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La storia in piazza. Esperienze di Public History in un paese siciliano

 

La popolazione di Bolognetta in piazza, 1958

La popolazione di Bolognetta in piazza, 1958

di Santo Lombino 

All’inizio del prossimo mese di giugno si terrà a Ravenna la IV conferenza internazionale dell’International Federa- tion of Public History e, all’interno di essa, l’assemblea fondativa della Associazione Italiana di Public History. I promotori di quest’ultima vogliono porre l’attenzione sulla necessità di riflettere sulle forme e le modalità con cui la storia viene prodotta o consumata all’esterno delle istituzioni deputate, «in una molteplicità di luoghi e per scopi diversi – come recita il documento di convocazione reso noto nei mesi scorsi – a opera di storici professionisti e appassionati volontari». Gli stessi muovono dalla convinzione che, «anche se l’università rimane centro fondamentale di formazione e produzione di ricerca storica, la conoscenza storica e la sua pratica non hanno come limiti il mondo accademico».

Per chi vuole dar vita all’Associazione, la conoscenza storica è infatti «prodotta e si manifesta… attraverso linguaggi e mezzi diversi, si produce, si comunica e si diffonde in musei, archivi, fondazioni, istituti, associazioni culturali come anche nelle imprese dell’industria culturale, dall’editoria al broadcasting, dal cinema al web».

Anche in vista del dibattito che l’appuntamento di Ravenna è destinato ad aprire, tenterò di avviare un rendiconto su una serie di iniziative progettate e realizzate nell’arco temporale degli ultimi 35 anni nell’ambito di una piccola comunità, Bolognetta, a metà strada tra Palermo e Corleone. Il paese contava 2.350 abitanti al censimento del 1971 ed oggi circa 4.200, con una repentina crescita dovuta a convergenti flussi migratori provenienti sia dall’interno della Sicilia, sia dalla città di Palermo verso il suo hinterland. I dati dei censimenti dicono che quasi il 12% degli abitanti dai 6 anni in su non ha conseguito alcun titolo di studio, il 20% circa possiede la licenza elementare, quasi il 40% un diploma di scuola media, il 24,8% un diploma di istruzione superiore e il 9,5 % un diploma di laurea. Il tasso di partecipazione al mercato del lavoro è del 42%, di cui circa il 27% è il settore femminile e il 57% quello maschile. Quanto all’occupazione, l’11% dei lavoratori è impiegato in agricoltura, il 17% nell’industria (soprattutto edilizia), il 53,4% nel terziario (servizi pubblici e privati) e il 18,5% nel commercio [1].

Il centenario

Parto da quanto si è verificato in paese nel 1982. Nell’estate di quell’anno si è voluto ricordare, per iniziativa dell’associazione turistica Pro-loco e del Comune, il primo centenario del cambiamento del nome della località, che fino al 1882 si chiamava Santa Maria dell’Ogliastro [2]. Le manifestazioni, che compresero anche una sfilata in costume per le vie principali, spettacoli musicali in piazza, corse di cavalli e processioni religiose, durarono per cinque giorni, coinvolgendo l’intero paese e diverse centinaia di abitanti del capoluogo e dei comuni limitrofi. In quella occasione fu edito anche un volume Da Santa Maria dell͗͗’ Ogliastro a Bolognetta stampato da Thule e curato dalla Pro-loco, il cui presidente annotava nella premessa che «solennizzare l’avvenimento credo che sia un obbligo morale al quale nessun bolognettese deve poter sottrarsi (…). Conoscere bene e con piena consapevolezza il nostro mondo vicino  si aggiungeva – ci consente di essere disponibili e pronti ad allargare la nostra attenzione e la nostra ragione al mondo sconfinato che spazia fino all’assoluto» [3].

In una pubblicazione del 1985 si fa un bilancio delle celebrazioni e si afferma che «il centenario di Bolognetta ha suscitato l’attenzione e l’interesse di ambienti e di soggetti qualificati, oltre che dell’opinione pubblica in genere, ed è stato fonte di legittima soddisfazione aver potuto constatare come gli esempi di fattiva collaborazione di semplici cittadini abbiano portato all’approccio turistico tutta la popolazione locale che, senza timori ma anche senza preconcetti, ha varcato la soglia del godimento spirituale nelle cinque giornate di gaudio, rivelandosi urbana, gentile nei costumi e cordialmente festosa nell’accoglienza» [4]. «Dal centenario – scrissero con enfasi i promotori nello stesso volume – abbiamo appreso che per essere veramente uomini bisogna imparare a stare insieme da uomini; cioè da persone che hanno accettato un patto di vita comune e lo rispettano nelle grandi e piccole cose» [5].

Alle iniziative di rievocazione fu invitata e prese parte una delegazione della città di Bologna guidata dal vicesindaco Sandra Soster, visto che la famiglia Beccadelli-Bologna, che aveva venduto il feudo su cui era sorto il centro abitato, era arrivata nel 1300 dalla città emiliana e lo stemma del Comune siciliano, almeno fino ad un certo periodo, aveva preso spunto da quello della stessa città. Nella lettera di invito all‘Amministrazione di quest’ultima, troviamo qualche elemento per capire le motivazioni dell’iniziativa: «La presenza dei Bolognesi a Bolognetta ridesterebbe l’anima del passato, cioè non si verificherebbe una semplice e pura rievocazione, ma si creerebbe un rinnovamento attraverso un rapporto diretto con la patria dei Beccadelli, di un legame sommerso dal tempo e si darebbe, al tempo stesso, una continuità tra l’antico legame sommerso e la realtà presente. Ricordare il passato lontano è ricordare la storia della nostra gente; storia fatta di circostanze il cui significato trascende il fatto cui si riferisce per assumere, come nel nostro caso, il valore di tradizione, di storia e di civiltà delle nostre popolazioni» [6].

 Inaugurazione della mostra, 8 agosto 1983, con la presenza di A. Buttitta

Inaugurazione della mostra, 8 agosto 1983, con la presenza di A. Buttitta

Etnoantropologia e dintorni  

Risale invece all’anno 1983 la pro- gettazione e la messa in opera della mostra Vita e lavoro contadino a Bolognetta curata dal locale ‟Centro Iniziative Culturali” in stretta colla- borazione con il Servizio Museografico della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo, in particolare con gli allora ricercatori Mario Giacomarra e Salvatore D’Onofrio e inaugurata dal prof. Antonino Buttitta. Nelle aule della scuola dell’infanzia venivano esposti attrezzi di lavoro, arredi domestici, fotografie che riguardavano i cicli del grano, del vino e dell’olio, cioè delle attività agricole e pastorali che avevano dominato la vita quotidiana della popolazione per diversi secoli fino alla frattura costituita dagli anni sessanta e settanta del Novecento. In quel decennio, come è noto, si è consumato il declino della ‟civiltà contadina” e dell’economia di sussistenza legata all’agricoltura e si era verificata nel paese, come in tutto il meridione, una massiccia ondata migratoria attratta dalla richiesta di manodopera da parte dell’industria del ‟triangolo industriale”.

Il successo dell’iniziativa, che vide la partecipazione di circa duemila visitatori provenienti dai comuni limitrofi e da Palermo, fu determinato dall’azione svolta nell’arco di un mese dai giovani dell’associazione culturale mobilitati nella richiesta ai cittadini degli oggetti ritenuti utili all’esposizione, ricevendo una risposta quanto mai entusiasta. In un articolo pubblicato da una rivista di importanza regionale, i promotori sottolineavano che «nel mettere insieme gli oggetti di uso quotidiano in una casa contadina, gli strumenti di lavoro assai elementari… non c’è stata però alcuna operazione nostalgia» [7]. «Al contrario – si aggiungeva  – sia i giovani che organizzavano, sia i visitatori… hanno visto nella ricostruzione delle fasi dei cicli agricoli non il segno di com’era verde la mia vallata, ma un pezzo della storia che appartiene a tutti noi. Si è voluto soprattutto portare la discussione… fuori dai luoghi deputati dello studio specialistico. Non per mettere da parte la storia dei re, dei trattati, delle guerre, ma per impedire che essa resti, monca e unilaterale, l’unica storia del genere umano» [8].

Frutto della mostra furono, a breve, la pubblicazione di un libro dal titolo Un anno a Bolognetta, curato dall’Assessorato alla cultura del Comune, e la nascita di un permanente Museo della casa contadina, più volte restaurato. In quest’ultimo caso fu il prof. Antonino Buttitta, allora preside della Facoltà di Lettere dell’Ateneo palermitano, a proporre alle autorità comunali l’acquisizione di un edificio che avesse conservato le caratteristiche della tipica abitazione contadina. La proposta ebbe positiva accoglienza e, qualche anno dopo, fu inaugurato il Museo, per il quale numerosi furono e sono i reperti e gli arredi donati dai cittadini. Il locale è stato utilizzato, negli anni 1997-2005 come sito centrale nella realizzazione, a cura delle diverse associazioni cittadine e con l’ausilio economico dell’Amministrazione municipale, dell’Epifania nella Bolognetta contadina, una sorta di presepe vivente con annesso corteo di Re Magi in cui una intera strada veniva utilizzata dagli stessi abitanti del paese in abiti d’epoca per rievocare plasticamente le botteghe artigiane, le civili abitazioni, i luoghi di lavoro del mondo tradizionale. Migliaia di visitatori provenienti dai comuni circostanti e da Palermo prendevano parte alla manifestazione, attratti anche dalle degustazioni di prodotti tipici locali.

La buona riuscita della mostra del 1983 portò i giovani del ‟Centro iniziative culturali” a dar vita nel 1985 ad una raccolta ‟porta a porta” di foto d’epoca con immagini fornite dalla cittadinanza, presentata poi in una mostra organizzata nell’estate di quell’anno, in cui si mettevano a confronto le immagini del passato con scatti del fotografo Salvatore Sannasardo effettuati negli stessi luoghi a distanza di decenni. Le più suggestive fotografie furono alla base del volume I tempi del luogo pubblicato l’anno dopo grazie al patrocinio dell’Amministrazione comunale col commento di brevi testi di chi scrive, una Scheda storica su Bolognetta e con un’ampia e colta prefazione del sociologo, critico d’arte e giornalista Francesco Carbone  [9]. Nell’estate 1986 il Comune, la Pro-loco e alcune congregazioni religiose organizzarono la ‟sagra della serenità” della durata di una settimana, all’interno della quale il noto gruppo degli sbandieratori di Fivizzano (Massa Carrara), oltre che a sfilare in corteo per le vie del paese, sceneggiò, di fronte a diverse centinaia di spettatori, in una delle piazze più importanti, la stipula dell’atto di vendita tra Vincenzo Beccadelli di Bologna e il mercante Marco Mancino, datato 12 settembre 1600.

Tommaso Bordonaro, autore de La spartenza, Garfield, New Jersey anni '50

Tommaso Bordonaro, autore de La spartenza, Garfield, New Jersey anni ’50

Spartenze di ieri e di oggi  

Nel 1987 la cittadinanza fu coinvolta nella ‟Festa degli emigrati” promossa da un cartello comprendente per la prima volta tutte le associazioni culturali, ricreative, sportive e religiose, durante la quale fu ospitata una grande mostra fotografica sul fenomeno migratorio messa a disposizione dai padri scalabriniani del ‟Center for Migration Studies di New York”. Da Bolognetta, infatti, erano già partite a cavallo tra Ottocento e Novecento diverse centinaia di uomini e donne. Nell’occasione della manifestazione, che includeva una giornata di natura religiosa dedicata al patrono S. Antonio da Padova, un centinaio di oriundi del paese, giunti con un unico volo aereo dagli Stati del New Jersey e di New York, fu accolto con grande trepidazione dagli abitanti, rinsaldando un legame mai interrotto tra la comunità dei bolognettesi che vive oltreoceano e quella originaria.

La grande attenzione per l’esodo migratorio che ha percorso la storia del paese dal 1876 ai giorni nostri, proseguì l’anno successivo con la valorizzazione di una memoria autobiografica portata in Sicilia da Tommaso Bordonaro (Bolognetta 1909-Florida 2000), contadino e fittavolo andato a vivere con la famiglia negli Stati Uniti d’America nel 1947, che narrava l’intera sua esistenza in tre quaderni di memorie, da lui inizialmente intitolate La storia di tutta la mia vita da quando io ricordo che ero un bambino. L’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale aveva portato alla chiusura della scuola elementare per mancanza di maestri, quindi Bordonaro non aveva potuto svolgere un corso regolare di studi: imparerà a scrivere presso un’anziana maestra che dava lezioni serali a pagamento a casa sua.

Il manoscritto fu primo classificato al concorso per il miglior diario o epistolario indetto ogni anno a Pieve S. Stefano (Arezzo) per iniziativa dello scrittore e giornalista Saverio Tutino. La giuria, composta, tra l’altro, da Natalia Ginzburg e Gianfranco Folena, riconobbe le straordinarie qualità della scrittura dell’autore semicolto. L’anno successivo il testo fu pubblicato da Einaudi con prefazione di N. Ginzburg e glossario di G. Folena, diventando un ‟classico” dell’italiano popolare regionale [10]. Dal libro trasse ispirazione Roberto Alajmo per il libretto dell’opera lirica in due atti ‟Ellis Island”, musica di Giovanni Sollima, regia di Marco Baliani, rappresentata al teatro Massimo di Palermo nell’ottobre del 2002. Fu anche ispiratore di un atto unico dal titolo omonimo con la regia di Enzo Toto e la drammaturgia di Nicola Grato e del sottoscritto, che debuttò nell’agosto 2005 alle ‟Orestiadi” di Gibellina con la Compagnia del Teatro del Baglio composta da attori non profesionisti, fu messa in scena in numerose piazze e teatri siciliani e non, fino a New York e a Garfield, New Jersey, dove aveva abitato il contadino-emigrato.

La pubblicazione del volume di Bordonaro fu accompagnata in paese dalla manifestazione ‟La memoria in piazza”, organizzata dal Comune nel settembre 1991, che includeva la lettura di brani del testo autobiografico da parte di giovani attori della compagnia del ‟Teatro Totem” di Palermo diretta da Maria Teresa De Sanctis. Nella stessa occasione fu pubblicato a cura dell’Amministrazione comunale un volume di memorie di Carmelo Prudenza (Bolognetta 1917-2002) che raccontava la sua esperienza di soldato semplice e di prigioniero prima e durante la seconda guerra mondiale [11]. Il contadino Prudenza, che aveva combattuto in Libia come fante ed era stato catturato dagli inglesi a Tobruch nel gennaio 1941, subì cinque anni di prigionia, con tappe ad Eluan (Egitto), a Zonderwater (Sudafrica) e infine in un paesino della Scozia. Ritornò a casa soltanto il 3 giugno 1946, senza poter, quindi, esprimere il suo voto nel referendum istituzionale.

 Gruppo di attori dello spettacolo All'ebbica, 2015 (ph. Curella)

Gruppo di attori dello spettacolo All’ebbica, 2015 (ph. Curella)

Il teatro e le memorie  

Altre tappe di un collettivo ‟ritorno al passato”, quelle dell’anno 2000, in cui Bolognetta ha ricordato i 400 anni dalla fondazione, avvenuta nel 1600. Per esaminare il fenomeno complessivo che a livello regionale aveva portato tra il secolo sedicesimo ed il diciottesimo alla nascita di diverse decine di ‟città nuove” come Bolognetta, fu organizzato un convegno di studi storici intitolato ‟Congregar gente. Santa Maria dell’Ogliastro e le città di nuova fondazione nella Sicilia moderna”. In esso intervennero, di fronte ad un folto pubblico, numerosi studiosi della colonizzazione interna promossa dall’aristocrazia siciliana per motivi sociali, politici ed economici. Due anni dopo furono pubblicati e presentati al pubblico gli atti della giornata di studi, con gli interventi di Ferdinando Maurici, Domenico Ligresti, Giovanni Cardamone, Antonino Monreale, Bruno De Marco Spata, Diego Ciccarelli, Giuseppe Di Miceli, Giuseppe Oddo, Antonino Scarpulla e Arturo Anzelmo [12].

Inoltre furono organizzate due mostre: una fotografica dal titolo ‟Il segno e la memoria” curata dal Centro Iniziative Culturali, con immagini d’epoca messe a disposizione dagli stessi abitanti del paese; una seconda con riproduzioni di documenti presenti presso l’Archivio storico di Palermo, quello del Comune di Bolognetta e quello della Parrocchia, riguardanti la fondazione ed i ‟riveli delle anime e dei beni” (una sorta di dichiarazione dei redditi richiesta dalla corona spagnola tra il Cinquecento e il Settecento), atti notarili di donazione e di accordi matrimoniali, certificazioni anagrafiche e atti del Consiglio comunale e della Giunta municipale. La partecipazione del pubblico a queste due iniziative, pure curate e rigorose dal punto di vista scientifico e metodologico, è stata abbastanza limitata.

La ricorrenza centenaria fu occasione per la rappresentazione di un’opera teatrale appositamente scritta, intitolata All‘ebbica (All’epoca), in cui il regista Enzo Toto e il sottoscritto hanno rievocato in sei quadri e una ventina di scene le tappe salienti della storia comunale, utilizzando riferimenti a opere di Leonardo Sciascia, Francesco Lanza, Ignazio Buttitta, Vincenzo Consolo, oltre che alla memoria collettiva e alle ricostruzioni storiografiche. Elementi caratterizzanti dello spettacolo, il protagonismo di più di trenta cittadine e cittadini di ogni età (dai bambini di tre anni a un anziano novantenne) che hanno scelto di impegnarsi nell’iniziativa, e il luogo della messa in scena, una masseria costruita nell’Ottocento, molto diverso dal palco posto nella piazza principale in genere utilizzato per musica e teatro. Dal punto di vista storico, l’opera aveva una specificità: quella di svilupparsi con quadri in ordine retrogrado, per cui la prima scena si svolge ai nostri giorni e l’ultima mostra in modo allegorico il giorno della fondazione del paese, nel lontano 1600. In passato (1989) l’Assessorato istruzione e cultura del Comune aveva pubblicato e donato alla cittadinanza un volume [13] in cui era contentuto un lavoro di ricerca compiuto dal regista Accursio Di Leo, propedeutico a una messa in scena teatrale, intitolato Olaster, graffito siciliano. Testo per uno spettacolo itinerante ma poi non c’erano stati sviluppi concreti. L’atto unico All’ebbica fu rappresentato ancora quindici anni dopo, con adattamenti e modifiche: sia nel caso dell’anno 2000, sia nel 2015 con la presenza attenta di diverse centinaia di persone.

Un altro centenario si celebrava nel 2002: questa volta erano gli emigrati oriundi da Bolognetta residenti nello Stato del New Jersey e in quello di New York a ricordare la fondazione della loro società di mutuo soccorso, inizialmente denominata ‟Society of Mutual Benevolence of Bolognetta” avvenuta con atto notarile a Manhattan nel 1902 per opera di cinque contadini che avevano attraversato l’oceano ed erano andati, come altre centinaia di compaesani, a cercare lavoro e dignità a ottomila chilometri di distanza. Per tale ricorrenza, una delegazione di amministratori comunali e cittadini venne accolta festosamente negli Stati Uniti, dove si tenne uno speciale ‟dinner dance” in ricordo dei cento anni di vita del sodalizio derivato dalla comunità locale. La collaborazione tra ‟St. Anthony Society” di Garfield ed il Centro iniziative culturali di Bolognetta portò alla stampa di un volumetto [14] in cui si ripercorrevano le tappe delle varie ‟spartenze” che avevano interessato la Sicilia e Bolognetta in particolare.

visita di Santo Lo Cascio, presidente della St. Anthony society of Garfield ad una classe della Scuola media statale di Bolognetta (1995)

Visita di Santo Lo Cascio, presidente della St. Anthony Society of Garfield, ad una classe della Scuola media statale di Bolognetta (1995)

Nel 2014 viene ricordato con una targa in piazza e un convegno di studi un avvenimento di fondamentale importanza nella vicenda storica della comunità: la rivolta anti-sabauda del settembre 1866, nota come ‟settimana di anarchia e di repubblica” oppure come ‟rivolta del sette e mezzo”, per via della sua durata. In quel momento storico, il malcontento suscitato dall’imposizione della leva militare obbligatoria prima sconosciuta, dalla politica repressiva attuata tra il 1862 e il 1865 dai generali Govone e Medici su impulso dei governi della Destra storica, dalla soppressione delle corporazioni religiose che davano da vivere a migliaia di sottoproletari, provocò una violenta insurrezione della popolazione di Palermo e dei paesi del suo circondario. L’iniziativa fu dei mazziniani e democratici seguaci del generale Corrao (assassinato nel 1863) e di Giovanni Badia, ma anche esponenti del legittimismo borbonico vi svolsero un ruolo non secondario [15]. A Santa Maria dell’Ogliastro (Bolognetta) caddero otto carabinieri e un civile, con serie conseguenze nella storia successiva. Tra tali conseguenze, con molta probabilità, la decisione dell’ottobre 1882 di cambiare il nome al paese, che, per decreto reale, assunse il toponimo attuale [16].

Tra il 2013 e il 2015 per iniziativa dell’Associazione culturale intercomunale ‟Nuova Busambra”, si è sviluppato il progetto di ricerca denominato ‟Tra storia & memoria”, che, grazie a modeste borse di studio finanziate da ditte locali, ha visto cinque ricercatori, in gran parte giovani, mettere a fuoco alcuni momenti e aspetti della storia del paese: Roberta Melluso ha indagato le ‟liste degli eleggibili” in età borbonica, Aldo Sparti motivi e tappe del mutamento della denominazione del paese, Giovanna Piazza gli elenchi dei nativi di Bolognetta presenti nei registri dell’isola newyorkese di Ellis Island emigrati dal 1892 al 1924; Giuseppe Spallino ha messo sotto osservazione le vicende relative alla repressione anti-mafia del ‟prefetto di ferro” Cesare Mori e all’affermazione del regime fascista, mentre Roberto Foderà ha elaborato i dati ISTAT relativi ai censimenti di popolazione nel quarantemnnio 1971-2011 a proposito di istruzione, livelli occupazionali, movimenti naturali e flussi migratori nel microcosmo locale. Queste ricerche hanno avuto come esito ‟la restituzione” dei risultati alla popolazione sotto due forme: una mostra con venti pannelli illustrati sulle vicende di Santa Maria dell’Ogliastro-Bolognetta dal 1600 al 1950, inaugurata nella primavera 2014, destinata a diventare permanente in un edificio confiscato alla mafia, e un volume con i saggi che presentano gli esiti delle ricerche effettuate [17]. Il libro è stato presentato sia a Palermo, sia in paese all’interno del progetto ‟Centro Culturale Monachelli” sviluppatosi tra gennaio e ottobre 2016.

Nel novembre di quest’ultimo anno si è svolta l’iniziativa denominata ‟Le giornate della storia” che comprendono la inaugurazione della mostra ‟Tra storia & memoria” divenuta permanente dopo la donazione della stessa all’Amministrazione comunale da parte dell’associazione che l’aveva realizzata, e un convegno di studi storici intitolato ‟L’ultimo Risorgimento. A 150 anni dalla rivolta del Sette e mezzo”, in collaborazione con l’Istituto Gramsci Siciliano, il comitato di Palermo dell’Istituto per la storia del Risorgimento, la rivista Studi storici siciliani, il Centro culturale Monachelli, l’Università popolare di Bolognetta e altre associazioni culturali. 

FOTO5Conclusioni provvisorie  

Difficile valutare quanto le varie attività sviluppate da diverse fonti nel periodo 1982-2016 abbiano inciso sul modo di rapportarsi al passato e di considerare la storia da parte dei diversi strati della popolazione. Finora non è stata tentata una tale verifica, per la quale occorrerebbe certamente trovare e mettere in campo gli strumenti adatti. Dalle osservazioni fatte nel corso del tempo, emerge la costatazione che una partecipazione elevata da parte dei cittadini di ogni età e genere, con prevalenza della fascia che va dai 30 ai 65 anni, si è registrata quando la rievocazione storica è stata inserita all’interno di una cornice celebrativa più vasta, rendendola molto simile ad una sagra o ai tradizionali festeggiamenti per il santo patrono. In tali casi parecchie centinaia, a volte migliaia di persone, anche provenienti dai centri viciniori, hanno fatto ala ai cortei, presenziato alle celebrazioni, preso parte con entusiasmo alle collaterali degustazioni di prodotti tipici. Al contrario, sono state generalmente fatte oggetto di limitate attenzioni e quindi poco visitate, le esposizioni di documenti archivistici e, in parte, di quelle fotografiche. La partecipazione ai momenti di riflessione come i convegni e gli incontri con esperti, benchè non trascurabile, ha fatto registrare in alcuni casi la preponderanza numerica di studiosi e curiosi provenienti dalla grande città o da comuni limitrofi piuttosto che dalla stessa comunità oggetto di studio.

È stata riscontrata una grande disponibilità nei casi in cui si è chiesto agli abitanti di impegnarsi in prima persona a svolgere una attività sin dal momento iniziale, per esempio la raccolta, quasi casa per casa, di foto d’epoca e di strumenti di lavoro contadino o artigianale oppure la partecipazione diretta a un laboratorio teatrale guidato da un regista professionista che prevedeva uno spettacolo pubblico come esito finale. In casi del genere si è sviluppato pienamente il protagonismo del ‟cittadino comune” fosse esso giovane o pensionato, maschio o femmina.

Nel complesso, però, il fatto che in un centro abitato della Sicilia interna di modeste dimensioni e con scarse tradizioni di ricerca storica si sia potuta organizzare una così variegata gamma di proposte riguardanti il passato e si sia pervenuto alla stampa di tante pubblicazioni di valore diversificato, evidenzia, almeno per una significativa minoranza, la presenza di un ‟bisogno di storia”, di una domanda di conoscenza del passato ritenuta utile o perlomento interessante non solo per la vita collettiva ma anche per l’arricchimento culturale personale.

Dialoghi Mediterranei, n.24, marzo 2017 
Note 
[1] Cfr. l’ampio e documentato saggio di Roberto Foderà, ‟Ritratto di una comunità. Bolognetta negli ultimi quaranta anni”, in AA.VV. Entroterra. Bolognetta, un paese siciliano tra passato e presente, ISSPE, Palermo 2016.
[2] Cfr. il mio “Da Santa Maria di Ogliastro a Bolognetta” in Camicia Rossa, anno XXXIII n. 1-2, gennaio maggio 2013: 20.
[3] Pro loco (a cura di), Da S. Maria dell’Ogliastro a Bolognetta, Edizioni Thule, Palermo 1982: 5.
[4] Ibidem.
[5] Ivi: 76.
[6] Pro-loco (a cura di), Conoscere e conservare Bolognetta (senza indicazione dell’editore), Palermo 1985: 84.
[7] Cfr. il mio Bolognetta, tra passato e presente, in “Segno mensile” n. 7-9, Anno IX, luglio-settembre 1983, Palermo: 66. Così anche Antonino Buttitta, Memoria, terra bruciata , in “L’Ora” di Palermo, 8 agosto 1983.
[8] Bolognetta, tra passato e presente, in “Segno mensile”n. 7-9, Anno IX, luglio-settembre 1983, Palermo: 66. Cfr. Antonino Cusumano, Mestieri e lavoro contadino nella valle del Belice, Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari, Palermo 1970.
[9] Per Francesco Carbone (Tripoli 1932- Palermo 1999) si veda il suo Godranopoli tra presenza e latenza, Centro studi “Nicola Barbato”, Partinico 1990; F. Carbone, Godranopoli, s.e., Palermo 1994; AA.VV. Per Francesco Carbone contro la frammentazione dei saperi, Nuova Busambra, Palermo 2014.
[10] Tommaso Bordonaro, La spartenza, prefazione di Natalia Ginzburg, Torino, Einaudi, 1991; seconda edizione a cura di Santo Lombino, prefazione di Goffredo Fofi, Palermo, Navarra, 2013. Un’ampia rassegna della critica in AA.VV. Lasciare una traccia, Adarte Editori, Palermo, 2009. Cfr. anche i saggi di Rita Fresu, Ugo Vignuzzi, Giovanni Ruffino, Santo Lombino in AA.VV. Raccontare la vita, raccontare le migrazioni, Palermo, Adarte Edizioni, 2011. Per la vicenda editoriale del libro, si veda Emilio Franzina, Vite spartite, vite cantate: l’emigrazione italiana e le sue canzoni tra ‘800 e ‘900 nelle autobiografie e nei diari dei protagonisti, in “Storia e problemi contemporanei”, n. 38, a. XVIII, gennaio-aprile 2005, Clueb, Bologna.
[11] Carmelo Prudenza, Vivere per non morire. Vita militare, guerra e progionia di un soldato italiano (1939-1946), Comune di Bolognetta-Centro Iniziative Culturali, 1991. Si veda sul libro l’interessante recensione di Giovanna Fiume in “Segno mensile”, anno VIII n. 131, gennaio1992: 143-4.
[12] AA. VV. Congregar gente. Santa Maria dell’Ogliastro e le città di nuova fondazione nella Sicilia moderna. Comune di Bolognetta, 2002. Sullo stesso tema un’ampia bibliografia in Maria Giuffrè (a cura di), Città nuove di Sicilia XV-XIX secolo, vol. I, Palermo, Vittorietti Editore,1979.
[13] Comune di Bolognetta, Rivisitazione storica di Bolognetta (Oleaster), Bolognetta 1989.
[14] Santo Lombino, Cercare un altro mondo. I cento anni della Società S. Antonio di Garfield e l’emigrazione bolognettese, Bolognetta, Centro iniziative culturali, 2002.
[15] Tra i testi più recenti che trattano della ‟settimana di repubblica e anarchia” del settembre 1866, Rino Messina, La repressione postuma. Palermo 1855: una rivolta breve e il suo epilogo giudiziario, Istituto Poligrafico Europeo, Palermo 2016; Giuseppe Oddo, Il miraggio della terra nella Sicilia post-risorgimentale (1861-1894), Istituto Poligrafico Europeo, Palermo 2014: 113-130; Francesco Benigno, La mala setta, Einaudi, Torino, 2015: 198-223; Francesco Renda, Storia della Sicilia dalle origini ai nostri giorni, Sellerio, Palermo, 2003: 985-993. Cfr. anche il mio, Un paese al crocevia. Storia di Bolognetta, Istituto Poligrafico Europeo, Palermo, 2016: 77-86.
[16] Cfr. Francesco Viviano, Annetta e il generale, Flaccovio Editore, Palermo 2005.
[17] AA.VV., Entroterra…, op. cit.

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Santo Lombino, ha lavorato come ferroviere in Calabria e si è quindi laureato in Filosofia presso l’Università degli studi di Palermo. Ha insegnato prima materie letterarie e poi storia e filosofia nei licei statali in Lombardia e in Sicilia (1984-2012). Ha pubblicato I tempi del luogo (1986), Cercare un altro mondo (2002), Cinque generazioni (2007), Una lunga passione civile (2003), Il grano, l’ulivo e l’ogliastro (2015), Un paese al crocevia. Storia di Bolognetta (2016). Ha organizzato mostre e convegni di studi e collaborato a quotidiani, riviste, siti internet, emittenti radiofoniche. È stato cofondatore della rivista e dell’associazione “Nuova Busambra” e si occupa di scritture autobiografiche, storia dell’emigrazione, teatro e didattica della storia.

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