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La Toscana diffusa

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di Alessandra De Renzis [*] 

Lo scorso 4 febbraio il Consiglio regionale della Toscana ha approvato la Legge n. 11 “Valorizzazione della Toscana diffusa” fortemente voluta dal Presidente Eugenio Giani che ne aveva fatto l’asse portante del suo programma elettorale nel 2020. La Legge appena approvata si inserisce nel solco di quella che è sempre stata una delle caratteristiche particolari della Regione Toscana: l’attenzione alla valorizzazione e conservazione delle specificità territoriali, di becattiniana memoria, di concerto con i territori stessi. Non sono però più le quattro toscane di Becattini, ma un concetto più ampio che richiama una visione unitaria di sviluppo che poggia sulla consapevolezza delle difficoltà che alcuni territori affrontano, in particolare lo spopolamento e la desertificazione commerciale, e che riconosce nei tratti distintivi di ogni luogo la leva per una crescita armonica di tutto il territorio regionale. 

Innanzitutto perché una Legge? La riflessione che si è svolta a livello regionale parte dalla consapevolezza che in un’epoca di permacrisi come quella che stiamo vivendo, le sfide poste dalle nuove transizioni, quella demografica o quella economica richiedono un nuovo approccio di policy alle disparità geografiche. Si è voluto dunque dotarsi di un unico strumento normativo che permetta di superare la dicotomia centro-periferia e garantire a tutti i cittadini toscani, indipendentemente dal luogo in cui vivono, le stesse opportunità e gli stessi livelli di servizi sostenendo la crescita sociale, economica e territoriale puntando sugli asset e sulle risorse locali. 

61tgsoedyvl-_uf10001000_ql80_Nell’immaginario collettivo la Toscana è un grande e unico museo a cielo aperto, un luogo della memoria che racchiude testimonianze di notevole interesse storico, architettonico e artistico, immerse, il più delle volte, in ambienti di grande pregio naturalistico e paesaggistico molti dei quali incastonati fra le montagne. Ma chi abita questi territori, o chi vuole farne luogo di crescita personale e professionale, si trova ad affrontare quotidianamente gli effetti di dinamiche demografiche negative, della bassa densità di insediamenti umani e imprenditoriali, il depauperamento del patrimonio edilizio e la rarefazione dei servizi che non vengono più considerati remunerativi poiché a servizio di piccole comunità sparse in nuclei e centri abitati lontane dai centro capoluogo. 

Ed è soprattutto a queste persone, a questi imprenditori che la Legge si rivolge consci del ruolo chiave che essi ricoprono in termini di tutela di beni e servizi ecosistemici ed ambientali (acque, qualità dell’aria, foreste) e di quanto la rimozione degli squilibri territoriali sia economici sia sociali può rivelarsi utile anche ad alleggerire la pressione e la congestione sulle aree più attrattive, che potremmo definire della Toscana densa o la Toscana delle agglomerazioni (conurbazioni). 

Per questo la Legge abbraccia, in una visione olistica, le politiche regionali razionalizzando in un unico strumento normativo disposizioni settoriali già attive e/o consolidando esperienze pilota portate avanti negli ultimi anni, indirizzando l’azione regionale e le risorse provenienti dall’Europa, dallo Stato e dallo stesso bilancio dell’Ente verso un unico obiettivo: la promozione di uno sviluppo equilibrato mettendo in campo un insieme di strumenti volti a ridurre le disparità di sviluppo e le diseguaglianze sociali e territoriali, dando pari dignità a tutti i luoghi. 

Il concetto di Toscana diffusa è stato declinato nel Programma di governo e nel Programma regionale di sviluppo 2021-2025 (PRS) come l’insieme di comuni che, per caratteristiche intrinseche (morfologia del territorio, ovvero montanità) o estrinseche (distanza, e dunque accessibilità, rispetto ai luoghi di concentrazione degli insediamenti, delle opportunità di lavoro e dei principali servizi alle persone e alle imprese), si trovano ad affrontare la sfida della perifericità dall’asse centrale che rischia di esacerbarne lo spopolamento e portare a veri e propri fenomeni di abbandono. 

L’articolato si sviluppa in tre blocchi centrali rivolti ai servizi essenziali (che Fabrizio Barca definì “di cittadinanza”), al supporto ai territori, e al sostegno alla residenzialità e all’economia cercando di coniugare accessibilità, valorizzazione e presidio dei luoghi e delle infrastrutture. E dunque, ad esempio, stazioni ferroviarie vengono viste non solo come nodi per gli spostamenti, ma anche spazi nei quali insediare un’impresa commerciale, fornire informazioni turistiche e accompagnare alla scoperta dei territori limitrofi o, in una più ampia attenzione alla riqualificazione urbana, divenire spazio per iniziative di partecipazione civica e gestione di beni comuni. 

Sovana

Sovana (GR)

La prima parte della Legge affronta quei temi che potremmo definire abilitanti, funzionali alla residenzialità, ma anche all’attività economica: l’accessibilità (fisica e digitale, ivi inclusa la telefonia mobile che come noto è ancora un problema in certe zone), il sostegno allo sviluppo del capitale umano (affrontando i divari di conoscenze e competenze) e quello della vita quotidiana (presidio territoriale e incentivi all’insediamento non solo di cittadini ed imprese, ma anche ad esempio con un incoraggiamento a medici e pediatri di base di aprire ambulatori in queste aree) e, importante soprattutto in un’ottica di cittadinanza, la riqualificazione delle connessioni tra comunità e la ricomposizione dei margini urbani. 

Volendo leggere in modo trasversale la Legge, rimandando a una lettura puntuale dell’articolato, due sono a mio avviso i temi che la attraversano trasversalmente: l’attenzione ai più fragili, che siano territori o persone, e il “gioco di squadra”. Il concetto di territorio attraversa la Legge come un fil rouge che ricollega e cuce ogni aspetto e che rappresenta un ponte immaginario tra la storia, il nostro vissuto presente e quello che vogliamo che sia per le future generazioni.

Quei territori sono per i toscani e non, i luoghi della memoria e dell’immaginario collettivo, che racchiudono testimonianze del nostro passato e della nostra storia che la Legge vuole che continuino a vivere, anche con una linfa nuova, insieme ai soggetti del terzo settore, le Proloco, le associazioni di cittadini che ne aiutino a preservano l’identità o anche, attraverso investimenti pubblici e privati condivisi, attraverso lo sviluppo dei servizi sociali e culturali, educativi e didattici, nonché di promozione delle attività culturali e sportive.

Quei luoghi dunque che si intende preservare anche e soprattutto per i benefici che portano a valle: custodi di beni e servizi ecosistemici, di salvaguardia della biocapacità e dell’agrobiodiversità, rafforzando i nostri argini e i nostri crinali che negli ultimi anni hanno dimostrato la loro fragilità.

hqdefaultQuindi cura del territorio contro il dissesto idrogeologico, misure di contrasto all’abbandono di terreni (la banca della terra) o degli immobili (sia di soggetti pubblici sia privati), alla perdita di competitività (desertificazione commerciale e de-industrializzazione) o dell’agrobiodiversità e delle tipicità regionali (banca del germoplasma, agricoltori e coltivatori custodi), e azioni a favore di chi li tutela (come ad esempio i comuni sorgivi). 

Ma anche attenzione ai soggetti più fragili, legando in un forte raccordo le persone e territori, focalizzando l’attenzione sui temi della casa (sostenendo interventi di social e senior housing), sulle conseguenze della deprivazione materiale (con il contributo di solidarietà energetica ex L.R. 55/2024 “Misure per il contrasto alla povertà energetica” per coloro che si trovano in una situazione di precarietà economica) ma più in generale su quei diritti di accessibilità universale (con il rimando alla L.R. 47/1991 “Norme sull’eliminazione delle barriere architettoniche”, dove le barriere non sono solo quelle fisiche spostando il focus su quella che viene definita la metodologia progettuale dell’Universal Design) e sui nuovi diritti emergenti, come quello alla cittadinanza digitale (di cui alla Legge regionale n.57/2024 “Disciplina dell’innovazione digitale nel territorio regionale e tutela dei diritti di cittadinanza digitale”) per permettere a tutti i cittadini, in particolare a quelli della Toscana diffusa, di approfittare delle opportunità offerte dalla transizione digitale, e di non sentirsi lasciati indietro dalle istituzioni e dallo sviluppo economico. 

La Toscana diffusa ha infatti bisogno di persone che la abitino e che, vivendola, ne presidino la vitalità. Per loro sono pensati strumenti che attirino nuovi residenti con un sostegno all’acquisto o alla locazione di immobili destinati all’abitazione o all’apertura di un’attività, e vicinanza delle istituzioni attraverso un’erogazione capillare dei servizi da disegnare insieme a chi ne usufruisce. L’economia, il sostegno alle produzioni tipiche e alla conservazione di quelle vocazioni territoriali e saperi locali che fanno di questi luoghi un unicum irripetibile, perché solo lì si sono create quelle condizioni di commistione positiva tra conoscenze pratiche, comunità e territorio che i regionalisti degli anni settanta hanno tanto studiato e approfondito in un’ottica di sviluppo: la campagna urbanizzata e i distretti becattiniani. Sostenerle nelle loro specificità garantisce non solo la loro conservazione, ma anche una maggiore stabilità occupazionale e la destagionalizzazione di certe attività legate alla montagna (pensiamo al sistema neve ad esempio). 

Il Presidente della Regione Toscana alla presentazikone delllaLegge

Il Presidente della Regione Toscana alla presentazione della Legge

Ma una Legge non sarebbe toscana se non ci fosse un richiamo all’ascolto e al confronto territoriale, a quella collaborazione inter-istituzionale e con tutti gli stakeholders territoriali ponendo al centro il concetto cardine di sussidiarietà e partecipazione di cui la Toscana è da sempre un apripista avendo, prima fra le regioni italiane e tra le prime europee, a dotarsi di una legge in tema (L.R. n.69/2007 “Norme sulla promozione della partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali”). Nella Legge, un ruolo fondamentale è ricoperto da tutte quelle iniziative che hanno come base e punto di partenza comunità attive (cooperative di comunità, reti di cittadini o enti del terzo settore per la gestione dei beni comuni o del patrimonio forestale, l’agricoltura sociale come strumento di inclusione, di autonomia oltre che di reinserimento nella vita attiva e ovviamente i distretti …). 

In tal senso da un lato si fa perno su tutti i canali di ascolto formali ed informali attivati negli ultimi anni (i centri di alfabetizzazione e facilitazione digitale, gli sportelli dei consumatori, i coordinamenti socio-sanitari, le associazioni presenti sul territorio) a che permettano di rilevare i fabbisogni della popolazione, in particolare per la fruizione dei servizi pubblici, e un osservatorio regionale al quale siederanno le realtà associative toscane, pubbliche e private, rilevanti per la promozione delle politiche dedicate ai territori interessati e per la rappresentazione delle esigenze di riferimento. 

Una Legge dunque che abbraccia in maniera olistica e complementare tutte le politiche regionali, che permette di mettere a sistema i vari interventi inserendo come vincolo orizzontale a tutti i bandi che sia data priorità ai progetti che provengono da questi territori o prevedendo risorse espressamente ed esclusivamente dedicate. Ma anche e soprattutto l’opportunità, con una norma regionale, di andare oltre le previsioni nazionali andando dunque a colmare quei vuoti che spesso le politiche centrali, cieche ai luoghi periferici, non riescono ad intercettare. 

Dialoghi Mediterranei, n. 73, maggio 2025 
[*] Le informazioni e le opinioni esposte nel presente articolo rappresentano il punto di vista dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale della Regione Toscana.

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Alessandra de Renzis, lavora in Regione Toscana dove si occupa di politiche pubbliche a sostegno dello sviluppo territoriale. È membro del Gabinetto del Presidente Eugenio Giani dove segue la verifica dell’andamento del PNRR, dei fondi europei e nazionali di coesione, ed è anche dottoranda in Studi urbani e Scienze regionali presso il Gran Sasso Science Institute dove si interessa di coesione territoriale e crescita inclusiva attraverso lo studio delle determinanti dello sviluppo in particolare nelle aree periferiche.

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