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Riscoprire le proprie radici con l’archeologia. La Tunisia dei miei nonni

 Campi di grano della proprietà Pugliese nella tenuta di , 1964

Campi di grano della proprietà Pugliese nella tenuta di  Béia, 1964

di Alessandro Abrignani 

Scrivere della Tunisia è sempre molto emozionante dato che questo è il Paese dove è nata mia mamma, Rosa Maria Pugliese, fiera di essere una “siciliana di Tunisia”. Tutta la storia della mia famiglia, da parte materna, inizia con il suo bisnonno Antonio Alagna, emigrato in Tunisia tra la fine del 1800 e la prima decade del 1900.

Il mio trisavolo era un agricoltore e in terra nordafricana cercò fortuna portando con sé il suo primogenito, Vincenzo, di appena 15 anni ed è proprio lì che iniziarono a lavorare la terra presso a dei coloni francesi. I sacrifici furono tanti e il lavoro rendeva abbastanza che il mio trisavolo chiamò a sé gli altri tre figli maschi e comprò l’azienda agricola ad Aïn Zebda, nel territorio interno della municipalità di Béja, capoluogo dell’omonimo governatorato, distante da Tunisi circa 100 km.

La famiglia Pugliese – Alagna

La famiglia Pugliese – Alagna

Questa vasta proprietà terriera venne suddivisa nel tempo ai figli. Fu così che la mia bisnonna Rosa Alagna ebbe la sua parte e dovette lasciare a malincuore Marsala insieme al marito Girolamo Pugliese e ai suoi tre figli (Giovanni, Anna e Antonio). Il mio bisnonno materno, agricoltore anche lui, fu molto entusiasta nell’emigrare insieme alla famiglia in quanto non viveva tranquillamente perché era stato sequestrato da briganti al suo rientro dall’America [1]. Egli aveva lavorato nel servizio mensa nel grande progetto della realizzazione della Atlantic and Pacific Railroad che collegava il Missouri con l’Oklahoma e il New Mexico con la California [2]. La famiglia Pugliese-Alagna si stabilì in Tunisia intorno al 1925-1926. Furono anni bellissimi e pieni di soddisfazioni perché con il lavoro agricolo l’azienda prese il giusto slancio economico. Ben accolti dai Tunisini così come dai Maltesi, i Siciliani di Tunisia hanno sofferto a causa dei colonizzatori francesi che li trattavano allo stesso modo degli autoctoni.

La casa dei miei bisnonni a Ain Zebda

La casa dei miei bisnonni a Ain Zebda

Béja sorge in una zona fertile per antonomasia del Paese tunisino: i paesaggi rurali sono molto simili ai contesti della Sicilia occidentale, in particolare quelli della provincia di Trapani. I miei nonni materni Antonio Pugliese e Isabella Lombardo misero su una bella famiglia. Dal loro matrimonio nacquero Rosa Maria, Girolamo e Aldo. Mia mamma aveva sette anni quando mio nonno, nell’ottobre del 1961, decise di far rimpatriare la famiglia in Italia, stabilendosi a Marsala. Qui, la gente diede loro la ‘ngiuria di “Tunisini” e con molta difficoltà cercarono di ricreare una nuova vita. Non è stato facile per la famiglia di mamma ambientarsi in Italia perché si sentivano stranieri pur essendo loro italiani. Mio nonno insieme ai fratelli e alla madre rimpatriarono definitivamente in Italia nel maggio del 1964, lasciando azienda, casa e affetti.

Nonna Isabella Lombardo e il nipote Alessandro

Nonna Isabella Lombardo e il nipote Alessandro

Il fascino della terra africana mi ha accompagnato da sempre, fin da bambino, dato che sono cresciuto con i racconti dei nonni e dei parenti che, nelle sere d’estate, ritrovandoci insieme, facevano rivivere i bei tempi con una vena di sana nostalgia. La nonna Isabella è stata per me un’ispirazione, sia di testimonianza umana sia per le mie ricerche ai tempi degli studi universitari presso La Sapienza di Roma. Nel marzo del 2016 mi sono laureato in Archeologia delle Province romane con una tesi sperimentale sull’approfondimento storico-archeologico di Vaga, ovvero l’antico nome di Béja.

Questo studio ha proposto, attraverso il notevole materiale epigrafico, correlato dall’analisi delle fonti antiche e dalla lettura dei resoconti delle esplorazioni, di ricostruire un quadro parziale della topografia urbana e suburbana dell’antico centro di Vaga [3], dall’età augustea fino al VI secolo. Inoltre, l’analisi del dato epigrafico, relativo ai monumenti e alle strutture architettoniche, ha consentito di delineare l’evoluzione storico-politica della città [4]. Il sito ha sempre ricoperto un ruolo strategico nel corso dei secoli. Roccaforte di origine punica [5], Vaga venne annessa al regno numidico [6]. Durante le guerre giugurtine fu saccheggiata da Metello [7]. Sallustio la descrive come una grande e opulenta città grazie al commercio del grano [8]. Plinio il Vecchio la inserisce nella lista degli oppida civium Romanorum [9], ma si ignora lo status della città prima del 197 d.C., anno in cui verrà elevata a rango di colonia severiana, con il nome di Colonia Septimia Vaga [10].

Sistema difensivo bizantino della città di Béja (elaborazione A. Abrignani)

Sistema difensivo bizantino della città di Béja (elaborazione A. Abrignani)

La città fu sede episcopale a partire dalla metà del III secolo e con Giustiniano prese il nome di Θεοδωριάς (Theodorias) [11].  Ho proposto un ulteriore studio che, attraverso una rilettura delle fonti antiche e dei resoconti delle esplorazioni, correlato dal materiale epigrafico ed archeologico, ha cercato di delineare quei processi storici che determinarono la trasformazione della città, da cristiana in musulmana [12]. Scelsi la facies paleocristiana di Béja come argomento di approfondimento per un futuro dottorato da presentare al colloquio per l’iscrizione al Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana di Roma nel 2017. Questo progetto però non venne accolto e scelsi di studiare l’antica diocesi di Lilibeo [13], l’odierna Marsala (TP) dove sono cresciuto.

Ma la passione e l’interesse per il Nord Africa non venne mai meno. In effetti, in circostanze accademiche e convegni, ho parlato e scritto su vari aspetti della Tunisia romana, basti pensare alla rappresentazione dei giochi gladiatori e delle cacce sui mosaici africani [14], oppure alla provincia Africa e l’interpretatio romana delle divinità africane [15], oppure, in ultimo, gli aspetti culturali e dottrinali che accumunavano la Sicilia occidentale con la Chiesa d’Africa e di Roma e gli apparati decorativi delle aree cimiteriali [16].

[…] Africa sola bene olet, totus mundus putet: è così che Sant’Agostino colpiva satiricamente [17] il pensiero scismatico dei Donatisti che pensavano che solo in Africa esisteva la vera Chiesa e non nel resto del mondo. Se estrapolassimo la prima parte di questa frase dal suo contesto, esprimerebbe una bella immagine del Nord Africa. I miei familiari avevano sentito questo “gradevole profumo” che proveniva da quelle terre. E dopo circa 60 anni, il loro discendente tornò in quei luoghi grazie all’archeologia.

Localizzazione del sito del Complesso del Monumento Circolare

Localizzazione del sito del Complesso del Monumento Circolare

Sotto la direzione scientifica di Samir Aounallah, dal 2021 lavoro, insieme ai colleghi Silvio Moreno, Nesrine Nasr e Mariano Morganti, al progetto intitolato “Recupero urbanistico e valorizzazione dell’area archeologica del Complesso cultuale cristiano del Monumento Circolare di Cartagine” [18]. Il sito, conosciuto dai più con il nome di “Monumento Circolare”, è localizzato tra il teatro romano sulla collina dell’Odeon (a sinistra) e la moschea presidenziale Malik ibn Anas (a nord). Il complesso, definito “cultuale” dall’équipe, è costituito da un imponente monumento a pianta circolare, da un triconco e da diverse strutture abitative. Queste vestigia saranno recuperate e valorizzate al fine della fruizione mondiale, sotto l’egida dell’UNESCO 19]. Data la complessità stratigrafica e l’importanza storica del sito archeologico, il progetto ha l’intenzione di portare avanti, tramite scavo stratigrafico e studio dei materiali, il lavoro incompiuto dei colleghi che hanno lavorato sul sito prima dell’ideazione di questo progetto mediterraneo [20].

L’obiettivo della missione è quello di dimostrare come l’archeologia sia uno strumento fondamentale per l’arricchimento urbano e per la promozione dello sviluppo sociale e turistico sia della città moderna di Cartagine che per la nazione tunisina. Al momento della siglatura dell’accordo con l’Institut National du Patrimoine (INP) della Tunisia, ci siamo proposti di attuare questi tre steps:

  1. la pulizia generale dell’area archeologica nota, con attenzione particolare al Monumento Circolare;
  2. lo scavo archeologico del Triconco e del settore occidentale. Infatti, si ritiene che è necessario riprendere e ristudiare i lavori del prof. Senay alla luce del nostro lavoro sul campo con l’analisi e lo studio dei reperti ritrovati durante le missioni annuali;
  3. infine, la valorizzazione dell’intero sito archeologico, con la realizzazione di un percorso di visita con pannelli luminosi e esplicativi che possano favorire il turismo culturale locale ed estero.

I risultati preliminari sono stati presentati il 2 dicembre 2022 nella sala A. Ennabli del Museo di Cartagine sulla Collina della Byrsa con grande soddisfazione del nostro direttore scientifico Samir Aounallah. Ai fini delle pubblicazioni preliminari, a ciascun membro dell’equipe è stato affidato un approfondimento: la storia del sito (Silvio Moreno), gli apparati decorativi (Nesrine Nasr), la numismatica (Hanen Ben Slimane), i mosaici (Assala Della), gli oggetti speciali e sequenza stratigrafica (Alessandro Abrignani) e la metodologia della ricerca (Dahia Sadaoui) [21].

Nel 2023 sono state portate a termine due campagne di scavo: la seconda (aprile-maggio) e la terza (ottobre). È stato possibile, ancora una volta, indire dei bandi di partecipazione per gli studenti tunisini ed italiani. È stato mostrato moltissimo interesse da parte dei giovani archeologi che hanno inviato numerose candidature.  

Nonostante le difficoltà economiche e logistiche, il progetto sta andando avanti grazie al nostro ottimismo e la dedizione che ci contraddistingue. Nondimeno importante è il sostegno di colleghi e amici  [22].

La diffusione della notizia del “Project Carthage” ha raggiunto diversi ambienti accademici e associativi. Tra questi, l’Associazione Lega Navale di Sperlonga (LA) ha voluto confermare il suo impegno nell’aiuto economico verso la nostra missione. Proprio durante i mesi estivi del 2023, si è concretizzata l’idea nata durante i periodi cartaginesi. Nacque così l’Associazione Archeologica del Mediterraneo Antico (AAMA) il 29 giugno 2023 a Marsiglia (FR) dall’idea di Alessandro Abrignani (presidente) e Silvio Moreno (vicepresidente) [23]. L’associazione è costituita da persone che nutrono l’interesse per l’archeologia, la storia, l’arte, sia per lavoro che per diletto. Fino ad oggi, la realtà unisce 30 soci provenienti da diverse parti del Mediterraneo (Italia, Tunisia, Sud America, Regno Unito, Libano). Essa promuove e sviluppa diverse attività:

-          Organizzazione di missioni archeologiche in accordo con le realtà politiche ed amministrative locali;
-          Creazione e gestione di progetti di ricerca;
-          Partecipazione a conferenze, convegni e seminari (in presenza e online);
-          Pubblicazioni scientifiche, didattiche e divulgative;
-          Iniziative di valorizzazione del patrimonio culturale ed archeologico: mostre, percorsi di visita, passeggiate, ecc.
-          Didattica nelle scuole.
Il logo dell’AAMA

Il logo dell’AAMA

Perché l’idea? Semplicemente perché si vuole scoprire, studiare e valorizzare le connessioni culturali sorte tra i popoli uniti dal Mare Nostrum e, soprattutto, rintracciare le ripercussioni che hanno avuto fino ai giorni nostri, mondo totalmente globalizzato. Come vuole indicare la scelta della nave come logo, la realtà associativa è un viaggio per mare, alla scoperta dell’antica cultura mediterranea nel periodo romano e paleocristiano. 

Grazie al giovane e vitale impulso di questa nuova realtà, si è organizzata la terza campagna di scavo. È stato mostrato moltissimo interesse da parte dei giovani archeologi che hanno inviato numerose candidature tramite il bando di partecipazione diffuso sui social. È stata formata una bella squadra con studenti italiani provenienti dalla Sicilia (Messina), dalla Sardegna (Oristano), dalla Campania (Napoli), dal Piemonte (Torino), dalla Lombardia (Milano, Gavardo). Nondimeno, i loro colleghi della Tunisia hanno dimostrato delle grandi potenzialità nel corso dei giorni. Essi provengono da Tunisi, Sousse, Monastir, Biserta portando con sé tanta voglia di far conoscere le proprie usanze e tradizioni.

La squadra della terza campagna di scavo a Cartagine

La squadra della terza campagna di scavo a Cartagine

Il 6 ottobre 2023 sono stati presentati i risultati della campagna primaverile alla presenza di studiosi tunisini ed europei nella sala A. Ennabli del Museo di Cartagine. Ciò che emerge è l’enorme potenziale della nostra missione nell’ambito dello studio della Cristianità di Cartagine. Il nostro progetto, recentemente, è stato illustrato a livello internazionale in occasione del XVIII Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana tenutosi a Belgrado nel settembre 2024 [24].

Lavorare in terra africana per un archeologo è una preziosa opportunità per l’immenso patrimonio storico – culturale in parte ancora da scoprire. In particolare, per il sottoscritto, ha un significato ancora più profondo perché mi consente ogni volta di riscoprire le mie radici.

Il 21 maggio 2023, come ultimo regalo di permanenza del mio amico Silvio Moreno, ho avuto la possibilità di ritrovare l’azienda agricola della famiglia di mia mamma. L’emozione è stata incontenibile dopo un viaggio “periglioso” per le condizioni climatiche. Aïn Zebda era lì come se si fosse materializzata dai racconti. La sensazione che provai era come se quel luogo lo avessi conosciuto da tanto tempo. Dove sorgeva l’azienda agricola Alagna Pugliese ora esiste un centro caseario.

Nonno Antonio Pugliese e il nipote Alessandro nella tenuta Pugliese – Alagna presso Ain Zebda (Béja, Tunisia).

Nonno Antonio Pugliese e il nipote Alessandro nella tenuta Pugliese – Alagna presso Ain Zebda (Béja, Tunisia)

Un anziano operaio comprese subito che ero siciliano e appena mi vide pronunciò, balbettante, “Alagna”!  Mi disse che era stato un giovanissimo operaio de “la ferme de mes grands-parents” e che quando ci furono gli espropri agli Italiani (maggio 1964), egli stesso con la sua famiglia “a pris l’initiative d’entretenir ce lieu que la famille de Mama avait laissé à contrecœur”. Con Silvio e l’anziano signore girammo per la proprietà ed entrammo nelle abitazioni e nelle stalle. Qui la terra è rimasta fertile, ricca di coltivazioni e pascoli: stesso paesaggio all’epoca dei Romani, stesso paesaggio di sessant’anni fa. E posso confermare che nulla è cambiato. L’emozione è stata forte, un legame con quel luogo che ha dello spirituale. Lo sapevano bene i miei nonni, quando ascoltavo le loro storie sui momenti felici della loro gioventù prima dell’indipendenza della Tunisia alla fine degli anni Cinquanta. Ora comprendo le loro parole quando affermavano, con molta nostalgia, che, lasciando non volutamente la Tunisia, si fossero sentiti “sradicati”, come un ulivo quando lo togli dal contesto originario. Questa sensazione adesso la comprendo benissimo e posso affermare che la Tunisia è diventata la mia casa, portando i miei nonni Antonio e Isabella sempre nel mio cuore. 

Dialoghi Mediterranei, n. 73, maggio 2025 
Note
[1] Girolamo Pugliese è segnato nella lista dei siciliani emigrati negli USA e registrati su Ellis Island nel 1907: https://heritage.statueofliberty.org/passenger-result
[2] Il progetto durò trent’anni (1867–1897): John Bell Sanborn, Congressional Grants of Land in Aid of RailwaysUniversity of Wisconsin–Madison, 1899: 115-126.
[3] Da non confondere con un altro sito denominato Vaga in Byzacena, citato da Cesare in Bell. Afr. LXXIV, 1-2 (vd. P. Salama, Carte des routes et des cités de l’est de l’Africa à la fin de l’Antiquité: nouvelle édition de la Carte des voies romaines de l’Afrique du Nord conçue en 1949 d’après les tracés de Pierre Salama, J. Desanges, N. Duval, Cl. Lepelley, S. Saint-Amans coord., cartographie de l’IGN, Bibliothèque de l’Antiquité tardive 17, Turnhout: 276-277).
[4] A. Abrignani, Colonia Septimia Vaga. Fonti epigrafiche e topografia urbana, in L’epigrafia del Nord Africa: novità, riletture, nuove sintesi, in S. Aounallah, A. Mastino (a cura di), Faenza 2020 (= Epigrafia e Antichità, 45):117-126.
[5] Plut. Mar. VIII, 1; Sall. Bell. Iug., LXVII: «[…] arce oppidi […] praesidium hostium, portae ante clausae fuga prohibebant […]»: LXIX : «[…] alii ad portas festinare, pars turris capere».
[6] Sall., Bell. Iug. XXIX, 4: «[…]in oppidum Iugurthae Vagam»: XLVII, 1: « […] oppidum Numidarum nomine Vaga».
[7] Sall, Bell Iug. LXVIII-LXIX.
[8] Sall. Bell. Iug. XLVII: «[…] forum rerum venalium totius regni maxume celebratum, ubi incolere et mercari consueverant Italici […]»: LXIX, 3:  […] civitas magna et opulens […]».
[9] Plin., N.H., V, 29.
[10] Abrignani 2020: 120-122.
[11] Procop. De aedif. VI, 5,14; CIL VIII, 14399.
[12] A. Abrignani, Béja: da città cristiana a città musulmana, in VII Ciclo di Studi Medievali, Atti del Convegno (Firenze, 07-10 giugno 2021), a cura del Gruppo di Ricerca NUME, Lesmo (MB) 2021: 345-350.  
[13] A. Abrignani, La topografia cristiana dell’antica diocesi di Lilybaeum (Marsala) dalle origini a Gregorio Magno, tesi dottorale discussa il 13 dicembre 2022 presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana di Roma (pubblicazione in lavorazione). Per quanto riguarda l’antica della Chiesa di Lilibeo: A. Abrignani, I vescovi di Lilybaeum tra il V e l’VIII secolo, in S. Liccardo, A. Mammato, L’Italia Meridionale nel Medioevo. Un centro politico, culturale ed economico (secoli V-XIII), Amalfi 2025: 21-35.
[14] Tesi triennale discussa il 19 marzo 2013 per la cattedra di Archeologia delle province romane presso l’università di Roma La Sapienza.
[15] Lezioni per gli studenti del corso di laurea di Archeologia presso l’Università di Roma La Sapienza.
[16] A. Abrignani, L’area cimiteriale del complesso dei Niccolini di Lilibeo (Marsala, TP): nuove osservazioni e riletture, in Archeologia cristiana in Italia. Ricerche, metodi e prospettive (1993-2022), 2024: 983-994.
[17] Agostino di Ippona, Esposizione sui Salmi, 21, 2,2 (Sant’Agostino, Opera omnia. Vol. 25: Esposizione sui Salmi (1-50), A. Corticelli, R. Minuti (a cura di), Roma 1967).
[18] A. Abrignani, S. Moreno, N. Nasr, La missione archeologica del Complesso cultuale cristiano del Monumento Circolare (Cartagine, Tunisia) in Cartagine. Studi e ricerche 9 (2024) http://ojs.unica.it/index.php/caster/index; S. Aounallah, A. Abrignani, S. Moreno, N. Nasr, M. Morganti, Il complesso cultuale paleocristiano del Monumento circolare di Cartagine: scavi, ricerche e valorizzazione, in Atti del XVIII Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana. Il primo Cristianesimo tra la pratica liturgica e la vita quotidiana (2024) (c.d.s.).
[19] L’iscrizione alla lista risale al 1979: https://whc.unesco.org/en/list/37/
[20] La realizzazione delle tre campagne di scavo è stata possibile grazie alle diverse donazioni. Si ringrazia la Greenthesis Group nella figura del dott. Vincenzo Cimini, la Perenco e l’Associazione Lega Navale di Sperlonga – Lago di Fondi, in particolare il presidente dott. Gennaro di Lorenzo e l’arch. Luigi Valerio.
[21] S. Aounallah, S. Moreno, A. Abrignani, N. Nasr, H. Ben Slimane, D. Sadaoui, A. Della, L’Ensemble cultuel chretien du Monument Circulaire (Carthage, Tunisie). Rapport préliminaire des fouilles 2022, in https://archeologiechretienne.ive.org/
[22] Posso ringraziare, infatti, la dott.ssa Silvia Finzi, direttrice de “Il Corriere di Tunisi”, l’Istituto di Cultura Italiano di Tunisi e l’Associazione Banca Marsalese della Memoria di cui sono da poco tempo socio. Il presidente F. Tranchida e il consiglio direttivo, insieme alla dott.ssa Silvia Finzi, dopo il grande successo di “Matabbìa. Siciliani di Tunisia” dell’agosto 2022, mi hanno invitato a illustrare il nostro progetto archeologico durante la seconda edizione di “Matabbìa. Siciliani di Tunisia: architettura, stampa, arte tenutasi dal 29 settembre al 1° ottobre 2023 in Tunisia. 
[23] Sito web: www.medantico.com 
[24] S. Aounallah, A. Abrignani, S. Moreno, N. Nasr, M. Morganti, Il complesso cultuale paleocristiano del Monumento circolare di Cartagine: scavi, ricerche e valorizzazione, in Atti del XVIII Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana. Il primo Cristianesimo tra la pratica liturgica e la vita quotidiana (2024) (c.d.s.). 
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Alessandro Abrignani, dottore di ricerca in Archeologia Cristiana, presidente dell’Associazione Archeologica del Mediterraneo Antico – AAMA). Attualmente ricercatore indipendente e libero professionista, lavora tra Lazio e Sicilia. Dal 2021 è membro di una missione archeologica a Cartagine (Tunisia). I suoi ambiti di ricerca sono le antichità romane e cristiane del bacino del Mediterraneo.

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