di Riccardo Putti e Rossella Ragazzi
Introduzione
Il venti di gennaio del duemilaventicinque in una Milano piovosa, eravamo in tre Rossella Ragazzi, Rossella Schillaci e Riccardo Putti a casa di Antonio Marazzi in via Donizetti. Per motivi e in tempi diversi ognun di noi aveva frequentato Antonio. Senza dubbio Rossella Ragazzi aveva avuto la conoscenza più approfondita, invece quello che lo conosceva da più tempo, dagli anni ottanta era Riccardo Putti. Ci eravamo riuniti on line qualche vota per preparare questo incontro che avrebbe dovuto essere il primo di una piccola serie. Cercavamo di costruire un piccolo omaggio per la VAR (Visual Anthropology Review) su suggerimento di Faye Ginsburg. Questo incontro si ricollegava ad una serie di conversazioni sulla piattaforma Zoom tra Antonio Marazzi Rossella Ragazzi e Riccardo Putti avvenute al tempo del Covid.
In quell’incontro Antonio fu gentile come lui sapeva essere, ma anche disponibile e in qualche modo contento in modo evidente che ci fosse interesse per il suo lavoro. Antonio fu anche brillante nell’eloquio sempre appassionato e mai afflitto dalla retorica professorale. Nel 2024 aveva compiuto novant’anni; mai avremmo creduto che pochi giorni dopo ci avrebbe lasciato.
Quella scomparsa repentina e inaspettata ci ha spinto a cercare subito di testimoniare il nostro lutto. Abbiamo così organizzato un primo seminario sotto le insegne della Scuola di Specializzazione in Beni Demoetnoatropologici dell’Università di Perugia diretta da Daniele Parbuono. Pietro Clemente, Silvia Paggi, Massimiliano Minelli si sono resi disponibili per un incontro on line il 13 maggio esattamente tre mesi dalla scomparsa di Antonio Marazzi, I testi che presentiamo sono la forma scritta dei vari interventi.
Dialoghi Mediterranei, n. 75, settembre 2025
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Riccardo Putti, già professore aggregato oggi in quiescenza, attualmente continua ad insegnare Antropologia visiva (Unisi) e Umanistica digitale SSBDEA- Unipg. Ha contribuito a fondare il Laboratorio di Antropologia e Fotografia della SSBDEA-Unipg che oggi coordina. Nel recente passato prossimo si è interessato del rapporto umano/macchina; ha curato insieme a Alberto Mazzoni (Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) la mostra: “Nexus L’incontro tra macchina e umano nell’immaginario, nella tecnica e nella scienza contemporanei”, Palazzo Medici Riccardi Firenze (2016). Nel 2019 è stato Professor Visitante Internacional al Departamento de Antropologia da Faculdadede Filosofia, Letras e Ciências Humanas da Universidade de São Paulo con un Ciclo de Palestras “O sexo dos robos no cinema. Autore di vari filmati di antropologia visiva, oggi lavora preferibilmente con la fotografia analogica di grande formato in BN.
Rossella Ragazzi, è Professoressa Associata in Antropologia Visiva e Museale presso il Museo dell’Università Artica della Norvegia, Facoltà di Arti, Musica e Museo Etnografico universitario. È anche una regista professionista. I suoi interessi di ricerca includono gli studi decoloniali e indigeni, la museologia critica, il cinema transculturale e l’antropologia multimodale. La sua attuale area di studio è Sápmi, la patria transculturale e transnazionale del popolo Sámi. Nel 2022 ha ricevuto il Premio per la Migliore Comunicazione della Scienza della sua Facoltà. Dirige il gruppo di ricerca SAMFORSK, con 14 membri, dedicato a modalità innovative di costruzione del patrimonio culturale in contesti indigeni/Sámi. Ha co-curato diverse mostre scientifiche, tra cui “Ravdnj: Impetuosa Corrente: sulla presenza del popolo Sámi nella regione di Troms durante I secoli”. Tra le sue pubblicazioni, Walking on Uneven Paths: The Transcultural Experience of Migrant Children entering Europe, Peter Lang, 2009. ha recentemente co-redatto con T. Fonneland il volume: Memory Institutions and Sámi Heritage: Decolonisation, Restitution and Rematriation in Sápmi, Routledge 2025. Ha scritto numerosi articoli scientifici e divulgativi di museologia critica e antropologia visiva. Ha realizzato una decina di film antropologici, tra cui “La Mémoire Dure” (2000) e “Firekeepers” (2007), entrambi vincitori di premi in ambito antropologico.
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