di Cristina Caricato
Nagasaki, 9 agosto 2025 presso la Cattedrale di Urakami, chiesa cristiana e sede della cattedra episcopale. In questo luogo proprio nel giorno delle celebrazioni commemorative per gli ottant’anni della bomba atomica sulla città di Nagasaki (1945-2025), ricordiamo la presenza di Maria e di una scultura che ha lasciato una forte testimonianza.
Il racconto di Olimpia Niglio, professore dell’Università di Pavia e membro dell’Arcidiocesi di Lucca, esperta di storia del cristianesimo in Giappone, in una intervista di pochi giorni fa.
La Madonna di Nagasaki cosa rappresenta oggi per il Giappone? Che tipo di devozione si è creata intorno a suo volto ferito?
«È necessario fare una breve premessa. La storia del cattolicesimo nel Sol Levante ha proprio Nagasaki come principale riferimento. Certamente la prefettura di Nagasaki è quella con la più alta percentuale di cattolici (5,64%), seppur il numero è particolarmente esiguo in relazione a quello dei suoi abitanti. In Giappone con l’ultimo censimento del 2021 si contano circa 430mila cattolici pari allo 0.34% della popolazione nazionale. Intanto proprio in queste terre del sud dell’arcipelago giapponese furono accolti i primi missionari giunti dall’Occidente e molti di loro perseguitati morirono martiri. Siamo oggi esattamente a 440 anni dal primo incontro di giovani cristiani giapponesi con la Curia Romana (1585), a 135 anni dall’istituzione canonica della Diocesi di Nagasaki (1890-91), a 130 anni dalla posa della prima pietra della cattedrale di Santa Maria (1895) e a 100 anni dalla sua consacrazione (1925), a quei giorni la più grande cattedrale cattolica dell’Asia Orientale. Proprio intorno alla costruzione della cattedrale, grazie alla libertà religiosa confermata dalla Costituzione Meiji (1887), si erano rifugiate famiglie cristiane molte delle quali discendenti dai cristiani perseguitati e clandestini. Intanto la devozione a Maria, introdotta dai missionari, era continuata nonostante le persecuzioni e lo dimostrano le tante e diversificate rappresentazioni di Maria con bambino. Non è quindi un caso che la cattedrale di Nagasaki nel 1925 fu consacrata a Santa Maria e qui posta una bellissima scultura lignea rappresentante la Vergine. Di questa scultura oggi se ne conserva un frammento molto significativo: il volto con i segni evidenti della bomba e della sofferenza. Oggi la Madonna di Nagasaki (Hibaku no Maria) è molto più di una memoria storica: non c’è dubbio che per la città di Nagasaki ma per tutti i cristiani, e anche non cristiani del Giappone, rappresenta un importante memoriale alla tragedia del 1945 che aveva colpito prima Hiroshima e poi Nagasaki. La sua effige è simbolo della pace, del disarmo, è espressione della fede e della speranza difronte alle grandi devastazioni prodotte dall’umanità. Oggi più che mai la Madonna di Nagasaki è il simbolo della perseveranza e della resilienza ma è per tante donne il simbolo del dolore della madre che ha perso i propri figli davanti alla distruzione causata dalle guerre. I cattolici che giungono a Nagasaki hanno come meta la cattedrale di Urakami e qui si riuniscono nella cappella che custodisce il volto di Maria per pregare contro i crimini prodotti dalle guerre. È interessante entrare in Cattedrale nelle prime ore della mattina e ascoltare il canto delle preghiere dei fedeli che si rivolgono a Maria per allontanare le malvagità presenti nel mondo».
La ferita inferta dalla bomba sganciata 80 anni fa è guarita nella società giapponese e in particolare la comunità cattolica come fa memoria di quell’evento?
«I segni inferti dalla bomba atomica sia di Hiroshima che di Nagasaki, esplose esattamente 80 anni fa, nell’agosto del 1945, sono testimonianze indelebili all’interno di una società fortemente attraversata anche dai disastri naturali e con i quali la popolazione fa i conti quotidianamente. Ma non c’è dubbio che siamo davanti ad un popolo fortemente resiliente e determinato. Se camminiamo lungo le strade di Nagasaki il tema della bomba atomica trova riferimenti costanti nel luogo dello sgancio, proprio a pochi metri dalla prima Cattedrale di Santa Maria dove si trovano i pochi ruderi rimasti, ma ancora il museo della bomba, i segni indelebili nel cuore delle persone più anziane e dei sopravvissuti. È una ferita sempre aperta che ogni anno si rinnova attraverso le celebrazioni che il governo ricorda con eventi commemorativi nelle due città distrutte nel 1945. In particolare i cattolici, nell’ambito delle singole diocesi (in totale la Conferenza Episcopale Giapponese è rappresentata dai vescovi e vescovi ausiliari di 15 diocesi) rinnovano la memoria degli eventi calamitosi nell’ambito di celebrazioni eucaristiche dove però partecipano spesso anche cittadini non necessariamente cattolici. Tutto questo sta anche a significare il valore che questo ricordo genera nei cuori delle singole comunità.

Nagasaki. Parco della pace con i resti della cattedrale distrutta dalla bomba atomica. L’area corrisponde al punto in cui esplose in altura la bomba atomica (ph. Olimpia Niglio)
A Nagasaki, in particolare, è comune ricordare che proprio poco tempo dopo la distruzione della città e quindi della Cattedrale un padre trappista, Kaemon Noguchi, aveva ritrovato i resti del volto ferito della scultura lignea di Maria, poi trasferita presso il monastero di Hokkaido, al nord del Giappone dove è stato custodito fino a tutto il 1975, anno in cui ricorreva il trentennale della distruzione della città di Nagasaki e fu così riportato in città e conservato presso il Junshin Women’s College. Solo nel 1990 il volto sfregiato di Maria fu restituito alla Diocesi di Nagasaki. Questo evento è sempre rinnovato nei riti che si celebrano in Cattedrale ad Urakami il 9 agosto. In particolare nell’attuale Cattedrale ricostruita nel 1959, il 9 agosto del 2005 monsignor Joseph Mitsuaki Takami (1946), a quei giorni arcivescovo di Nagasaki, ha consacrato una cappella proprio per la devozione al volto di Maria e quindi qui custodita e esposta come immagine mariana. La cappella da quel giorno è luogo di preghiera per la pace universale».
In che modo il martirio dei cristiani di Nagasaki è continuato dopo le persecuzioni del periodo dell’isolamento?
«Nagasaki è ricordata non solo per la bomba atomica. I cattolici giapponesi ogni anno il 5 febbraio ricordano il grande martirio del 1597 in cui morirono tanti civili e missionari perseguitati, tra cui San Paolo Miki. Il Museo dei 26 Martiri a Nagasaki custodisce la memoria di questi sanguinosi eventi che hanno fortemente segnato la storia del cristianesimo in Giappone. Tuttavia, nonostante le atrocità delle persecuzioni, i cristiani hanno avuto la forza di continuare il loro cammino affrontando con coraggio e forte determinazione le difficoltà loro inferte ma senza mai perdere la fede e la speranza. Tuttavia nonostante la liberalizzazione religiosa avvenuta solo a partire dal 1887 non sono decadute le persecuzioni tanto che fino ai primi decenni del XX secolo ancora tanti cristiani hanno perso la vita per la fede. Certamente sono stati anni ancora molto duri ma, proprio a Nagasaki, non mancavano le conversioni come quella del medico radiologo Takashi Nagai, giovane studente in medicina. ateo e nato in una famiglia di samurai, convertitosi al cristianesimo nel 1931. E proprio Nagai aveva assunto come suo motto una frase tratta dal Vangelo di Matteo: Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto a quel giorno e a quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre (Mt 24,35-36).
Seppur oggi le testimonianze di conversione sono differenti, esse non mancano e la Chiesa cattolica di Nagasaki è particolarmente attiva e viva. Proprio con l’arcivescovo di Nagasaki Peter Nakamura e con l’arcivescovo emerito monsignor Joseph Mitsuaki Takami il 10 settembre 2022 alla presenza dell’arcivescovo di Lucca, mons. Paolo Giulietti, abbiamo rinnovato la memoria dei martiri ricordando anche il grande martirio del 1622 in cui perse la vita il missionario lucchese Angelo Orsucci (1573-1622). Infine, non c’è dubbio, che quella del cristianesimo nascosto è una straordinaria eredità culturale che ha continuato sempre ad essere perseguitata, seppure in modi meno invasivi, ma che ha visto un grande riscatto con il riconoscimento internazionale quale patrimonio dell’umanità ricevuto nel 2018 dall’UNESCO. Da quel giorno continuano tanti studi e ricerche per riscattare la memoria di quanti per la fede si sono convertiti e presso l’Arcidiocesi di Lucca il progetto “Thesaurum Fidei” ne è una importante testimonianza».

Nagasaki. Esterno della cattedrale di Urakami ricostruita nel 1959 in un luogo alternativo per conservare la memoria del luogo dell’antica cattedrale (ph. Olimpia Niglio)
In questo momento drammatico per l’umanità il monito di quel volto come può aiutare?
«L’immagine della Madonna di Nagasaki, nel corso degli anni, è diventata un importante simbolo di pace ed è stata portata in pellegrinaggio nel mondo. In particolare tra i mesi di aprile e di maggio del 2010, per invocare lo smantellamento delle armi nucleari, la scultura lignea ha fatto prima tappa a Guernica, in Spagna, poi a seguire presso la Città del Vaticano, dove è stata benedetta dal pontefice Benedetto XVI, e infine presso la cattedrale di San Patrizio a New York. Intanto proprio la Vergine Maria durante la bomba del 9 agosto del 1945 aveva protetto anche dei luoghi emblematici della città di Nagasaki come il convento francescano, fondato da San Massimiliano Kolbe poco prima della guerra e rimasto illeso dopo l’esplosione.
Ed ancora sempre in Cattedrale dopo il bombardamento fu ritrovata anche una statua dedicata a Sant’Agnese, anche questa esposta a New York presso le Nazioni Unite, ed ancora i resti di un volto di un angelo che apparteneva ad un gruppo scultore esposto sulla facciata della Cattedrale, attualmente custodito presso la sede UNESCO di Parigi quale simbolo della pace. Quindi il volto della Madonna di Nagasaki, oggi più che mai, è simbolo di resilienza, di coraggio, di speranza, di solidarietà e di incoraggiamento al dialogo per la pace e per il disarmo. Il volto sfregiato di Maria presso la Cattedrale di Nagasaki simboleggia una forte spiritualità che ci aiuta ad intraprendere un importante cammino di speranza, contribuendo così a mantenere viva la memoria delle vittime, ma allo stesso tempo a respingere l’odio e l’uso delle armi per la distruzione dell’umanità. Oggi più che mai la Madonna di Nagasaki sia protettrice del mondo intero e aiuti l’umanità tutta a ritrovare il giusto cammino verso una pace “disarmata e disarmante” – come afferma papa Leone XIV – quindi una pace umile, perseverante, che proviene da Dio e che invita a deporre ogni forma di ostilità per un sano sviluppo del mondo».
Dialoghi Mediterranei, n. 75, settembre 2025
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Cristiana Caricato, vaticanista e giornalista di Tv2000 è laureata in filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha iniziato l’attività giornalistica all’agenzia radiofonica News Press, per poi partecipare all’avventura televisiva intrapresa dalla Chiesa italiana. Negli ultimi 19 anni, per Tv2000, ha curato e condotto il programma di informazione ecclesiale “Mosaico”, ha seguito i grandi eventi del pontificato di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e di Papa Francesco e realizzato reportage sulla Chiesa nel mondo.
Olimpia Niglio, architetto, PhD e Post PhD in Conservazione dei Beni Architettonici, è docente di Restauro e Storia dell’Architettura comparata. È Professore presso la facoltà di Ingegneria dell’Università degli studi di Pavia. Dal 2012 a tutto il 2021 è stata Professore presso la Hosei University (Tokyo), la Hokkaido University, Faculty of Humanities and Human Sciences e presso la Kyoto University, Graduate School of Human and Environmental Studies in Giappone. È Visiting Professor in numerose università sia americane che asiatiche. Dal 2016 al 2019 è stata docente incaricato svolge i corsi di Architettura sacra e valorizzazione presso la Pontificia Facoltà Teologica Marianum ISSR, con sede in Vicenza, Italia. È membro ICOMOS – International Council on Monuments and Sites – e ACLA – Asian Cultural Landscape Association. È Vice Presidente dell’ISC PRERICO, Places of Religion and Ritual, ICOMOS – International Council on Monuments and Sites – e Vice Presidente ACLA – Asian Cultural Landscape Association. È President RWYC.
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