicabile inserimento professionale, la politica linguistica deve, necessariamente, modificare strategie e mezzi per attrarre nuovi italianisti. Hamadi Agrebi, grazie all’ideazione e alla messa in atto di progetti in grado di suscitare curiosità e interesse, è riuscito a coniugare la cultura e una visione utile della scelta di una lingua. Nei licei che hanno abbracciato questi progetti si può, infatti, riscontrare un più alto numero di studenti che scelgono la lingua italiana rispetto alle altre lingue opzionali. Quella in atto è una vera e propria concorrenza tra curricoli linguistici, bisogna essere capaci di appassionare i giovani, di farli innamorare di una lingua e di una cultura, di motivarli e di far sì che gli studenti siano contenti della scelta che hanno fatto e che proseguano nell’apprendimento di tale lingua. Da qui l’importanza di realizzare questi progetti con i ragazzi del liceo, perché possano proseguire gli studi, successivamente, all’Università.

Quest’anno, inoltre, le Giornate teatrali in lingua italiana si sono ulteriormente arricchite grazie alla collaborazione con il Centre Culturel International e al suo direttore Omar Ferraro, il quale ha organizzato alcuni laboratori durante i tre giorni di Festival; questi ateliers di formazione in arti figurative, musica, danza e sonorizzazione, messi a disposizione per i docenti di italiano, e alcuni aperti anche agli studenti, hanno valorizzato ancora di più questo progetto, apportando notevoli competenze tecniche ai partecipanti. I laboratori teatrali sono, infatti, tenuti, nei licei, dai professori di italiano, i quali si occupano, con i ragazzi, non solo del testo teatrale, ma anche della recitazione e di tutti gli aspetti legati alla messa in scena di una pièce, costumi, luci, sonorizzazione e di tutti gli aspetti tecnici legati all’arte drammatica. Il laboratorio di iniziazione al disegno e al ritratto, tenuto dal professor Salmen Alaya Sghaier, è stato realizzato affinché i docenti possano utilizzare il disegno nell’insegnamento della lingua, mentre grazie alla formazione in tecniche vocali e in sonorizzazione del professor Sami Oueslati, hanno potuto apprendere come effettuare la presa del suono e in che modo modulare, padroneggiare e gestire la voce, sfruttandola al meglio, anche in funzione dello spazio in cui si sta recitando.

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Dalla Rassegna teatrale, sul palco con Agrebi Cristina Vergna, presidente della commissione e la docente d’italiano, Nessima Mham

I docenti, attraverso questi laboratori e nella prospettiva della rassegna teatrale, sono riusciti a coinvolgere e a incoraggiare gli allievi a scegliere la lingua italiana, così come ci spiega Ines Bel Hadj: «il metodo ludico ha fatto sentire i ragazzi protagonisti dell’apprendimento, facendo sì che acquisissero una maggiore fiducia in se stessi, scoprendo al contempo il fascino del teatro». La professoressa Bel Hadj è anche l’insegnante di Amir Barhoun, vincitore, per due anni consecutivi, del premio come miglior attore, ragazzo di grande talento che ha espresso profonda riconoscenza nei confronti della sua professoressa per avergli fatto comprendere, grazie al laboratorio e a questa lingua, chi è e quali sono le sue capacità.

Imen Rezgui, studentessa del liceo Med Arbi Chammeri Wardia, ha spiegato come abbia «scoperto un altro mondo e altri modi per imparare l’italiano»; questa ragazza timida e introversa, che non avrebbe mai pensato di avere alcuna capacità nella recitazione, quest’anno ha vinto il premio come miglior attrice e ha affermato come il laboratorio teatrale, e una professoressa che ha creduto in lei e nelle sue capacità, l’abbiano cambiata profondamente, «mi ha fatto uscire dal mondo in cui mi ero rinchiusa, migliorando il mio rapporto con lo studio, con me stessa e con i compagni». Questo sano spirito competitivo e di comunicazione è stato messo in rilievo da un’altra studentessa, Saba Ben Farhat, la quale ha voluto porre l’accento sull’energia e lo scambio positivo che si è venuto a creare tra gli studenti dei diversi licei durante le tre giornate del Festival, e da Oumaima El Khazen, la quale ha fatto notare come, grazie al teatro, abbiano appreso molto più facilmente, e in modo approfondito, la lingua, acquisendo la capacità di mettersi in gioco e di ascoltare.

Una lingua permette di essere competitivi e conosciuti anche a livello culturale ed economico, è importante per questo valorizzare e far conoscere progetti, quali la Rassegna teatrale, che hanno il valore aggiunto di essere nati in un Paese straniero, ideati e organizzati da tunisini per tunisini, ma in un clima di partecipazione, comunicazione e accoglienza. La promozione, attraverso l’insegnamento della lingua, necessita di una sinergia tra istituzioni, siano essi pubblici o privati, nazionali o esteri; d’altra parte, per essere competitivi ed efficaci, è necessario anche sfruttare la diffusione dell’italiano.

Studiare e imparare una lingua è un primo grande passo per preservarla e rafforzarla e deve essere vista, e vissuta, come un patrimonio da valorizzare. L’italiano resta per molti una lingua di cultura, di arte, di turismo, di emigrazione, ma è anche una risorsa per il Paese, un capitale economico, oltre che culturale e identitario. «La lingua italiana – ha affermato Hamadi Agrebi – può essere una chiave per il mondo» e progetti come questo un aiuto per molti giovani. Tuttavia credo che le parole più incisive, per spiegare il significato della rassegna teatrale, siano dello studente Walid Khalfallah: «Sans le théâtre italien, j’aurais été un passant sans objectifs, maintenant j’ai des rêves que je cherche à réaliser».

Dialoghi Mediterranei, n. 42, marzo 2020

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Diletta D’Ascia, laureatasi a Roma al D.A.M.S. in Teorie psicoanalitiche del Cinema, ottiene un riconoscimento di merito al Premio Tesi di Laurea Pier Paolo Pasolini, con la sua tesi. Vive e lavora tra Roma e Tunisi; dirige e scrive vari cortometraggi e mediometraggi e pubblica articoli e saggi in varie riviste. È fondatore e Presidente dell’Associazione Culturale Gli Utopisti, con cui dal 2010 si occupa di realizzare corsi di formazione di cinema e progetti legati al sociale, in particolar modo contro la violenza sulle donne.

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