di Valeria Laudani
La mia ricerca in Sicilia abbraccia già da anni il mondo dei barbieri, una figura che va oltre il semplice artigiano del taglio e della rasatura. I barbieri sono, infatti, confidenti e consiglieri, una voce amica in un mondo che cambia rapidamente. Ricordo le passeggiate estive con mio nonno, dove, dopo un gelato, era quasi d’obbligo fermarsi dall’amico barbiere per un saluto.
La bottega di quel barbiere appariva ai miei occhi come un paese dei balocchi, un rifugio dove i clienti, per lo più uomini anziani, si riunivano per conversazioni e risate, lontano da mogli e fidanzate. Era un luogo dove non solo si ripuliva l’immagine, ma si alleggeriva anche la mente da affanni privati.
Col passare del tempo, ho notato che queste antiche barberie sono sempre state frequentatissime. Grazie alla mia passione per la fotografia, mi sono avvicinata sempre di più a questo mondo di uomini, accorgendomi che tutto quel gran chiasso e quelle risate si erano trasformati in un cocente silenzio, carico di memorie e storie vissute.
C’è un fascino discreto che avvolge le saracinesche abbassate di certi negozi, un silenzio denso di storie sussurrate. In Sicilia, tra vie assolate e vicoli d’ombra, alcune di queste saracinesche celano un mondo inaspettato, dove l’arte del barbiere, pur mantenendo intatta la sua essenza, si è trasformata in uno spazio di riflessione, di confessione, di memoria.
Mi è piaciuto documentare non solo gli aspetti antropologici di un mestiere che rischia di declinare, ma soprattutto la tenacia e l’inventiva di quei maestri anziani che, se hanno in gran parte appeso le forbici e il rasoio al chiodo, continuano a far vivere i propri saloni in modi sorprendenti.
Pur chiudendo le loro attività, i più anziani rimangono custodi della tradizione, aperti al dialogo con chi entra, fedeli al mondo di simboli e valori che hanno abitato per tutta una vita .
Entro con rispetto in quel silenzio, e percepisco immediatamente l’atmosfera di un tempo sospeso. Le pareti, decorate con fotografie in bianco e nero, raccontano storie di vite, amicizie, affetti.
L’anziano barbiere comincia a parlare di sé, affila il rasoio nella striscia di cuoio, lo “stroppu”. I suoi occhi brillano mentre parla d’amore, quell’amore profondo per il suo mestiere e per la moglie defunta, la cui fotografia tiene in mano.
Le botteghe più antiche non sono solo saloni, sono luoghi di socialità e di oralità. Si può giocare a carte tra chiacchiere, taglio di barba e capelli in mezzo a specchi, lavabi, mensole piene di strumenti del mestiere, forbici, rasoi, pennelli e il caratteristico profumo, quell’odore inconfondibile e antico che sa di borotalco e di colonia. Una fragranza d’altri tempi.
Un profumo di barba che aleggia nell’aria come un intenso ricordo di nostalgie e di rimpianti.
Dialoghi Mediterranei, n. 73, maggio 2025
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Valeria Laudani, si diploma nel 1993 a Catania in Arti Grafiche, della Pubblicità e della Fotografia e inizia a lavorare privatamente come grafico-creativo e da freelance con alcune tipografie e agenzie pubblicitarie del territorio siciliano. Presso l’università intraprende gli studi in Scienze e Tecniche Psicologiche, per dedicarsi dal 1996 alla propria attività commerciale. Durante questo percorso, partecipa a diverse mostre personali e collettive a Catania e altrove. È stata vincitrice Talent Scout Fiaf 2024.
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