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La “stanza” come resilienza

locandinapg1di Rossana Salerno 

Introduzione 

Il film “Here” è un’opera cinematografica che svela, con profondità e delicatezza, il percorso delle relazioni sociali e la costruzione dell’identità individuale attraverso i secoli. La trama si sviluppa attorno al concetto di famiglia, di luogo, di casa, ma soprattutto tutto si evolve in un unico ambiente (la stanza padronale della casa) esplorandone l’evoluzione nel tempo e rivelando come ogni individuo, con le proprie esperienze e storie, sia intimamente connesso all’altro attraverso una rete di legami sociali. Il film diventa così una riflessione sulle forze che plasmano l’essere umano, sulle strutture sociali, sull’influenza della tecnologia e sul modo in cui tutto ciò influisce sulla nostra percezione di noi stessi e delle nostre relazioni.

Sotto la regia di Robert Zemeckis, noto per il suo stile innovativo e per l’uso magistrale della tecnologia al servizio della narrazione visiva, “Here” non è solo un viaggio attraverso il tempo, ma un’analisi emotiva e intima delle connessioni umane. Le scelte cinematografiche del regista sono impeccabili, con inquadrature che enfatizzano la profondità delle emozioni dei personaggi, creando una fusione tra passato e presente, tra realtà e riflesso interiore. La macchina da presa si muove con una fluidità e una precisione che ci fanno sentire partecipi della storia, permettendoci di avvicinarci ai momenti più significativi delle vite dei protagonisti.

L’uso di inquadrature strette e intime ci immerge nelle emozioni dei personaggi, facendo sì che lo spettatore non si limiti a osservare, ma si senta coinvolto nel loro vissuto. Lo stile visivo di Zemeckis, è ricco di dettagli, rispecchia perfettamente la complessità delle relazioni umane e delle trasformazioni sociali, mostrando la società in continuo cambiamento e le infinite sfumature che ne derivano. Con una sensibilità rara, il film ci invita a riflettere sul legame tra identità individuale e collettiva, rendendo ogni singolo momento una riflessione sull’essenza della condizione umana. 

here_3La “stanza” come resilienza 

La stanza, nel film “Here”, diventa un simbolo profondo e polivalente: essa non è solo uno spazio fisico, ma un microcosmo che racchiude la storia, la memoria e la vita stessa. Questo luogo si fa testimone dei legami familiari, un punto d’incontro dove ogni membro si riunisce per condividere pensieri, emozioni e esperienze. La stanza è, infatti, il rifugio sicuro, il luogo di coesione e sostegno, un angolo di protezione in cui, nei momenti di difficoltà, la famiglia trova il conforto e la forza per affrontare le sfide della vita. In essa, l’unità familiare si esprime nella sua forma più pura, come una sorta di fortino emotivo che resiste al passare del tempo.

La scena che ritrae la famiglia riunita in una stanza, circondata da fotografie e oggetti che raccontano il passato, diventa emblematica di come le inquadrature possano intrecciarsi con le emozioni, creando un’atmosfera densa di significato. La stanza, in questo contesto, non è solo un elemento scenico, ma una vera e propria protagonista della narrazione. Viene usata in modo simbolico e creativo per rappresentare l’evoluzione della famiglia, il suo percorso nel tempo, le sue trasformazioni e le sfide che ha affrontato. 

Ogni epoca, dalla prima metà del XX secolo fino ai giorni nostri, è rappresentata con cura attraverso gli oggetti e i mobili che arredano la stanza, ciascuno portatore di un’identità culturale e stilistica del suo tempo. La stanza diventa così uno specchio della storia, un riflesso tangibile degli eventi che segnano la società e i suoi cambiamenti. Essa non solo custodisce il passato, ma lo vive e lo sperimenta, diventando testimone del flusso del tempo.

La stanza, pur fungendo da memoria visiva della famiglia, si fa anche un luogo di apprendimento e crescita. È uno spazio in cui i membri della famiglia, attraverso il confronto con i ricordi e gli oggetti che la popolano, imparano a comprendere le proprie radici, a preservare il passato e, al contempo, a proiettarsi nel futuro. Ogni fotografia, ogni cimelio, ogni dettaglio racconta non solo di un’epoca, ma delle storie personali che l’hanno attraversata, mantenendo viva la connessione tra generazioni.

In questo spazio domestico, la vita si manifesta nella sua interezza: luogo di gioie e dolori, successi e fallimenti, amori e perdite. La stanza diventa così un microcosmo della condizione umana, un riflesso della sua complessità e della sua diversità. È il cuore pulsante della famiglia, che rappresenta non solo il suo passato, ma anche la sua continua evoluzione. Nel suo silenzioso rifugio, si intrecciano le storie individuali che insieme compongono la grande storia della vita, con tutte le sue sfumature, difficoltà e bellezze. 

da Here di Zeli

da Here di Zemekis

La simbologia della famiglia nel tempo 

La famiglia è un’istituzione sociale fondamentale, un nucleo che, nel corso della storia, ha saputo adattarsi alle sfide e ai cambiamenti della società. Nel film, essa è rappresentata come un sistema dinamico, dove i ruoli sono distinti ma complementari, un tema che riecheggia le teorie di Talcott Parsons, secondo cui la famiglia è un’entità sociale che si struttura sulla differenziazione dei ruoli e sulla cooperazione tra i suoi membri (Parsons, 1955). Questa visione si riflette nel modo in cui i protagonisti si confrontano con le difficoltà del contesto storico, come la guerra e la depressione, adattando i propri ruoli alle circostanze.

Nel film, la madre (interpretata da Robin Wright) incarna il ruolo di figura materna, di sostegno e cura, mentre il padre (Tom Hanks) rappresenta l’autorità e la guida morale della famiglia. Tuttavia, la famiglia non è solo il luogo dell’armonia, ma anche del conflitto, dei contrasti e delle tensioni. La figlia, interpretata da Kelly Reilly, emerge come simbolo di ribellione e desiderio di indipendenza, riflettendo come le relazioni familiari possano essere influenzate dalle differenze generazionali e dalle pressioni sociali. Il film, dunque, ci mostra la complessità delle dinamiche familiari e la capacità di ciascun membro di adattarsi, ma anche di sfidare, le aspettative imposte dal contesto sociale.

Un altro tema cardine del film è la solidarietà sociale, che risuona fortemente con la teoria di Émile Durkheim sulla coesione della società, vista come un sistema di relazioni sociali fondate sulla solidarietà e sulla cooperazione (Durkheim, 1893). Nel film, questa solidarietà si concretizza nelle azioni reciproche di supporto e aiuto che i personaggi si offrono durante le difficoltà più gravi, come la guerra e la depressione. La famiglia diventa un esempio di resistenza collettiva, dove l’unione tra i membri è fondamentale per affrontare le difficoltà e per preservare l’identità personale. La solidarietà non si limita ai legami familiari, ma si estende anche alla comunità, rappresentando il valore della cooperazione al di fuori dei confini della casa.

La struttura sociale del film si intreccia poi con le dinamiche di classe ed etnia, mostrando come le differenze sociali influenzano le relazioni e la costruzione dell’identità. La famiglia è ritratta come parte integrante di un contesto più ampio, in cui le istituzioni e le norme, le gerarchie e i codici sociali plasmano le interazioni tra le persone. Le relazioni interetniche e interculturali sono trattate con delicatezza, mettendo in luce le sfide sociali legate alle diversità e alle disuguaglianze, e il modo in cui queste dimensioni influiscono sulle esperienze individuali e familiari.

Un aspetto particolarmente interessante del film è l’esplorazione dell’impatto della tecnologia sulle relazioni sociali e sull’identità individuale. Questo tema richiama le teorie di Manuel Castells sulla “società in rete”, secondo cui la tecnologia ha dato vita a una nuova forma di connessione sociale, fondata sulla comunicazione e sulla rete globale (Castells, 1996). Nel film, la tecnologia è rappresentata attraverso l’evoluzione degli elettrodomestici, come il televisore, il ferro da stiro degli anni ‘50, fino ai moderni telefoni cellulari e computer. Questi strumenti non sono solo oggetti funzionali, ma diventano simboli di come la tecnologia modifichi il modo in cui le persone comunicano, interagiscono e si relazionano.

In questo contesto, la famiglia non è solo il luogo di intimità, ma anche un’entità che si adatta alle nuove tecnologie e alle forme emergenti di comunicazione. La tecnologia, infatti, agisce come un potente mezzo di connessione, ma anche di separazione, influenzando non solo le relazioni interne alla famiglia, ma anche il modo in cui i membri si relazionano con la società nel suo insieme. Il film, dunque, ragiona sulla continua interazione tra il progresso tecnologico e la costruzione dell’identità individuale e sociale, mostrando sia i benefici che le sfide di questa evoluzione. 

da Here di Zemekis

da Here di Zemekis

Conclusione 

Il film “Here” si conclude con un contributo di riflessione profonda sulla natura delle relazioni sociali e sul processo di costruzione dell’identità individuale. La famiglia, che ha rappresentato il cuore pulsante della narrazione, si è evoluta nel tempo, adattandosi alle sfide storiche della tragedia delle guerre, della depressione economica e delle radicali trasformazioni tecnologiche. Questo sviluppo ci invita a capire come le difficoltà e i cambiamenti possano, paradossalmente, rafforzare i legami e la coesione all’interno della famiglia, nonostante i conflitti e le tensioni che inevitabilmente la caratterizzano. 

La scena finale del film ci offre una visione simbolica di tale evoluzione: la famiglia si riunisce in una stanza, circondata da fotografie e ricordi del passato. La macchina da presa si allontana lentamente, ampliando il campo visivo e mostrando come quella stessa famiglia sia inserita in un contesto più ampio di relazioni sociali, che trascendono i confini domestici e si estendono alla comunità e alla società in generale. La conclusione suggerisce che le relazioni sociali non solo definiscono, ma sono la chiave stessa per comprendere la costruzione dell’identità individuale.

Pur essendo un luogo di conflitto e difficoltà, lo spazio privilegiato che ci insegna la grammatica della convivenza e ci aiuta a stare nel mondo, la famiglia si manifesta come uno indispensabile spazio di affettività, di solidarietà e di appartenenza, dove i legami familiari si consolidano attraverso l’interazione e il sostegno reciproco. Questo concetto di solidarietà è amplificato dalla tecnologia, che nel film è presentata come uno strumento potente per favorire la comunicazione e le relazioni, pur con le sue ambivalenze, difficoltà e sfide. 

Dialoghi Mediterranei, n. 73, maggio 2025

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Rossana Salerno, ha studiato presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli studi di Trento, si laurea in Sociologia Territorio ed Ambiente nel settembre 2008. Prosegue i suoi studi con il Master I in Comunicazione, Educazione ed Interpretazione Ambientale presso il Dipartimento Ethos e Dismot dell’Università degli studi di Palermo. Nel 2010 vince il Dottorato di Ricerca in Sociologia, seguita dal prof. Salvatore Abbruzzese nello svolgimento delle attività di ricerca, presso la Libera Università “Kore” degli studi di Enna. Nel 2013 diviene membro di diverse associazioni accademiche nazionali ed internazionali e nel 2014 consegue il Dottorato di Ricerca in Sociologia dell’Innovazione e dello Sviluppo. Nel 2016 si specializza con il master universitario internazionale di II livello in Sociologia – teoria, metodologia e ricerca – interuniversitario Roma tre, La Sapienza di Roma e Tor Vergata sotto la tutela direttiva del prof. Roberto Cipriani. Nel 2017 è impegnata come “Researcher” in Francia in partenariato con A.R.S – Università di Lille2 (France) e Università Kore degli studi di Enna. Ad oggi è autrice di testi ed articoli sulla Sociologia della Religione, del Territorio e dell’Ambiente. Nel 2023 riceve da parte della Scuola di Medicina e Chirurgia di Palermo con sede presso il Policlinico Universitario “Paolo Giaccone” un incarico a contratto di docenza in Sociologia dei processi culturali e comunicativi in ambito lavorativo.

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