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Musei e piccoli paesi. L’esperienza di Soriano

Posted By Comitato di Redazione On 1 settembre 2017 @ 00:08 In Cultura,Società | No Comments

Soriano Calabro, complesso-monumentale di San Domenico

Soriano Calabro, complesso monumentale di San Domenico

 di Matteo Enia 

Era l’estate del 2011 quando un gruppo di testimoni, di studiosi dell’abbandono, di associazioni, di persone diverse, presero l’iniziativa di dar vita al primo “Festival nazionale del ritorno ai luoghi abbandonati”. Il luogo d’incontro, non a caso, fu Paraloup: una borgata storica dimenticata e ora in fase di rinascita, grazie alla Fondazione Nuto Revelli. Una serie di iniziative riunirono un ampio pubblico intorno al tema della riabitabilità dei paesi dimenticati della nostra penisola. Quell’evento si concluse con un appello pubblico destinato a chiunque fosse sensibile al progetto di far ripartire l’Italia dai margini. Aderirono in tantissimi. Tra cui l’amministrazione comunale di Soriano Calabro guidata dal lungimirante arch. Francesco Bartone. Dal 2016 Soriano aderisce anche a una rete dei piccoli paesi, che ha avuto vari incontri, uno dei quali è stato ospitato a Soriano dal 25 al 26 marzo 2017. La rete (Armungia, Paraloup, Monticchiello) si è incontrata per discutere insieme le diverse esperienze maturate. Il minimo comune denominatore delle comunità che hanno partecipato a queste giornate di lavoro, è stato il Sistema Museale presente o in corso di realizzazione nei diversi territori.

Soriano Calabro, santuario di San Domenico

Soriano Calabro, santuario di San Domenico

Sono state due le giornate di convegno e spostamenti sul territorio calabrese per visitare alcuni dei luoghi che sono entrati a far parte della rete, dove le comunità locali hanno messo in atto forme di sviluppo e valorizzazione interessanti: Filadelfia (VV) che, oltre all’offerta culturale del Parco archeologico dell’antica Castelmonardo, sta cercando di sviluppare un’economia legata alla tessitura secondo il metodo tradizionale del telaio a mano; Cinquefrondi (RC), dove un gruppo di giovani ha restaurato un vecchio frantoio, non raro esempio di archeologia industriale, per farne luogo di incontri, dibattiti, rappresentazioni teatrali ed artistiche; insomma una specie di “Comune” che si autogestisce mediante gli spettacoli e una piccola trattoria allestita all’interno del frantoio.

A Soriano, insieme con una delegazione di Simbdea (Società Italiana per la Museografia e i Beni DemoEtnoAntropologici), si è discusso sulle diverse accezioni di museo e sulle tematiche relative alla gestione museale da sempre problema di non poco conto per i musei civici e i piccoli musei locali. I direttori delle realtà che hanno partecipato al dibattito hanno deciso di farsi riconoscere a livello regionale al fine di condividere con questa istituzione la problematica della gestione.

Considerato inoltre che l’Istituto della Biblioteca Calabrese di Soriano, che ha collaborato con il locale Polo Museale e con l’Amministrazione comunale all’organizzazione dell’incontro, pubblica la rivista semestrale “Rogerius”, i convegnisti hanno considerato la proposta di pubblicare sulla stessa le tematiche discusse durante i lavori. L’esperienza di Soriano nella rete dei piccoli comuni  ha come obiettivo la ripresa dell’economia e del turismo di un paese di 3mila abitanti interessato dal fenomeno dello spopolamento ed è stata messa in atto dal comune di Soriano Calabro (VV) che ha in corso l’attuazione del progetto di recupero del centro cittadino e punta sulla valorizzazione dei luoghi di interesse culturale: è stato istituito il “Polo museale”  (direttore M. T. Iannelli) che coordina ben quattro esposizioni (alcune in corso di allestimento) tutte ospitate all’interno della parte restaurata del Convento del San Domenico di Soriano.

 Soriano Calabro, centro storico

Soriano Calabro, centro storico

Soriano è una piccola realtà urbana inserita nel complesso delle Serre Calabresi. La cittadina condivide con altri centri montani e collinari dell’Appennino calabrese il processo di spopolamento in favore dei paesi costieri e delle grandi città, che, com’è noto, determina una continua ridefinizione dell’identità culturale e territoriale. Il paese che ha avuto un ruolo importante nella storia religiosa ed economica del vibonese, oggi conta circa tremila abitanti e annovera una larga presenza artigianale, molto sviluppata soprattutto l’industria dolciaria e della lavorazione del vimini. È uno dei centri storici più rappresentativi della Calabria; la vita culturale ed economica del paese ruotava e si spera tornerà a gravitare intorno al convento dei frati Domenicani, costruito a partire dal 1510 e per tutto il Seicento e distrutto dal terremoto del 1783.

Il convento dei Domenicani in passato è stato centrale per tutta la zona delle Serre vibonesi, e insieme alla Certosa di Serra San Bruno rappresentava un’istituzione religiosa forte sulla quale si basava la vita economica e sociale di Soriano e dei centri abitati vicini. La storia del convento è anch’essa una lunga storia di abbandoni-distruzioni-ricostruzioni che si protrae nel tempo (dall’inizio del XVI secolo ai giorni nostri). Gli stessi padri Domenicani furono costretti ad abbandonare il convento nel periodo napoleonico con la soppressione dei conventi del 1866, e sono ritornati nel Convento di Soriano nel 1942.

La fondazione del convento, avvenuta nel 1510, è da riferire all’opera del frate Vincenzo da Catanzaro. Dopo la trasformazione in priorato, avvenuta nel 1564 al Capitolo generale di Bologna, il convento diventò in breve tempo il più ricco e monumentale della Calabria. Il terremoto del 1659 distrusse sia la chiesa che il convento, ma la ricostruzione, affidata all’architetto certosino Bonaventura Presti e terminata solo alla fine del secolo, permise di configurare il complesso in forme più grandiose, grazie anche all’apporto dei maggiori artisti dell’epoca.

Il disastroso evento sismico del 1783 causò la completa distruzione ed il suo definitivo abbandono. Nei primi anni fu ripristinata una parte del “Chiostro di mattoni” mentre rimasero allo stato di rudere il “chiostro priorale” e il cosiddetto “Chiostro di pietra”. Sulle rovine del Chiostro priorale negli anni Trenta dell’Ottocento, fu costruita la nuova chiesa meglio conosciuta come S. Domenico Nuovo progettata da architetti e decorata da stuccatori calabresi.

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In occasione del convegno (ph. Clemente)

Il complesso conventuale del San Domenico rientra quindi a pieno titolo nella casistica degli abbandoni e delle rinascite dei luoghi rituali. Infatti i monumenti, i ruderi dei chiostri e della chiesa, abbandonati e caduti in disuso per via dell’evento sismico del 1783, rivivono soprattutto durante il periodo pasquale o la festa di San Domenico patrono del paese, feste che costituiscono dei momenti fondamentali in cui tutta la comunità si riconosce e si rinsalda attraverso le pratiche religiose, che non a caso si svolgono tra le rovine imponenti e suggestive della chiesa antica: la navata centrale con l’altare e il pavimento in ceramica napoletana di recente portato alla luce dalle indagini archeologiche; la facciata imponente e altrettanto problematica nella ricostruzione dello stile architettonico..

Prendendo spunto dalla storia del convento e del paese costellata dalle distruzioni, dagli abbandoni e dalle ripetute ricostruzioni, che pertanto diventa un luogo simbolico di queste vicende umane, si è pensato di allestire tra gli altri due Musei che svilupperanno tematiche antropologiche: il Museo delle ceramiche medievali e moderne  (curata da F. Cuteri e M. T. Iannelli), e il Museo del terremoto (curato da Emanuela Guidoboni) che oltre alla sismologia storica comprenderà anche la parte antropologica legata agli aspetti dell’abbandono e ripopolamento dei siti e a quello della religiosità popolare connessi ai terremoti (curata da Vito Teti).

Il Museo del terremoto  di Soriano rappresenta fino ad ora un unicum in Italia per scopo e tipo di realizzazione: intende essere un punto informativo stabile di carattere sia scientifico (sismologia, geologia, sismologia storica), sia culturale, presentando il terremoto come fenomeno naturale e la storia dei terremoti, ossia i loro impatti, i problemi sociali ed economici indotti, le risposte date dalle istituzioni e dalle culture del tempo. È una storia sconosciuta alla cultura diffusa, ma importantissima, in grado di favorire la crescita di una nuova percezione del rischio sismico e della sicurezza abitativa, basata su conoscenze scientifiche e storiche.  Un museo all’avanguardia dove il supporto tecnologico e la multimedialità giocheranno un ruolo fondamentale.

Altro Museo che fa parte del polo museale sorianese è il Museo Territoriale della Ceramica medievale e moderna con esposizione di manufatti che coprono un arco cronologico che va dall’Altomedioevo (VI-VII sec. d.C) al XX secolo. Il percorso espositivo definisce un’importante correlazione fra le strutture museali e le disastrose vicende di abbandoni che hanno interessato la Calabria, nello specifico l’intera provincia di Vibo Valentia e il monumentale Convento domenicano di Soriano; infatti saranno esposti materiali ceramici provenienti da centri abbandonati per eventi sismici o altre cause naturali: Mileto Vecchia, Rocca Angitola, Belforte, Motta San Demetrio e quindi Soriano; centro quest’ultimo che a partire dal Quattrocento diventa egemone per la produzione di ceramiche colorate di media e buona qualità, con un mercato che finisce col superare ampiamente i confini provinciali.

Il Mumar museo dei marmi è un museo aperto da circa sei anni, all’interno del quale sono esposte le decorazioni in marmo pregiato degli altari e delle strutture di quella che le fonti antiche  definiscono “la magnifica ruina” del convento. Si tratta delle opere dei maggiori scultori e architetti dell’arte barocca (Giuliano Finelli fine XVI-1653; Martino Longhi arch. 1602-1660; Bonaventura Presti XVI- 1685; Orfeo Boselli, 1600-1667; Giuseppe Scaglia 1636-1718; Domenico Antonio Vaccaro1678-1745; Matteo Bottigliero 1685-1757 ecc.) che hanno operato in Sicilia, a Napoli, a Roma, a Venezia, per tutto l’arco del Seicento e Settecento; per inciso di recente la testa in marmo di S. Caterina da Siena è stata attribuita alla scuola del Bernini.

Il Museo degli argenti, dei paramenti liturgici e la Pinacoteca (in corso di allestimento) presenterà le collezioni delle stoffe e degli oggetti liturgici in argento, dei padri domenicani che le hanno cedute in comodato al Comune. Sempre a Soriano, dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso, è attiva la Biblioteca Calabrese che si configura come un’associazione ONLUS senza fini di lucro, e quindi autonoma rispetto agli altri Enti presenti sul territorio. Possiede un inestimabile patrimonio librario di argomento monotematico relativo esclusivamente alla Calabria, che consta di circa 40 mila volumi tra libri antichi (comprese le cinquecentine) e moderni, oltre che periodici specializzati e un Gabinetto di stampe rare regolarmente acquistate sul mercato antiquario. Pubblica la Rivista “Rogerius”, semestrale. In questo periodo per il VI centenario della nascita del Santo Calabrese S. Francesco di Paola è stata allestita una mostra di libri antiche e stampe (di proprietà della Biblioteca) sulla personalità del Santo.

Dialoghi Mediterranei, n.27, settembre 2017

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Matteo Enia, laureato in Teorie e pratiche dell’Antropologia nell’Università di Roma La Sapienza, ha insegnato nei corsi di formazione per il turismo, fa parte della Redazione della rivista Rogerius della Biblioteca Calabrese di Soriano Calabro. È delegato FAI per le minoranze linguistiche calabresi. Ha fatto esperienza di schedatura di beni DEA, di progettazione museale, ed è autore di diversi scritti, tra i quali Il cibo della devozione. È iscritto alla Scuola di Specializzazione in Beni DEA, presso l’Università di Roma.

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