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La lezione del prof. Salvatore Costanza

Salvatore Costanza e Salvatore Denaro

Con Salvatore Costanza, Trapani 8 agosto 2020

per salvatore

di Salvatore Denaro

Non sono mai riuscito a dare del Tu al prof. Salvatore Costanza nonostante me lo avesse chiesto tante volte. Sarà un retaggio ed un insegnamento familiare che mi ricordava di dare del Lei alle persone più grandi – Salvatore Costanza era compagno di scuola di mio padre – ma, pensandoci oggi, era un modo il mio di riconoscerlo come Maestro perché per me era un Maestro dal quale ho carpito e attinto sapienza, visione e trasformazione delle cose, conoscenza dei processi evolutivi della società, ironia nel trattare argomenti soprattutto di carattere politico sempre dall’alto del suo essere un intellettuale vero qual era.

Mi sono laureato in Lettere all’Università di Palermo specializzandomi in seguito alla Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Palermo: i primi studi di Paleografia che ancora oggi svolgo con immutata passione, nati dalla tesi che mi assegnò il prof. Francesco Giunta (I mercanti a Trapani nel XV sec.), le prime frequentazioni all’Archivio di Stato di Trapani e lo studio sugli atti notarili quattrocenteschi hanno definito, agli inizi degli anni ‘80, il mio percorso professionale che si è evoluto e consolidato con il passare del tempo.

Dopo la laurea, giovane e volenteroso ricercatore, ma ancora inesperto, chiamai il prof. Costanza per un appuntamento in quanto volevo intraprendere studi più specifici sulla società siciliana partendo da quella trapanese, forte dei progressi fatti con l’antica scrittura notarile che, a poco a poco, cominciava ad essere meno ostica e più comprensibile.

Il prof. Costanza mi accolse con grande simpatia e mi indirizzò in maniera lucida su qualche argomento ancora non ben trattato e oggetto, a suo modo di vedere, di impegnativi  approfondimenti.

Ma ciò che mi impressionò immediatamente fu – e questa impressione si ripeté più volte – la sua capacità di dettarmi di presenza ed altre volte addirittura al telefono, bibliografia specifica e fonti documentarie da studiare e da cui trarre le informazioni necessarie indicandomi nel contempo Biblioteche e Archivi dove trovarle.

Archivio storico di Trapani

Archivio storico di Trapani

Nel corso degli anni poi, decisi di tentare il concorso per l’insegnamento e, per affrontare in particolare il tema d’italiano, insieme ad un altro gruppo di giovani, andai a “scuola” dal prof. Costanza con lezioni pomeridiane o serali che si protrassero per almeno un anno. Quel concorso lo vinsi anche grazie a quelle lezioni, ma questo oggi assume meno valore perché, facendo mente locale, quelle lezioni erano delle vere e proprie lectio magistralis: il professore, nello  spiegare, ad esempio, Dante e il suo tempo e così come per tutti gli argomenti trattati, spaziava sull’argomento in maniera straordinaria, quel Dante diventava improvvisamente moderno, i suoi pensieri di natura politica diventavano attuali, spazio e tempo si allontanavano e si avvicinavano fino a trovare una sintesi perfetta.

Anche da quelle lezioni ho carpito conoscenza, mi sono arricchito culturalmente e ho acquisito negli anni sia un metodo nell’approccio scientifico alle fonti, ma anche nell’affrontare gli studi in maniera critica cercando di analizzare fatti e situazioni per farne poi sintesi.

Il prof. Costanza comunque mi osservava e seguiva il mio percorso di studi e di conoscenza in maniera discreta: è sua la prefazione al mio primo lavoro di paleografo con la trascrizione e la pubblicazione nel 1988 del manoscritto di fine Cinquecento di A. Cordici Il libro delle cose appartenenti alle parecchiate di Monte San Giuliano e, quando nel 2005 pubblicò Tra Sicilia e Africa. Trapani. Storia di una città mediterranea mi chiamò al telefono chiedendomi di “avvicinare” a casa. Mi fece subito omaggio del suo lavoro, probabilmente il suo lavoro principe, la summa dei suoi studi su una Città che ha tanto amato e che certamente non lo ha mai ricambiato. Sfogliandolo velocemente, ma l’impressione fu confermata da una attenta lettura, gli comunicai bonariamente e con un sorriso il mio totale scoramento e che avrei certamente cambiato “mestiere” tanto appariva evidente che non ci fosse più nulla da dire o scrivere in termini di conoscenza storica, sociale, politica ed economica su Trapani e il suo territorio. Mi disse: «c’è, c’è ancora tanto, per esempio la pubblicazione degli indici analitici dell’Istoria di Trapani di Giovan Francesco Pugnatore e di quest’ultimo lavoro in maniera da rendere la ricerca, con la consultazione degli indici, più semplice e diretta su un determinato segmento della storia di Trapani. E questo lavoro lo faremo insieme».

copertinaIl Maestro, dopo un attento osservare, aveva deciso che era arrivato il momento di dare spazio ad un suo allievo, forse riconoscendone l’impegno e la professionalità acquisita in tanti anni di studi e  di ricerca scientifica e fu per me emozionante e, al tempo stesso gratificante, l’essere stato coinvolto  a pieno titolo in questo progetto che poi si realizzò: nel 2007 si pubblicò Trapani cità nobile di Scicilia di Salvatore Costanza. Letture critiche ed indici a cura di Salvatore Denaro.

Un passaggio di consegne? Un meritato riconoscimento? Mi piace pensare di sì e, nel riprendere quel libro, mi è saltata agli occhi immediatamente la mia nota introduttiva di cui mi fa piacere riproporre le prime righe: 

«A Salvatore Costanza mi lega ormai da molti anni, oltre che un rapporto di sincero affetto, anche un costante atteggiamento di ammirazione per quella che è la sua storia personale e professionale – e ogni tanto me ne racconta amabilmente qualche ritaglio – come  l’avere  fatto parte in età giovanile del gruppo di ricercatori della Feltrinelli di Milano, l’essere stato giornalista per l’Ora di Palermo, l’essere conosciuto e riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale e nazionale quale grande esperto della storia siciliana, ma anche l’essere stato professore di intere generazioni di docenti che ancora oggi lo identificano come loro maestro e fra questi, anch’io».

Nel corso degli anni il rapporto tra allievo e maestro piano piano era mutato divenendo sempre più preponderante il sentimento dell’amicizia e di condivisione di idee, pensieri e progetti futuri e nei nostri incontri ormai si discettava di tutto, dalle considerazioni di carattere politico-amministrativo con sempre un riferimento, ahimè, sulla bontà delle precedenti classi politiche a livello nazionale, ma anche locale rispetto alle attuali, a discussioni che comunque per me diventavano vere e proprie   lezioni sugli accadimenti storici e sulla loro interpretazione e valenza che determinarono poi il fluire  della stessa storia. E la sua enorme sapienza si coniugava perfettamente con l’immutato desiderio di conoscere e di continuare ad apprendere dalle fonti per poi analizzarle in maniera critica ed era questo l’insegnamento che ho tratto maggiormente dalla sua affettuosa vicinanza.

E tuttavia mi dava sofferenza, vera sofferenza, la sua amarezza non troppo velata nel constatare come, nonostante gli indubbi meriti professionali e le numerose relazioni intrattenute con cattedratici e intellettuali di altissimo profilo, non fosse riuscito ad avere la visibilità e il riconoscimento professionale che avrebbe meritato con pieno diritto.

Il ricordo oggi si coniuga anche con un senso di gratitudine soprattutto per gli ultimi due avvenimenti che ci hanno visto vicini. Primo avvenimento: lo chiamai telefonicamente, credo nel maggio del 2020 facendogli gli auguri per quella che sarebbe stata la sua ultima pubblicazione, L’Italia rovesciata. Nunzio Nasi. Una biografia politica, uno studio sull’uomo Nasi e sulle sue vicende politiche, frutto di anni e anni di studio e di ricerca sull’Archivio Nasi, conservato prevalentemente alla Biblioteca Fardelliana di Trapani, un testo non di facile approccio per le innumerevoli sfumature, accenni sulla situazione politica complessiva degli anni che andavano dai governi della cosiddetta Sinistra storica della fine degli anni ‘70 dell’800 fino ad arrivare ai primi anni dell’era fascista.

Mi disse che aveva avuto già qualche approccio per la presentazione del volume ma l’emergenza pandemica ne aveva rallentato le decisioni e le date. Colsi l’occasione e gli diedi la disponibilità di presentarlo per gli eventi d’Estate ericini presso il cortile di Palazzo Sales, spazio aperto, ma che consentiva il contingentamento delle persone. Accolse la proposta con un sorriso che mi parve emanare vero piacere e contentezza, gli dissi che poteva chiamare chi voleva per presentarlo, ma dopo poco tempo mi richiamò dicendomi che avrebbe avuto il piacere che lo presentassi io. Lo ringraziai per la fiducia, ma in cuor mio nei fui felice ed orgoglioso: l’allievo di una vita che presenta un volume del suo Maestro.

Fu quell’8 agosto del 2020 un pomeriggio splendido, il professore accompagnato dalla moglie, la signora Laura, era molto contento e la presentazione si svolse veloce e chiara, scorrevole e piacevole, con un pubblico interessato ed attento anche nel carpire i difficili e complessi passaggi storici, politici e umani che portarono Nunzio Nasi a quel progressivo isolamento. Ci salutammo, ma gli chiesi di firmarmi la copia che mi aveva donato nella quale scrisse: Al carissimo allievo e amico Totò Denaro, organizzatore di cultura e mai furono per me motivo di commozione quella poche, ma significative parole.

2018-10-10ffffUltimo avvenimento: mi telefonò poco dopo le feste di Natale 2020 chiedendomi un elenco delle sue pubblicazioni catalogate e conservate alla Biblioteca civica “V. Carvini” di Erice di cui sono il Direttore, perché, in base a quell’elenco, potesse donare i volumi che mancavano. Dopo qualche giorno gli inviai l’elenco e poco dopo mi richiamò chiedendomi di venire a casa sua a ritirare le copie che aveva preparato. Quel tardo pomeriggio facemmo qualche passo verso un garage/libreria vicino casa sua, chiacchierammo amabilmente del più e del meno, ma mi volle raccontare con una punta di compiacimento e regalandomi, ancora una volta, un altro pezzo della sua storia di studioso e intellettuale, della sua fortunata esperienza all’Istituto di Sociologia ed Etnologia dell’Università di Heidelberg, dove era stato chiamato per alcune conferenze sulla società siciliana del secondo dopoguerra e sul fenomeno dell’emigrazione verso la Germania, dei suoi rapporti professionali e amicali con diversi intellettuali tedeschi, ma soprattutto con Dieter Paas, professore di Sociologia di quella Università, con il quale poi pubblicò nel 2019 La Sicilia ad Heidelberg. Esperienze di un sodalizio di studi, una pagina certamente gratificante della sua vita professionale.

Caricai in macchina quei preziosissimi libri che oggi sono conservati e catalogati alla Biblioteca civica “V. Carvini” di Erice e a disposizione degli utenti. Probabilmente sentiva razionalmente il peso degli anni e voleva riallacciare il filo della sua produzione culturale, per lasciarne una traccia sicura: io sono orgoglioso di avere colto quell’occasione che il prof. Costanza mi ha voluto concedere e spero che le altre Biblioteche alle quali lui si era rivolto, abbiano approfittato di questa unica e straordinaria opportunità.

Da quella prefazione del 1988 al nostro ultimo incontro nulla dunque è cambiato, immutati sono rimasti il mio affetto per la persona, un senso di gratitudine per quello che mi ha insegnato e l’ammirazione per lo studioso e solo queste poche righe mi fanno uscire dalla mia consueta discrezione e riservatezza con cui ho intrattenuto e coltivato veri rapporti di stima e, posso poi dire di amicizia, con un intellettuale inarrivabile e mio Maestro qual è stato il prof. Salvatore Costanza.

Scrive George Steiner in La lezione dei maestri: «L’esigenza di trasmettere conoscenza e abilità e il desiderio di acquisirle sono delle costanti nella condizione umana. Essere maestri ed essere discepoli, l’istruzione e la sua acquisizione devono continuare fino a che esisteranno delle società. La vita così come la conosciamo non potrebbe andare avanti senza di esse». 

Dialoghi Mediterranei, n. 51, settembre 2021 

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Salvatore Denaro, Dirigente del Settore Cultura del Comune di Erice, è laureato in Lettere e specializzato in Archivistica, Paleografia e Diplomatica latina. Ha insegnato Archivistica presso l’Università degli studi di Bologna e prestato servizio alla Soprintendenza di Trapani con la qualifica di Archivista-Paleografo. Autore di numerose attività di catalogazione in Archivi pubblici, privati ed ecclesiastici, i suoi studi si sono incentrati soprattutto nella trascrizione paleografica di manoscritti a parte dal XV sec. Tra le pubblicazioni più significative: Demani e usi civici nel territorio di Trapani (2006); Trapani cità nobile de Scicilia (2007); L’Archivio ritrovato. L’Archivio della tipografia “La Combattente” (2008); I manoscritti della Biblioteca comunale “Vito Carvini” di Erice, (2010); Il Polo Museale “A. Cordici”. Il racconto di una antica città (2021). Ha curato e pubblicato le edizioni critiche dei manoscritti “Libro delle cose appartenenti alle parecchiate di Monte San Giuliano” di Antonio Cordici (XVI sec.)(1988); “La Istoria della città del Monte Erice” di Antonio Cordici (sec. XVI) (2010); “Erice Sacra” di Giuseppe Castronovo (sec. XIX) (2021).

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