La giovane ragazza Etty Hillesium in bicicletta per le vie di Amsterdam, percorreva la strada per andare allo studio di J. Spier. La sera si faceva sempre più tardi, eppure quell’incontro, il loro primo incontro, aveva suscitato in lei emozioni contrastanti. Accade questo quando si incontrano Anime affini, personalità particolari in situazioni storiche uniche. Sullo sfondo di Amsterdam, c’era la sofferenza, il dolore e la repressione degli ebrei, marchiati con la stella gialla. Angoscia, perdita della libertà, soprusi e vagoni umani verso campi di concentramento. Ma sui cumuli di dolore, ai crocicchi delle strade, inaspettatamente, era nato il fiore dell’Amore tra loro due: una giovane donna, scrittrice, affetta da ‘costipazione spirituale’ e lui, lo psicochirologo junghiano, una personalità magica e affascinante, lettore della Bibbia che leggeva con gli occhi della visione psichica:
«È stato lui ad aiutare Etty, che gli si era rivolta per alcuni disturbi psicosomatici e in particolare per una forma di depressione. L’aiutò e la spinse a scrivere un diario. ‘Dotata filosoficamente e intuitivamente’ era stata la sua prima diagnosi. Spier sa scioglierle quella che lei chiama “costipazione spirituale” e inizia tra loro un rapporto intricato e complesso» (Neri)
L’amore nasceva laddove non poteva e doveva accadere, in uno studio analitico, dove la conoscenza apre l’Anima in cerca del senso della vita per sentieri dove prevale il non senso. Fu così che in quelle sere, le parole dei sogni toccavano la profondità dei loro incontri nella cornice della letteratura, scrittura, spiritualità e degli amori della vita. Etty coraggiosa, amante della ricerca oltre il visibile, trovò in quell’incontro con Spier uno spazio per fare respirare la sua giovane Anima, ma interiormente già precocemente saggia e sapiente a cogliere l’amore individuale, viverlo, per poi aprirsi all’amore per l’umanità supportando il dolore degli ultimi, dei più deboli, fragili. Fu questo fu un passaggio cruciale, dove l’Amore tra loro due, si colloca nella cornice della follia del mondo e della morte, ma conserva la sua forza vitale di continuare a pensare l’impensabile, quando invece il pensiero umano veniva abortito dalla violenza di un popolo contro un altro popolo, lo sterminio, il genocidio degli ebrei:
«Ma passo dopo passo, come dimostrano i diari, i suoi intensi sentimenti per lui si trasformano in gratitudine e nella convinzione, più volte espressa, che la vita è bella e piena di significato malgrado ci sia la minaccia dello sterminio ebraico. In altre parole, l’amore di Etty per lo psicochirologo si trasforma in un amore profondo e totalizzante nei confronti del genere umano» (Nagel)
Questa storia, un diamante da tanti angoli colorati, tra le tante cose, mette in evidenza la forza trainante della relazione duale umana, in una fase in cui il male archetipico, l’Ombra collettiva, prendeva il predominio. E questa relazione, con gli occhi della psiche, può essere vista come un crogiuolo alchemico, in cui avere tanto amore dentro può permettere, in maniera paradossale, di sopportare l’odio e il male. Qui l’amore, pur partendo da una base erotica, passionale ed istintuale, lentamente approda sulla riva della spiritualità, della fede e del rapporto con Dio. Ma il rapporto con Dio, per questa coppia, muove sempre da una riflessione sull’uomo e sulla donna, sulla presenza dell’amore e sugli interrogativi personali ed archetipici che toccano in un modo o nell’altro la vita di ognuno di noi.
L’analisi, spazio sacro individuale e rituale, diventa allora, salvaguardando le regole del setting, una possibilità esistenziale per sfuggire alle catene della necessità per avviarsi, Deo concedente, alla realizzazione del proprio processo di individuazione, ovvero sviluppare la propria natura:
«L’intenzione spirituale-terapeutica di Spier era forse quella di indurre la Hillesum a rivolgersi alla propria interiorità, a mantenere la serenità e la concordia con se stessa, a connettersi con il divino e a resistere al caos. La ragazza si riprese e, due giorni dopo, scrisse in tedesco a Spier: ‘Ho ritrovato il contatto con me stessa, con la parte migliore e più profonda del mio essere, quella che io chiamo Dio, e quindi anche con te’» (Nagel)
Infatti, ogni processo di individuazione richiede anche la possibilità di toccare la sfera del numinoso dentro e fuori di sé, amando il proprio spazio interiore che è lo spazio dove per Etty abitava Dio. Questa è stata una storia d’Anima unita alla conoscenza per Eros, il cui telos è l’esperienza di vita per comprendere e vivere bene l’Anima ricevuta in dono da Dio, l’imago dei, per riunire e ricongiungere la frattura originaria lungo l’asse Io-Anima-Sé. Questo è il tema profondo dell’Anima che simbolicamente cerca il nutrimento di una conoscenza fatta di Amore per l’individuo e per l’umanità. Una donna Etty, da un cuore grande da proiettarsi nel dolore dell’umanità con la fede e la speranza in Dio, quel Dio così misterioso e per lei, in certi momenti, da aiutare e sostenere. È interessante da questo punto di vista come l’incontro col maestro Spier, abbia permesso a Etty di non rimanere unicamente prigioniera del polo personale e individuale, ma di coltivare anche l’umano e il divino presente in lei.
L’idea del divino lo possiamo vedere, dal punto di vista junghiano, come la coltivazione da parte dell’Io, attraverso l’esperienza dell’Anima, dell’archetipo del Sé, la totalità degli opposti, come scrive Spier ad Etty:
«Non impegnarti esclusivamente sullo sviluppo limitato dell’essere solo femminile e di genere, ma concentrati sull’umano e sul divino che sono in te (…) le donne che si concentrano esclusivamente sui figli, sulla casa e sul marito saranno disilluse più avanti nella vita perché non hanno lavorato sul proprio sviluppo in quanto esseri umani» (Nagel).
In questo senso, l’Io si mette al servizio del Sé, lo nutre e si lascia nutrire in una sorta di reciproco arricchimento. Il rapporto con l’Anima nella loro relazione, prima di amore e poi spirituale, serpeggia con costanza amorevole e compassione lungo lo svolgimento dei loro incontri. La maestria di Spier, derivante dalla sua personalità, dai suoi studi e dal suo modo di vivere, ben si adattava al giardino fiorito della personalità di Etty:
«In te c’erano tutto il male e tutto il bene che possono esserci in un uomo. I demoni, le passioni, la bontà e l’amore per gli uomini, tutto era in te, che sapevi tanto capire, che sapevi cercare e trovare Dio. Hai cercato Dio dappertutto, in ogni cuore umano che ti si è aperto – quanti ce ne sono stati –, e dappertutto hai trovato un pezzetto di lui. Non hai mai rinunciato a questo, potevi essere così impaziente nelle cose piccole, ma in quelle grandi eri così paziente, così infinitamente paziente» (Etty Hillesum)
La giovane scrittrice diede spazio alle sue qualità personali che rientravano nella sua acuta consapevolezza di accettare le zone d’ombra come parte preziosa del suo modo esistenziale di vivere. Il suo stile di vita partiva dalla conoscenza della propria interiorità, l’equazione personale, come condizione fondamentale per approcciarsi al mondo dell’Altro, ritirando le proprie proiezioni, il tutto accompagnato dal sentimento della compassione:
«Il marciume che c’è negli altri c’è anche in noi, continuavo a predicare; e non vedo nessun’altra soluzione, veramente non ne vedo nessun’altra, che quella di raccoglierci in noi stessi e di strappare via il nostro marciume. Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi. È l’unica lezione di questa guerra: dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove» (Etty Hillesum).
La relazione duale, vera pietra miliare di ogni processo di trasformazione, aveva agito secondo la visione di vasi comunicanti influenzando e arricchendo la personalità di entrambi, in una sorta di rispetto reciproco lungo l’asse del processo di individuazione. L’individuazione, nella storia di Etty, diventava, pertanto, un seguire la propria natura che aveva ricevuto dal Sé (Dio per Etty), una natura che come una barca aveva trovato nell’esperienza di vita di Spier, un porto sicuro, ma pur sempre un porto temporale:
«Il grande desiderio aveva trovato per un attimo il suo porto, ha gettato un momento l’ancora da te e adesso ha ripreso la navigazione, una nave lenta, solenne non alla ricerca di un nuovo porto di ancoraggio. Non si deve essere alla ricerca, si entra già, talvolta, senza alcun bisogno di aiuto, in un porto temporale. E dimmi ancora una cosa: il navigare, in realtà, non conta più del porto»? (Etty Hillesum).
Infatti, il vero amore riconduce sempre l’individuo a sè stesso, lo riporta a sé con delicatezza e gratitudine per continuare ad esplorare con coraggio etico i fondali nascosti e preziosi della propria personalità, il mondo interiore. Questa capacità straordinaria di Etty, le permise di non rimanere prigioniera nelle dinamiche relazionali, ma di sviluppare e realizzare la libertà interiore, con la scelta tragica di non sfuggire al destino del popolo ebraico.
In questo possiamo cogliere il conflitto della donna che, se da una parte desiderava il legame con Spier, dall’altro intuiva bene, anzi sapeva bene che lui era per le connessioni e non per i legami:
«In ognuno vedeva qualcosa di diverso, come in un diamante. Se avessi accettato di fare quello che ti chiedeva, di essere solo quella piccola sfaccettatura, avresti potuto essere molto felice. Per questo motivo, il suo motto era: ‘Non devi essere legato a me, ma connesso con me’. La causa era che aveva ‘un’abbondanza da dare (per) più di uno’. Non appena qualcuno riteneva di essere “l’unico”, si rompeva il legame» (Neitzel Tideman, cit. in Nagel).
«La giovane ragazza ne era ben consapevole di questo aspetto ed afferma: “E poi vorrei che la sua attenzione e il suo amore fossero solo per me. (…) E ovviamente perdo il contatto con lui”» (Etty Hillesum).
Tutto ciò la portava a prendere consapevolezza che continuando su questa strada personale lo avrebbe perduto, vista la complessa personalità di Spier. Lungo l’asse di questo conflitto tra l’amore personale e quello archetipico, come un fiore si dischiuse il conflitto di Etty che la portò a proseguire lungo il suo processo di individuazione e ad abbracciare l’amore per l’umanità e per il suo popolo. In questo, senza trascurare la sofferenza di loro due e la tragedia di un popolo, l’incontro con Spier rappresentò umanamente e simbolicamente, una possibilità di costellare l’archetipico dell’Animus che la mise in contatto con la dimensione del Sé, ovvero di Dio, inteso come totalità degli opposti:
«Un grande lavoro egli ha fatto su di me; ha disseppellito Dio in me e gli ha dato vita ed ora devo continuare a scavare e a cercare Dio in tutti i cuori degli uomini che incontro, in qualsiasi angolo della terra» (Etty Hillesum).
E dall’altro, l’incontro con Etty per Spier rappresentò l’incontro Anima, con il mondo delle emozioni, dell’esperienza di vita con l’archetipo del Femminile nella sua vicinanza e totalità, ai confini tra l’Eros, il sentimento e lo spirituale:
«Etty gli piaceva perché diceva chiaramente cosa non gli andasse a genio. Gli piaceva perché aveva messo al centro della sua vita l’amore, un sentimento che viveva come slancio verso gli altri, come intuizione di fondo dell’esistenza. Aveva molte affinità con lei: la passione per la vita, la capacita di ascoltare gli altri, l’empatia per il dolore» (Lerro).
Dialoghi Mediterranei, n. 75, settembre 2025
Riferimenti bibliografici
E. Hillesum, Diario 1941/43, Adelphi, Milano, 1985
E. Hillesum, Lettere 1942/43, Adelphi, Milano, 1990
L. Lerro, Il contagio dell’Amore, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi), 2016
A. Nagel, Etty Hillesum e Julius Spier, Apeiron, Pantano, Roma, 2025
N. Neri, Un’estrema compassione, Borla, Roma, 2013.
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Ferdinando Testa, Psicologo analista, didatta del Centro italiano di psicologia analitica (CIPA), Istituto Meridionale e dell’International Associaton for Analytical Psichology (IAAP); è docente di Psicologia del sogno presso il Cipa meridionale. Ha svolto attività di cura, ricerca e formazione per molti anni nel lavoro dell’arte e della terapia, è autore di numerosi articoli e relazioni in ambito scientifico. E’ membro ordinario del Lai, Laboratorio Analitico Immaginativo per la Sandy play terapy a Roma e socio ordinario di 2° livello dell’ICSAT (Italian Committee for the Study of Autogenic Therapy and Autogenic Training). Ha curato e pubblicato 23 volumi in ambito psicologico e psicoanalitico; recenti volumi sono: I volti del libro rosso (Iod 2018); La clinica delle immagini Sogno e psicopatologia (Moretti e Vitali, 2019), Unione e separazione nelle storie d’amore (Magi, 2022), Dal campo analitico al campo archetipico (Liguori, 2023). È già stato docente di filosofia dell’immaginazione presso la scuola di Counseling filosofico di Roma. Studioso e promotore di seminari ed eventi sul Liber Novus di C.G. Jung. Vive e lavora a Catania.
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